LITUANIA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Lituania

Anna Bordoni
Paola Salvatori
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geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Stato dell'Europa settentrionale. Al censimento del 2001 gli abitanti risultavano 3.483.972, ma la popolazione declina a un ritmo lento e costante (−0,5% annuo nel periodo 2000-2005) a causa del raggiungimento di un modello demografico maturo, con un basso tasso di natalità (8,6‰ nel 2005) e un elevato tasso di mortalità (10,9‰). La popolazione urbana ammonta al 67% di quella totale, e una notevole parte di essa vive nella capitale Vilnius (553.000 ab. nel 2005) e negli altri centri maggiori (Kaunas, Klaipeda e Šiauliai), che nel periodo 2000-2005 hanno conservato inalterate popolazione e posizione gerarchica. In particolare il porto di Klaipeda (dove nel 2000 è stata istituita una zona economica libera, con agevolazioni fiscali per gli investitori stranieri) svolge un importante ruolo negli scambi commerciali Est-Ovest, e vi transitano i prodotti petroliferi provenienti dai Paesi della Comunità di Stati indipendenti.

La L. è entrata a far parte dell'Unione Europea nel maggio del 2004, dando prova di una vitalità economica che ha attratto numerosi investitori stranieri; di conseguenza molte società occidentali hanno aperto loro sedi nel Paese. Nei primi anni del 21° sec. la crescita del PIL è stata eccezionalmente elevata (+6,5% nel 2003, +7% nel 2004, +7,5% nel 2005), sostenuta soprattutto dall'aumento produttivo, spinto a sua volta dalle riforme strutturali che sono state portate a termine, e dallo sviluppo del terziario. Al buon andamento di alcuni comparti fa riscontro qualche dato negativo: è aumentato il deficit della bilancia commerciale e il governo si è impegnato in un vasto programma di ristrutturazione dell'apparato produttivo per migliorare le capacità competitive. Nel dicembre 2004 la L. ha chiuso, essenzialmente per motivi di sicurezza, uno dei due reattori della centrale nucleare di Ignalina, e il governo si è impegnato per la chiusura definitiva della centrale (che fornisce oltre il 70% dell'elettricità consumata nel Paese) entro il 2010, grazie anche ai contributi provenienti dall'UE.

Storia

di Paola Salvatori

Superate le difficoltà immediatamente seguite al distacco dall'Unione Sovietica (1991) e alla conseguente disgregazione del mercato sovietico, la L. si presentava, nei primi anni del 21° sec., sempre più impegnata nel processo di integrazione euroatlantico, considerato prerequisito indispensabile per consolidare la crescita economica avviata nella seconda metà degli anni Novanta del 20° secolo. In questa direzione si mossero tutti i governi che si succedettero alla guida del Paese, per altro ancora caratterizzato da una forte instabilità politica. Lo schieramento di centrodestra, al potere dal 1996, diviso sulla politica delle privatizzazioni, subì una pesante sconfitta nelle elezioni dell'ottobre 2000, in cui il partito di maggioranza relativa, la Tėvnyės Sąjunga (TS, Unione della patria), di orientamento con-servatore, conquistò soltanto 9 seggi. Risultarono vincitori l'alleanza di sinistra, capeggiata dal Lietuvos Socialdemokratų Partija (LSDP, Partito socialdemocratico di Lituania) e dal Lietuvos Demokratinė Darbo Partija (LDDP, Partito democratico del lavoro di Lituania, ex comunista), con 52 seggi, e due partiti di nuova formazione, la Liberalų ir Centro Sąjunga (LiCS, Unione liberale e di centro, fondata nel 1999 dall'ex leader della TS, R. Paksas), con ben 34 seggi, e la Naujoji Sąjunga-Socialliberalai (NS-SL, Nuova unione-Social liberali, nata nello stesso anno), con 29 seggi. A Paksas fu affidata la guida di un nuovo esecutivo di coalizione, ancora una volta espressione delle forze di centro e di destra (in questo caso NS-SL e LiCS), la cui durata fu comunque assai breve. Nel giugno 2001 un'ennesima crisi portò alla formazione di una maggioranza di centrosinistra (costituita dalla NS-SL e dal LSDP, che aveva poco prima assorbito il LDPP), guidata dal leader del LSDP A. Brazauskas. Il nuovo governo pose un freno alla politica liberista mantenendo però gli impegni presi in ambito in-ternazionale per non compromettere gli ingressi ufficiali del Paese nella NATO e nell'Unione Europea, realizzatisi rispettivamente nel marzo e nel maggio 2004, in un clima di forte tensione politica.

Ad aprile il Parlamento aveva infatti votato l'empeachment del presidente della Repubblica Paksas (che era stato eletto nel gennaio 2003, sconfiggendo il presidente uscente V. Adamkus, con il 55% dei voti), accusato di avere legami con organizzazioni criminali russe, di aver violato il segreto di Stato e di aver abusato delle sue prerogative per fini privati. Costretto a dimettersi, Paskas venne sostituito, dopo le elezioni presidenziali del giugno 2004, da Adamkus, eletto al secondo turno con il 52% dei voti e con l'appoggio di quasi tutti i partiti di centro e di sinistra. Le elezioni legislative svoltesi in ottobre videro l'affermazione del liberaldemocratico Darbo Partija (DP, Partito del lavoro, fondato nell'ottobre 2003), con 39 seggi, mentre LSDP e NS-SL registrarono una flessione (rispettivamente 20 e 11 seggi); la TS, nella quale erano confluite nel 2003-04 alcune formazioni minori, conquistò 25 seggi, la LiCS 18. Un accordo faticosamente raggiunto tra LSDP, DP, NS-SL e formazioni minori portò alla costituzione di un nuovo esecutivo (novembre), sempre guidato da Brazauskas, la cui stabilità fu compromessa nell'aprile 2006 dal ritiro della NS-SL e in maggio dall'uscita del DP. In luglio fu costituito un nuovo governo ruotante su LSDP e LiCS e guidato da G. Kirkilas.

In politica estera la L. puntò in questo periodo ad accrescere il proprio ruolo regionale stabilendo rapporti preferenziali con le potenze occidentali, pur evitando di entrare in conflitto con Mosca.

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