BALLARD, Lucien

Enciclopedia del Cinema (2003)

Ballard, Lucien

Stefano Masi

Direttore della fotografia statunitense, nato a Miami (Oklahoma) il 6 maggio 1908 e morto a Rancho Mirage (California) il 1° ottobre 1988. Artista eclettico, B. ha saputo illuminare, nell'arco di una carriera di circa cinquant'anni, opere appartenenti ai generi più diversi; di grande rilievo il suo contributo ai film di Joseph von Sternberg e John Brahm, agli assolati western di Delmer Daves, Henry Hathaway, Budd Boetticher. Il suo nome resta infatti legato essenzialmente proprio all'immagine dei western e, soprattutto, al colore barocco dell'Ovest di Sam Peckinpah, con il quale questo operatore (di ascendenze cherokee) aveva in comune le radici pellerossa. Aveva studiato presso la University of Oklahoma e la University of Pennsylvania, prima di entrare come apprendista alla Paramount e di collaborare con il maestro del chiaroscuro Lee Garmes sul set del film di von Sternberg, Morocco (1930; Marocco), al quale B. partecipò come secondo operatore. Mantenendo l'impostazione stilistica di Garmes, passò a firmare in prima persona le immagini dei film di von Sternberg, a partire da The devil is a woman (1935; Capriccio spagnolo), premio per la miglior fotografia alla Mostra del cinema di Venezia, e illuminando anche il dostoevskiano Crime and punishment (1935; Ho ucciso!), e The king steps out (1936; Desiderio di re). Lasciatosi alle spalle la raffinatezza del grande regista, B. lavorò per qualche anno nelle produzioni minori della Columbia Pictures. Nel 1938 iniziò a collaborare con il regista Brahm, firmando le immagini di Penitentiary (Penitenziario) e di molti altri suoi film e cercando di portare le ricercate sfumature luministiche del cinema di von Sternberg in quello di genere. Sul set di The lodger (1944; Il pensionante) ancora di Brahm, B. incontrò l'attrice Merle Oberon, che sposò l'anno successivo e per la quale mise a punto uno speciale proiettore di luce, battezzato in suo onore Obie, che serviva ad ammorbidire i tratti nei primi piani e mascherare così una cicatrice sul volto dell'attrice. Nel 1953 B. girò uno dei suoi capolavori, Inferno, diretto da Roy Ward Baker, il primo film in Technicolor della 20th Century-Fox girato in 3D. Sin dai primi anni Cinquanta la sua carriera subì una decisa sterzata verso il western: egli illuminò in questo periodo molti film di Hathaway, Samuel Fuller, Daves e del suo amico Boetticher, per il quale avrebbe lavorato gratuitamente in A time for dying (1971) e nel documentario Arruza (1971). Firmò anche le immagini di uno dei primi film di Stanley Kubrick, The killing (1956; Rapina a mano armata), ma sfiorò il premio Oscar nel 1964 per un film di un regista poco noto, Hall Bartlett, che affidò a B. il drammatico bianco e nero di The caretakers (1963; Donne inquiete), un mélo interamente ambientato in un ospedale psichiatrico. L'incontro che segnò la sua maturità fu quello con Peckinpah per Ride the high country (1962; Sfida nell'Alta Sierra). Da allora B. fotografò per lui una serie di indimenticabili western, rinnovando con il colore l'iconografia di un genere che sembrava indissolubilmente legato alla stagione del bianco e nero. Seguirono così The wild bunch (1969; Il mucchio selvaggio), The ballad of Cable Hogue (1970; La ballata di Cable Hogue) e Junior Bonner (1972; L'ultimo buscadero). Tra gli altri registi con i quali ebbe modo di lavorare: Curtis Harrington, John Sturges, Blake Edwards, Tom Gries e Irving Lerner. Il suo ultimo lungometraggio, Rabbit test, una commedia low-budget di Joan Rivers, risale al 1978, mentre nel 1985 curò la fotografia del documentario My kingdom for… dell'amico Boetticher.

Bibliografia

P. McGilligan, Stars behind the lens: Hollywood's ten best cameramen and how they shot their way to the top, in "Take one", 1979, 2, pp. 23-28 e 41.

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