Vario Rufo, Lucio

Enciclopedia Dantesca (1970)

Vario Rufo, Lucio (Varro)

Roberto Mercuri

Poeta epico e tragico romano (sec. I a.C.), amico di Virgilio e di Orazio; ricevette da Augusto, con Plozio Tucca, l'incarico di pubblicare l'Eneide dopo la morte di Virgilio. Un duplice ordine di motivi legittima l'identificazione con lui del Varro di Pg XXII 98: motivi di ordine testuale e motivi di ordine ideologico.

Presso gli amanuensi medievali è documentata un'oscillante e mutevole grafia del nome in questione secondo le forme Varius, Varus, Varrus: è quindi plausibile ortograficamente la lezione dantesca Varro per Vario (la legittimità della lezione Varro è sostenuta dall'ediz. Petrocchi; cfr. anche Bosco).

In Pg XXII D. stila nei versi in questione un canone poetico a quattro elementi sulla falsariga di quello dei poetae regulati. Sappiamo che in ognuno dei canoni che D. stila nella Commedia Virgilio viene nominato a latere, non inserito, ma generalmente segnalato: è il caso di Varro che funge da segnale di Virgilio. Il canone che qui D. stila è un canone di poeti comici in cui sono rappresentati personaggi dell'antica commedia (Plauto e Terenzio, Cecilio, donde la probabile eco oraziana: " Quid autem / Caecilio Plautoque dabit Romanus ademptum / Vergilio Varioque? ", Ars poet. 53 ss.) e personaggi della commedia nuova nella persona di Persio (Pg XXII 100) che viene nominato significativamente dallo stesso Virgilio. Qualora si consideri questo canone unitamente a quello di If IV (v. ORAZIO), risulta chiara la volontà di D. di qualificare la propria poesia, il valore della sua Commedia, il rapporto con gli auctores nell'ambito di un discorso di ‛ genere poetico ' che travalica il dato specifico per diventare una questione che riguarda le matrici ideologiche della Commedia.

Bibl. - U. Bosco, Particolari danteschi, in " Annali Regia Scuola Norm. Sup. Pisa " s. 2, XI (1942) 143-147 (anche per le questioni della tradizione ortografica dal nome Varro), rist. in D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 391-398; R. Mercuri, Terenzio nostro antico, in " Cultura Neolatina " XXIX (1969) 84-116 (soprattutto pp. 85-91).

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