LIBER CENSUUM

Enciclopedia Italiana (1934)

LIBER CENSUUM

Raffaello Morghen

. Il Liber censuum ecclesiae romanae è il registro, compilato nel 1192 dal cardinale Cencio Camerario, salito poi al trono pontificio col nome di Onorio III, di tutti i censi dovuti alla Chiesa da terre e chiese, a qualsiasi titolo censuales della Sede apostolica (concessioni enfiteutiche, beneficiarie, commendationes); da monasteri che godevano della defensio o tuitio pontificia o dell'esenzione dalla giurisdizione dell'ordinario; da principati e reami che si riconoscevano vassalli della S. Sede.

Anche prima di Cencio Camerario esistevano raccolte del genere, come il Polypticus di papa Gelasio I (sec. VI), il De privilegiis Romanae Ecclesiae di Deusdedit (1087), i libri dei censi di Eugenio III e di Adriano IV, la raccolta dei documenti che giustificavano i redditi della Chiesa fatta da Albino nel 1188. Ma Cencio Camerario, utilizzando anche il lavoro dei suoi predecessori, diede un ordine sistematico a così complessa materia, distribuendola secondo un piano esposto nella prefazione dell'opera, raccogliendo nello stesso tempo in regesto i diplomi e i documenti dei cartularî monastici o dei registri pontifici, che comprovavano l'entità dei censi dovuti alla Sede apostolica. Il Liber censuum è perciò la fonte più importante che si abbia per studiare l'organizzazione finanziaria della Chiesa; e in un momento in cui il papato si apprestava, con Innocenzo III, a sviluppare il saldo organismo della sua potenza, il Liber censuum è espressione viva di quella tendenza e documentazione concreta delle basi su cui poggiava quella nuova organizzazione economica della Chiesa. Il testo originale di Cencio Camerario fu riveduto, corretto, accresciuto e tenuto al corrente fino al tempo di Bonifacio VIII, e i numerosi codici che lo conservano dànno conto delle varie recensioni fatte in un secolo dell'opera primitiva. L'ediz. critica del Liber censuum fu iniziata da P. Fabre nella Bibliothèque des Ècoles franç. de Rome et d'Athènes, 1889, fasc. 1°, e fu continuata poi, alla morte del Fabre, da L. Duchesne, che pubblicò il 20 fasc. nel 1901.

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