Londra

Enciclopedia on line

(ingl. London)

Città dell’Inghilterra (9.046.485 ab. nel 2018), capitale della Gran Bretagna e centro commerciale, bancario e culturale fra i maggiori del mondo. Fu in origine un punto obbligato di passaggio sul Tamigi, il primo verso valle, dove le strade provenienti dall’interno e dirette per Durovernum (Canterbury) alla Manica (soprattutto al porto di Rutupiae, a N di Dover) potevano attraversare il fiume sia al guado di Westminster, sia, più tardi, al Ponte di Londra. La funzione portuale, ingigantitasi nel tempo, è quella cui L. deve anche la sua preminenza mondiale come mercato finanziario.

Dal punto di vista amministrativo, nel 1986 sono state introdotte sostanziali modifiche rispetto all’ordinamento precedente. Infatti, la contea di L., istituita nel 1888 e comprendente la City e 28 boroughs o distretti amministrativi, estendeva la propria giurisdizione sulla città vera e propria con l’esclusione delle periferie e dei centri-satellite (Outer Ring), assieme ai quali formava la Grande Londra. Con la riforma del 1963 fu istituita la contea della Grande L. (1572 km2), comprendente la Corporazione della City e 32 boroughs, la cui giurisdizione abbracciava sia la precedente contea di L., sia l’Outer Ring; la responsabilità amministrativa della contea della Grande L. era affidata al Greater London Council. La riforma del 1° aprile 1986 ha abolito quest’ultimo organo, le cui competenze sono state ripartite fra potere centrale e singoli boroughs. Ogni distretto ha un consiglio responsabile per tutti i servizi della propria area (costruzioni, protezione dei consumatori, istruzione, occupazione giovanile, salute ambientale, certificati elettorali, strade locali, musei, parcheggi, servizi sociali, pianificazione e altri ancora), mentre i trasporti pubblici e la polizia metropolitana fanno capo al ministro degli Interni.

Il cuore della conurbazione (Inner London) è formato dalle due città storiche di L. e di Westminster, in cui si trova il quartiere centrale degli affari, che comprende la City e il West End. Tutt’intorno si stende la L. vittoriana, una fascia densamente edificata, oltre la quale ha inizio la cinta edificata nel secolo scorso (Outer London), caratterizzata da una minore densità di popolazione, con parchi e impianti sportivi. Per molto tempo L. continuò a svilupparsi solo sulla riva sinistra del Tamigi, tanto che fino al 1750 un unico ponte congiungeva le due rive; in seguito si è estesa sulla riva destra, ma il centro vitale, il cuore della città è sempre sulla riva sinistra. La City è formata dagli uffici di banche, compagnie assicuratrici e commerciali ecc., mentre sono poco numerose le case di abitazione. L’aspetto della City nel secondo dopoguerra è molto mutato, poiché moderni palazzi di vetro e cemento armato e grattacieli sono sorti sul luogo degli edifici distrutti dai bombardamenti. In confronto il West End è meno densamente costruito e più complesso nelle sue funzioni: anzitutto vi si trova un gran numero di edifici che ospitano le varie amministrazioni della capitale, ai quali si aggiungono i monumenti, i musei, il quartiere legale e quello della stampa, l’università. Tuttavia il West End ha anche una larga funzione residenziale, soprattutto per le classi abbienti. Notevolissima è la sua funzione commerciale: qui si trovano molti dei grandi stores e dei principali punti di vendita della città. Anche nel West End la popolazione lavoratrice richiamata da altri quartieri supera la popolazione residente. Gli inconvenienti derivanti dall’imponente crescita della città hanno spinto il governo a una politica di contenimento dell’area urbana; si è creata, intorno all’area più fittamente edificata, una fascia ampia circa 8 km (Green Belt) in cui sono state vietate ulteriori costruzioni. Ancora all’esterno di questa, per frenare l’immigrazione e, soprattutto, per favorire il decentramento dall’area nucleare della conurbazione, a partire dal 1952 è iniziata la programmazione di expanded towns tramite trasferimento di popolazione e attività produttive da L., entro un raggio che si è progressivamente allungato fino a superare i 100 km di distanza dalla città.

L’apparato produttivo di L. e la fisionomia stessa della città hanno subito profonde trasformazioni. L’economia si è evoluta e il processo di terziarizzazione è stato rilevantissimo. Le attività industriali di base, un tempo ubicate nel contesto metropolitano, sono state definitivamente abbandonate o confinate nell’ambito degli spazi portuali; in loro vece si sono progressivamente insediate lavorazioni leggere e, a partire dagli anni 1980, attività ad alta tecnologia. Complessivamente nel settore secondario della Grande L. è concentrato quasi un quarto degli addetti all’industria dell’intero paese; la localizzazione è influenzata, in misura sempre maggiore, dal rischio ambientale, più che dai tradizionali fattori di trasporto o di mercato. Il ventaglio produttivo è ampio e articolato e, dai consolidati settori della petrolchimica, della metalmeccanica, del comparto cementiero, degli impianti termoelettrici, delle industrie tessile, alimentare, del legno, editoriale e via dicendo, le lavorazioni si sono progressivamente estese ai comparti della confezione e degli strumenti di precisione, nonché alle apparecchiature sanitarie, all’industria cosmetica e ai settori high-tech. Le maggiori trasformazioni produttive si sono però verificate nell’ambito del processo di terziarizzazione: L., oltre ad accogliere la massima concentrazione di funzioni politiche, economiche e amministrative della Gran Bretagna, ribadisce la propria posizione ai vertici mondiali in campo finanziario, culturale, decisionale e scientifico. La borsa di L. contende a New York il primo posto al mondo per quantità di titoli quotidianamente trattati. Grande nodo stradale e ferroviario, L. continua ad avere una fondamentale importanza nei trasporti sia marittimi sia aerei.

Un ruolo essenziale nel sistema degli scambi che interessano L. è sostenuto dagli aeroporti di Heathrow e Gatwick (insieme a quelli di Luton e Stansted); ogni anno L. ospita circa 20 milioni di turisti.

Storia

La città, il cui nucleo originario risale al 1° sec. d.C., è ricordata per la prima volta nell’età di Nerone, quando fu espugnata dai ribelli Iceni (61), quindi riconquistata dai Romani; divenne poi uno dei principali centri della Britannia per la sua importanza geografica. Nel 4° sec. fu sede di una zecca e le fu attribuito l’epiteto di Augusta. Teodosio la liberò dalle scorrerie di Scoti e Pitti. Dopo la partenza delle legioni romane (5° sec.), restò nell’ombra fino all’8° sec., quando le invasioni danesi ne danneggiarono gravemente l’attività. Tra 8° e 10° sec. attraversò un periodo di lotte continue, mantenendosi fedele ai re sassoni contro i Danesi, conservando però la propria indipendenza; a quel tempo il potere di L. era diviso tra l’autorità ecclesiastica e i rappresentanti del ceto mercantile. Sottomessasi ai Normanni, cercò di mantenere la sua autonomia ma, divenuta capitale del Regno unificato, perse molte delle sue libertà: tuttavia la pace e i più frequenti rapporti con la Francia ne favorirono le attività economiche. Ricostruita dopo il grande incendio (1077) e congiuntasi (12° sec.) con Westminster, sede della corte, ottenne per i suoi cittadini (1131) il diritto di nomina dei magistrati, quello di essere giudicati entro le mura e l’esenzione dalla leva di terra e di mare. Il Mayor, rappresentante della borghesia mercantile, assunse tale importanza da figurare unico magistrato delle città tra i 25 mallevadori della Magna Charta, che confermava per L. il mantenimento dei privilegi e della franchigia daziaria. Nel 1297 Edoardo I concesse a L. il diritto di eleggersi il Mayor e il definitivo ordinamento municipale. Nel 14° sec. la città vide aumentare la sua popolazione e la sua ricchezza in misura assai superiore a quella delle altre città inglesi, grazie soprattutto al rapido sviluppo dell’industria della lana. Spesso coinvolta nelle lotte civili, sotto il regime dei Tudor conservò i privilegi amministrativi, fiscali e giudiziari e continuò a svilupparsi quale capitale e centro commerciale di un grande Stato unitario. Con Elisabetta, L. fu al primo posto fra le metropoli europee per numero di abitanti. Sotto gli Stuart l’influenza politica della città fu di nuovo preponderante per le possibilità finanziarie della borghesia e per le armi della sua milizia cittadina ancora autonoma. In questo periodo il tonnellaggio della flotta mercantile e il movimento portuale di L. conobbero un rapido incremento, tanto che (17° sec.) il suo porto superò in potenzialità quello di Amsterdam. Lo sviluppo della città non conobbe interruzioni, nonostante l’incendio che nel 1666 distrusse la City. Il monopolio commerciale di L. sulle altre città inglesi, già affermatosi nel 16° sec. con i Merchant Adventures, nel 17° sec. si rafforzò con il sorgere delle grandi compagnie per il commercio nelle colonie, con sede a Londra. Con l’affermarsi del capitalismo nella vita economica, anche per il credito il mercato inglese fece capo quasi esclusivamente a Londra. Nel 18° sec. rallentò l’aumento della popolazione, ma si mantenne nel pieno rigoglio l’attività commerciale cresciuta notevolmente d’importanza per l’aumentata intensità dei traffici con la Francia e con le Indie. Dopo il 1815 lo sviluppo di tutte le attività di L. fu enormemente accelerato dall’ampliamento dell’impero coloniale e dalla rapida costruzione di una completa rete ferroviaria britannica. Nell’era vittoriana L. diventò il più grande mercato internazionale e il primo centro finanziario mondiale.

Archeologia

Le testimonianze del periodo romano di L. sono scarse. Il nucleo originario, fondato all’incirca nel 50 d.C., si estendeva lungo la riva settentrionale del Tamigi, sulla più orientale delle colline gemelle di St. Paul e Cornhill, divise dal piccolo corso d’acqua Walbrook, direttamente a N del ponte romano (di poco a E dell’attuale London Bridge). L’area edificata si sviluppò a O, oltre il Walbrook. Il primo insediamento, stabilito in una zona aperta, con costruzioni organizzate in insulae, mancava della maggioranza degli edifici pubblici caratteristici della Roma ‘classica’; questi, eretti tra la fine del 1° e il 3° sec., erano già in disuso nel 4° secolo. Il forte di Cripplegate (1° sec.), costruito a NO, fu incorporato nelle mura edificate alla fine del 2° secolo. I resti della città del 3° e 4° sec. sono stati ritrovati in un sito vicino alla Bank of England e a Fenchurch Street. Una zecca operò dal 290-326 al 4° sec. e nell’area sud-orientale dell’insediamento dopo il 350 fu costruito un grande edificio pubblico (forse una basilica o una serie di horrea). Sono stati inoltre riportati alla luce i resti di un mitreo, suppellettili d’uso, mosaici pavimentali e statue.

Arte e architettura

Riguardo al periodo anglosassone, nulla rimane della cattedrale (St. Paul), fondata nel 604, mentre parti della chiesa di All Hallows Barking in Great Tower Street (7°-8° sec.) sono emersi dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Le mura, rifatte nel 9° sec., delimitano il polo urbano noto come area della City. L’abbazia di Westminster, i cui legami con la casa reale risalgono all’11° sec., quando Edoardo il Confessore, ricostruendola, vi stabilì la residenza reale, venne a costituire, nel conseguente sviluppo di L., un altro polo, contrapposto a quello della City. Al di là delle mura della City cominciarono a sorgere suburbi a S, oltre il Tamigi (Southwark) e, soprattutto, a O quasi a costituire una fascia continua fino a Westminster, interrotta solo da giardini, campi, edifici di comunità religiose e ville suburbane della nobiltà. Nell’età di Enrico VIII l’aspetto di L. subì cambiamenti radicali. Sciolte le comunità religiose, gran parte delle loro proprietà passarono alla nobiltà (ospedale per i lebbrosi di St. James ecc.) e la corte gradualmente occupò l’intera area di Whitehall. Le principali aree di sviluppo, in corrispondenza con il forte incremento degli abitanti nel corso del 16° sec., furono, oltre che a E (Whitechapel), soprattutto a O della City, dove lo Strand si configura come la strada principale. Al periodo di Carlo I risale l’interessante sviluppo a O di Lincoln’s Inn e nella zona di Covent Garden. A S dello Strand si costruirono importanti palazzi come quello del Lord Protettore Sommerset (1550; poi Somerset House). La City venne sempre più a identificarsi come centro visibile delle imprese commerciali del paese (il Royal Exchange elisabettiano è aperto nel 1566). La prima metà del 17° sec. è segnata dall’opera di I. Jones (Banqueting House a Whitehall, Queen’s Chapel, portico di St. Paul e Piazza a Covent Garden) che influenzerà l’architettura inglese del 18° secolo. Sulla scia di Jones operarono J. Webb, R. Pratt e pochi altri (esempio del loro stile è Ashburnham House nel complesso di Westminster, del 7° decennio del secolo). Dopo la peste del 1665 e il grande incendio del 1666 si afferma l’opera di C. Wren: il suo piano per la ricostruzione di L. non fu accettato, ma i suoi numerosi edifici realizzati (soprattutto religiosi, primo tra tutti St. Paul) divengono emergenze qualificative dello spazio urbano. In questi anni si delinea lo sviluppo futuro di L.: l’area di St. James’ e poi quelle di Soho e Mayfair, a N di Piccadilly, divengono per la città ciò che nel 16° sec. era stata la zona lungo il Tamigi a S dello Strand. Nel West End, il significativo sviluppo di Bloomsbury è caratterizzato dalla creazione di Southampton Square (poi Bloomsbury Square) nel 1667 e dalla sequenza di squares e places realizzati nel corso del 18° sec. e, ancora, nel 19°: significativi esempi di equilibrio tra edifici e spazi aperti caratterizzati dalla presenza di un giardino al centro. Contemporaneamente a questo sviluppo del West End con quartieri residenziali della vecchia nobiltà terriera, sempre più abitati dal ceto alto borghese, nell’East End, al di là della fascia dei docks, si moltiplicano quartieri malsani di operai e portuali. La crescita di L. nel 18° sec. è testimoniata anche dalla necessità di nuovi collegamenti tra le due rive del Tamigi (Westminster Bridge, 1738; Blackfriars Bridge, 1760-69); il London Bridge, più volte rifatto nel corso dei secoli, fu ampliato (1758-62) abbattendo le pittoresche case che vi erano allocate dal 1200 circa (fu poi ricostruito nel 1823-31 da G. Rennie). Negli stessi anni si registra una singolare impresa architettonica e imprenditoriale dei fratelli Adam: l’Adelphi Terrace lungo il Tamigi (1768-72; distrutto nel 1937). Con J. Nash, all’inizio del 19° sec., si assiste a una delle prime operazioni urbanistiche di ampio respiro tra Regent’s Park e St. James’s Park: razionalizzazione di una vasta area comprendente il percorso che insiste su Portland Place fino alla chiesa di All Souls (dello stesso Nash, 1822-24) e, tagliando ortogonalmente l’asse di Oxford Street, fino a Piccadilly Circus, si conclude nella Carlton House Terrace prospiciente il St. James’s Park. Dopo il trasferimento (1821) della residenza reale a Buckingham Palace (Nash ristrutturò la country-house dell’inizio del 18° sec. e A. Webb costruì nel 1913 la facciata E), Belgravia divenne, a opera dell’imprenditore T. Cubitt (1788-1855), il quartiere più aristocratico di L., coinvolgendo poi anche Pimlico. Il sorgere delle ferrovie contribuì a dare un’espansione notevole alla città: a edifici prestigiosi (stazioni di King’s Cross, 1851; Paddington, 1852; St. Pancras, 1874), si associarono vaste zone di slums, con relativi problemi sociali e urbanistici. Nel fitto e informe tessuto urbano furono aperte alcune grandi arterie: New Oxford Street (1845), Burdett Road (1862), Southwark Street (1864), Great Eastern Street (1876). Il primo tratto dell’imponente rete di trasporti urbani sotterranea fu aperto nel 1863; il Tower Bridge, apribile, fu costruito nel 1886-94. Zone intensamente popolate circondavano l’area metropolitana. Si costituirono così due anelli intorno al centro che occuparono l’area della Contea di L. (istituita nel 1888). Il Boundary Street Estate (1897-1900) fu la prima e più significativa attuazione da parte degli architetti del London Country Council (LCC) nel programma di risanamento degli slums, mentre Hampstead Garden Suburb (R. Unwin, 1906-09) è la realizzazione più vicina all’idea delle città-giardino di E. Howard. Successivamente L. si sviluppò al di là della contea.

L’architettura moderna fu cautamente introdotta tra le due guerre, oltre che dalla seppur breve presenza di W. Gropius, E. Mendelsohn, M. Breuer, dalle realizzazioni di architetti anglosassoni come M. Fry (appartamenti in Ladbroke Grove, 1933), J. Emberton (Simpson of Piccadilly, 1935, Stuart Mills House, 1937), W. Crabtree (Peter Jones Department Store, Sloane Square, 1936-38), B. Lubetkin e il gruppo Tecton (Gorilla House e Penguin Pool, 1932, 1934-35, nello Zoo di Regent Park; complessi residenziali Highpoint 1 e 2, 1936, 1938). In piena guerra P. Abercrombie elaborò il nuovo piano regolatore di L. (1943). L’inizio del rinnovamento architettonico è segnato nel secondo dopoguerra dagli edifici del Festival of Britain (1951) nel South Bank, dei quali rimane la Royal Festival Hall di L.J. Martin, ma soprattutto dall’impegno a risolvere i problemi della città e del traffico (esperienza delle new towns; studi sul traffico condotti da C. Buchanan; Clean Air Act, 1956; razionalizzazione delle zone dei docks e dei mercati ecc.). Notevoli, nell’ambito dell’edilizia scolastica e residenziale, sono stati gli interventi degli architetti del LCC (Alton West Estate, Roehampton, 1955-59) e di studi di architettura come quelli di Powel and Moya (Churchill Gardens, Pimlico, 1962), di Darburne and Darke (Lillington Gardens, 1961-72) di A. e P. Smithson (Robin Hood Gardens, 1968-72); e ancora gli edifici di D. Lasdun per l’Università di Londra (1965-79), centri polifunzionali quali il Brunswick Centre (1965-73, arch. P. Hodgkinson) o il più imponente Barbican Centre (1981), il complesso di Broadgate (1985-91, Arup Ass. e SOM). L’abbandono della politica di decentramento urbano da parte del Greater London Council, iniziata con il Greater London Development Plan (1969), ha comportato anche il programma di migliorie e sviluppo dell’area dei Docklands (Wapping, Surrey Docks, Isle of Dogs, Royal Docks), guidato dal 1981 dalla London Docklands Development Corporation (LDDC). Interessanti testimonianze della ricerca architettonica che si avvale della più avanzata tecnologia sono le opere di R. Rogers (sedi Lloyd’s, 1986 e 2000; edifici in Wood Street, 1999; Broadwick House, 2002), di N. Grimshaw (sede del Financial Times, 1988) e di N. Foster (edificio per uffici a Stockley Park, 1989; grande corte del British Museum, 2000; sede del Greater London Authority, 2002; sede Swiss Re, 2003), mentre sul piano del recupero di temi pittoresco-decorativi, emblematica è l’opera di J. Outram (Storm Water Pumping Station, 1988). Contributi di architetti inglesi e stranieri, come W. Alsop, D. Chipperfield, Herzog & de Meuron, R. Piano ecc., caratterizzano l’immagine urbana e architettonica della L. del 21° secolo.

L. possiede musei di eccezionale importanza. Il British Museum (1753) è uno dei maggiori del mondo, con collezioni di antichità di Caldea, Egitto, Assiria, Grecia (sculture del Partenone), Roma; antichità medievali; importantissime raccolte etnografiche; ricco Gabinetto di disegni e stampe; collezioni di medaglie; monete e ceramiche; dal 1847 circa ha sede nell’edificio neogreco di R. Smirke. La National Gallery (1824) ha una tra le più importanti collezioni di pitture d’Europa (sede di W. Wilkins, 1838, ampliata con la Sainsbury Wing, 1991, di R. Venturi). Il South Kensington Museum (1857) nel 1899 fu rinominato Victoria and Albert Museum: ha raccolte di arte applicata, scultura, pittura, e biblioteca di storia dell’arte. La Tate Gallery (1897, lascito di H. Tate) si compone della Clore Gallery, con opere di Turner, di J. Stirling (1980-86) e della Tate Modern di Herzog & de Meuron (2000), con collezioni di arte inglese dal 16° sec. e di arte internazionale del 19° e 20° secolo. Tra gli altri musei: Museum of London (nuova sede, Powell and Moya, 1975); Wallace Collection; Soane Museum; raccolte del Courtauld Institute; Royal Institute of British Architects (importanti collezioni di disegni del 16°-18° sec.); Royal Academy of Arts (1768; possiede, tra l’altro, un cartone di Leonardo).

La British Museum Library è una delle più ricche del mondo (aperta nel 1759, nella Montague House; nuova sede della prima metà del 19° sec., sala circolare, 1857, di Antonio Panizzi).

Trattati e conferenze di L. Per la posizione direttiva mondiale avuta dalla Gran Bretagna fino dal 18° sec., L. è stata sede di importanti riunioni internazionali, con conseguente firma di accordi e convenzioni. Di questi atti sono citati i principali in ordine cronologico.

Trattato del 1718 Segnò l’ingresso dell’Austria nel sistema della triplice alleanza franco-anglo-olandese e ne rafforzò l’egemonia in Italia. Con esso Carlo VI e Filippo V rinunciavano rispettivamente alle corone di Spagna e di Francia; Vittorio Amedeo II riceveva la corona di Sardegna in cambio della Sicilia, andata all’imperatore, e rinunciava alle Langhe e a Vigevano; Parma-Piacenza e Toscana erano riconosciuti feudi imperiali.

Trattato del 1814 Firmato tra la Gran Bretagna e l’Olanda, che cedette la colonia del Capo e alcune province (poi Guiana Britannica), in cambio dell’appoggio britannico nella questione dell’unione con il Belgio nel nuovo regno dei Paesi Bassi.

Conferenza per la Grecia (1827-32) Tenuta dai rappresentanti di Francia, Gran Bretagna e Russia, portò al riconoscimento dell’indipendenza ellenica e con il trattato di L. (7 maggio 1832) alla designazione di Ottone di Baviera quale re di Grecia.

Conferenza per il Belgio (1830-33) Vi parteciparono Gran Bretagna, Russia, Austria, poi Francia, Prussia, Paesi Bassi, Belgio.

Il trattato del 1831 riconobbe l’indipendenza del Belgio sotto re Leopoldo di Coburgo.

La convenzione del 1833 approvata dai Paesi Bassi chiuse le ostilità e riconobbe la libertà di navigazione sulla Schelda.

Convenzione del 1841 Firmata da Gran Bretagna, Prussia e Austria, modificò il trattato di Hünkâr İskelesi del 1833, vietando il passaggio per il Bosforo e i Dardanelli a tutte le navi da guerra e pose formalmente l’Impero ottomano sotto la protezione delle potenze garanti.

Trattato per il Lussemburgo (1867) Firmato da Austria, Francia, Belgio, Italia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Prussia, Russia, confermò ai Nassau la successione nel granducato, cui garantì la neutralità perpetua.

Conferenza per il Mar Nero (1871) Condusse all’accordo tra Francia, Gran Bretagna, Austria, Italia e Russia (13 marzo) sull’abolizione delle clausole del trattato di Parigi del 1856 limitanti la libertà dei movimenti della marina militare russa nel Mar Nero.

Conferenza per l’Egitto (1885) Vi parteciparono Francia, Gran Bretagna, Russia, Prussia, Austria e Turchia per deliberare sulla crisi finanziaria egiziana; si concluse con la convenzione di L., base dell’amministrazione finanziaria dell’Egitto.

Trattato anglo-giapponese (1902) Alleanza in funzione antirussa dettata dalla preoccupazione della Gran Bretagna di preservare il principio della porta aperta nel regime commerciale dell’Estremo Oriente.

Conferenza per i Balcani (1912-13) Convocata nel tentativo di pacificazione tra Turchia da una parte e Bulgaria, Grecia, Montenegro, Serbia dall’altra, si chiuse con il trattato di L. (30 maggio 1913), che pose fine alla prima guerra balcanica.

Patti del 1914-15 Siglati il 5 settembre 1914 impegnavano i governi francese, britannico e russo a non trattare una pace separata nella guerra contro gli Imperi Centrali. Vi aderirono poi il Giappone (19 ottobre 1915) e l’Italia (30 novembre 1915). Precedentemente l’Italia, col patto di L. del 26 aprile 1915, aveva aderito al gruppo dell’Intesa, con promesse di compensi territoriali poi non riconosciuti a Versailles.

Conferenze per le riparazioni La prima (1°-7 marzo 1921) impose alla Germania sanzioni economiche e finanziarie (occupazione di Düsseldorf, Duisburg e Ruhrort) con lo stabilimento di una linea doganale sul Reno. La seconda (29 aprile-5 maggio 1921) fissò, sotto forma di ultimatum, l’ammontare del debito tedesco a 132 miliardi di marchi oro pagabili in rate annuali. La terza (16 luglio-30 agosto 1924) portò all’accordo tra Alleati e Tedeschi sul piano Dawes, che mirava attraverso aiuti finanziari a una ripresa dell’economia tedesca.

Conferenza economica mondiale del 1933 Riunita nel giugno-luglio con la partecipazione di 64 Stati per la discussione dei problemi economico-finanziari conseguenti alla crisi mondiale del 1929, si chiuse senza risultati apprezzabili per il contrasto tra i paesi a valuta aurea (Italia, Francia, Svizzera, Belgio, Paesi Bassi, Polonia) e quelli che avevano abbandonato la parità aurea (Gran Bretagna e Stati Uniti).

Conferenze durante la Seconda guerra mondiale Varie riunioni e conferenze tenute a L. nel corso del conflitto furono preliminari alla firma, a Washington, il 1° gennaio 1942, della Dichiarazione delle Nazioni Unite. Dopo la guerra, riunioni e conferenze dei ministri degli Esteri si applicarono all’elaborazione dei trattati di pace con Italia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia.

Trattato del 1947 Firmato il 17 ottobre sancì l’indipendenza della Birmania dalla Gran Bretagna.

Conferenza del 1954 Contribuì al processo di formazione dell’UEO (Unione dell’Europa Occidentale).

Conferenze per Suez (1956) A seguito dell’apertura della crisi internazionale per la nazionalizzazione del Canale di Suez da parte dell’Egitto, si riunirono a L. due conferenze fra le potenze interessate, senza raggiungere risultati apprezzabili.

CATEGORIE
TAG

Victoria and albert museum

Seconda guerra mondiale

Herzog & de meuron

Edoardo il confessore

Industria cosmetica