SALVIATI, Leonardo

Enciclopedia Italiana (1936)

SALVIATI, Leonardo

Guido Mazzoni

Letterato, nato in Firenze nel 1540, ivi morto il 19 (?) settembre 1589: perché ascritto all'ordine di Santo Stefano, tenne il titolo di cavaliere, che spesso si accompagna al suo cognome. Fin da giovane ebbe aiuto e conforto negli studî dal Varchi, e godé favore d'altri signori; così che non ancora trentenne fu console dell'Accademia Fiorentina; e appartenne, fin dai primordî, alla Crusca, di cui fu uno dei promotori nella costituzione e nell'impresa del vocabolario. Fu ammirato per l'eloquenza in cerimonie ufficiali (Orazioni, Firenze 1573); fu adoperato dalle autorità granducali nella cosiddetta "rassettatura del Decamerone" compose rime e due commedie, Il Granchio e La Spina, delle quali la prima fu recitata con magnifico apparato in Firenze nel 1566; e come filosofeggiaute e critico, diede il primo libro dei Dialoghi dell'amicizia (Firenze 1564), Lezioni sopra il sonetto del Petrarca "Poiché voi", ecc. (Firenze 1575) e gli Avvertimenti della lingua sopra il Decamerone (Firenze 1584-1586), che suscitarono polemiche. Più assai si battagliò intorno alle sue pedantesche e aspre censure alla Gerusalemme Liberata, stampate con lo pseudonimo di Infarinato, Risposta all'Apologia di T. Tasso, ecc. (Firenze 1585) e Risposta al libro intitolato Replica di C. Pellegrino (Firenze 1588); le quali scritture sogliono andare sotto il nome di Infarinato primo e di Infarinato secondo.

Non deve sfuggire che il S. dedicò il secondo libretto al duca Alfonso, di cui era entrato al servizio, e in quella dedica chiamò il Tasso "illustre poeta dell'età nostra", procedendo nelle osservazioni più moderato e guardino. Tanto meno deve sfuggire che la Crusca fu incolpata a torto delle iniquità e delle contumelie contro il Tasso: responsabili ne furono individualmente Bastiano De' Rossi e il S., cioè l'Inferrigno e l'Infarinato, che appunto per questi nomi accademici apparvero interpreti dell'opinione della Crusca. Nella parafrasi e commento della Poetica di Aristotele, opera che restò in tronco per morte, il S. non toccò del poema del Tasso né in bene né in male; e la Crusca accolse ben presto tra gli autori citati il Tasso. Le prose del S. su codesta materia non hanno altro valore che di documento, o del gusto di una parte dei critici sulla fine del Cinquecento, o dei loro pregiudizî estetici. Quanto alla "rassettatura" del Decamerone, che ebbe dal 1582 al 1638 almeno quattordici edizioni, il S., nel cui sapere e giudizio volle rimettersi il granduca Francesco de' Medici, si meritò il biasimo di tutti i dotati di buon gusto e di sano criterio, tra i quali il Foscolo.

Meglio che retore, il S. fu grammatico; e negli Avvertimenti, dei quali pubblicò solo due delle tre parti disegnate, sostenendo da un lato la libertà e validità dell'uso e dall'altro la dignità e l'autorità degli scrittori, se non uscì dalla cerchia toscana e dal precettismo pseudo-aristotelico, seppe quasi sempre mantenersi nei consigli del buon senso, che praticamente prevalse per la costituzione e regolarità della lingua italiana comune. Ed ebbe alcuni effetti durevoli. Anche per gli studî filologici si ritorna talvolta ai suoi spogli utilmente: notiamo, ad esempio, che si deve a lui la trascrizione per la quale è giunto a noi Il libro di motti di Messer Vanni giudice (della fine del sec. XIII). La singolare sua figura inspirò a F. D. Guerrazzi molte pagine nel romanzo storico Isabella Orsini; dove si possono leggere anche notevoli giudizî sopra le opere sue e il suo modo di scrivere. Una raccolta di Lettere, circa una settantina (a cura di P. Ferrato, Padova 1875), ci mostra il S. uomo di senno e di facile penna.

G. P. [G. Pelli], in Elogi degli uomini illustri toscani, III, Lucca 1772, p. ccxii segg., dove si citano le biografie antecedenti; A. Solerti, Vita di T. Tasso, Torino 1895, passim; C. Trabalza, Storia della grammatica italiana, Milano 1908; G. Biagi, La rassettatura del Decamerone, in Aneddoti letterari, Milano 1887; id., Il libro di motti di M. Vanni giudice, nella miscellanea Studi pubblicati in onore di F. Torraca, Napoli 1912; D. Decia, La prima edizione della risposta all'Apologia del tasso dell'Infarinato primo e i suoi veri stampatori, in Bibliografia, XIV, disp. 10-11. V. anche tasso, torquato.