LIDIA

Enciclopedia Italiana (1934)

LIDIA

Giuseppe FURLANI
Paul KRETSCHMER

. La Lidia, detta dai Greci Λυδία, in lidio chiamata Luda, mentre gli Assiri al tempo di Assurbanipal adoperavano il termine Ludi per designare gli abitanti del paese, è quella regione dell'Asia Minore occidentale, sulla costa dell'Egeo, che ha a settentrione la Misia, a levante la Frigia e a mezzogiorno la Caria. Essa comprendeva i bacini dei fiumi Ermo e Caistro. Omero non conosce la Lidia, ma dà alla regione il nome di Meonia (Μῃονίη). I confini della Lidia hanno variato nel corso della sua storia, ed essa ebbe la sua massima estensione durante il regno di Creso della dinastia dei Mermnadi, quando comprendeva anche tutte le città della Ionia a eccezione di Mileto. La capitale del paese era Sardi, con la cittadella chiamata Hyde. Il nome lidio della città era Sfart e Sart. La Lidia ha avuto grande importanza nella storia dei rapporti tra l'Oriente e l'Occidente perché la sua postura la rende un territorio di passaggio obbligato fra l'interno dell'Asia Minore e i paesi a levante e a mezzogiorno di questa e il mondo greco.

Probabilmente i più antichi abitanti del paese furono gli stessi che occuparono l'interno dell'Asia Minore, né Semiti né Ariani, ma popolazioni parlanti qualche lingua asiana. Quando ai tempi della caduta dell'impero hittita (intorno al 1200 a. C.) l'Asia Minore fu di nuovo invasa da schiatte di lingua indoeuropea, il paese sarà stato occupato da popolazioni affini ai Frigi. Gli abitanti del paese devono aver risentito in tempi già molto antichi l'azione della civiltà della Mesopotamia e segnatamente di quella dei Sumeri. Il commercio fra la Mesopotamia settentrionale, che allora era paese di civiltà prevalentemente sumero-accada, deve essere passato attraverso la Lidia per sboccare sulla costa del Mare Egeo e dirigersi poi verso l'Occidente. Alcuni caratteri della civiltà lidia più recente, come la grande abilità commerciale e industriale dei Lidi, l'introduzione della moneta e il commercio dei venditori ambulanti, devono risalire nei loro germi già a questo antico periodo di spiccato carattere orientale mesopotamico.

Ai tempi del potente impero frigio, costituitosi sulle rovine dell'impero hittita, la Lidia partecipava alla civiltà espressa dal popolo frigio. Ma di questo periodo e di quello immediatamente susseguente non sappiamo nulla di certo. Omero mette la Lidia in relazione con la Frigia. I primi principi a regnare a Sardi furono, secondo Erodoto, quelli che formano la dinastia degli Eraclidi, la quale sarebbe durata per cinquecentocinque anni. Durante questo periodo una parte della popolazione sarebbe emigrata in Italia nel paese degli Umbri e avrebbe formato la nazione degli Etruschi. Sembra però che la più antica civiltà lidia attestata da avanzi sia stata di tipo piuttosto cicladico. Nel periodo degli Eraclidi, la civiltà della Lidia era fondamentalmente autoctona, di grande capacità artistica, e cominciava a risentire l'azione della civiltà della Ionia. In questo periodo la Lidia si libera e si stacca dall'antica civiltà frigia e comincia a battere proprie strade.

Le notizie storiche cominciano ad acquistare maggiore certezza col principio del sec. VII. L'ultimo re della dinastia degli Eraclidi, chiamato da Erodoto Candaule, sarebbe stato ucciso da un membro della sua guardia del corpo di nome Gige, un Mermnade, il quale poi ascese sul trono della Lidia. Ciò sarà avvenuto circa nel 685 a. C. Il nuovo re fu minacciato dalle orde dei Gimirrei o Gimirrai (Cimmerî) e si rivolse per aiuto al re di Assiria Assurbanipal, il quale non tardò a dargli il soccorso richiesto. Gige riuscì a sconfiggere gl'invasori, ma dovette riconoscere la supremazia assira. Poco dopo Gige assunse però atteggiamento antiassiro, fu attaccato nuovamente dai Gimirrei e cadde in battaglia (circa il 652). Secondo Erodoto il nemico penetrò fino a Sardi, non poté prendere però la cittadella. La politica aggressiva della Lidia contro le città greche della costa fu iniziata, se ci atteniamo a Erodoto, già da Gige. Questo re iniziò pure quella politica di simpatia per la civiltà greca, che raggiunse l'apice ai tempi di Creso. Fu già re Gige a mandare regali al tempio di Delfi. Il successore di Gige fu Ardys, il quale sembra essere stato posto sul trono del suo paese dall'Assiria o per lo meno con l'assenso assiro; sempre secondo Erodoto egli attaccò Mileto e prese Priene. Il suo successore Aliatte continuò la politica di attacchi contro le città della Ionia, ma dovette venire a patti con Mileto. In Oriente però egli ebbe a combattere un nemico ben più forte. I Medi che avevano assunto il potere sull'altopiano iranico penetrarono in Asia Minore, e il re della Lidia dovette rivolgersi contro di essi, conducendo una guerra che durò cinque anni. Alla fine egli venne a patti con i Medi e tra lui e il loro re fu stabilito che il confine della Lidia verso oriente sarebbe il fiume Halys. Astiage, figlio di Ciassare di Media, prese in moglie Aryenis di Lidia. La pace fu conclusa nel 585 a. C. Aliatte attaccò fra le città greche della Ionia anche Clazomene e prese Smirne. Ma nell'ultima metà del suo regno i rapporti tra la Lidia e i Greci della Ionia furono buoni. È probabile che Solone abbia visitato la capitale lidia al tempo del re Aliatte, poiché fu durante il suo regno che l'azione della civiltà greca si fece sentire sempre più nel paese e segnatamente nella sua capitale Sardi.

Dopo la morte di Aliatte, suo figlio Creso ascese al trono (tra il 560 e il 557) ereditando un vasto impero che comprendeva tutta l'Asia Minore al di qua del fiume Halys a eccezione però della Licia e della Cilicia. Le città della costa della Ionia gli erano sottomesse dovendo esse fornire contingenti militari contro Efeso, che fu presa e spopolata dei suoi abitanti. Il re riuscì a costringere tutte le città a promettergli, oltre che un contingente militare, anche il pagamento di un tributo annuo. Ma esse non furono costrette ad accogliere una guarnigione lidia o governatori del re. Mileto ottenne condizioni eccezionalmente favorevoli. Ciò non impedì che le relazioni commerciali tra la Lidia e la Ionia si sviluppassero in grado e misura mai visti per l'innanzi e che i Greci non serbassero alcun rancore al potente loro signore. Creso mantenne stretti rapporti anche con i Greci della penisola e dimostrò molta venerazione per il santuario di Delfi. Ma la dinastia dei re medi fu rovesciata da Ciro, re di Anshan, e con ciò il confine orientale costituito dal fiume Halys venne di nuovo a mancare. Creso prese le parti della famiglia reale spodestata e chiese a Ciro la liberazione del re medo. Ciro cercò di far rivoltare contro Creso le città della Ionia ma non ottenne il suo intento. Il re della Lidia varcò l'Halys, ingaggiò battaglia con l'esercito persiano, ma non poté sconfiggerlo. Egli si ritirò seguito da Ciro, il quale lo raggiunse a Sardi dove lo assediò nella cittadella. Creso dovette arrendersi dopo due settimane. Con la conquista di Sardi da parte di Ciro nel 547 o 546 la Lidia cessò di essere uno stato indipendente e divenne una satrapia persiana. La civiltà lidia, già profondamente grecizzata, scompare e si sommerge nella civiltà persiana. Dopo la conquista dell'impero persiano da parte di Alessandro il Macedone la Lidia forma parte del nuovo impero greco. Lo stato dei Lidî era una monarchia feudale nella quale la terra era nelle mani di una classe ristretta di proprietarî fondiarî, un'aristocrazia formata dai parenti del re e da antiche famiglie nobili. La grande ricchezza ritratta dall'agricoltura e dal commercio indebolì la razza e menomò le qualità guerriere del popolo. Con l'assunzione al potere dei Mermnadi l'azione della civiltà greca si fa sempre più intensa, cosicché Creso poté essere considerato come un vero greco.

Cultura. - Della religione lidia non sappiamo che pochissimo e finora non si è potuto stabilire quali dei fossero veramente lidî. La dea Libebe adorata a Sardi non è altri che la divinità micrasiatica Cibele, e Sandon, l'Eracle lidio, deriva dalla Cilicia.

Dell'arte dei Lidî si conoscono la ceramica, i gioielli, qualche rilievo e segnatamente i tumuli funerarî. La necropoli dei re lidî si trova presso Sardi, a settentrione della città, nella località chiamata ora in turco Bin Tepe. Qui si possono vedere ancora oggi numerose colline artificiali la più grande delle quali già l'antichità attribuiva al re lidio Aliatte. Sono tumuli di varia grandezza, alcuni addirittura colossali. La tomba di Aliatte sembra quasi una montagna. Essa era rivestita di pietra ed ha nell'interno la camera funeraria. Le pareti della camera sono rivestite di grandi blocchi di marmo grigio bene squadrati. Un lungo corridoio a vòlta conduce verso l'esterno. Nello stesso luogo si vede ancora un centinaio di altri tumuli dello stesso tipo. Un tumulo importante (della seconda metà del sec. VI) si trova anche a Belevi, sulla cima di una collina. Tutte queste sepolture sono dello stesso tipo che è rappresentato dalla cosiddetta Tomba di Tantalo presso Smirne, la quale dovrebbe risalire però a una civiltà più antica, verosimilmente alla frigia. L'architettura funeraria è il solo ramo dell'arte che abbia lasciato tracce sul suolo della Lidia. Il paese aveva d'altronde anche santuarî ed edifici pubblici, dei quali non sappiamo che molto poco. La Lidia diede il nome a una specie di mattoni, i mattoni lidî.

Le monete lidie, le prime che si conoscessero nel bacino del Mediterraneo, sono notevoli anche dal punto di vista artistico. Le prime furono di elettro, poi d'oro e d'argento. Nel diritto si vedono impressi animali simbolici (volpe, uccelli, toro, leone, grifo). Tra le arti minori la ceramica e la gioielleria avevano raggiunto grande perfezione.

Lingua. - Soprattutto per merito degli archeologi austriaci J. Keil e A. v. Premerstein, e poi degli scavi americani a Sardi, conosciamo oggi 51 testi lidî, tra i quali 3 iscrizioni bilingui: una lidio-aramaica e due, brevi, lidio-greche.

I Lidî si servivano d'un alfabeto greco, al quale avevano aggiunto nuovi segni per denotare, evidentemente, suoni che la lingua greca non possedeva. La lingua fa un'impressione esotica specialmente per l'accumularsi di consonanti, come mrslaš, bukmλis, pedkmλ. Il suo vocabolario ha un aspetto assolutamente non indoeuropeo e quindi ben poco si può comprendere dei testi che non siano bilingui. Tuttavia si riconoscono nella flessione delle concordanze con l'indoeuropeo: il nominativo esce o in -s (vãnas, Ibśimsis, Artimus, Pλdãnś) o in -d, e quest'ultima terminazione si ha non soltanto nel pronome come nell'indoeuropeo (latino illud), ma anche nei sostantivi (mrud "pietra sepolcrale") e negli aggettivi (Manelid "apparnenente a Manes"). L'accordo delle terminazioni somiglia a quello dell'indoeuropeo, per es.: eśś vãnaś Kumlilis "questa caverna sepolcrale appartiene a Kumlis". Un caso obliquo uscente in nasale, per es., esννaν lapirisaν ricorda l'accusativo greco in ν. Specialmente notevole è l'aspetto indoeuropeo del pronome interrogativo relativo pis pid (il p iniziale è tuttavia una congettura), = lat. quis quid, osco pis, pid; accanto esiste il relativo kud con iniziale gutturale. Anche la traduzione del nome lidio Kandaules con "strozzacani", in una poesia d'Ipponatte risale a un'etimologia indoeuropea; cfr. lat. canis e slav. daviti "strozzare". L'enclitica pospositiva -c "e" rassomiglia alla particella latina -que, la negazione ni alla latina ne, nik... nik "né... né" al lat. nec... nec. Nella coniugazione, finalmente, le terminazioni della 3ª persona -d e -nt somigliano alle latine: lat. arc.: fecid, ferunt. Questo notevole carattere indoeuropeo non si può ascrivere a una penetrazione del vicino frigio, (che ha un altro pronome relativo jos, mentre non possiede nomi in -d) ma piuttosto a quella penetrazione nella regione di popolazioni parlanti lingua indoeuropea cui si è accennato sopra.

Il passo di Erodoto (I, 98) che fa venire gli Etruschi dalla Lidia, suggerisce la domanda se il lidio sia imparentato con l'etrusco. A questa domanda si può provvisoriamente rispondere che il lidio ha diversi fenomeni comuni con l'etrusco - come il caso indiretto in -λ, la scomparsa delle vocali post-toniche (lidio Ibï-imsis "a Efeso"), la particella -k = etr. -c "e" (anche indoeuropeo), ma che sono tuttavia due lingue (non dialetti) differenti.

Bibl.: Della storia della Lidia e della sua civiltà trattano le storie dell'antichità in genere. Si v. inoltre A. H. Sayce, The ancient Empires of the East, Londra 1883; H. Gelzer, Das Zeitalter des Gyges, in Rhein. Museum, XXX (1875), pp. 230-268; G. Radet, La Lydie et le monde grec aux temps de Mermnades, Parigi 1893; E. Meyer, Forschungen zur alten Geschichte, I, Halle 1892; R. Schubert, Geschichte der Könige von Lydien, Breslavia 1884; R. Dussaud, La Lydie et ses voisins aux hautes époques, in Babyloniaca, XI, pp. 69-174; L. Alexander, The kings of Lydia, Princeton 1913; K. Buresch, Aus Lydien, Lipsia 1898; J. Keil e A. von Premerstein, Reise in Lydien, Lipsia 1900. I risultati degli scavi degli Americani a Sardi sono pubblicati nell'opera Sardis, della quale il primo volume è uscito nel 1922 a Leida; v. inoltre: D. G. Hogarth, Ionia and the East, Oxford 1909; G. Perrot e Ch. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, V, Parigi 1890, pp. 265-308. - Le iscrizioni lidie trovate dall'American Society furono pubblicate, e utilizzate per la grammatica da E. Littmann, Lydian Inscriptions, in Sardis, VI, I, Leida 1924; da W. Brandenstein, in Wiener Zeitschr. für die Kunde d. Morgenlandes, XXXVI, p. 263 segg.; XVIII (1932), pp. 1-67. W. E. Buckler ne preparò un'edizione completa Sardis, VI, ii, Leida 1924, che elenca la bibl. preced. L'iscrizione bilingue lidio-aramaica è stata ultimamente studiata da P. Kahle e F. Sommer, in Kleinasiat. Forschungen, I (1927), p. 18 segg. Il materiale più antico in P. Kretschmer, Einleitung in die Gesch. d. griech. Sprache, Gottinga 1896, p. 384 segg.