LOTARIO II di Suplimburgo, imperatore, III come re di Germania e d'Italia

Enciclopedia Italiana (1934)

LOTARIO II di Suplimburgo, imperatore, III come re di Germania e d'Italia

Augusto Lizier

Nato nel 1060, era figlio di Gebardo di Suplimburgo, fiero avversario di Enrico IV; ed egli stesso aveva combattuto Enrico IV, in unione con Enrico V in guerra col padre (1105) e ne aveva avuto in compenso il ducato di Sassonia, dove era già cresciuto in autorità e potere, sposando, nel 1100, Richenza, nipote ed erede di Ottone di Nordheim. Messosi a capo dell'opposizione dei Sassoni contro gl'imperatori della casa di Franconia, vinto a Warmistadt (1113), aveva poi sconfitto i partigiani di Enrico V nella giornata di Welfesholz (1115). L. quindi aveva titoli più che sufficienti perché, alla morte di Enrico V, i principi che miravano a far prevalere le tendenze particolaristiche, il principio feudale elettivo, l'opposizione alla Germania meridionale, raccogliessero i loro voti su di lui; ed egli fu eletto re di Germania nella dieta di Magonza (30 agosto 1125), in competizione con Federico di Waiblingen e di Hohenstaufen, duca di Svevia, nipote del defunto sovrano, che rappresentava il principio ereditario, le tendenze accentratrici e gli interessi della Germania meridionale.

Il suo regno apparve da principio debole e contrastato. Contro di lui presero le armi Federico e Corrado di Svevia. L. riuscì a trarre dalla sua Enrico il Superbo, duca di Baviera, della casa dei Guelfi, cui diede in feudo il proprio ducato di Sassonia e in moglie la figlia Geltrude, ereditiera delle case di Suplimburgo, di Brunswick e di Nordheim; ciò che non impedì a Corrado di prendere il titolo di re (1127) e di farsi riconoscere in Italia, senza però poter entrare in Roma. Con gli appoggi di Enrico e sostenuto dai principi, cui abbandona i feudi che sarebbero ricaduti in potere della corona e dell'episcopato (a questo promise di rinunciare a ogni intervento nelle elezioni ecclesiastiche), migliorate le cose della Germania, L. scese in Italia, per cingervi la corona imperiale, e far valere i diritti dell'Impero nel mezzogiorno della penisola e anche per risolvere il contrasto tra il papa Innocenzo II, di cui egli aveva preso le parti e con cui aveva avuto un colloquio a Liegi (1131), e il suo competitore Anacleto II, che aveva trovato invece nel normanno Ruggiero II il suo maggior sostenitore. In cambio Innocenzo gli prometteva i beni allodiali della contessa Matilde, dandogliene però solo l'investitura; così che L. poté figurare come vassallo del papa e come tale, nell'atto di prestare omaggio al papa, fu figurato in un dipinto del patriarchio lateranense. L. trovò resistenza in varie città lombarde che si mantenevano fedeli a Corrado e, se poté ricondurre Innocenzo a Roma, non poté scacciarvi Anacleto, che ne teneva saldamente la parte alla destra del Tevere, ed egli stesso dovette accontentarsi di cingere la corona imperiale nella basilica lateranense (4 giugno 1133).

Nel frattempo, Enrico il Superbo aveva continuato con successo la lotta contro gli Svevi, per cui L., ritornato in Germania, ottenne la sottomissione di Federico e di Corrado, che rinunziò alla corona d' Italia (1135) e inoltre, con un'abile e accorta politica, poté ristabilire la supremazia della Germania sugli Slavi di oltre Elba, e anche sulla Pomerania e Polonia. Rialzate le sue sorti, L. pensò di far ritorno in Italia, dove parve, da principio, che egli potesse ottenere i migliori successi. Le città lombarde gli aprirono quasi tutte le porte, egli rafforzò il dominio tedesco nell'Italia centrale, concedendo i beni matildini al duca di Baviera, rimise un'altra volta Innocenzo II in Roma, senza però potervi scacciare del tutto Anacleto, e respinse Ruggero il Normanno in Sicilia. Ma poi, sorte questioni col papa circa il diritto di dare l'investitura della Puglia concessa a Rainolfo di Alife, e per il possesso di Salerno, sorto un vivo malcontento nelle popolazioni contro le prepotenze delle milizie tedesche, che minacciava di esplodere in una sollevazione generale, stanchi e decimati i suoi soldati, L. dovette ritirarsi lasciando libero il campo al papa. Tornando in Germania morì a Breitenwang, un povero villaggio del Tirolo, il 14 dicembre 1137.

Bibl.: Ph. Jaffé, Geschichte des deutschen Reichs unter Lothar dem Sachsen, Berlino 1843; O. v. Heinemann, Lothar der Sachse und Konrad III., Halle 1869; W. Bernhardi, Jahrbücher des deutschen Reichs unter Lothar v. Supplinburg, Lipsia 1879; id., L. von S., Lipsia 1879; W. v. Giesebrecht, Geschichte der deutschen Kaiserzeit, Brunswick 1877, 1888 (IV e V).