LINCOLN

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

LINCOLN

A. Lawrence

(lat. Lindum)

Città dell'Inghilterra, capoluogo dell'omonima contea, sita all'estremo Nord del Fens District, sul fiume Witham.La città fu colonia romana, sede della legio IX al tempo dell'imperatore Claudio, aveva impianto urbanistico ortogonale e, situata all'incrocio di due grandi vie di comunicazione, si sviluppò fino a raddoppiare il proprio perimetro agli inizi del 3° secolo. L. divenne sede vescovile fin dai primi tempi del cristianesimo - è probabile che un vescovo di L. fosse presente al concilio di Arles del 314 - e nel sec. 8° Beda il Venerabile menzionava una chiesa di L., forse di età tardoantica, già in stato di rovina (Hist. eccl., II, 16). Nell'877 fu occupata dai Danesi e successivamente da Alfredo il Grande (848-899), che vi istituì una zecca. Dopo la conquista normanna, nel 1068 Guglielmo il Conquistatore vi eresse un castello che in seguito ebbe un ruolo importante nelle lotte di conquista dell'Inghilterra orientale.La sede vescovile tornò a L. solo nel 1072, ma l'origine romana non fu dimenticata e risultò determinante nella scelta di L., in alternativa a Dorchester, come sede della vasta diocesi medievale che si estendeva dal Tamigi allo Humber.Nel sec. 13° L., collegata al mare da canali, era il quarto porto dell'Inghilterra ed esportava lana nelle Fiandre. A partire dal sec. 15° la città perse importanza.

Architettura

Il primo vescovo normanno, Remigio (m. nel 1092), fu fedele alleato dell'arcivescovo Lanfranco di Canterbury; la pianta della chiesa da lui fatta costruire a L. sembra essere stata mutuata da quella di Canterbury, che si ispirava a sua volta a quella di Saint-Etienne a Caen. Ma la fronte occidentale, ancora visibile, inglobata nella facciata del sec. 13°, non doveva nulla a nessuno di questi due edifici. Essa era costituita da tre arcate monumentali, che richiamavano le porte di città o gli archi trionfali romani, dietro cui si innalzava un corpo occidentale di considerevole complessità, molto alterato nei rifacimenti del 13°, 14° e 18° secolo. Le arcate della facciata sarebbero state in accordo con un transetto occidentale posto dietro questa; la cattedrale di L. avrebbe costituito quindi il prototipo per quelle di Bury St Edmunds e di Peterborough, che avevano un impianto simile. Nel 1140-1141, durante la guerra civile tra il re Stefano e Matilde, la figlia di Enrico II d'Inghilterra, la fronte occidentale venne fortificata; è stato ipotizzato che nella sua forma originaria il corpo occidentale fosse una vera e propria fortezza. Se così fosse, durante il sec. 12° esso fu trasformato in una terminazione occidentale più convenzionale, con l'aggiunta di due torri tardoromaniche riccamente decorate, di un fregio scolpito e di tre portali con sculture.Promotore di questa operazione fu indubbiamente il terzo vescovo, Alessandro (1123-1148), uno dei più grandi committenti di edifici romanici del sec. 12° in Inghilterra, anche se l'unica opera a lui specificamente attribuita nei testi contemporanei è una volta in pietra della quale possono essere ancora individuate tracce tra le torri all'estremità occidentale della navata. Probabilmente l'evento che determinò la costruzione della volta fu l'incendio scoppiato trentadue anni dopo la morte di Remigio, cioè tra il 1123 e il 1124. Il cronista Enrico di Huntingdon nel 1146 menziona un restauro di recente portato a termine (Hist. Anglorum, VIII, 23); se i lavori iniziarono nel 1124, c'è la possibilità di considerare la cattedrale di L., piuttosto che quella di Durham, la prima chiesa completamente coperta a volte in Inghilterra. I lavori sulla fronte occidentale difficilmente potevano essere stati conclusi per il 1146, anche se è possibile che essi fossero stati previsti dal vescovo Alessandro.Nel 1185 la cattedrale romanica venne gravemente danneggiata da ciò che i contemporanei definirono un terremoto, ma che probabilmente fu il crollo di alcune delle volte. La prima conseguenza fu la costruzione di una nuova terminazione orientale; se ne può quindi dedurre che il crollo aveva interessato la volta del coro. I lavori iniziarono nel 1192 e continuarono con brevi pause fino al 1280; durante questo periodo la cattedrale fu molto ampliata e quasi interamente ricostruita in stile gotico. È comunque improbabile che una ricostruzione totale dell'edificio sia anteriore al 1192 poiché tutte le parti mostrano uno stadio di sviluppo avanzato dello stile gotico.Così come oggi si presenta, la cattedrale di L. è generalmente considerata il più notevole monumento del Gotico del sec. 13° in Inghilterra, ma essa aveva dimensioni troppo grandi per poter costituire un prototipo. I lavori furono eseguiti nel corso di tre grandi campagne costruttive, la prima delle quali (a partire dal 1192) riguardò il transetto orientale, il coro vero e proprio, noto come coro di S. Ugo, e il transetto occidentale. Nella seconda campagna (a partire dal 1220 ca.) vennero eretti il corpo longitudinale e la sala capitolare; nella terza (1256-1280) l'estensione a E dell'edificio nota come Angel Choir. Intorno a questo nucleo vennero aggiunti le torri, le cappelle e il chiostro, componenti abituali in una cattedrale inglese tardomedievale.Nel corso della prima campagna costruttiva, che riguardò tutta la parte orientale della navata, il progetto venne tuttavia modificato almeno due volte e attualmente si conserva della prima fase soltanto il transetto orientale. Il primo cambiamento interessò il coro e il secondo il transetto occidentale. L'abside, la cui forma è nota soltanto dagli scavi, aveva un singolare profilo cuneiforme, piuttosto che semicircolare o poligonale, e convergeva su una cappella assiale emergente chiaramente derivata dalla Corona della cattedrale di Canterbury, spazio che era stato concepito per ospitare le reliquie di s. Tommaso Becket. Tale ruolo doveva essere rivestito a L. dal fondatore della cattedrale, s. Remigio; nel corso degli eventi questi fu tuttavia sostituito da s. Ugo di Avalon, vescovo tra il 1185 e il 1189.La funzione di 'reliquiario' della nuova fabbrica venne messa in risalto dalla fitta decorazione e in modo più specifico dalle doppie arcate lungo le navatelle del coro, ornate da busti di angeli, un motivo mutuato da reliquiari come quello di S. Annone nella chiesa parrocchiale di Siegburg in Germania, del 1183.Il coro di S. Ugo, che si trova tra i due transetti, potrebbe essere considerato una variazione di temi ripresi dalla cattedrale di Canterbury: la differenza con quest'ultimo edificio consiste soprattutto nella concentrazione di un numero maggiore di elementi all'interno di un'area di superficie equivalente. Ciò condusse ad alcune precoci deviazioni dalla prassi consueta: la più evidente è nelle alte volte, nelle quali, al posto della tradizionale disposizione esapartita con una chiave di volta per due campate, come avveniva a Canterbury o in Francia, ciascuna campata aveva due chiavi di volta. Ciò rese impossibile un disegno simmetrico dei costoloni, i quali non poterono più essere considerati archi che si intersecavano l'uno con l'altro nello spazio, ma erano effettivamente trattati come ramificazioni che partivano da determinati punti lungo il muro. Tale tendenza, che sarebbe divenuta consueta per gli architetti inglesi, i quali talvolta usavano delle travi curvate in sostituzione dei costoloni in muratura per misurare lo spazio, fu l'indispensabile presupposto di un gran numero di successive volte gotiche non solo in Inghilterra, ma anche in Germania, in Polonia e in Boemia, benché non sia mai stato accertato se gli architetti dell'Est europeo conoscessero direttamente L. o se avessero ripreso le loro idee dall'Inghilterra.A L. le volte asimmetriche erano una conseguenza che derivava dal tentativo di aumentare le vetrate nel cleristorio e inizialmente sembra sia stato considerato un espediente di dubbia efficacia o forse persino un errore. In ogni caso, nel transetto occidentale le volte ritornarono al modello esapartito del transetto orientale e l'illuminazione fu migliorata con l'introduzione di grandi rosoni. Le possibilità estetiche dei costoloni divergenti non furono apprezzate fino a che non venne costruita la navata. La navata romanica probabilmente scampò al disastro del 1185 e la decisione di sostituirla non fu presa forse fino all'epoca della canonizzazione di s. Ugo, nel 1220, con la quale essa va forse messa in relazione. La navata fu costruita in scala maggiore rispetto al coro, ad quadratum in opposizione all'ad triangulum, secondo la terminologia in uso nel corso delle discussioni sul duomo di Milano nell'ultimo decennio del 14° secolo. Poiché la navata era più ampia e ora in ogni campata c'era uno spazio per una terza chiave di volta, ciò comportò un ulteriore aumento dei costoloni, ma allo stesso tempo un ripristino della simmetria. I gruppi di costoloni cominciavano ora ad assumere un assetto conico e il pilastro libero al centro della sala capitolare decagonale costruita in questa seconda campagna, non più tardi del 1235, sostiene un cono completo costituito da venti costoloni.Le composizioni a mazzi di costoloni furono forse il contributo principale di L. al Gotico inglese, anche se nella Consistory Court della cattedrale di L., del 1240 ca., si ebbe un esperimento ugualmente importante di volta cupoliforme. A L. venne accolta con entusiasmo anche la bar tracery: la prima finestra a tracery a occupare l'intera ampiezza di una chiesa inglese fu posta proprio sulla fronte occidentale della cattedrale, nel 1240 circa. Se ne conserva soltanto l'intelaiatura, ma è ancora intatto il suo pendant del 1260 ca. all'estremità orientale dell'Angel Choir. Questo, che sostituì l'abside del 1192, fu progettato come impianto sontuoso per ospitare le reliquie di s. Ugo. Furono mobilitati tutti i motivi decorativi per questa terza e straordinaria espressione del Gotico a L., il cui tocco finale fu costituito dalle serie di angeli scolpiti nei pennacchi degli archi della galleria, dai quali il coro prende il proprio nome.Dopo il 1280 L. non fu più uno dei centri principali dell'attività architettonica in Inghilterra. La funzione di avamposto dell'opposizione agli ideali del Gotico classico francese, che per gran parte del secolo precedente L. aveva avuto da sola, venne ripresa dal decorated style su un fronte più ampio. L. era troppo lontana per attirare l'attenzione dell'Europa e troppo splendida per essere imitata in Inghilterra; ma quando nel sec. 14° l'iniziativa passò dalla Francia, ovvero dal centro, a quei paesi che avevano costituito la periferia, gran parte dei suoi manierismi fu considerata un'anticipazione del Tardo Gotico.

Bibl.:

Fonti. - Beda, Historia ecclesiastica gentis Anglorum, a cura di B. Colgrave, R.A.B. Mynors, Oxford 1969, p. 190; Enrico di Huntingdon, Historia Anglorum, a cura di T. Arnold, in Rer. Brit. MAe. SS, LXXIV, 1879, pp. 278-279.

Letteratura critica. - J. Bilson, Plan of the First Cathedral Church of Lincoln, Archaeologia 62, 1911, pp. 553-564; id., Lincoln Cathedral: the New Reading, Journal of the Royal Institute of British Architects, s. III, 18, 1911, pp. 464-475, 551-554; Medieval Architecture at Lincoln Cathedral, a cura di T.A. Heslop, V. Sekules (British Archaeological Association), London 1986; A History of Lincoln Minster, a cura di D. Owen, Cambridge 1994.P. Kidson

Scultura

Non resta molto della decorazione plastica della cattedrale del sec. 11°, dell'epoca del vescovo Remigio. I pochi capitelli nelle nicchie della facciata occidentale sono tuttavia di ispirazione normanna e probabilmente opera proprio di maestranze normanne; s. Remigio era stato in precedenza monaco nell'abbazia di Fécamp e senza dubbio condusse con sé a L. artigiani dal ducato. I capitelli conservati, tutti di tipo corinzio semplificato, sono strettamente legati a quelli dell'abbazia di Saint-Etienne a Caen.L'austera facciata della prima cattedrale venne trasformata dall'aggiunta di tre straordinari portali e di un fregio, commissionati dal terzo vescovo di L., Alessandro, nipote del vescovo Ruggero di Salisbury, che aveva ampliato la propria cattedrale a Old Sarum. Alessandro era noto per la sua prodigalità e per il gusto dello sfoggio, fatti per cui subì le critiche, tra gli altri, di s. Bernardo di Chiaravalle; egli fu tuttavia anche lodato per le buone opere e per la sapienza. Enrico di Huntingdon ricorda: "Fuit autem vir prudens et adeo munificus ut a curia Romana vocaretur magnificus" (Hist. Anglorum, VIII, 26). Con le sue attività costruttive, Alessandro non emulò soltanto suo zio, ma anche il grande committente Enrico di Blois (1101-1171), vescovo di Winchester e fratello di re Stefano; egli fu, inoltre, in una certa misura influenzato dall'abate Suger di Saint-Denis; viaggiò a lungo effettuando almeno due soggiorni a Roma e quattro in Francia e doveva essere quindi ben aggiornato sugli sviluppi artistici di questi paesi.I tre portali della facciata di L. presentano sostegni, capitelli e archi riccamente ornati, ma non hanno timpano; sono tutti e tre profondamente strombati e quello centrale, con sei ordini di sostegni, risulta più largo di quelli laterali, che ne hanno quattro ciascuno; tra i motivi scolpiti compaiono chevrons, teste a becco e un motivo a meandro. Tutti e tre i portali hanno subìto restauri nei secc. 18° e 19°, nel corso dei quali due statue-colonna del portale centrale, testimoniate ancora nel 1775, scomparvero. Il loro uso a L. rimanda a una diretta influenza di Saint-Denis, che il vescovo Alessandro aveva probabilmente visitato nel 1144. L'influenza di Saint-Denis su L. è confermata dai capitelli con foglie d'acanto del portale settentrionale e dalle colonne del portale centrale scolpite con motivi figurativi all'interno di girali e di foglie che richiamano strettamente la scultura di Saint-Denis.L'assenza di timpani con una decorazione a carattere narrativo venne compensata dal fregio, che si estendeva all'interno dei tre profondi strombi, del quale le grandi finestre gotiche hanno distrutto considerevoli parti. Le scene conservate nella parte sud dell'arco centrale, dedicate all'Antico Testamento, hanno inizio con la Cacciata; è evidente che la Creazione e la Caduta dovettero essere distrutte o nascoste dietro la galleria dei Re, del 14° secolo. Non c'è unanimità tra gli studiosi circa il soggetto della scena successiva, che mostra due uomini che lavorano la terra e una mano che appare dal cielo tenendo una borsa. Si tratta probabilmente di Adamo e Caino con la mano di Dio che dà loro i semi, come è narrato nella Vita Adae et Evae, ma si è anche ipotizzato che la scena rappresenti Caino e Abele e che la borsa contenga trenta pezzi d'argento, un'allusione a Giuda. Così come Caino ha tradito e ucciso Abele, Giuda ha tradito e fatto uccidere Gesù (Frugoni, 1989). La scena non rappresenta tuttavia né un omicidio né una lite, ma il pacifico lavoro con la vanga e con la zappa e risulta molto difficile credere che la mano di Dio possa tenere i trenta pezzi d'argento. Si tratta probabilmente di Adamo, come agricola, punito con il lavoro della terra e aiutato da Caino, così come descritto in Gn. 4, 2. Abele non può far parte di questa scena perché è soltanto nella successiva che viene rappresentata la sua nascita, a cui fa seguito, sullo stesso pannello, la scena di Eva che lavora al telaio aiutata da Abele. Il resto del fregio, ancora più a S, mostra la storia di Noè in varie scene, due delle quali, non portate a termine, sono state relegate sul muro meridionale della cattedrale. Il riquadro con Daniele nella fossa dei leoni interrompe la successione delle Storie di Noè ed è chiaramente un'interpolazione.Le restanti scene a N del portale centrale sono riferite al Nuovo Testamento e comprendono il Banchetto del ricco Epulone, la Morte di Lazzaro insieme con la rappresentazione di Epulone e dei suoi compagni all'inferno, il Seno di Abramo, l'Eletto in paradiso, la Discesa agli inferi, e infine quattro episodi dei Tormenti dell'inferno (uno dei quali non è originale), che fanno riferimento ai vizi della lussuria, dell'avarizia e forse dell'ira. Essi presentano un rilievo ben più deciso rispetto agli altri riquadri e alcune forme appaiono completamente staccate dal fondo, molto dinamiche e piene di tensione.Tra i rilievi che appartenevano in origine al fregio, ora staccati, si conservano, all'interno della cattedrale, il Cristo in maestà e S. Paolo, probabilmente provenienti dal portale nord. Nel portale sud si trovava molto verosimilmente un frammentario albero di Iesse, forse fiancheggiato dalla prefigurazione della Verginità di Maria, che comprendeva il riquadro con Daniele, già menzionato. Ci sono motivi per ritenere che sopra il portale centrale il fregio comprendesse anche l'Incoronazione della Vergine. La cattedrale di L. era infatti dedicata alla Vergine, sicché la raffigurazione più appropriata al di sopra dell'ingresso centrale non poteva che essere un'Incoronazione della Vergine. Le statue-colonna che fiancheggiavano il portale erano molto probabilmente Salomone e la regina di Saba, prefigurazioni di Cristo e di Maria.Il messaggio delle scene del fregio è chiaro: Dio premia la virtù (Noè, Lazzaro, Eletto in paradiso) e punisce il peccato (Adamo ed Eva, Diluvio, Epulone, lussuria, avarizia e ira). La cacciata di Adamo ed Eva e il loro lavoro sono bilanciati dal loro riscatto dal limbo a opera di Cristo nella scena della Discesa agli inferi.Il vescovo Alessandro morì nel 1148, forse prima che il fregio fosse portato a termine, ma il progetto e la scelta dei soggetti si devono sicuramente a lui. Egli fu educato nella famosa scuola di Laon, e della sua familia a L. fecero parte studiosi come il biblista italiano Wodo e Ralph Gubion, un tempo a capo dello scriptorium dell'abbazia di St Albans, personaggi che molto verosimilmente furono coinvolti nel programma iconografico del fregio.

Bibl.:

Fonti. - Enrico di Huntingdon, Historia Anglorum, a cura di T. Arnold, in Rer. Brit. MAe. SS, LXXIV, 1879, p. 280.

Letteratura critica. - M.R. James, Sculpture at Lincoln Cathedral, Proceedings of the Cambridge Antiquarian Society 10, 1898-1903, p. 148ss.; E.S. Prior, A. Gardner, An Account of Medieval Figure-Sculpture in England, Cambridge 1912, pp. 208-211; F. Saxl, English Sculptures of the Twelfth Century, a cura di H. Swarzenski, London 1954, pp. 38-49; L. Stone, Sculpture in Britain: the Middle Ages (The Pelican History of Art, 9), Harmondsworth 1955, pp. 73-75; G. Zarnecki, Romanesque Sculpture at Lincoln Cathedral, London [1963] (rist. 1970); E.C. Fernie, Alexander's Frieze on Lincoln Minster, Lincolnshire History and Archaeology 12, 1977, pp. 19-28; G. Zarnecki, Romanesque Lincoln. The Sculpture of the Cathedral, Lincoln 1988; C. Frugoni, Modena-Lincoln: un viaggio mancato, in Wiligelmo e Lanfranco nell'Europa romanica "Atti del Convegno, Modena 1985", Modena 1989, pp. 55-65; The Romanesque Frieze and its Spectator, a cura di D. Kahn, London 1992; P. Lindley, D. Emmony, The Romanesque Frieze of Lincoln Cathedral: Information Technology, Conservation and Archiving, Local Historian 24, 1994, 2, pp. 83-90.G. Zarnecki

Miniatura

La diocesi di L. era molto estesa e per la sua amministrazione fu necessaria la collaborazione del clero della cattedrale. Il Capitolo costituito dal vescovo Remigio era un gruppo di forse ventuno canonici, tutti forniti di prebende, fatto che conferiva loro ricchezza e responsabilità. Nel tardo sec. 13° il gruppo dei canonici costituiva il nucleo di un clero molto numeroso. Ciò è importante in relazione alla produzione miniata a L., per la presenza di committenti facoltosi e colti e di chierici potenzialmente in grado di fungere da scribi.La cattedrale di L. non aveva una biblioteca generale contenente tutti i manoscritti utilizzati dai membri del clero della cattedrale e neanche uno scriptorium permanente in grado di formare e mantenere un gruppo di esperti artisti-scribi. Ciò che era contenuto nella biblioteca, di cui si è tramandata notizia o che si è conservato, non può quindi essere considerato l'unica testimonianza del livello dell'attività intellettuale e della committenza artistica a Lincoln.Nel 1148 la cattedrale possedeva una piccola biblioteca destinata allo studio con ca. quarantaquattro volumi, contenuti in un'unica cassa. Essa possedeva anche una collezione di ventisei libri liturgici, conservati separatamente. Il più splendido dei libri della cassa era forse la Bibbia in due volumi dono dell'arcidiacono di Huntingdon, Nicola (m. nel 1110): il primo volume, con la lista dei libri, è conservato a L. (Cathedral Lib., 1), il secondo è a Cambridge (Trinity College, B.5.2). Sia la scrittura sia le miniature sono anglonormanne e le iniziali istoriate ne fanno la prima Bibbia illustrata del Romanico inglese (Kauffmann, 1975). Legato alla Bibbia è un gruppo di cinque volumi in stile anglonormanno, che si dimostrano opera di collaborazione di un gruppo di miniatori e scribi: si tratta dei Moralia in Iob di Gregorio Magno (Cathedral Lib., 74-76), dei Sermones di s. Agostino (Cathedral Lib., 90) e di una raccolta di leggi canoniche di Lanfranco (Cathedral Lib., 161). Alcuni contengono figure dello stesso tipo presente nella Bibbia; è probabile che essi siano stati acquistati da uno scriptorium locale, forse allestito per servire i canonici.Durante la seconda metà del sec. 12° a questa raccolta di libri si aggiunse una serie di donazioni dei vescovi o dei canonici di L., che erano in grado di acquisire libri miniati di varia provenienza. Le donazioni più cospicue furono quelle del vescovo Alessandro, che offrì sette volumi, e del vescovo Roberto di Chesney (1148-1166), che ne donò dieci, dei quali se ne conservano sette (Thomson, 1989). Di cinque di questi volumi furono responsabili due scribi esperti, caratterizzati da uno stile particolare; tali opere furono probabilmente prodotte da un'unica bottega, anche se non è dato sapere se essa venne fondata dal vescovo come parte della sua familia.Il periodo di considerevole attività intellettuale a L., nel quale progredirono gli studi di legge e di teologia, proseguì fino al sec. 13° quando a L. è testimoniato almeno un miniatore e probabilmente non mancavano neanche gli scribi. Tutto ciò avvalora l'ipotesi che a L. si fossero stabilite botteghe professionali in grado di produrre manoscritti di lusso per committenti di alto rango (Morgan, 1982; Muratova, 1986). Le opere più interessanti tra quelle collegate a L. sono una serie di bestiari riccamente miniati. Uno di questi (New York, Pierp. Morgan Lib., M.81) costituì il fulcro di un gruppo di manoscritti di lusso facenti parte della collezione di Philippus Apostolorum (canonico della cattedrale di L., 1160-1203) ed è strettamente legato a un altro bestiario conservato a San Pietroburgo (Saltykov-Ščedrin, Lat. Q.v.V. 1). Entrambi contengono alcune indicazioni, sebbene nessuna prova concreta, che permettono di localizzarne l'origine nell'area di Lincoln. Più certi si è per un gruppo di tre bestiari di poco successivi (Oxford, Bodl. Lib., Ashmole 1511; Aberdeen, Univ. Lib., 24; Cambridge, Univ. Lib., Ii.4.26) che presentano peraltro legami stilistici con il rosone settentrionale della cattedrale di L. (Morgan, 1982).Nell'ultimo quarto del sec. 13° sembra essersi stabilita nella città una bottega con artisti che operavano in uno stile derivato da quello di Oxford. I prodotti più notevoli sono le Salvin Hours (Londra, BL, Add. Ms 48985) e il Salterio Huth (Londra, BL, Add. Ms 38116). Ci sono comunque prove che uno dei canonici potrebbe essere stato esperto di scrittura e di miniatura. Ciò emerge dalla famosa Mappa Mundi appartenente alla cattedrale di Hereford: un'iscrizione su questa carta geografica cita come autore Riccardo di Haldingham e Sleaford, identificabile con un canonico di L. (1264-1283), che in seguito si trasferì a Hereford (Morgan, 1988). La Mappa Mundi sembra essere stata eseguita a L., che vi appare in posizione predominante, mentre la raffigurazione di Hereford è ristretta e non portata a termine.Durante il sec. 14° i responsabili della cattedrale conservarono la biblioteca e l'arricchirono; questo ampliamento raggiunse il suo apice agli inizi del sec. 15°, quando venne costruita una nuova biblioteca. Importanti membri del Capitolo offrirono numerosi libri nuovi e venne preparato un catalogo. Questi libri comunque erano ormai fuori moda e privi di interesse per l'Umanesimo e per i nuovi studi, cosicché i colti vescovi e canonici dell'epoca li donarono ai propri collegi dell'Università. Lo sviluppo artistico a L. era giunto al suo termine.

Bibl.: C.M. Kauffmann, Romanesque Manuscripts 1066-1190 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 3), London 1975; N.J. Morgan, Early Gothic Manuscripts [I], 1190-1250 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 4), Oxford 1982; X. Muratova, Bestiaries: an Aspect of Medieval Patronage, in S. Macready, F.N. Thompson, Art and Patronage in the English Romanesque, London 1986, pp. 118-144; N.J. Morgan, Early Gothic Manuscripts [II], 1250-1285 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 4), London 1988; R.M. Thomson, Catalogue of the Manuscripts of Lincoln Cathedral Chapter Library, Cambridge 1989; A History of Lincoln Minster, a cura di D. Owen, Cambridge 1994.A. Lawrence

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