LERO

Enciclopedia Italiana (1933)

LERO (Λέρος, A. T., 90)

Ardito DESIO
Doro LEVI

Una delle isole italiane dell'Egeo (v.); giace fra quella di Lisso (a. NO.) e quella di Calino (a SE.) a 37°9 di lat. N. e a 2°51′ di long. E.

Ha una lunghezza di 15 km., una superficie di 53 kmq. e presenta una forma molto irregolare. Tutta l'isola è occupata da rilievi, dei quali i più elevati stanno sulle due ali e culminano nel Monte Scumbarda a 328 m. s. m. (ala meridionale) e nei Monti Clidi a 320 m. (ala settentrionale). La costa è molto articolata e rocciosa, salvo sul fondo di sei grandi baie che intaccano profondamente il corpo dell'isola.

Dal punto di vista geologico l'isola di Lero risulta composta di uno scheletro scistoso-cristallino (micascisti, anfiboliti, filladi, calcescisti), sul quale s'adagia la serie sedimentaria, prevalentemente calcarea, nella quale sono rappresentati parzialmente il Paleozoico e il Mesozoico con facies lacustre.

L'isola di Lero è una delle più ridenti fra le isole italiane dell'Egeo. Le sorgenti vi sono numerose e abbondanti, la vegetazione spontanea abbastanza sviluppata su tutta l'isola, salvo sui maggiori rilievi calcarei. La popolazione è addensata specialmente nella parte centrale dell'isola, nel capoluogo, che forma ormai un tutto unico con le succursali marittime di S. Marina e di Pandeli. Altri villaggi si trovano nella Baia di Alinda e a Porto Lago, tutti collegati al capoluogo da strade rotabili; ma le case rurali sono sparse in tutta l'isola a eccezione solo dei rilievi maggiori. Durante l'estate a Lero affluiscono anche dei villeggianti, specialmente dall'Egitto.

Secondo il censimento del 21 aprile 1931 la popolazione ammonta a 6151 abitanti, compresa quella di alcuni isolotti dipendenti piuttosto lontani, come Levita e Farmaco, e di altri vicini, come Arcangelo, Pega, Farado e Strongilo. Gli abitanti, in buona parte greco-ortodossi, sono dediti per lo più all'agricoltura e al commercio. Le coltivazioni (grano, orzo, ulivo, tabacco, legumi, frutta) sono diffuse in tutte le zone meno elevate. Lero è toccata regolarmente dai piroscafi di varie linee di navigazione ed è collegata con Rodi da una linea telegrafica.

Monumenti. - Il capoluogo è dominato dal castello veneziano, che s'innalza su un'altura scoscesa ed è fornito di tre cinte nelle quali sono incastrati varî stemmi del sec. XVI e frammenti marmorei di arte bizantina. Sono congiunte con la seconda cinta per mezzo di un ambone le chiesette sotterranee di S. Giorgio e della Trinità. L'isola ha inoltre notevoli avanzi ellenici. Le più cospicue rovine sono verso la costa settentrionale, dove sorgeva il santuario di Artemide Parthénos, presso la località ancora oggi chiamata Parteni; forse non lungi da questa sorgeva anche la capitale antica. Altre rovine elleniche abbastanza cospicue sono quelle d' una piccola fortezza sull'estremità meridionale dell'isola, presso la località di Xerocambo.

Storia. - L'isola, con popolazione di origine lelega e caria, secondo la tradizione, comincia a essere menzionata nella storia dei Greci a proposito della sollevazione delle città ioniche, quando nell'inverno 497-96, apprestandosi Aristagora a ritirarsi dal comando dell'insurrezione, Ecateo di Mileto gli propose di scegliere tale isoletta a suo rifugio; poi, per lungo tempo, seguì le sorti di Mileto. La colonia milesia di Lero era così fiorente negli anni fra il 454 e il 451 a. C., da poter pagare ben 3 talenti alla Lega delio-attica. Più tardi Lero è raramente nominata dalle fonti antiche.

Nel 1306, in seguito a un accordo con i cavalieri di Rodi, l'isola passò nelle mani di Vignolo de' Vignoli, genovese; indi fu ceduta a un cavaliere tedesco e nel 1436 venne in possesso del veneziano Fantino Querini Bailli. Successero altri Italiani e stranieri sino al 1495, quando l'isola ritornò a far parte dei possedimenti dei cavalieri di Rodi.

Dal 1523 fu occupata dai Turchi, salvo per un breve periodo nell'anno 1648, durante il quale l'isola ritornò nelle mani di Venezia. Finalmente il 12 maggio 1912 venne occupata in nome dell'Italia da un distaccamento di marinai della R.N. S. Marco.

Bibl.: L. Ross, Reisen auf d. griech. Inseln des Aegaeischen Meeres, II, Stoccarda e Gottinga 1843, pag. 106 segg.; D. I. Ikonomopoulos, Λεριακά, Atene e Cairo 1888; W. R. Paton, Classical Review, VIII (1894), pag. 376 segg.; L. Bürchner, Die Insel Leros, Monaco 1898; R. M. Dawkins e A. J. B. Wace, in Annual Br. School, XII (1905-06), p. 172 segg.; L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, 1925, col. 2094 segg. Per il tributo di Lero agli Ateniesi, cfr. J. Beloch, Griechische Gesch., II, ii, 2ª ed., Strasburgo 1916, p. 367.