LITUANIA

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Lituania

Martina Teodoli
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(XXI, p. 288; App. I, p. 799; II, ii, p. 214; V, iii, p. 235; v. urss, App. III, ii, p. 1043; IV, iii, p. 754)

geografia umana ed economica

Popolazione

Sul piano etnico la L. è il più omogeneo dei tre stati baltici: secondo dati del 1998, i Lituani etnici, prevalentemente di religione cattolica, costituiscono l'81% della popolazione (che in totale ammonta a circa 3,7 milioni di ab.), una proporzione in leggero aumento rispetto a quanto registrato dal censimento sovietico del 1989. Le minoranze sono rappresentate non soltanto da Russi, Bielorussi e Ucraini immigrati in età sovietica (l'11%, con un leggero calo rispetto al 1989 per i flussi di ritorno causati dalla proclamazione dell'indipendenza lituana) ma anche da una minoranza di frontiera, quella dei Polacchi (7% del totale, valore stazionario rispetto al 1989), che con i Lituani hanno avuto una lunga storia comune. Come nelle altre due repubbliche baltiche - ma con un certo ritardo, probabilmente dovuto all'influenza cattolica - anche in L. si è manifestata una progressiva diminuzione della natalità e, nel corso degli anni Novanta, si è avviata una fase di lieve regresso demografico.

Capitale e città principale della L. è Vilnius, posta all'interno, in prossimità del confine bielorusso, e tuttavia d'impronta tipicamente centro-europea. Con i suoi oltre 580.000 ab. non sfigura rispetto alle altre capitali baltiche per dimensioni assolute ma, a differenza delle capitali estone e lettone, coesiste con altre città medio-grandi come Kaunas, pure nell'interno (quasi 420.000 ab.), e il centro portuale di Klaipeda (200.000 ab.), sbocco marittimo sussidiario anche per la Federazione Russa e soprattutto per la Bielorussia.

Condizioni economiche

La L. è un paese ancora marcatamente agricolo, e la popolazione occupata in agricoltura, pur nettamente minoritaria nell'insieme, mantiene proporzioni non trascurabili. Nella nuova economia rurale privatizzata le produzioni di cereali (soprattutto orzo, ma anche grano), patate e barbabietole da zucchero sono veramente cospicue rispetto alle modeste dimensioni del paese; l'allevamento bovino e suino è fiorente, e la stessa pesca, pur praticata su un litorale di dimensioni ridotte, apporta un buon contributo all'economia primaria. Le risorse minerarie invece si limitano alla torba ricavata dai terreni paludosi e a piccole quantità di petrolio che si estraggono nei pressi di Kretinga e dall'antistante piattaforma continentale del Mar Baltico (e che hanno costituito motivo di controversia con la vicina Lettonia). La centrale elettronucleare di Ignalina - che desta qualche preoccupazione, anche dopo i controlli effettuati nel 1993 - soddisfa la maggior parte del fabbisogno energetico del paese. Le attività industriali - la cui privatizzazione ha proceduto con qualche difficoltà, fra spinte contraddittorie - si sono da tempo orientate verso specializzazioni manifatturiere di discreto livello tecnologico (apparecchiature elettriche, elettrodomestici, televisori), destinate in gran parte all'esportazione, ma concepite per le esigenze del vecchio mercato del COMECON e pertanto poco adatte a soddisfare la sofisticata domanda dei paesi occidentali. Ciò contribuisce a spiegare sia il fatto che la grande maggioranza dei commerci lituani si svolga ancora con la Federazione Russa, sia la scarsa consistenza degli investimenti diretti dei paesi occidentali nei settori produttivi.  *

bibliografia

Y. Plasseraud, Les Pays baltes, Paris 1990, 1996².

A. Lieven, The Baltic revolution. Estonia, Latvia, Lithuania and the path to independence, New Haven (Conn.) 1993, 1994².

L. Teiberis, La Lituanie, Paris 1995.

O. Nørgaard, The Baltic States after independence, London 1996.

World Bank, Lithuania: an opportunity for economic success, 2 voll., Washington (D.C.) 1998.

Storia

di Martina Teodoli

Nonostante le forti aspettative alimentate dalla prospettiva dell'indipendenza, il distacco dall'URSS (settembre 1991) pose il paese di fronte a numerose difficoltà: in particolare la situazione economica risentì fortemente della disgregazione del mercato sovietico, con effetti negativi anche sulla stabilità politica. Inoltre, mentre rimaneva disattesa la speranza di una rapida integrazione della L. nelle strutture politiche, economiche e militari occidentali (in particolare la NATO e l'UE), la volontà di sottrarsi alla sfera di influenza di Mosca si scontrava con la complessità dei rapporti ereditati dall'epoca sovietica.

All'indomani dell'indipendenza, la questione di maggior rilievo era il ritiro delle truppe ex sovietiche, passate sotto il controllo della Federazione Russa. Esso fu completato nell'agosto 1993, ma altre difficoltà continuarono a ostacolare i rapporti con Mosca. Il passaggio sul territorio lituano di rifornimenti militari destinati alla exclave russa di Kaliningrad fu fonte di ripetuti contrasti, proseguiti anche dopo la firma di un accordo nel novembre 1993 che ne regolava la modalità, mentre il problema della demarcazione del confine fra la L. e il territorio di Kaliningrad veniva sottoposto a un negoziato. Con una popolazione etnicamente più omogenea delle altre due repubbliche baltiche, che ospitavano consistenti minoranze russe, la L. fu comunque interessata da forti polemiche dopo il varo di una legge sulla cittadinanza (novembre 1989), considerata discriminatoria nei confronti delle minoranze russa (8,4% della popolazione) e polacca (7%). Ne risentirono anche i rapporti con la Polonia, inizialmente ostacolati tra l'altro dagli strascichi delle vecchie dispute (in particolare in connessione all'occupazione polacca di Vilnius nel 1920-39). Le relazioni con Varsavia registrarono comunque un progressivo miglioramento, che portò, nell'aprile 1994, a un trattato di amicizia e cooperazione, con il quale i due Stati si impegnarono al riconoscimento dei diritti delle rispettive minoranze, e nel giugno 1996 alla firma di un accordo di libero scambio. A partire dal 1992 fu inoltre sviluppato un processo di integrazione con le altre repubbliche baltiche. Adoperatasi per un rafforzamento dei rapporti con i paesi dell'Europa occidentale, la L., membro del Consiglio degli Stati del mar Baltico dal 1992, nel giugno 1995 stipulò un accordo di associazione con l'UE, alla quale presentò domanda di adesione nel dicembre dello stesso anno. Nel 1994 aderì, insieme ad altri Stati ex sovietici, al programma di cooperazione militare con i paesi della NATO, denominato Partnership for peace, ma la prospettiva di una piena adesione all'alleanza fu ostacolata dal parere negativo espresso dalla Federazione Russa. Sul piano interno, approvata, tramite referendum, una nuova Costituzione che introduceva un sistema di tipo parlamentare (ottobre 1992), nell'ottobre-novembre 1992 si svolsero le prime elezioni legislative dopo la separazione dall'URSS. Ne uscì sconfitto il raggruppamento nazionalista, il Sajudis (Movimento lituano per la ricostruzione) che aveva portato il paese all'indipendenza; quest'ultimo, in coalizione con una formazione minore, ottenne 30 seggi nel Parlamento (composto da 141 deputati), a fronte dei 74 andati al Demokratinë darbo partija (Partito democratico del lavoro). Il leader di quest'ultimo, A. Brazauskas, fu eletto presidente del Parlamento e capo dello Stato provvisorio e venne confermato come presidente della Repubblica nelle elezioni (a suffragio diretto) del febbraio 1993. A. Slezevicius, che in aprile subentrò a Brazauskas alla testa del partito, assunse nel marzo 1993 la guida dell'esecutivo. Il nuovo governo si trovò a far fronte alla perdurante crisi economica e fu implicato in diversi casi di corruzione; inoltre, il coinvolgimento nel fallimento di alcuni istituti di credito di esponenti della stessa compagine di governo contribuì a minare ulteriormente i consensi verso il Partito democratico del lavoro. Le successive elezioni (ottobre 1996) registrarono infine una drastica sconfitta del partito, che ottenne 12 seggi, mentre 70 andarono al Tëvynës sàjunga (Partito conservatore, erede del Sajudis), costituito nel 1993 soprattutto per iniziativa di V. Landsbergis. G. Vagnorius (già presidente del Consiglio nel 1991-92) formò nel dicembre 1996 un governo di coalizione di centro-destra, che perseguì un ampliamento del programma di liberalizzazione dell'economia, già avviato dalle precedenti amministrazioni. Nel gennaio 1998 il conservatore V. Adamkus fu eletto presidente della Repubblica, sconfiggendo di misura il candidato del Partito democratico del lavoro. Nel maggio 1999 Vagnorius, entrato in contrasto con il presidente, si dimise e fu sostituito da R. Paskas del partito conservatore.

bibliografia

A. Lieven, The Baltic revolution: Estonia, Latvia, Lithuania and the path to independence, New Haven (Conn.) 1993, 1994².

A.E. Senn, Gorbatchev's failure in Lithuania, Basingstoke 1995.

V.S. Vardys, J.B. Sedaitis, Lithuania. The rebel nation, Boulder 1997.

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