Licheni

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

licheni

Laura Costanzo

Un fungo e un’alga uniti da un legame indistruttibile

I licheni sono associazioni molto strette, dette simbiosi, di un’alga verde e di un fungo che vivono insieme scambiandosi sostanze nutritive che ne assicurano la reciproca sopravvivenza. I licheni si trovano ovunque, anche negli ambienti più inospitali, tranne che nelle grandi città industrializzate nelle quali, a causa dell’inquinamento, non riescono a sopravvivere

Come riconoscere i licheni

Non molti sanno che alcune chiazze di colore rosso, giallo, arancio, verde, grigio o nero che ricoprono la corteccia degli alberi o altre superfici libere come rocce, sassi o muri, ma anche cemento, vetro o filo spinato, spesso sono licheni, organismi vegetali prodotti della stretta associazione di un fungo con un’alga verde, cioè della loro simbiosi. Alcuni sono gelatinosi, altri aderiscono alla superficie in modo simile alle ‘croste’ che chiudono le ferite, altri sembrano foglie appiattite, altri ancora, detti fruticosi, hanno piccoli rametti molto ramificati che formano cespuglietti.

Tra i più conosciuti vi sono il lichene delle renne (Cladonia rangiferina) di cui si nutrono appunto le renne, e anche la barba di bosco o barba di larice (genere Usnea), facile da riconoscere perché pende come una barba verdastra dai rami di alcuni alberi, soprattutto di Conifere. Il lichene della manna (Lecanora esculenta), invece, è un alimento delle popolazioni dell’Africa settentrionale. Questo lichene, una volta staccato dalla superficie su cui si sviluppa, rotola e forma leggerissimi corpi tondeggianti che il vento solleva e fa ricadere come una pioggia. Alcuni pensano che la manna di cui ci parla la Bibbia e che nutrì gli Ebrei durante il viaggio verso la terra promessa non sia altro che questo particolare lichene.

La simbiosi tra due organismi:un vantaggio reciproco

I licheni sono formati da due organismi che vivono associati: un’alga verde o azzurra e un fungo microscopico, i quali insieme formano un unico organismo. Se si preleva una piccola porzione del loro corpo, detto tallo, e la si osserva con l’aiuto di un microscopio, si riconoscono filamenti sottili intrecciati tra loro in cui sono sparse cellule tondeggianti. I filamenti sottili e incolori sono le ife del fungo che formano una specie di rete che trattiene nelle sue maglie le alghe unicellulari. La sopravvivenza di ciascun lichene dipende da entrambi gli organismi che da soli altrimenti non potrebbero sopravvivere: è come se i due organismi che formano il lichene (per ciò detti simbianti) avessero stipulato tra loro un patto in cui ognuno offre vantaggi che garantiscono la sopravvivenza dell’altro. L’alga verde, poiché svolge la fotosintesi, produce gli zuccheri, sostanze complesse di cui si nutre il fungo; da parte sua il fungo rifornisce l’alga di acqua e di sali minerali che assorbe dalla superficie su cui poggia.

Pionieri e… spugne

Molti licheni intaccano e disgregano le rocce su cui vivono, proprio come fanno l’acqua, il vento o il gelo. Producono così piccole particelle che nel tempo formeranno il suolo, permettendo lo sviluppo successivo di muschi, epatiche, felci e piante superiori. Ecco perché i licheni sono detti organismi pionieri: in effetti colonizzano per primi ambienti inospitali dove è difficile immaginare qualsiasi forma di vita, e dove riescono a sopravvivere perché durante i periodi difficili si seccano completamente sospendendo tutte le attività vitali come gli animali che vanno in letargo. Solo quando torna la pioggia, la nebbia o la rugiada riprendono le loro attività vitali accrescendosi lentamente: alcuni di un decimo di millimetro, altri fino a un massimo di 10 mm!

Chi vive nelle grandi città o nei grossi poli industriali, dove l’emissione nell’aria di sostanze inquinanti è elevata, avrà poche opportunità di osservare un lichene. In questi ambienti, chiamati deserti lichenici, i licheni non sopravvivono proprio perché il loro tallo assorbe come una spugna, senza alcuna possibilità di eliminarle, tutte le sostanze presenti nell’aria, comprese quelle inquinanti. Queste ultime, in particolare, distruggono la clorofilla, provocando rapidamente la morte dell’alga e, in seguito, dell’intero organismo.

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