INGLESE, LINGUA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

INGLESE, LINGUA

Serena Ambroso

(v. inghilterra, XIX, p. 262)

L'i. può essere considerato una delle lingue più eterogenee d'Europa. Al suo riguardo si possono notare i seguenti fenomeni:

a) è una lingua analitica, cioè non molto ricca di elementi flessionali; solo i nomi, i pronomi e i verbi hanno forme flesse; gli aggettivi, diversamente dalle altre lingue europee, con l'esclusione dei determinativi this, these, that, those, sono sempre invariabili;

b) è funzionalmente flessibile, in quanto gli stessi elementi possono avere funzioni diverse che vengono assegnate a seconda dell'ordine in cui essi compaiono nella catena combinatoria. Per es., in race car, "auto da corsa", il sostantivo race ha funzione aggettivale e car è il nome che viene modificato; in car race, "corsa di automobili", è il sostantivo car ad avere funzione aggettivale e a modificare il nome race; altro esempio: can può assumere significato di nome ("lattina", "barattolo di bevanda") o di verbo ("mettere in lattina") o di modale ("potere") a seconda della funzione che ha nel contesto linguistico;

c) il suo lessico è ''elastico'' non solo per la tendenza a importare forme da altre lingue, ma soprattutto per la presenza di vari meccanismi derivativi e combinatori che permettono la creazione di parole nuove. Un eloquente esempio di questo fenomeno di ''composizione'' può essere il seguente, in cui la parola paper si combina con altri elementi e dà forma a nuovi composti che appartengono a classi o parti del discorso diverse, hanno un numero variabile di elementi e possono essere trascritti secondo regole ortografiche diverse (in un'unica parola, in due parole distinte o con gli elementi uniti dal trattino): oil-paper ("carta oleata"), paperclip ("graffetta"), paper aeroplane ("aeroplanino di carta"), paperback ("libro tascabile" o "in edizione economica"), paper thin ("sottile come la carta"), wall paper ("carta da parati"), to wallpaper ("tappezzare di carta una parete"), wastepaper ("carta straccia"), wastepaper basket ("cestino per la carta straccia").

Si può affermare che la struttura grammaticale attuale dell'i. ha mantenuto le sue basi d'origine, mentre le fonti straniere ne hanno ampliato il vocabolario, al punto che l'i. è giunto a possedere un numero di parole maggiore di quello di ogni altra lingua (si ritiene un po' superiore alle 300.000).

Attraverso percorsi diretti od obliqui fanno ormai parte del vocabolario i. termini derivati, in tempi diversi, da un gran numero di lingue: dallo spagnolo, sia europeo che americano, abbiamo cannibal, cigar, mosquito, tornado, canyon, pueblo, rodeo; dall'italiano, i termini musicali allegro, adagio, piano, ecc.; dall'arabo alchemy, alcohol, algebra, almanac, arsenal, elixir, sugar, syrup, zero; dall'ebraico amen, hallelujah, manna, messiah, jubilee e i più recenti kosher, kibbutz; dal gaelico e dall'irlandese clan, galore, hooligan, plaid, Tory; dal norvegese ski; dal finlandese sauna; dal russo tsar, astrakhan, vodka, samovar; dal polacco mazurka; dal ceco robot; dall'ungherese gulash, paprika; dal portoghese marmelade, flamingo, veranda; dal turco turban, coffee, kiosk, caviar, odalisque, fez; dall'hindī punch (la bevanda), guru, maharajah, jungle, shampoo, dungaree, gymkhana, polo; dal persiano paradise, divan, bazaar, chess, taffeta, khaki; dal tamil curry, catamaran; dal cinese sampan; dal giapponese kimono, tycoon, hara-kiri, judo, samurai; dal malese ketchup, bamboo; da lingue africane chimpazee, mumbo, jumbo, woodoo; dall'eschimese igloo, anorak; da lingue caribiche tobacco, iguana, hurricane; da lingue aborigene australiane kangaroo, wombat, boomerang, paramatta; da lingue indigene neozelandesi kiwi.

Studi descrittivi. - Gli studi grammaticali descrittivi hanno avuto un nuovo notevole impulso nel 20° secolo: ne sono testimoni le opere di Jespersen (1909-49) e di Quirk, Greenbaum, Leech e Svartik (1972). Si deve anche considerare l'opera di Halliday (1985), organizzata secondo criteri non più formali come le precedenti grammatiche, ma funzionali, vale a dire tenendo contemporaneamente presenti l'uso, il significato e le strutture linguistiche, e quella di Halliday e Hasan (1976), che descrive la ''grammatica del testo'' inglese.

Negli ultimi decenni l'i. è divenuto lingua di comunicazione internazionale sia nel mondo scientifico che in quello degli affari. A questo fenomeno si deve aggiungere la sua rapida diffusione nei paesi dell'ex-Commonwealth britannico (v. schema), che ha portato a una differenziazione notevole territoriale e sociale di questa lingua. Queste varietà hanno attirato l'attenzione di linguisti e sociolinguisti quali P. Thrudgill, L. Todd e B.B. Kachru.

Sempre nel 20° secolo, e precisamente nel 1933, è apparso il grande Oxford English dictionary che viene continuamente aggiornato con il contributo dei maggiori lessicografi. Negli anni Ottanta, sotto la guida di J. Sinclair, ha infine visto la luce il Cobuild dictionary (Collins Birmingham University international language database), un'opera di riferimento basata su un corpus di dati sia scritti sia, per la prima volta nella storia della lessicografia, orali.

Varietà dell'inglese. - Si possono identificare secondo due parametri principali: sociolinguistico e descrittivo. Il primo concentra l'interesse sia sull'individuo come membro di una società − considerando cioè la sua origine geografica e sociale − sia sulla società e la lingua usata dai suoi appartenenti per comunicare. I parametri descrittivi, invece, prendono in considerazione aspetti fra i quali la provenienza regionale, secondo la quale possiamo descrivere differenze nella grammatica, nel lessico, nella pronuncia; possono essere isolati anche elementi relativi al grado d'istruzione e alla classe sociale dei parlanti, secondo i quali s'identificano fenomeni linguistici relativamente significativi che contribuiscono all'individuazione di varianti ''nazionali'', quali l'''i. britannico standard'', l'''i. americano standard'', ecc. Se si adottano invece parametri strettamente geografici possiamo tracciare un quadro nell'i. standard (v. schema); in esso appaiono chiaramente le due maggiori varietà ''nazionali'' le cui differenze principali sono ormai istituzionalizzate.

Le principali differenze fra l'i. britannico (IB) e l'i. americano (IA) si riscontrano non solo a livello lessicale (per es., "appartamento" IB: flat, IA: apartment; "portiere di palazzo", IB: caretaker, IA: janitor; "ascensore", IB: lift, IA: elevator; "metropolitana" IB: underground, tube, IA: subway; "ferrovia" IB: railway, IA: railroad; "autunno" IB: autumn, IA: fall; "rubinetto" IB: tap, IA: faucet; "parcheggio" IB: car park, IA: parking lot), ma anche a livello grammaticale (IB: Have you had your holiday yet?, IA: Did you have your vacation yet?) o nel diverso numero di parole usate per realizzare un determinato elemento sintattico (IB: he's in hospital, to visit someone, IA: he's in the hospital, to visit with someone; IB: to stay at home, IA: to stay home). Un altro esempio è fornito dal verbo get il cui paradigma nel significato di "acquisire", "ottenere", in IB è get, got, got, mentre in IA è get, got, gotten. Lo stesso verbo "avere" nel significato di "acquisire", "ottenere", quando viene usato per indicare ''abitudine'', si realizza sia nella variante britannica che in quella americana con il verbo have, ma se è implicato il significato di "al momento presente, attuale" si notano differenze nelle forme interrogative: IB: have you got a light?, IA: do you have a light?. Per il livello fonologico le principali divergenze si osservano nel suono r, più presente nella variante americana e nel suono t che in americano non distingue fra writer e rider, latter e ladder. Anche a livello ortografico si notano differenziazioni in alcune parole, IB: behaviour, colour, IA: behavior, color; IB: theatre, centre, IA: theater, center; e nell'uso del trattino nelle parole composte, IB: co-operate, pre-eminent, IA: cooperate, preeminent.

Alla classificazione esposta nello schema, cioè l'i. parlato in aree geografiche dove esso è la lingua usata ufficialmente dalla popolazione o è lingua della comunicazione formale e burocratica affiancata per vari motivi alle lingue locali, dobbiamo aggiungere l'enorme numero di persone che, pur essendo parlanti di altre lingue e vivendo in paesi dove l'i. a nessun titolo è lingua ufficiale, per motivi di lavoro o di studio si trovano a doverlo usare nella loro attività quotidiana.

Bibl.: O. Jespersen, A modern English grammar on historical principles, i-vii, Londra-Copenhagen 1909-49; Id., Essentials of English grammar, Londra 1933; C.C. Fries, American English grammar, New York 1940; W.N. Francis, The structure of American English, ivi 1958; D. Abercrombie, Studies in phonetics and linguistics, Londra 1965; M.A.K. Halliday, Intonation and grammar in British English, L'Aia 1967; N. Chomsky, M. Halle, The sound pattern of English, New York 1968; D. Crystal, D. Davy, Investigating English style, Londra 1969; J. Leech, Towards a semantic description of English, ivi 1969; R. Quirk, S. Greenbaum, J. Leech, J. Svartik, A grammar of contemporary English, ivi 1972; M.A.K. Halliday, R. Hasan, Cohesion in English, ivi 1976; English as a world language, a cura di R.W. Bailey e M. Goerlach, Ann Arbor 1982; B.B. Kachru, The other tongue: English across cultures, Urbana 1982; P. Thrudgill, J. Hannah, International English: A guide to varieties of standard English, Londra 1982; M.A.K. Halliday, An introduction to functional grammar, ivi 1985; L. Todd, J. Hancock, International English usage, ivi 1986; The major languages of Western Europe, a cura di B. Comrie, ivi 1990.

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