TURCHINI, Lorenzo e Raffaello

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

TURCHINI, Lorenzo e Raffaello

Anna Giatti

Di umili origini, Lorenzo Turchini nacque a Firenze il 28 febbraio 1793 da Angiolo e Anna Poccianti.

Ricevette una istruzione elementare grazie a una benefattrice e da ragazzo fece pratica presso Felice Gori, abile meccanico e costruttore di strumenti scientifici, titolare di una propria bottega ma legato a vario titolo con il Reale Museo di fisica e storia naturale di Firenze. Dopo la leva militare prestata in Francia, sotto il cui dominio si trovava la Toscana all’epoca, si dedicò a fabbricare giocattoli da fiera, coltivando la sua abilità nel progettare e realizzare congegni vari. A 28 anni si avvicinò all’Accademia di belle arti dove si ritrovavano periodicamente artigiani e scienziati in riunioni che diventarono di lì a poco le adunanze dell’Accademia di arti e manifatture. L'Accademia, che verrà poi accorpata nel 1850 all'Istituto tecnico toscano, doveva favorire lo sviluppo e l’insegnamento delle 'scienze applicate alle arti', fornendo a scienziati, investitori e manifattori uno spazio per confrontare le proprie conoscenze, pratiche e teoriche, e condividere le proprie invenzioni nell’obiettivo di trasformarle in quella che oggi definiremmo innovazione tecnologica.

In seno all'Accademia di belle arti fu poi attiva la Terza Classe di arti e mestieri e Turchini, che già lavorava come artigiano, decise di seguire i corsi di geometria, meccanica, chimica e fisica iniziando una frequentazione di quegli ambienti che non avrebbe mai interrotto. Eletto «socio pratico» dell’Accademia di arti e manifatture nel 1825, vi partecipò attivamente per il resto della vita, impersonandone lo spirito ed ottenendo vari riconoscimenti. Per diversi anni ebbe diritto, per l’impegno profuso, a disporre di una delle quote annuali della «dote di regia collazione» distribuite dall’Accademia, quote che destinò alle sorelle Teresa e Maria Rosa. Turchini ebbe una officina in via dei Servi, al centro di Firenze, e fece parte anche di un’altra accademia fiorentina, quella dei Georgofili, dove si impegnò per il rinnovamento e l’ideazione di macchine per i lavori agricoli e, in generale, per i vari settori produttivi.

Negli atti delle due accademie si individuano spesso interventi di soci illustri a favore di Turchini per elogiare il suo talento, per riconoscerne l’indefesso impegno e anche, spesso, per intercedere a suo favore dal punto di vista economico, a dimostrazione che la sua dedizione e la sua inventiva non gli garantirono, nella cornice politica ed economica in cui visse, il benessere economico. Uno dei suoi principali sostenitori fu Giuseppe Gazzeri, ma anche personaggi come Tito Gonnella, Antonio Targioni Tozzetti e altri spesero parole in suo sostegno. Nel 1836, per esempio, ottenne una sovvenzione di mille lire da parte del granduca per l’ideazione di una macchina idraulica, macchina che fu poi proposta per sollevare l’acqua dell’Arno ed entrare «in servizio dei nuovi pubblici macelli della Capitale» (Firenze, Accademia di belle arti, Archivio storico, filza 25 (1836), ins. 54). Il sostegno economico in suo favore venne invocato anche a ragione del fatto che Turchini era divenuto improvvisamente cieco a soli 39 anni. Questa infermità, sorprendentemente, non intralciò il suo lavoro: grazie a una incredibile capacità di visualizzare i processi e le lavorazioni, per poi commissionarli ai lavoranti e verificare il lavoro svolto tastandolo, divenne comunque un apprezzato e affermato artigiano specializzato in lavori di meccanica generale e di precisione.

Fu capace di produrre lavori in vari materiali e costruire apparecchi, macchine e modelli di impianti tecnologici utili nel settore agricolo, nell’ingegneria civile e sanitaria, nelle scienze sperimentali, nelle manifatture e in ambito domestico. Realizzò meccanismi e dispositivi sia su commissione che di sua invenzione, presentandoli alle accademie fiorentine sotto forma di disegni e progetti ma anche, molto spesso, sotto forma di modelli in scala e funzionanti. Molti di questi disegni e modelli vennero destinati al Museo tecnologico costituito accanto all’Accademia di arti e manifatture e passarono all’Istituto tecnico della città.

L’elenco delle sue invenzioni e realizzazioni, che ci viene tramandato nell’Elogio che di lui fece Girolamo Buonazia (Buonazia, 1865), è davvero corposo e comprende anche macchine e strumenti scientifici.

Degno di nota uno strumento di pregevole fattura chiamato 'teletipografia elettro-magnetica', presentato alla IIIa Riunione degli scienziati italiani tenutasi a Firenze nel 1841. Il telegrafo elettrico e scrivente venne poi acquistato, su proposta dell’autore, dal Reale Museo di fisica e storia naturale ed è oggi conservato al Museo Galileo di Firenze. Oltre a questo apparecchio, Turchini produsse anche alcune elettrocalamite derivanti dalla sua collaborazione con il padre scolopio Filippo Cecchi e una macchina elettro-dinamica secondo le indicazioni di Tito Puliti. Quest’ultimo apparecchio era un motore di tipo primitivo, acquistato nel 1839 sempre dal Reale Museo fiorentino, che ci consente di collocare la sua attività nell’attualità della ricerca scientifica del tempo, fervente in questo ambito soprattutto all’estero e della quale egli sembrava essere informato e interessato.

Turchini partecipò, conseguendo anche alcuni riconoscimenti, alla prima Esposizione universale di Londra nel 1851 e a quelle fiorentine del del 1850 e del 1854. A Londra espose il suo carro 'panattoforo', realizzato per il trasporto di carichi eccezionali.

Morì a Firenze il 15 marzo 1861.

In occasione dell’Esposizione fiorentina del 1854 accanto a lui si presentò il figlio, Raffaello Turchini, premiato con medaglia di bronzo «per gli apparecchi fisici da esso eseguiti nell’Officina dell’I. e R. Istituto Tecnico». Raffaello Turchini nacque a Firenze da Lorenzo e Giulia Miniati il 3 dicembre 1829 e seguì le orme paterne divenendo meccanico e costruttore di strumenti scientifici, anche se con un approccio più da esecutore che da inventore. Frequentò assiduamente le adunanze dell’Accademia di arti e manifatture alla quale si associò nel 1850. Nello stesso anno pubblicò insieme al padre un opuscolo Sul metodo per fabbricare i tubi di ferro malleabile uguali a quelli dall’Inghilterra (Firenze 1850) lasciando trasparire fin dal titolo un'ambizione mortificata dal confronto con le manifatture estere, come accadeva spesso in quel periodo e in quel genere di produzioni.

Oltre alla presenza all’esposizione del 1854, va anche segnalata la sua partecipazione alla Esposizione parigina del 1855, dove venne premiato con una medaglia di seconda classe per le sue doti di meccanico e dove ricevette una menzione onorevole per una zangola da burro. Partecipò anche all’Esposizione italiana tenutasi a Firenze nel 1861, dove gli venne assegnata una medaglia dal Consiglio dei giurati della settima classe di meccanica generale per una «cassetta postale meccanica» commissionata dal Regio Governo e «destinata a ricevere la corrispondenza postale» con tutte le garanzie richieste rispetto ad efficienza, riservatezza ed economicità (Esposizione italiana 1861. Classe VIII Meccanica generale. Consiglio dei giurati. Aggiunta, Firenze 1861, p. 3).

Raffaello Turchini ebbe un’officina, presumibilmente la stessa del padre, ma fu anche occupato come 'giornaliero' presso l’officina dell’Istituto tecnico di Firenze fin dal 1850. Qui divenne poi capo-lavorante e, nel 1859, macchinista, per poi diventare assistente per le lezioni di fisica e di meccanica nel 1863. Diversi furono le macchine e gli strumenti costruiti in quella officina, fra cui alcuni modelli di pompe idrauliche di buona fattura eseguite sotto la direzione di Niccola Collignon nel 1878 e conservate oggi presso il Museo della Fondazione scienza e tecnica di Firenze insieme alla zangola da burro presentata nel 1855 a Parigi.

Raffaello Turchini morì a Firenze il 7 febbraio 1890.

Si hanno solo poche notizie di Guido Turchini, nato il 25 novembre 1852 e figlio di Raffaello e Appollonia Bianchini, attestato come macchinista presso lo stesso Istituto tecnico nel 1910. Le tracce di una Officina Turchini a Firenze negli anni successivi alla morte di Raffaello lasciano poi presupporre una certa continuazione dell’attività, condotta però con altri presupposti e indirizzi rispetto al passato. Del resto, lo scenario generale era mutato di molto rispetto agli anni di Lorenzo. Gli 'artigiani manifattori' e le loro officine meccaniche lasciarono sovente il posto, dagli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, a industrie di precisione costituitesi al Nord Italia ma anche a Firenze, dove per esempio sorse l’Officina Galileo.

Fonti e bibliografia

Documenti manoscritti sono presenti nell’Archivio del Reale Museo di fisica e storia naturale, oggi conservato presso l’Archivio storico del Museo Galileo, e ricercabili all’indirizzo https://www.museogalileo.it/it/biblioteca-e-istituto-di-ricerca/biblioteca-e-archivi/archivio-storico/537-archivio-del-reale-museo-di-fisica-e-storia-naturale-di-firenze.html (7 agosto 2020). Presso l’Archivio storico dell’Accademia di belle arti di Firenze sono presenti diversi documenti manoscritti individuabili nel Repertorio degli affari dell’Accademia di belle arti 1611-1850; si veda inoltre Firenze, Biblioteca della Fondazione scienza e tecnica, Archivio storico, Stati di servizio del personale dell’Istituto e Inventario del Gabinetto di Meccanica. Diversi documenti manoscritti sono conservati anche presso l’archivio storico dell’Accademia dei Georgofili, l’elenco è consultabile all’indirizzo http://www.georgofili.it/archivio/storico/ricerca?c=Autore&str=turchini&o=or&c=Soggetti&str=turchini (7 agosto 2020).

Interessanti testimonianze si trovano nei resoconti delle esposizioni alle quali presero parte i Turchini e negli Atti dell’Accademia di arti e manifatture: Rapporto generale della pubblica Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana 1850, Firenze 1851, pp. 281-283; 295-298; Official catalogue of the great exhibition of the works of industry of all nations, 1851, Londra 1851, p. 317; Rapporto generale della pubblica esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana: fatta in Firenze nell' I. e R. Istituto tecnico toscano nel 1854, Firenze [1854?], pp. 108, 126-127, 137-138, 140-141; Exposition universelle de 1855. Rapports du jury mixte international, Parigi 1856, t. 1, pp. 136, 350, 719; Esposizione italiana tenuta in Firenze nel 1861. Relazione dei giurati, II, Firenze 1864, p. 373; Notizie e guida di Firenze e dei suoi contorni, Firenze 1841, p. 91; Atti della III Riunione degli scienziati italiani tenuta in Firenze nel settembre del 1841, Firenze 1841, pp. 240-241; L’Istituto tecnico di Firenze. La sua storia ed i suoi gabinetti, Firenze 1910, p. 76. I numerosi interventi e le memorie lette durante le adunanze dell’Accademia dei Georgofili sono pubblicati in Atti dell’Accademia dei Georgofili, Continuazione ed elencati, insieme ad una breve scheda anagrafica di Lorenzo Turchini, all’indirizzo http://periodici.georgofili.it/ricercaAutore.asp?ID=468 (7 agosto 2020). I verbali delle adunanze dell’Accademia di arti e manifatture sono consultabili in A. Targioni Tozzetti, Rapporto delle adunanze tenute dalla terza classe dell’I. e R. Accademia delle belle arti e dei parfezionamenti delle manifatture in Toscana, Firenze 1838; Annuario dell’I. e R. Istituto tecnico toscano e della I. e R. Accademia toscana d’arti e manifatture, Firenze 1857; Atti della I. e R. Accademia di arti e manifatture residente in Firenze, Firenze 1853-1859; Atti della I. e R. Accademia di arti e manifatture residente in Firenze, Firenze 1863; Atti della I. e R. Accademia di arti e manifatture residente in Firenze, Firenze 1864.

F. Mariotti, Elogio di L. T., in Atti della R. Accademia toscana di arti e manifatture, Firenze 1864, pp 89-106; G. Buonazia, Elogio di L. T., in Atti dell'Accademia dei Georgofili, n.s., XII (1865), pp. 27-47; P. Brenni - M. Misiti, Costruttori italiani di strumenti scientifici del XIX secolo, in Nuncius, I (1986), 1, p. 176; A. Gallo Martucci, Il Conservatorio d’arti e mestieri terza classe dell’Accademia delle belle arti di Firenze (1811-1850), Firenze 1988, pp, 76, 77, 80, 87, 88; Le macchine che hanno rivoluzionato il lavoro nei campi (catal.), a cura di L. Bigliazzi - L. Bigliazzi, Firenze 2000, pp. 87-126; Le stanze della scienza. Le collezioni dell’Istituto tecnico toscano a Firenze, a cura di A. Giatti - S. Lotti, Firenze 2006.

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