FRANGIPANE, Leone

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRANGIPANE, Leone

Matthias Thumser

Nobile romano, la cui origine non è chiara.

La tesi riproposta spesso a partire dal Panvinio, secondo cui egli sarebbe figlio di un certo Giovanni Frangipane documentato per il secolo XI, non trova conferma nelle fonti. L'ipotesi di D. Whitton, secondo cui egli sarebbe figlio del più anziano Cencio (I), si fonda solo su un documento del 1088 che nomina un "leone cencii fraipanis filio" e risulta poco convincente. È certo che il F. era fratello di Cencio (II) - attivo sulla scena politica di Roma nel secolo XII - e parente stretto di Stefano Normanni, del quale viene detto "nepos". Ebbe certamente due figli, Oddone e Cencio.

Al pari dei suoi familiari più anziani, il F. fu all'inizio fautore della riforma gregoriana del Papato. Nel 1108 Pasquale II, accingendosi a lasciare per qualche tempo la città, gli affidò la reggenza di Roma insieme con Pietro di Leone, capostipite della famiglia Pierleoni. Ancora nell'ottobre del 1113 compare tra i presenti in occasione della sentenza emessa dal papa in un processo tra l'arcivescovo di Benevento e il vescovo di Troia.

All'inizio del 1118 però si ebbe una svolta radicale - e inaspettata anche per i contemporanei - nei rapporti tra i Frangipane e il Papato. Il fratello del F., Cencio, interruppe violentemente l'elezione di papa Gelasio e trascinò il papa eletto insieme con i cardinali nelle roccaforti dei Frangipane. L'attentato tuttavia fallì per l'opposizione della maggioranza della nobiltà romana e della cittadinanza. Il F., cui era stato affidato il compito di trovare un accordo, dopo avere fatto in modo che i prigionieri fossero rimessi in libertà, si prostrò pubblicamente ai piedi del pontefice.

Il 21 luglio 1118 ci fu un nuovo attentato dei Frangipane contro Gelasio II e questa volta il F. ebbe di certo un ruolo preponderante. Il papa aveva incautamente osato celebrare la festa di S. Prassede nell'omonima chiesa dell'Esquilino, sebbene questa si trovasse in una zona della città controllata dai Frangipane. Con una truppa armata il F. avanzò contro il papa e i suoi sostenitori, fra i quali il nobile romano Stefano Normanni. Gelasio II riuscì a fuggire nel corso del combattimento, ma decise di lasciare Roma e poco dopo partì alla volta della Francia, dove morì all'inizio dell'anno seguente.

Nelle vicende del 1118 sembra evidenziarsi per la prima volta un atteggiamento radicalmente diverso dell'intera famiglia nei confronti del Papato: i Frangipane si distaccarono dai gregoriani - rappresentati allora da Gelasio II - e dalle idee della riforma del Papato in senso tradizionale, dando inizio, con la loro opposizione al pontefice, a un nuovo corso, improntato all'ambivalenza e alla tensione.

Tuttavia sembra che il F. avesse anche allora mantenuto, entro certi limiti, buoni rapporti con la Chiesa romana. Nel giugno del 1120 egli figura fra i nobili che accolsero papa Callisto II, il successore di Gelasio II, al suo arrivo a Roma. All'incirca nello stesso periodo il F. compare in occasione di un patto fra Callisto II e la città di Genova, sia pur non in un ruolo così preminente come quello rivestito nel passato dai suoi antenati.

La vera e propria svolta avvenne comunque nel dicembre 1124, dopo la morte di Callisto II. I rapporti erano già mutati da quando il F. si era avvicinato alle posizioni di Aimerico, dal 1123 cardinal diacono di S. Maria Nova, il quale era in forte contrasto con i vecchi gregoriani della Curia, forse per influsso delle idee diffuse dai più giovani gruppi riformistici dell'Italia settentrionale e della Francia (Aimerico era infatti in stretti rapporti con Bernardo di Chiaravalle). Certamente d'intesa con Aimerico il F. e i suoi familiari tentarono ancora di influenzare l'elezione del papa. Il F. infatti, che appare ora come la forza trainante dell'intera famiglia, fin dall'inizio fece di tutto per fare eleggere Lamberto, vescovo di Ostia e candidato prescelto da Aimerico, anche se, secondo il biografo papale Pandolfo, per astuzia e calcolo si dichiarò pubblicamente a favore del cardinale Saxo di S. Stefano, che era appoggiato dalla maggioranza conservatrice del Collegio elettorale e forse da ampi strati del ceto dirigente cittadino. Il 15 dic. 1124, tuttavia, invece di Lamberto e di Saxo venne eletto papa il cardinale Tebaldo Boccapecora, di origini romane, col nome di Celestino II: un'elezione di compromesso, che però non impedì il verificarsi di violenti disordini. Con l'aiuto di suo fratello Cencio e di Roberto Frangipane, il F. infatti intervenne con la forza sulla recente nomina e con un colpo di mano Lamberto venne dichiarato papa con il nome di Onorio II. La notte dopo i tumulti il F. e Aimerico s'incontrarono col prefetto di Roma Pietro e con Pietro di Leone per giungere a una pacificazione e offrirono all'uno il castello di Formello lungo la via Flaminia e all'altro Terracina, ottenendo così a quanto pare l'approvazione dei due all'elezione di Onorio.

Allorché, all'inizio del 1130, questi pareva prossimo alla morte, nel Collegio cardinalizio si diffuse il timore che per l'elezione del futuro pontefice sorgessero difficoltà analoghe a quelle degli anni passati. I cardinali richiesero perciò in anticipo al F. e a Leone Pierleoni, ovvero agli esponenti delle due famiglie tra le quali il contrasto era più minaccioso, l'impegno ad accettare in ogni caso il nuovo papa, chiunque egli fosse. Ciononostante l'elezione del 14 febbr. 1130 designò due pontefici: Innocenzo II, candidato dichiarato del cardinale Aimerico, e Anacleto II, membro della famiglia Pierleoni. I Frangipane, e in particolare il F., rimasti fedeli alla linea politica perseguita negli ultimi anni, si schierarono subito con il partito di Innocenzo II, accogliendo quest'ultimo, una volta eletto, insieme con i suoi cardinali nelle loro roccaforti romane e combattendo contro i seguaci del suo oppositore. Quando poi la situazione divenne troppo precaria per Innocenzo, essi fecero in modo che potesse lasciare la città senza pericoli.

Ben presto, tuttavia, l'energica presa di posizione per il candidato designato da Aimerico condusse i Frangipane all'isolamento. Alla fine solo loro e i Corsi, a quanto pare, sostenevano Innocenzo, mentre Anacleto aveva dalla sua la parte preponderante dei maggiorenti della città. Al F. non restò così che abbandonare Innocenzo e aderire al partito di Anacleto II, che nel frattempo aveva ottenuto il predominio a Roma. La svolta del F. colpì soprattutto e in primo luogo i seguaci di Innocenzo rimasti a Roma, che segretamente dovettero sfuggire all'arresto ordito dallo stesso Frangipane. Nel maggio 1130, in una lettera al re Lotario il Sassone, il F. e suo fratello Cencio giunsero persino a dichiararsi apertamente in favore del riconoscimento di Anacleto II come papa. La richiesta non venne tuttavia esaudita, dato che Lotario sostenne sempre le prerogative di Innocenzo II.

La presa di posizione dei Frangipane a favore di Anacleto non fu del resto di lunga durata. Già nell'estate 1132 il F. è infatti attestato a Roma come vicario di Innocenzo II e doveva evidentemente avere già cambiato fronte. Quando l'anno seguente il re Lotario fece il suo ingresso in città e condusse Innocenzo II nel Laterano, il F., suo fratello Cencio e Pietro Frangipane si schierarono al suo fianco e prepararono così l'incoronazione a imperatore dello stesso Lotario, avvenuta il 4 giugno 1133.

Dopo questi avvenimenti il F. non è più attestato nelle fonti. I suoi eredi sono citati nel 1148.

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