Bissolati Bergamaschi, Leonida

Dizionario di Storia (2010)

Bissolati Bergamaschi, Leonida


Politico (Cremona 1857-Roma 1920). Militò dapprima nelle file repubblicane; passò poi al socialismo, partecipando alle sue prime battaglie come propagandista nel Cremonese e nel Mantovano. Tra i fondatori del PSI (1892), collaboratore della Critica sociale, fu direttore dell’Avanti! dal suo primo numero (25 dic. 1896) al 1902. Eletto deputato (1897), fu fra i più attivi protagonisti dell’ostruzionismo parlamentare con cui l’estrema sinistra si oppose alle leggi antidemocratiche proposte da Pelloux dopo il 1898. Dal 1902-03 fra i capi della frazione riformista, contro l’intransigenza dei socialisti rivoluzionari sostenne l’inserimento delle organizzazioni proletarie nel tessuto nazionale e propugnò l’appoggio e la partecipazione ai governi riformatori. Contrastando l’atteggiamento assunto dal Partito socialista, non si oppose ai crediti militari e nel 1911-12 fu favorevole all’impresa libica. Perciò fu espulso dal partito (congresso di Reggio nell’Emilia, luglio 1912), e fondò con altri il Partito socialista riformista italiano. Favorevole all’intervento dell’Italia nella Prima guerra mondiale, che per B.B. aveva come fine l’emancipazione delle nazionalità, a 58 anni si arruolò volontario e fu gravemente ferito. Il 30 ott. 1916 entrò nel gabinetto Boselli (ministro senza portafoglio) e il 1° nov. 1917 in quello Orlando (per l’Assistenza militare e le pensioni). Si dedicò soprattutto alle relazioni fra il Comando supremo e il governo centrale, alla resistenza sul fronte e nel paese, e propugnò l’accordo con le nazionalità soggette all’Austria: per lo stesso motivo, dopo l’armistizio sostenne, in omaggio ai principi wilsoniani, l’inopportunità d’includere entro i confini italiani compatti gruppi allogeni. Dimessosi (27 dic. 1918) per contrasto con S. Sonnino, fissò i punti fondamentali del suo dissenso, a Milano, in un contrastato discorso alla Scala (31 dic. 1918).

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