LUCCA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

Vedi LUCCA dell'anno: 1961 - 1995

LUCCA (Λοῦκα, Luca)

O. Cresti Manco

Città della Toscana, sorta su un'isola fluviale del Serchio, fu stazione dei Liguri, che si spingevano verso la riva destra dell'Arno, confine degli Etruschi. La radice del nome è celto-ligure: luk, luogo paludoso. L'agro lucchese ha un sottosuolo archeologicamente povero.

Nella Versilia e nella Val di Nievole si hanno, in trovamenti casuali, elementi liguri (un sepolcreto) mentre nell'area del Lago di Bientina è apparso materiale etrusco (tomba etrusca), che permette di concludere che nel sec. V gli Etruschi avevano passato l'Arno. È probabile che essendo L. terra di confine, abbia subito occupazioni etrusche e ritorni liguri.

Per il periodo romano abbiamo notizie più sicure sia dai trovamenti archeologici sia dalle fonti. Livio (xxi, 59) ricorda per la prima volta L. nel 218 a. C., quando, dopo la battaglia della Trebbia, Annibale si volse verso i Liguri. La deduzione di L. a colonia è del 180 a. C. ad opera dei triumviri Q. F. Buteone, M. e P. Papillio Lenate (Liv., xl-xliii) Scarse sono le notizie circa la colonia. Questa fu trasformata in municipium per effetto della lex Iulia municipalis, come sappiamo da Cicerone (Ad fam., 113-14). In seguito divenne di nuovo colonia; come tale è ricordata nella Descriptio Italiae augustea di Plinio (Nat. hist., iii, 5). Questa colonizzazione è attestata da una epigrafe (C. I. L., vi, 1460) in cui, per la citazione della legione XXVI, è stato possibile riferire il fatto prima della battaglia di Azio.

È probabile che questa nuova colonizzazione sia dovuta ai triumviri Ottaviano, Antonio, Lepido, come quella di Firenze e di molte altre colonie. Risulta che la colonia di L. non arrivasse al mare, come poi invece arriverà la diocesi. I toponimi di origine romana attestano la colonizzazione, scarsi i resti archeologici. La centuriazione di L. è da attribuirsi alla seconda colonizzazione.

Nel corso dei secoli ii e I a. C., la sistemazione di antiche vie accresce importanza alla città. La strada Placentia-Luca non è ricordata da nessun itinerario, sappiamo però che il console Sempronio dopo la Trebbia concessit Lucam (Liv., xxi, 59). L. era unita a Luni da una strada che risalendo il corso del Serchio, passava da Ponte a Monano, Sesto, Decimo e il Cardoso, dove per mulattiere tuttora esistenti toccava Pieve di Loppia, Albiano, Castagnola, e qui, lasciando la strada per Placentia, scendeva attraverso il valico di Santa Tea a Luni. L. era anche unita a Pisa per una strada che coincide con quella moderna e che seguiva l'antico corso dell'Auser. La via toccava le Aquae Pisanae e lungo il Monte Pisano entrava nella stretta valle del Serchio. Un'altra strada attraverso le montagne della Lucchesia univa L. a Pistoia. La Clodia poi doveva unire Roma a Lucca.

I trovamenti archeologici nella città, sia entro la cinta muraria, sia fuori, sono tutti del periodo romano. Vestigia delle mura si hanno in più luoghi del sottosuolo, insieme a tracce delle porte in corrispondenza alla linea quadrata del castrum: fondazioni dei torrioni di tardo periodo romano. I resti sono visibili nell'oratorio di S. Maria della Rosa. Notevoli sono i resti dell'anfiteatro, fuori la cinta muraria, visibili ancora nel lato N-E. Sempre fuori le mura vi sono resti del teatro. Sostruzioni di un edificio pubblico, forse sacellum, sono in località La Cervia entro la cinta muraria. Incorporati nella chiesa di S. Maria Forisportam sono colonne e rilievi di un edificio privato. Nella Cripta della chiesa di S. Paolino vi è un sarcofago strigilato con rilievo del Buon Pastore, già contenente un'urnetta con epigrafe.

Dall'area del Foro proviene materiale vario; una colonna granitica iscritta con epigrafe latina, tracce di un portico, una statua consolare e altri frammenti.

Da scavi susseguentisi nel tempo abbiamo dal Battistero di S. Giovanni e S. Reparata urne di marmo e terracotta e monete di bronzo; sesterzi e assi di Augusto in scavi del 1692. Nel 1835 sempre dallo stesso Battistero ancora monete in bronzo e argento di Antonino Pio e Costanzo. Nel 1885 un frammento di pavimentazione a mosaico, uno di gradinata di vasca natatoria. Negli scavi del 1926, poi, si trovano ancora nella stessa località monete e frammenti fittili diversi. In località imprecisate sono stati trovati titoli latini di varie età, andati perduti, sarcofagi, cippi, presso le chiese di S. Romano e S. Giulia.

Bibl.: J. Beloch, Ital. Bund, Lipsia 1880, p. 147; I. G. Ghirardini, Di una tomba etrusca e di un sepolcreto ligure scoperti nei dintorni di L., in Rend. Acc. Lincei, V, S. III, 1884, pp. 81-88; id., Di una tomba etrusca scoperta nel sepolcreto di Bientina, in Not. Sc., 1894, p. 403 ss.; C. Sardi, Le origini di L., in Atti Acc. Lucchese, XXV, 1898; E. Pais, Ricerche stor. geogr. su l'Italia antica, Torino 1908, p. 463 ss.; S. Ferri, Iscr. latine in Lucca, in Studi It. Fil. Class., XIX, 1912, p. 382-97; J. A. Ross-N. Erichsen, The Story of Lucca, Londra 1912; A. Solari, Topografia storica dell'Etruria, III, Pisa 1915, p. 169; E. Pais, Dalle Guerre puniche a Cesare, Roma 1918, p. 699 ss.; id., Storia della colonizzazione di Roma antica, Roma 1923, p. 182 ss.; Honigmann, in Pauly-Wissowa, XIII, 1926, cc. 1535-40, s. v. Luca; A. Custer-N. Nieri, in Foglio 105 Ediz. Arch. Carta Italia, Firenze 1929; F. Castagnoli, in St. Etr., XX, 1948, p. 285 ss.; L. Banti, Via Placentia-Lucam, in Atene e Roma, 1932, N. S. XIII,p. 98 ss.; E. T. Salmon, in Class. Quarterly, 1933, p. 30; L. Banti, Luni, Firenze 1937, p. 112 ss.; id., in Mem. Accad. Pont. Arch., VI, 1943, p. 129 ss.

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