Libro

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

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Alessandro Laterza

Innovazione tecnologica

Tra il 1980 e il 2000 le modalità di produzione dei l. sono state profondamente innovate soprattutto per quanto concerne la fase di prestampa, e cioè: composizione di testi, impaginazione di testi e immagini, incisione delle lastre di stampa (o matrici, in alluminio) che vengono poi montate sulle macchine tipografiche.

Decisivo è stato in questo senso lo sviluppo, negli anni Sessanta e Settanta del 20° sec., della fotocomposizione, cioè della riproduzione su carta fotografica, pellicola e lastre di stampa, di testo e immagini composti e impaginati con videoterminale. La fotocomposizione è definita sistema di composizione 'a freddo' in quanto alternativo alla composizione 'a caldo', fondata sull'uso di macchine linotype e monotype che prevedevano la fusione in piombo dei caratteri. La composizione 'a freddo' è diventata di uso corrente soltanto a partire dalla metà degli anni Ottanta, quando sono stati commercializzati, in un breve arco di tempo, computer, stampanti, scanner per l'acquisizione di immagini sotto forma di file, fotounità e soprattutto software in grado di integrare le diverse fasi di lavorazione (in particolar modo, le im-paginazione di testi e immagini) con flessibilità sempre più alta e costi di acquisizione e manutenzione dei macchinari sempre più bassi.

I nuovi ritrovati tecnologici, e i molteplici sviluppi che hanno avuto, sono gli elementi fondamentali del desktop publishing (DTP), che in pochi anni ha rimpiazzato i sistemi 'dedicati', ovvero destinati alla sola fotocomposizione. Nel DTP testo e illustrazioni vengono acquisiti su personal computer con programmi di videoscrittura e grafica o con dispositivi di scansione e digitalizzazione (scanner). I materiali acquisiti vengono poi elaborati con software specifico che raccoglie e impagina i contenuti testuali, illustrativi o fotografici. Il file completo viene quindi inviato a una fotounità che stampa le pellicole, usate in seguito per incidere le lastre fotosensibili che vengono poi applicate ai cilindri delle macchine per la stampa: di qui la definizione del processo complessivo come computer to film (CTF, 'dal computer alla pellicola'). Rispetto a questo, ulteriori evoluzioni sono rappresentate dal processo computer to plate (CTP, 'dal computer alla lastra'), che consente di incidere direttamente le lastre di stampa evitando il passaggio in pellicola, e dal computer to press (CTPress, 'dal computer alla macchina da stampa'), che, a partire dal file digitale, consente l'incisione diretta delle lastre, preventivamente montate su appositi cilindri della macchina per la stampa.

Di impatto ancora più forte è il processo computer to print (CTPrint, 'dal computer alla stampa'): questo metodo consente di trasferire i testi direttamente, senza incisione di lastre, dal computer alla macchina per la stampa, che li riproduce con una impressione di inchiostro (toner) secondo lo stesso principio delle fotocopiatrici. Questo sistema ha la caratteristica fondamentale di consentire non solo un enorme snellimento della prestampa, ma anche di favorire grande flessibilità ed economicità sulle basse tirature (viene eliminata completamente la lastra di stampa), nonché una forte riduzione di costi e problemi di manutenzione e stoccaggio di impianti di pellicole e di lastre. L'applicazione più 'avveniristica' di queste tecnologie è il print on-demand ('stampa a richiesta'): essa prevede anche che possa essere prodotta una tiratura di una singola copia per soddisfare la richiesta di un singolo lettore o, addirittura, che tale operazione possa essere trasferita a terminali periferici (dislocati, per es., nelle librerie) in grado di 'far uscire' il testo nel formato più gradito al richiedente.

I mestieri del libro. - Le innovazioni appena descritte sono solo una parte dei molteplici cambiamenti che la tecnologia di produzione dei l. ha subito negli ultimi decenni. Esse sono tuttavia alla base dei principali mutamenti che si sono verificati nell'organizzazione del lavoro e nella definizione dei profili professionali: i linotipisti e i monotipisti, un tempo 'principi' delle tipografie; i correttori di prime e seconde bozze e gli indicisti; i montaggisti che, su un tavolo luminoso, ordinavano manualmente le pellicole (riproducenti testi e immagini) seguendo le tracce dei menabò cartacei montati in redazione; tutte queste figure professionali, un tempo preziosissime, sono ormai pressoché estinte.

I testi digitati dagli autori su computer vengono oggi 'gestiti' da operatori che attribuiscono alle diverse parti stili tipografici diversificati (vale a dire codici informatici che 'traducono' il progetto grafico previsto per il l.), inseriscono le immagini e gli apparati di corredo, definendo in video i dettagli più minuti d'impaginazione. Operazioni una volta molto complesse, come, per fare qualche esempio, l'inserimento (o la sottrazione) di rilevanti porzioni di testo su un impaginato o la correzione di una tabella oppure di una cartina geografica, si risolvono con grande facilità e rapidità.

Le principali criticità realizzative nel processo di produzione dei l. sono notevolmente cambiate. La possibilità che vi siano gravi errori (i 'refusi') o salti (i 'pesci') nella riproduzione del testo dell'autore è virtualmente sparita, non essendoci più un'operazione intermedia di composizione ovvero di trasferimento, attraverso digitazione, su piombo o a videoterminale, dei testi consegnati in dattiloscritto o manoscritto dall'autore. Lo stesso lavoro di revisione da parte dei redattori può essere svolto su computer, avvalendosi di molteplici utilità informatiche (per es., i sistemi di ricerca delle parole per applicare le 'uniformità' di grafia) e ridimensionando le fasi di correzione delle bozze. Della medesima opera, inoltre, possono essere tratte diverse versioni senza particolari difficoltà. Il dialogo tra gli autori, i redattori, i centri di fotocomposizione e tipografie può agevolmente svolgersi per il tramite di Internet che, con le nuove linee ad alta capacità, consente di trasferire in tempo reale, a centinaia di chilometri di distanza, file di volumi da stampare o impaginati molto complessi da rivedere.

Questa articolata evoluzione ha generato considerevoli vantaggi. In particolare, i tempi e l'iter di produzione di qualsivoglia tipologia di l. sono stati considerevolmente ridotti. Per es., la realizzazione di un'opera illustrata con immagini a colori non è più condizionata dalla complessa operazione di montaggio manuale delle singole pellicole (quattro o cinque), generanti una singola pagina a stampa, che richiedeva tempi lunghi e presentava forti rischi di errore o imprecisione (immagini 'fuori registro'). Ugualmente, l'introduzione del computer to print e le sperimentazioni del print on-demand consentono di rendere disponibili, con risultati più che accettabili dal punto di vista della resa grafica, titoli di catalogo la cui richiesta non giustifica la realizzazione di una tiratura con tecnologie di stampa convenzionali. Anche l'uso di Internet apre, pur con non pochi limiti, nuove possibilità attraverso l'e-book, il l. in formato elettronico direttamente distribuito in rete; ovvero l'e-commerce, con transazioni realizzate direttamente sul web tra lettori e case editrici o intermediari specializzati (v. editoria).

Non si può, tuttavia, negare che sono emersi anche alcuni aspetti negativi: in particolare, con il venir meno delle molteplici fasi di composizione, correzione, riscontro - caratteristiche della modalità tradizionale di produzione - il grado di controllo dei testi e degli impaginati si è notevolmente ridotto, inducendo la permanenza di errori e imprecisioni risalenti non di rado all'originale d'autore; né va trascurato che il ridimensionamento e la terziarizzazione delle redazioni e delle relative costellazioni di collaboratori esterni hanno notevolmente ristretto il principale canale di individuazione e selezione di personale qualificato per le case editrici. Resta peraltro tutta da esplorare la frontiera della digitalizzazione dei cataloghi editoriali e della loro possibile concezione come archivi multimediali dai quali poter estrarre: materiali di approfondimento o corredo ai l. su supporto cartaceo, prodotti editoriali off line (DVD), 'pacchetti' veicolabili su Internet. In questa dimensione, applicabile soprattutto ai settori dell'editoria scolastica, universitaria, tecnica e professionale, di enciclopedie e dizionari, la prospettiva è quella di coltivare le nuove professionalità della 'gestione dei contenuti'.

L'orizzonte quantitativo

Per quanto concerne l'entità della produzione libraria in Italia, assumendo come anno di riferimento il 2004, le case editrici hanno prodotto circa 54.000 titoli con una tiratura intorno ai 243 milioni di copie. Questi indicatori quantitativi, che non comprendono i dati relativi alle vendite di l. allegati a quotidiani e settimanali (v. editoria), vedono, rispetto al 2000, una sostanziale stabilità per quanto concerne il numero di titoli pubblicati e una significativa flessione per quanto concerne la tiratura complessiva (−3%, pari a ca. 25 milioni di copie). Conseguenza immediata di questo quadro è la diminuzione della tiratura media per titolo che, nel 2003, si è assestata sulle 4500 copie (considerando anche i best seller) contro le 4900 del 2000 e le 5800 del 1990.

Il numero di titoli pubblicati ha avuto un notevole incremento nel tempo: dai 19.700 ca. del 1980 ai 37.800 ca. del 1990 sino alla punta massima di 55.500 del 2001. L'entità è cospicua se raffrontata agli indici di lettura che in Italia vedono solo il 40-45% ca. della popolazione con più di 6 anni leggere almeno un l. (non scolastico) all'anno. Ma risulta ragionevolmente proporzionata se si considera il rapporto fra le opere pubblicate e la popolazione. Con 0,94 titoli per mille abitanti, l'Italia - sempre nel 2004 - risulta sostanzialmente in linea con Francia (1,05) e Germania (0,90); il forte divario rispetto a Spagna (1,82) e Gran Bretagna (2,10) è spiegato dal fatto che questi Paesi dispongono di grandi bacini di utenza al di fuori dei confini nazionali.

Per quanto concerne le tipologie di titoli pubblicati, nel 2004, il 63,8% è rappresentato da novità; il 36,2% da ristampe ed edizioni successive. L'84,1% dei titoli è classificato come editoria varia (narrativa, saggistica, manualistica, l. illustrati, dizionari, atlanti, parascolastica e l. universitari e professionali); il 9,1% come editoria scolastica da adozione; il 6,8% come editoria per ragazzi.

L'insieme dei dati disponibili sembra indicare l'intrecciarsi di due precise linee di tendenza. Da un lato, si registra un fenomeno positivo: le case editrici hanno moltiplicato e diversificato la propria offerta in termini di assortimento di catalogo, impiegando al meglio i ritrovati dell'innovazione tecnologica e venendo incontro a una domanda sempre più diversificata e articolata. Dall'altro, è impossibile non osservare, in senso negativo, che l'incremento dei titoli e il decremento delle tirature sono rappresentativi indici di una carenza di domanda sotto il profilo quantitativo che solo in parte può considerarsi colmata dal fenomeno delle vendite di libri in edicola.

Libri e lettori

Stando ai dati forniti dall'Istat, nel 2005 ha letto almeno un l. all'anno (escludendo quelli di uso scolastico) il 42,3% della popolazione italiana di età superiore ai 6 anni: una realtà certo insoddisfacente, benché in progressivo miglioramento rispetto al 1999-2000, quando il livello di incidenza dei lettori è precipitato a poco più del 38%. Dei 23.300.000 lettori italiani del 2005, il 47,5% ha letto da 1 a 3 l.; il 16,5% da 4 a 11; il 5,7% più di 12. Le proporzioni di questa ripartizione restano sostanzialmente stabili rispetto ai precedenti rilevamenti e confermano 'l'anomalia' italiana che vede una élite colta piuttosto forte a fronte di uno stato di relativa arretratezza dei consumi culturali della popolazione vista nel suo complesso.

È da segnalare che gli indici di lettura subiscono sensibili variazioni in ragione della dislocazione territoriale: nell'anno 2005 nell'Italia settentrionale i lettori di almeno 1 l. sono il 50,4% della popolazione e nell'Italia meridionale e insulare il 30,5%. Il divario tra Nord e Sud è talmente macroscopico che si discute se i lettori e la lettura siano una variabile dipendente dal reddito pro capite, e quindi dal grado di sviluppo economico delle singole aree, o se, al contrario, la consistenza del numero di lettori sia un fattore propulsivo dello sviluppo economico.

Le donne (47,9%) leggono più degli uomini (36,4%). E i giovani leggono più degli adulti: il 60,5% della popolazione italiana tra gli 11 e i 14 anni ha letto nel 2005 almeno 1 l. (contro, per es., il 48,7% della classe di età tra i 25 e i 34 anni): è evidente qui l'influsso della scuola che, tuttavia, non riesce a stabilizzare le abitudini di lettura degli studenti.

Un aspetto che va preso in considerazione è il cattivo stato di salute della 'lettura pubblica', cioè del sistema bibliotecario italiano. Delle 6430 biblioteche di pubblica lettura rilevate dall'ISTAT solo poco più del 30% dispone di un patrimonio librario di almeno 10.000 volumi; e solo il 2,6% dispone di più di 100.000 volumi. Pur non mancando esperienze di eccellenza, la funzionalità delle biblioteche (orario di apertura, quantità e qualificazione del personale, aggiornamento della dotazione libraria) è ridotta. Così come è confermato lo squilibrio tra Nord (7000 abitanti in media per ciascuna biblioteca pubblica) e Sud (11.000). Anche le biblioteche scolastiche - con le consuete eccezioni che confermano la regola - sono poche, poco attrezzate e poco attive (solo il 13% degli studenti frequenta la biblioteca scolastica). Non sorprende, quindi, che, secondo l'Indagine multiscopo 2003 dell'ISTAT, solo il 6% della domanda di lettura in Italia sia soddisfatto in biblioteca e che solo il 12,7% della popolazione con più di 11 anni abbia frequen-tazione abituale di biblioteche.

Bibliografia

ISTAT, Cultura, socialità e tempo libero. Indagine multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana", Roma 2005.

Rapporto sullo stato dell'editoria in Italia 2005, a cura di G. Peresson, Milano 2005.

Associazione italiana editori, Investire per crescere. Materiali per una discussione, Milano 2006.

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