LOGOGRAFI

Enciclopedia Italiana (1934)

LOGOGRAFI (λογογράϕοι)

Arnaldo Momigliano

Nell'uso moderno si suole indicare col nome di logografi gli storici greci anteriori a Erodoto, a cominciare dal probabilmente leggendario Cadmo (v.) di Mileto.

Ma quest'uso della parola non corrisponde al significato antico e si trova per la prima volta nell'opera di F. Creuzer, Die historische Kunst der Griechen in ihrer Entstehung und Fortbildung (Lipsia 1803). Il Creuzer credeva di trovare nella parola logografi di un passo di Tucidide (I, 21) il termine adatto a indicare il periodo arcaico della storiografia greca; ma in realtà Tucidide chiama logografi con non celato disprezzo tutti i suoi predecessori, Erodoto compreso, anzi lui in special modo.

Occorre dunque distinguere due questioni:1. il significato che la parola logografi ha assunto presso i Greci; 2. la legittimità d'indicare con un solo nome gli storici greci anteriori a Erodoto, anche se questo nome possa apparirci non conforme all'uso antico della parola.

Logografi significò probabilmente, in origine, "prosatori" di fronte a "poeti", e quindi, talvolta più particolarmente, come in Erodoto, "storici" quali prosatori per eccellenza. Ma già in Tucidide, come abbiamo accennato, il termine assunse una sfumatura dispregiativa, che si manterrà predominante (benché non esclusiva) negli scrittori posteriori. Questo disprezzo implicito nella parola spiega che logografi siano stati detti dagli antichi tutti coloro che scrivevano "prosa" a pagamento e in specie i retori che componevano orazioni giudiziarie per conto degl altri. Logografi perciò furono detti in questo senso Antifonte, Lisia, Demostene, Isocrate, ecc.: e il biasimo implicito è confermato dalla cura con cui Isocrate, ad es., cercò di far dimenticare di essere stato nella sua giovinezza un logografo. Se dunque guardiamo al significato prevalente che ha il termine presso i Greci, dovremmo riferire l'uso della parola logografi a questa pratica di scrivere orazioni giudiziarie per conto di altri e in tal modo avremmo un termine molto opportuno per designare una caratteristica istituzione del mondo greco È noto infatti che la procedura giudiziaria comune a quasi tutti gli stati greci in quasi tutti i tempi, esigendo che accusatori e imputati difendessero da sé le proprie cause, non restava altra possibilità per aver assistenza da un perito di diritto e di oratoria che di farsi fare i discorsi che si dovevano pronunciare: il logografo inteso in questo senso è dunque il corrispondente antico del nostro avvocato. Si può aggiungere come attività secondaria del logografo quella di pubblicare orazioni e proemî di orazioni, che potessero servire a chi non era economicamente in grado di farsi fare una orazione apposita: sembra che il primo a pubblicare una raccolta del genere sia stato Antifonte (v.). È certo però che la storiografia greca anteriore a Erodoto ha alcuni caratteri unitari per cui un nome comune può essere opportuno, e in mancanza di meglio si può continuare a usare il termine logografo ormai consacrato da un secolo di diffusione.

Con tutte le differenze individuali che vanno dall'audace razionalismo di Ecateo di Mileto (v.) al semplice ordinamento della tradizione in serie cronologica e genealogica proprio di Ferecide di Atene (v.), passando per i tentativi di Acusilao di Argo (v.) di trasportare l'antica speculazione cosmogonica nella nuova forma prosastica e di Ellanico di Mitilene (v.) di attenuare gli elementi più lantastici dell'epos, tutti questi storici si sforzano di dare ordine alle confuse e contraddittorie tradizioni a loro giunte e il loro criterio di ordinamento è sempre quello genealogico, per cui a quasi tutte le loro opere fu attribuito il titolo Genealogie. In tutti poi è la preoccupazione, più o meno accentuata, di razionalizzare le tradizioni mitiche. E non ultimo carattere comune è il dialetto ionico in cui tutti scrivono, per quanto delle più varie regioni della Grecia. Per quanto essi reagiscano alle opere poetiche e prosaiche di cosmologia e teogonia a loro anteriori, ne subiscono fortemente l'influenza, come tra l'altro dimostra l'ordinamento genealogico dei loro scritti. Con Erodoto comincia invece una storiografia che tende a illustrare non il periodo delle origini, ma avvenimenti vicini.

Bibl.: Per la logografia come periodo storico, F. Jacoby, Über die Entwicklung der griech. Historiographie, in Klio, IX (1909), p. 80 segg.; J. H. Lipsius, Quaestiones logogr., Index lect., Lipsia 1885-86; G. Curtius, Kleine Schriften, II, Lipsia 1886, p. 239 segg.; W. Schmid, Geschichte der griechischen Literatur, I, Monaco 1929, p. 683 segg.; B. Lavagnini, Saggio sulla storiografia greca, Bari 1933, p. 7 segg. (con ampia bibl.). Per la logografia come attività forense: J. H. Lipsius, Das attische Recht, III, Lipsia 1915, p. 904 segg.; G. Weiss, Griechisches Privatrecht, I, Lipsia 1923. In generale: Bux e Kunst, Logographen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, col. 1021 segg.

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