Ronconi, Luca

Lessico del XXI Secolo (2013)

Ronconi, Luca


Roncóni, Luca. – Regista teatrale (n. Susa, Tunisia, 1933), protagonista della storia del teatro italiano contemporaneo per la cifra stilistica delle sue messinscene caratterizzate dal ripensamento dello spazio teatrale e dei modi di fruizione del pubblico. Ha ricevuto tre premi UBU (2000, 2001 e 2002) oltre a vari altri riconoscimenti. Dopo essersi diplomato all’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico (1953) iniziò a lavorare in teatro come attore e poi come regista (La buona moglie, da C. Goldoni, 1963). Si impose come uno degli esponenti dell’avanguardia a partire dal 1966 dirigendo I lunatici di T. Middleton, cui seguirono altri spettacoli basati su testi classici e moderni fra cui l’Orlando furioso (1968; la versione televisiva è del 1975), che gli fece ottenere un successo internazionale, uno spettacolo nato dalla collaborazione con Edoardo Sanguineti. Dal 1975 al 1977 fu direttore della sezione Teatro alla Biennale di Venezia e nel 1977 avviò il Laboratorio sperimentale di Prato continuando la sua attività di regista. Negli anni Ottanta, divenuto direttore artistico del Teatro stabile di Torino (1988-93), raggiunse fondamentali tappe del suo percorso di ricerca, con Ignorabimus (1986) di A. Holz, Dialoghi delle carmelitane (1988) di G. Bernanos e Tre sorelle di A. Cechov (1989). Durante la direzione artistica del Teatro stabile di Torino (1988-93) diresse Mirra di V. Alfieri (1988), e nel 1990 Strano interludio di E. O’Neill, L’uomo difficile di H. Hofmannsthal e, allestito nel vasto ambiente della sala-macchine del Lingotto di Torino, Gli ultimi giorni dell’umanità di K. Kraus. Successivamente fu nominato direttore del Teatro stabile di Roma (1994-98) dove mise in scena spettacoli di grande impegno come Aminta (1994) di T. Tasso (1994), Re Lear (1995) di  W. Shakespeare, Il lutto si addice ad Elettra (1997) di O’Neill, Questa sera si recita a soggetto (1998) di L. Pirandello. Nel primo decennio del 21° secolo, con la carica di direttore del Piccolo di Milano (1999-2004) ha continuato a occuparsi di regia con La vita è sogno (2000), allestimento del dramma di C. de la Barca, Lolita (2000) da V. Nabokov, la trilogia Prometeo incatenato di Eschilo, Le Baccanti di Euripide, Le rane di Aristofane (2002, per Siracusa), Infinities (2002) dal testo del matematico J. Barrow sul tema dell’infinito, Peccato che fosse puttana (2003) di J. Ford. Nel 2006, per le Olimpiadi invernali di Torino, con W. Le Moli ha ideato il progetto Domani (Troilo e Cressida; Trilogia della guerra; Lo specchio del diavolo; Il silenzio dei comunisti; Biblioetica) e l’anno successivo si dedicato al progetto Odissea doppio ritorno. Ha poi allestito testi di autori contemporanei La compagnia degli uomini (2010) di E. Bond e La modestia (2011) di R. Spregelburd; un ciclo di sette pièces dedicate ai peccati capitali; Nora alla prova (2011) da Casa di bambola di H. Ibsen, affrontando, infine, per la prima volta B. Brecht in Santa Giovanna dei macelli (2012). Contemporaneamente al teatro si è dedicato a varie regie liriche a partire dalla fine degli anni Settanta, portando in scena le opere ‘classiche’ italiane, riesplorando il barocco, la produzione operistica contemporanea e, in particolare, ha affrontato nel corso degli anni la drammaturgia musicale rossiniana con una serie di messe in scena di grande successo (La donna del lago, 2001).

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