LIBIA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Libia

Paolo Migliorini
Ciro Lo Muzio
Geografia umana ed economica

di Paolo Migliorini

Stato dell'Africa settentrionale. Secondo i dati provvisori, al censimento del 2003 la L. contava 5.678.484 ab., saliti a 5.853.000 a una stima del 2005. Il tasso di accrescimento demografico (2% medio annuo) è dovuto soprattutto all'elevata natalità (26,5‰ nel 2006), cui si contrappone una mortalità scesa al 3,5‰, mentre modesto è l'apporto dei flussi migratori. In realtà la L. è divenuta il principale Paese di transito per gli emigrati clandestini africani e maghrebini diretti in Europa: dalle sue coste parte ormai la maggior parte delle navi destina-te in Italia (v. oltre: Storia). Nel 2006 la L. occupava il 64° posto nella graduatoria mondiale dei Paesi per livello di sviluppo umano (speranza di vita alla nascita: 76,5 anni; tasso di alfabetizzazione: 82,6%; reddito pro capite a parità di potere d'acquisto: 6700 dollari).

Dopo il periodo di isolamento diplomatico ed economico che ha caratterizzato il Paese negli ultimi anni del 20° sec. e oltre, la L. ha cominciato a cogliere i frutti della sua decisione di risarcire i danni prodotti dagli attentati aerei compiuti dai libici nel 1988-89 e di bloccare tutti i programmi di produzione di armi chimiche e nucleari, accettando ispezioni internazionali sul proprio territorio. In seguito a questa svolta della politica estera libica, le sanzioni delle Nazioni Unite, imposte nel 1992, sono state abolite nel corso del settembre 2003. Successivamente gli Stati Uniti hanno gradualmente soppresso le loro sanzioni e hanno di conseguenza modificato il giudizio sulla nazione libica da 'sostenitrice del terrorismo internazionale' a 'nazione amica dell'Occidente'. La migliorata situazione geopolitica ha innescato un frenetico interesse da parte degli investitori stranieri. Per quanto le autorità governative siano propense ad attirare investimenti in tutti i settori dell'economia (costruzioni, turismo e telecomunicazioni sono quelli più suscettibili di sviluppo), il settore degli idrocarburi è quello che suscita la maggiore attenzione.

Le riserve provate di petrolio ammontavano a 5,1 miliardi di t nel 2004 (equivalenti al 3,3% delle riserve mondiali), mentre quelle di gas naturale a 1490 miliardi di m3 (pari al 7% delle riserve mondiali), ma è presumibile che entrambe siano molto più consistenti di quanto indichino questi dati, in quanto grandi estensioni del territorio libico sono ancora inesplorate, ed è probabile che le moderne tecniche di prospezione consentiranno altri ritrovamenti. La L. è considerata un 'gigante petrolifero dormiente'. Malgrado l'entità delle riserve, la produzione di greggio, che nel 1975 aveva raggiunto la cifra di 72,8 milioni di t, si aggirava nel 2004 intorno a una quantità analoga (75,5 milioni di t), ma è prevedibile che in seguito alla riorganizzazione della National Oil Corporation of Lybia (NOC) e al rilascio di nuove licenze di esplorazione a compagnie straniere, la produzione possa in futuro crescere notevolmente. Il petrolio domina l'economia, in quanto rappresenta il 93% delle esportazioni, il 75% delle entrate statali e la principale fonte di valuta estera. Pertanto l'economia appare particolarmente sensibile alle fluttuazioni del prezzo del greggio sul mercato mondiale. Per effetto dei crescenti proventi delle esportazioni di petrolio l'economia libica è entrata nel corso dei primi anni del 21° sec. in una fase di espansione sostenuta, nonostante il permanere di certe rigidità strutturali e la lentezza del processo di transizione da un'economia orientata in senso socialista a un nuovo assetto che il presidente M. Gheddafi (al-Qaḏḏāfī) ha definito capitalismo popolare. La disoccupazione rimane peraltro molto alta (circa il 30% della forza lavoro). Secondo una stima del 2001, la forza lavoro era così suddivisa tra i diversi settori di attività economica: agricoltura 7,1%, industria 23,1%, servizi 69,8%.

Allo scopo di ridurre la dipendenza dal petrolio come unica fonte di reddito per la nazione, il governo libico punta soprattutto sullo sviluppo dell'agricoltura. Le condizioni climatiche difficili e la povertà dei suoli (oltre il 95% del territorio del Paese è desertico) limitano fortemente la produttività di questo settore, mentre il concomitante aumento della popolazione e dei redditi comporta consumi alimentari crescenti. La produzione interna di alimenti copre appena il 25% del fabbisogno. Circa l'80% della produzione agricola proviene dalle regioni costiere, dove le falde acquifere sotterranee sono sovrasfruttate e compromesse da intrusioni saline. Il governo attribuisce un'importanza prioritaria alla valorizzazione di nuove risorse idriche, per ampliare la superficie messa a coltura. A questo scopo ha intrapreso nel 1984 la realizzazione di un faraonico progetto, noto come Grande fiume artificiale, per convogliare le acque captate da falde freatiche profonde dal sottosuolo dei deserti interni. In fase di avanzata realizzazione, la rete di quasi 4000 km di gigantesche tubature sotterranee, avrà una capacità di trasporto di 5 milioni di m3 di acqua al giorno, e permetterà di accrescere la superficie coltivata, che nel 1991 misurava 327.000 ha, di oltre 200.000 ha. Sarà così assicurata una maggiore autosufficienza alimentare, nonché un'integrazione di fabbisogni idrici domestici e industriali delle città costiere (Tripoli, Bengasi, Sirte). Per quanto riguarda le attività industriali, esclusi i settori petrolifero e delle costruzioni, si è registrata una notevole espansione dell'apparato industriale, già prevalentemente dedito alla lavorazione di prodotti agricoli, con stabilimenti petrolchimici, siderurgici e per la produzione di alluminio. Per le esportazioni (greggio e derivati dalla sua raffinazione) e per le importazioni la L. ha come principale partner l'Italia (42,6% del totale le prime, 19,1% le seconde). Grazie alla progressiva riapertura dei rapporti internazionali, è in ripresa il turismo, diretto ai siti archeologici (Leptis Magna, Sabratha) e nel deserto (Fezzan).

Storia

di Ciro Lo Muzio

La consegna alla giustizia britannica dei due cittadini libici accusati del disastro aereo provocato nei cieli di Lockerbie (Scozia, dic. 1988) segnava, nel 1999, un significativo cambiamento di rotta nella politica estera del presidente M. Gheddafi (al-Qaḏḏafī). Il 16 aprile l'ONU sospendeva l'embargo imposto alla L. nel 1992. Alla fine del 1999 Gheddafi accettava di pagare il risarcimento ai familiari di Y. Fletcher, poliziotta inglese uccisa nel 1984 a Londra, ammettendo la piena responsabilità della L. nell'omicidio; si apriva così una via alla normalizzazione dei rapporti diplomatici fra la L. e il Regno Unito. Rimanevano tuttavia in vigore le sanzioni applicate unilateralmente dagli Stati Uniti.

Nello stesso anno Gheddafi volgeva le spalle alla Lega araba, dimostratasi incapace, secondo il leader libico, a fornire risposte chiare sulla questione palestinese e sulla crisi irachena. Egli orientava invece il suo interesse verso l'Africa, facendosi promotore di un ambizioso progetto di unità africana. Nell'assemblea straordinaria dell'OAU (Organization of African Unity) a Sirte, in L., Gheddafi auspicava un rafforzamento dell'organizzazione - che per sua iniziativa fu ri-denominata (ma ufficialmente solo nel 2002) Unione Africana (AU, African Union) -, l'istituzione di un parlamento e di una corte di giustizia panafricani e l'unione monetaria africana. Il progetto, che ambiva anche a contrastare la crescente influenza esercitata dalle potenze occidentali nel continente, incontrò grande accoglienza in alcuni Stati africani, ma un ben più moderato entusiasmo in altri (in particolare, la Repubblica Sudafricana).

Effetto collaterale di questa apertura verso l'Africa subsahariana (cui la L. diede riscontro concreto, anche negli anni successivi, con aiuti umanitari, accordi commerciali e supporto militare) fu, tuttavia, un notevole incremento nella presenza in L. di immigrati provenienti da Niger, Nigeria, Ciad, Sudan e Ghana. Ne derivarono tensioni crescenti con la popolazione locale che sfociarono (sett. 2000) in una serie di scontri in tutto il Paese (i più gravi quelli verificatisi ad al-Zawiya, a ovest di Tripoli); oltre 100 immigrati persero la vita, mentre in ottobre circa 30.000 furono espatriati.

Nei primi anni del 21° sec. la L. si mostrò nettamente orientata verso il cambiamento anche in politica interna. Nel 2000 Gheddafi lanciò un programma di riforme che mirava a una decentralizzazione radicale delle funzioni del governo. Gli scandali finanziari che, nel 2000-01, videro implicati anche alti esponenti del governo e della Banca centrale di Libia testimoniavano, tuttavia, la diffusa corruzione che affliggeva il Paese. Il leader libico portò avanti la sua politica riformista anche negli anni successivi, promuovendo una maggiore apertura del mercato libico agli investimenti stranieri e la privatizzazione sia del settore petrolifero sia di quello bancario; nel settembre 2003 affidava l'incarico di primo ministro a un esperto di economia, š. ġanem.

Nel 2003 i rapporti della L. con la comunità internazionale si avviarono a una svolta decisiva quando il presidente si assunse la responsabilità del disastro aereo di Lockerbie e dichiarò di accettare di farsi carico del risarcimento delle famiglie delle vittime, di impegnarsi a cooperare con qualsiasi ulteriore inchiesta sul caso e di offrire piena collaborazione alla 'guerra al terrore'; in settembre l'ONU abrogava definitivamente l'embargo. Sempre nel 2003, soprattutto grazie al sostegno degli Stati africani con i quali aveva rafforzato la sua alleanza, la L. veniva eletta (con 33 voti su 53) a presiedere la Commissione per i diritti umani dell'ONU; la scelta fu contestata da diverse organizzazioni internazionali impegnate nella difesa dei diritti umani, da sempre critiche nei confronti dello scarso rispetto della libertà e dei diritti civili nel Paese nord-africano.

Nell'ott. 2003 gli Stati Uniti accusarono la L. di aver incrementato gli acquisti di componenti per armi biologiche e chimiche annunciando l'inserimento del Paese nella lista degli Stati costituenti l''asse del male' (con l'Irān, l'Irāq e la Corea del Nord); Stati Uniti e Regno Unito denunciarono, inoltre, l'esistenza di un programma di armamento nucleare in uno stadio avanzato di realizzazione. Spiazzando i suoi accusatori, Gheddafi aderì alla Convenzione sulle armi chimiche e firmò un protocollo aggiuntivo che autorizzava lo svolgimento di ispezioni da parte dell'IAEA (International Atomic Energy Agency), le quali produssero le prove di progetti libici in campo nucleare, seppure in una fase iniziale. Più tardi la L. acconsentì alla richiesta di far eseguire a ufficiali statunitensi e britannici l'incarico di distruggere e rimuovere il materiale nucleare. Nel giugno 2004 ricominciava l'esportazione di petrolio dalla L. verso gli Stati Uniti, che, nel dicembre dello stesso anno, sospendevano ufficialmente le sanzioni unilaterali. Immediata fu la ricaduta positiva anche sui rapporti diplomatici ed economici con l'Europa; il primo capo di governo europeo a recarsi in visita in L. fu lo spagnolo J.M. Aznár (sett. 2003), seguito da S. Berlusconi (febbr. 2004) e da T. Blair (marzo). Un ulteriore progresso nella riabilitazione internazionale del Paese fu segnato dall'accordo con la Francia (genn. 2004), in base al quale Gheddafi accettava di risarcire i familiari delle vittime dell'attentato all'aereo della compagnia UTA, in Niger (1989, 171 morti). Nel maggio 2006 l'amministrazione statunitense annunciava l'intenzione di ripristinare pieni rapporti diplomatici con la L., che, indicata come modello di eccellente cooperazione nella 'guerra al terrore', veniva espunta dall'elenco dei Paesi dell''asse del male'.

Bibliografia

A. Del Boca, Gheddafi: una sfida dal deserto, Roma-Bari 2001.

Kh.I. Matar, R.W. Tabit, Lockerbie and Libya. A study in international relations, Jefferson (NC) 2004.

W.Q. Bowen, Libya and nuclear proliferation: stepping back from the brink, Abingdon-New York 2006.

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