LOCRI EPIZEFIRI

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

LOCRI EPIZEFIRI (XXI, p. 374)

Alfonso DE FRANCISCIS

La topografia della antica città è stata qua e là riconosciuta attraverso scoperte fortuite e recenti ricerche metodiche a cura della Scuola archeologica di Roma, per iniziativa di G. Oliverio, e della soprintendenza di Reggio Calabria. Le mura di cinta, rafforzate da torri circolari e quadrate, si possono delineare nel loro andamento generale: racchiudono un'area allungata che parte dal mare e giunge ai colli di Castellace, Abbadessa, Mannella. Nell'interno della città una strada detta ancora oggi Dromo è forse l'unica traccia superstite della rete stradale, insieme con quelle altre strade esistenti in un quartiere di abitazioni private (località Centocamere) recentemente scoperte e particolarmente interessanti come documento dell'edilizia antica in Magna Grecia: queste case presentano varie installazioni domestiche, impianti di figuline e una complessa rete idrica. Ancora sul versante marino (località Marasà) è un graude santuario che risale al 7° sec. a. C.; di fronte al tempio sono gli altari per i sacrifici e tutt'intorno basamenti di edicole e di donarî. Il tempio del periodo arcaico era decorato da terrecotte dipinte con motivi a meandro, a scaglia, a foglia, mentre quello del periodo classico era di ordine ionico e adorno di sculture marmoree. Di queste si conoscono i frammenti di alcuni gruppi equestri, forse i Dioscuri, e di una statua femminile che formarono gli acroterî del tempio. Non sappiamo ancora con certezza a quale divinità fosse sacro il luogo (si è pensato a Persefone, a Zeus, ai Dioscuri). Un altro tempio di ordine dorico, il cui scavo ha dato una ricca decorazione architettonica ed un bel gruppo equestre in terracotta, si trova a mezza costa in località Marafioti; poco distante sono i ruderi del teatro e nel 1959 è stato scoperto un archivio di documenti incisi sopra tavolette di bronzo. Minori centri di culto sono, un tempio forse dedicato ad Atena e nel Vallone Polisà, un santuario delle Ninfe. Il più famoso santuario di L. era considerato nell'antichità quello di Persefone. Le fonti storiche ne parlano come di un celeberrimo luogo di culto, circondato di ogni venerazione. L'edificio sacro non è stato ancora riconosciuto con certezza tra i superstiti ruderi, a meno che quel culto, in quanto antichissimo e già radicato nello strato religioso indigeno, non si tenesse all'aperto, come è stato supposto. Si è invece scoperto sulle pendici sud occidentali della Mannella un vastissimo deposito di ex voto, non ancora completamente esplorato, dal quale son venute fuori migliaia di terrecotte votive, bronzi, ossi lavorati, frammenti di vasi, ecc.; interessanti le tavolette votive (pìnakes) che rappresentano in delicato rilievo varie fasi del mito e del culto di Persefone.

Della produzione artistica locrese sono testimonianza non solo le terrecotte votive cui si è accennato, ma anche le arule con scene di lotta, gli specchi di bronzo, la cui impugnatura è a figura umana oppure a girali variamente disposti. È un'arte raffinata e varia nelle sue espressioni che mostra contatti diretti con la plastica greca ed è greca anch'essa, né è da escludere che alle stesse scuole artistiche cui appartengono le produzioni che abbiamo indicato, si debbano ascrivere anche opere maggiori come il gruppo equestre di Marafioti e i gruppi in marmo del tempio di Marasà. Vedi tav. f. t.

Bibl.: P. Zancani Montuoro, Note sui soggetti delle tabelle di Locri, in Atti e Mem. Società Magna Grecia, 1954, p. 71 segg.; A. de Franciscis, Locri antica, Napoli 1957 id., Calabria antica, in Capire la Calabria, Milano 1957, p. 145 segg.; id., Un frammento di arula da Locri, in Atti e Mem. Società Magna Grecia, 1958, p. 37 segg.; id., Il Museo Nazionale di Reggio Calabria, Napoli 1959; id., Le ultime scoperte archeologiche in Calabria, in Almanacco calabrese, 1959, p. 31 segg.; P. Zancani Montuoro, Il tempio di Persefone a Locri, in Rendic. Acc. Lincei, 1959, p. 225 segg.; A. de Franciscis, Gli acroteri marmorei del tempio di Marasà in Locri Epizefiri, in Röm. Mitt., LXVII (1960).

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