LENINGRADO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

LENINGRADO

B. Latynin
A. P. Mantsevic
G. Belov
A. Vo¿cinina
M. Bystrikova
A. Bank
L. Belova
B. Ja. Stavisskij
N. D. Diakanova
N. Djakonova

Museo statale dell'ermitage.-

1. Formazione del museo. - Fondato nel XVIII sec. come raccolta privata degli zar, fu sistemato tra la fine del Settecento e gli inizî dell'Ottocento in un'ala appositamente costruita, contigua al Palazzo d'Inverno, che prese appunto il nome di Ermitage e che serviva da cornice a ricevimenti e feste. Nel 1852; trasferito in altri locali, fu aperto a un numero di visitatori meno ristretto, ma solo alla fine del sec. XIX e agli inizi dell'attuale le collezioni divennero un vero e proprio museo aperto al pubblico. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre le collezioni sono state riordinate e largamente ampliate (più che triplicate, contano oggi oltre due milioni di pezzi). Soprattutto sono state aggiunte alle famose collezioni di pittura del Rinascimento e dell'età moderna e contemporanea (che non rientrano nella tematica di questa Enciclopedia) le sezioni di Preistoria e Protostoria, della Civiltà Russa, dell'Arte dei Popoli dell'Asia Centrale e dell'Estremo Oriente. Il museo occupa attualmente quattro edifici contigui, dei quali il più antico è il Palazzo d'Inverno costruito negli anni 1754-1762 dal noto architetto italiano Rastrelli. Dopo un incendio verificatosi del 1837 fu restaurato e rimaneggiato su progetti degli architetti russi Stassov (1769-1848) e Brullov (1798-1877), soprattutto all'interno, mentre la facciata ha conservato il suo carattere barocco. Accanto al Palazzo d'Inverno è l'edificio del "Piccolo Ermitage" costruito su disegni del francese Vallin de la Mothe (1729-1800), che accolse le prime collezioni del museo: al centro è il giardino pensile, celebre un tempo fra le curiosità di Pietroburgo, formato da una grande corte terrazzata, all'altezza del primo piano, con piante, fiori, fontana. Segue poi l'edificio del "Vecchio Ermitage" (architetto Felten, 1730-1801) adiacente al quale l'architetto Quarenghi (1744-1817) aveva aggiunto una galleria, che fu detta "Logge di Raffaello" poiché fatta a imitazione di quella del Bramante, decorata da Raffaello, in Vaticano. A metà del sec. XIX sorse il "Nuovo Ermitage" (architetti Klenze, Efimov, Stassov), che accolse la parte del museo aperta allora al pubblico. Tutte le sale sono riccamente decorate e vi si accede da un sontuoso scalone.

Una particolare menzione merita la sala del "tesoro", probabilmente la più straordinaria collezione di oreficerie e gioiellerie che esista, dove sono raccolte le ricche suppellettili delle necropoli greche del Mar Nero, delle tombe principesche scitiche e sarmatiche e i trovamenti siberiani.

Le collezioni archeologiche si accrebbero soprattutto a partire dalla istituzione, nel 1859, della Commissione Archeologica, la quale trasmetteva all'Ermitage gli oggetti più preziosi trovati negli scavi eseguiti dalla Commissione stessa o giunti ad essa da ritrovamenti casuali. Ulteriore sviluppo fu determinato dalla organizzazione, nel 1931, di un reparto archeologico di storia della cultura primitiva sul territorio dell'U.R.S.S. In questo reparto entrarono: parte della collezione del precedente reparto di antichità greco-scitiche, le Collezioni della Società Russa di Archeologia e dell'Istituto Archeologico e, in seguito, anche materiali archeologici dapprima sparsi in altri musei. Comunque, il più sistematico contributo è dato oggi ad essa dagli scavi eseguiti dalle spedizioni archeologiche organizzate, su vasta scala, in varie regioni dell'U.R.S.S., in accordo con l'Accademia delle Scienze. Il museo organizza anche escursioni didattiche ed in esso hanno lavorato regolarmente, negli ultimi anni, oltre 240 gruppi di ricercatori.

Diamo qui di seguito le principali notizie riguardanti le sezioni che interessano l'area geografica e cronologica della presente Enciclopedia.

2. Collezioni preistoriche e protostoriche, del Caucaso settentrionale e della Siberia. - Il reparto si suddivide in varie sezioni.

Preistoria. - Fra le collezioni della ancora relativamente piccola sezione paleolitica, si hanno tuttavia dei materiali bellissimi come la collezione di armi di ossidiana, chelleane e acheuleane, provenienti da Satanidar in Armenia, le sculture in osso di mammut di Kostënok sul Don e della stazione di Mal'tá (v.) presso Irkutsk, ecc.

Nella sezione neolitica sono rappresentate le culture delle popolazioni di cacciatori e pescatori della zona boscosa dell'Europa orientale e della Siberia. Particolare interesse presentano qui gli enormi blocchi di granito, con incisi dei petròglifi, giunti dalle rive del lago Onega, il numeroso inventano della necropoli neolitica dell'Isola dei Cervi (Olenij Ostrov) e del villaggio a palafitte della cultura di Šigir negli Urali. Insieme ad essi si conservano alcuni oggetti in bronzo, penetrati nella zona boscosa dalle regioni vicine, e collezioni riguardanti la cultura eneolitica di Fat'janovo.

Alla sezione dell'Eneolitico e del Bronzo appartengono le collezioni riguardanti le culture delle prime popolazioni agricole e pastorali della zona dei boschi e delle steppe e di quella delle steppe dell'Europa orientale. Grazie all'arrivo di oggetti provenienti dagli scavi eseguiti negli ultimi anni, nella sezione sono rappresentati con particolare abbondanza i monumenti della cultura di Tripolje (v.) e della ceramica a nastro e a spirale (v. bandkeramik). Vi si trovano anche materiali concernenti le culture caratterizzate, sul Dniestr e sul Dniepr, dalla cosiddetta ceramica a nastri lineari e a cordoni. Presso questa sezione è anche conservata una collezione, notevole per ricchezza e sistematicità, riguardante la prima, la seconda e la tarda Età del Bronzo nelle regioni più orientali delle coste settentrionali del Mar Nero e delle rive del Volga.

Protostoria. - In gran parte simili a queste, da un punto di vista storico-culturale, sono le collezioni della sezione del Caucaso settentrionale e della Siberia, sebbene vi siano incluse in parte anche collezioni riguardanti non solo l'Età del Bronzo ma anche la prima Età del Ferro. Di eccezionale interesse e vasta rinomanza sono i vasi d'oro e d'argento e tutto l'altro numeroso e prezioso inventario del kurgan di Maikop (v.) del III millennio, conservato nella sezione del Caucaso settentrionale.

Nella sezione della Siberia, accanto ad abbondanti collezioni riguardanti l'Eneolitico e l'Età del Bronzo, si trova una raccolta, unica nel suo genere, proveniente dalle tombe principesche, della seconda metà del I millennio a. C., scoperte nell'Altai (v.) a Pazyryk, (v.) Bašadar, ecc. Grazie all'eterno gelo stabilitosi sotto le coperture di pietra dei kurgan, vi si sono conservati non solo i corpi mummificati dei sepolti e dei cavalli uccisi, ma anche antichissimi tappeti di lana e di feltro a disegni, stoffe di seta cinese, dell'epoca della dinastia Han, e arazzi, probabilmente del tempo degli Achemènidi, tessuti, abiti, selle e finimenti di cavallo, un carro e una quantità di altri oggetti perfettamente conservati.

Le collezioni della sezione scitica e sarmatica non hanno l'eguale per pienezza, ricchezza e valore scientifico. Vi sono concentrati i tesori delle tombe dei capi tribù delle popolazioni nomadi scitiche e sarmatiche, scoperte durante gli scavi degli enormi kurgan di Čertomlyk, Solocha, Chochlac, Kostroma, Kelermesskaja e altri. Notevoli materiali provengono anche dagli scavi degli antichi gorodišč e della popolazione sedentaria dell'epoca scitica.

Nelle due ultime sezioni del reparto si conservano le collezioni riguardanti i monumenti della prima Età del Ferro nelle regioni nord-orientali e, in particolare, grandi e ricche collezioni che si riferiscono alla cultura degli Slavi orientali - le antiche tribù Rus' -, come pure delle vicine stirpi finniche e dei Turchi nomadi dell'VIII-VII sec. a. C.

In complesso tra le collezioni del reparto si annoverano oggi più di trecentomila numeri d'inventano e circa cinquecentomila oggetti. Il reparto dispone di depositi e di locali di lavoro per i suoi collaboratori e per gli studiosi che si rivolgono all'Ermitage. L'esposizione del reparto, aperta al pubblico, occupa 24 sale del Palazzo d'Inverno. Inoltre i materiali archeologici del reparto riguardante gli Slavi orientali delle antiche tribù Rus', entrano come fondamentali, nell'esposizione di alcune prime sale del reparto della cultura russa. Gli oggetti d'oro più pregiati sono esposti in una sezione speciale dell'Ermitage. Il reparto organizza sistematici scavi archeologici e partecipa alle ricerche nelle campagne sia dell'Istituto di Archeologia dell'Accademia delle Scienze dell'U.R.S.S., sia di una serie di istituti e musei delle singole Repubbliche dell'Unione. I lavori scientifici dei collaboratori del reparto vengono stampati nelle pubblicazioni dell'Ermitage e in altri organi scientifici. Uno sguardo d'insieme e l'esame di alcune delle collezioni più importanti si trovano nella Guida della sua Esposizione: Cultura primitiva, pubblicata a Leningrado nel 1955.

(B. Latynin)

3. Antichità egiziane. - Nucleo originario della raccolta di monumenti dell'antico Egitto fu la Collezione Castiglione, acquistata dall'Accademia delle Scienze nel 1826 e trasferita poi all'Ermitage. In seguito vennero ad arricchirla importanti collezioni private e monumenti singoli. Meritano una particolare attenzione per il loro alto valore le collezioni donate all'Ermitage dagli accademici B. A. Turaev, N. P. Lichačëv e I. I. Tolstoj.

L'Ermitage possiede attualmente pezzi che caratterizzano tutte le fasi di svolgimento della cultura dell'antico Egitto.

Il periodo predinastico e l'Antico Regno sono rappresentati da magnifici vasi di argilla e di pietra, da palette di ardesia di varia forma per impastare i colori, rilievi e sculture funerarie. Vi sono anche alcuni interessanti modelli di scrittura ieratica arcaica.

All'epoca del Medio Regno risale un eccellente ritratto di Amenemḥēt III e gli interessantissimi papiri La fiaba del naufrago, Gli ammaestramenti per il re Merikarē῾ e Le profezie di Neferroḥu. Allo stesso periodo appartengono anche varie statuette di legno e di pietra, prodotti dell'artigianato, scarabei, stele, il sarcofago ligneo dell'egiziana Iti (del quale è in preparazione una pubblicazione di I. G. Livšic).

Fra i monumenti del Nuovo Regno si annoverano eccellenti sculture e, in particolare, il gruppo del governatore di Tebe, Amenemheb, con la moglie e la madre, la sfinge Sohmet dal tempio di Mut a Karnak e un capolavoro di scultura in legno, la statuetta di un dignitario dell'epoca di Amenophis III. Fra gli altri monumenti di questo periodo citiamo le numerose statuette di bronzo, i vasi di pietra (soprattutto interessante quello col nome del faraone Ḥaremhab), varî oggetti ornamentali, amuleti e scarabei e anche ushebti di eccellente fattura, come quello alabastrino di Kenamon.

Meno numerosi nella collezione dell'Ermitage i monumenti della cosiddetta Bassa Epoca. Si tratta per lo più di piccole sculture in pietra e in bronzo, di ushebti e stele; vi sono due sarcofagi in pietra della regina Nahtbastetreru e di suo figlio Iahmes. Occupa un posto particolare la statuetta in bronzo che effigia il faraone Taharqa.

Fra i monumenti del periodo tolemaico si distinguono la magnifica statua della regina Arsinoe II e la testa marmorea di un sacerdote di Iside.

Bibl.: I. M. Lurie-M. E. Matie, Cultura e arte dell'Antico Egitto, Guida del museo, (in russo), Leningrado 1952; V. V. Struve, A proposito dei papiri della collezione dell'Ermitage, (in russo), in Sbornik Gos. Ermitaža (Raccolta dell'Ermitage statale), III, 1926, pp. 1-7; V. Golenischeff, Inventaire de la colection Egyptienne (Ermitage Impérial), Pietroburgo 1891; I. Lourié, Trois pseudo-stèles du Musée de l'Ermitage. Mélanges Maspero, I, Il Cairo 1936, pp. 907-8.

4. Antichità mesopotamiche. - La collezione di antichità mesopotamiche fu fondata nel sec. XVIII da Caterina II. La collezione della glittica dell'Asia Anteriore con i successivi acquisti da antiquarî conta oggi circa quattrocento pezzi, amuleti e sigilli di varie epoche e regioni, dalla sumero-accadica (dal periodo di Gemdet Naṣr in poi, fra i quali offrono il maggiore interesse gli esemplari con soggetto mitologico), e dal periodo della III dinastia di Ur, di Isina-Larsa, dell'antico e del nuovo regno babilonese, della Siria, sino all'arte hurrita, siriana e cipriota (soltanto tredici sigilli sono stati pubblicati da Ward).

Il secondo importante acquisto del museo imperiale fu costituito da rilievi assiri di Nimrud e Khorsābād, donati dal governo turco a Nicola I. Si tratta di cinque lastre del palazzo di Assurnasirpal con l'effige del re e di alcuni dèi, di una lastra con parte di una scena di battaglia dal palazzo di Tiglatpileser III (figure di un arciere e di un guerriero con scudo) e di due lastre con figure di sacerdoti dal palazzo di Sargon II (pubblicate da V. S. Goleniščev).

La spedizione del principe S. Abamelek-Lazarev nel 1881-1882 a Palmira arricchì la collezione di un importante monumento epigrafico aramaico, contenente una celebre deliberazione del senato di Palmira di epoca adrianea, in lingua greca e aramaica (pubblicata nel Corpus Inscriptionum Semiticarum) e di alcuni bassorilievi funerarî da tumuli e catacombe, arricchiti in seguito da magnifici esemplari di lapidi sepolcrali del II-IV sec., acquistate nel 1901 dalla Società Archeologica Russa di Costantinopoli (pubblicata da P. K. Kokovcev).

Dopo il Congresso Internazionale degli Iranisti nel 1935, vennero cedute al museo una piccola collezione di bronzi del Luristan (dalla Collezione Pope), ceramiche dipinte di Susa (dono del Louvre) e, in un secondo tempo, anche di altri centri urbani dell'altopiano iranico e dell'Iraq (dalla collezione dell'Università di Filadelfia e, in tempi recenti, dalla raccolta di T. A. Minorskij).

Tuttavia, il nucleo fondamentale della collezione di antichità dell'Asia Anteriore dell'Ermitage è costituito da una raccolta relativamente modesta (circa tremila pezzi), ma assai interessante, di tavolette con iscrizioni cuneiformi. La maggior parte delle tavolette proviene dalla celebre collezione di N. P. Lichačëv e anche da quella di B. A. Turaev e altri. Una parte della collezione di N. P. Lichačëv passò direttamente all'Ermitage. I pezzi restanti provengono dalla liquidazione (nel 1938) del Museo del Libro, del Documento e della Lettera, fondato dallo stesso Lichačëv. Nella collezione di N. P. Lichačëv si trovano tavolette del genere più diverso e di tutti i periodi, dalla tavoletta arcaica in pietra di Sumer, indubbiamente più antica delle tavolette del IV strato di Uruk (pubblicate da V. K. Šileyko e successivamente da I. M. D'jakonov), le iscrizioni dei re sumerici (pubblicate da V. K. Šilejko), i documenti dell'archivio del tempio di Bau a Lagash (pubblicati da M. V. Nikolskij), ai documenti giuridici di Larsa, Sippar e di altre città del periodo antico babilonese (pubblicati da A. P. Riftin), di Arrapkha (pubblicati da N. B. Jankovskaja) e di Uruk dell'epoca dei Seleucidi (pubblicati da G. H. Sarkisjan).

La collezione contiene alcuni documenti hittiti da Boğazköy e testi religiosi, letterarî e lessicologici babilonesi (pubblicati da V. K. Šilejko), nonché alcuni testi letterarî e documenti economici dell'epoca della dinastia accadica, lettere e documenti cappadoci, documenti giuridici del periodo neo-babilonese e dell'epoca achemènide, la cui pubblicazione viene attualmente curata da I. M. D'jakonov, L. Matouš, N. B. Jankovskaja e G. H. Sarkisjan.

La maggior parte dei documenti della III dinastia di Ur, che costituisce circa la metà della collezione, è ancora inedita (alcuni documenti di Umma sono stati pubblicati da V. V. Struve, e una lettera da I. M. D'jakonov), come anche vari monumenti epigrafici sumerici, babilonesi, hittiti, elamiti e assiri.

Oltre alle tavolette con iscrizioni cuneiformi, vi sono anche esemplari di scritture sudarabica, punica (pubblicati da J. Euting), mandaica ed ebraica (pubblicati da A. Ja. Borisov).

Bibl.: V. K. Šilejko, Votivnye Nadpisi šumerijskich pravitlej (Iscrizioni votive dei re sumeri), Pietroburgo 1915; M. V. Nikolskij, Drevnosti Vostoknje. Trudy Vostoknoj Komissii Imperatorskogo Moskovskogo Archeologičeskogo Obščestva (Antichità orientali. Lavori della Commissione Orientale della Società Archeologica Imperiale di Mosca), vol.III, IV, Pietroburgo 1908; Mosca 1915; V. S. Golenisheff, Opisanife Assirijskich pame nikov (Descrizione dei monumenti assiri), Pietroburgo 1897; S. Abamelek-Lazare, Palmira, Archeologičeskoe Issledovanie (Palmira. Ricerche archeologiche). Pietroburgo 1884.

5. Antichità scitiche. - La collezione, veramente unica, delle antichità scitico-sarmatiche dell'Ermitage statale proviene dagli scavi sistematici eseguiti da storici e archeologi russi sul territorio che si estende lungo il litorale settentrionale del Mar Nero e del Mar Caspio. L'esplorazione delle antiche necropoli, dei tumuli e dei centri abitati ha fornito materiali che consentono di tracciare un quadro assai significativo della vita e della cultura delle tribù scitiche e sarmatiche che abitavano le steppe a N del Mar Nero fra il Don e il Danubio (Sciti), il territorio a N del Caucaso, il bacino del Volga e la regione del Caspio (Sarmati o Sauromati) nel periodo che va dal sec. VII a. C. sino al sec. IV d. C. (v. animalistico, stile).

La collezione presenta una ricchissima varietà di oggetti d'oro e di argento di alto livello artistico.

Periodo scitico. - Fra i pezzi più interessanti del periodo scitico antico (secoli VII-VI a. C.) si possono annoverare gli oggetti provenienti dai tumuli di Litoj (Melgunov), Kelermes, Ulsk, Kostromà, Krivoj Rog, Mastjugin, Tomakovka e dal centro abitato di Nemirovsk. Troviamo qui magnifici esemplari di arte scitica del periodo di massimo splendore, come, per esempio, gli ornamenti d'oro degli scudi in forma di cervi (stanitsa di Kostromà) o di pantera (stanitsa di Kelermes), la placca in forma di uccello (tumulo di Litoj-Melgunov), altre piccole figure ornamentali di cervo e di pantera (Kelermes).

Questi oggetti attestano l'esistenza di contatti fra le tribù dell'area del Mar Nero, da una parte, con lo stato dell'Urartu e con la Siria, in seguito alle spedizioni militari degli Sciti verso oriente; influssi dello stile orientale si avvertono, ad esempio, in oggetti come l'ascia con testa e impugnatura d'oro dal tumulo di Kelermes, le guaine con ornamenti d'oro di Melgunov e Kelermes, le parti d'oro e d'argento di sgabelli da Melgunov, Krivoj Rog e Kelermes, la tazza d'oro di Kelermes.

Inoltre, le tribù scitico-sarmatiche avevano rapporti anche con l'Europa centrale. Questi contatti sono documentati da un diadema d'oro, ornamento di un elmo di tipo ungherese, da Krivoj Rog, da analoghi ornamenti di elmi da Kelermes, da un vaso d'argento con raffigurazione di agathirsi da Mastjugin.

Particolarmente significativi sono i rapporti con i paesi del mondo antico nel bacino dell'Egeo. Ne troviamo conferma in opere d'arte di squisita fattura come lo specchio d'argento dorato dal tumulo di Kelermes con soggetti teriomorfici e figure della mitologia classica, come la Potnia dominatrice delle belve, sfingi, sileni, il cui combinarsi caratterizza in modo peculiare l'arte delle regioni balcaniche settentrionali. Un magnifico esemplare che attesta l'importazione dall'area egea è una brocca con testa di ariete da Krivoj Rog e un gruppo di ceramiche (stile di Rodi e Mileto) da Boltyška e da Nemirovsk.

La parte più ricca della collezione dell'Ermitage è rappresentata dalle suppellettili dei tumuli scitici dei secoli V, IV e III, che sottolineano ancor più l'intensificarsi dei rapporti col mondo classico e soprattutto con le regioni settentrionali della penisola balcanica. I secoli V-III segnano il periodo di massimo splendore della cultura antica sul litorale settentrionale del Mar Nero. A quest'epoca risalgono pezzi di notevole valore, come quelli rinvenuti nei tumuli di Ciriginsk e Voronež, a Solocha e Talaevsk, Elizavetinsk e Krasnokut, Čertomlyk e Oguz, Tsimbalka e Karagodeuašch. Questi tumuli contengono oggetti importanti di rara perfezione artistica. Citiamo l'anfora panatenaica e la corazza di bronzo con maschera di Gorgone dalla stanitsa Elizavetinsk. La serie di vasi d'argento con raffigurazione di sfingi, di scene di caccia al leone (Solocha), di preparativi alla battaglia (Voronež), di addestramento dei cavalli (Čertomlyk), sono veri capolavori della toreutica antica. Ornamenti di rara bellezza e di raffinata esecuzione sono le collane con testa o figure. intiere di leone rinvenute nei tumuli di nobili sciti a Talaevsk, Solocha, Čertomlyk. Preziosi monili ornavano le donne nei tumuli di Deevoj e Karagodeuašch (v. diadema). Gli anelli di Čertomlyk e Karagodeuašch sono cesellati con mirabile eleganza.

Come il vaso di Čertomlyk, il pettine del tumulo di Solocha è meritatamente famoso, per la perfetta esecuzione e per la maestria della composizione che raffigura due cavalieri in lotta. Completano la collezione degli oggetti di oreficeria centinaia di lamine stampate, che si cucivano sui vestiti come ornamenti.

Le guaine con decorazioni d'oro dai tumuli di Solocha e Čertomlyk, gli ornamenti dai tumuli di Solocha, Čertomlyk, Pastak, Karagodeuašch presentano un'originale combinazione di elementi dell'arte classica e "barbarica", rappresentata nella fattispecie dallo stile animalistico.

Le bardature dei cavalli presentano una ricchissima, originale varietà tematica e compositiva. Erano in bronzo, come per esempio nei tumuli di Čigirinsk e Solocha, in argento (Oguz, Krasnokutsk, Tsimbalka, Čertomlyk) e in oro (tomba di Čmyrev, Solocha, Tsimbalka, Čertomlyk, Aleksandropol). Questi oggetti permettono di seguire lo svolgersi dello stile animalistico. Così, le forme rigorose del sec. V nella rappresentazione di uccelli e animali sulle briglie dei tumuli di Čigirinsk e di Mokievka cedono il posto alla trattazione sommaria e geometrica delle teste dei cavalli e delle figure di ippocampo sulle argenterie di Oguz e di Krasnokutsk oppure dei cervi sugli oggetti in bronzo della stanitsa di Elizavetinsk e di Stavropol.

Si distingue per l'eccellenza dell'esecuzione la bardatura d'oro di Tsimbalka, che reca l'effigie di una divinità femminile.

La collezione vanta una serie di ornamenti di bronzo dei carri dal VII al III sec. a. C. Si tratta di pendenti ornati di grosse teste di grifone o di uccello, come nel villaggio di Ulsk e a Kelermes, oppure di una figura di cervo, come nel tumulo di Čertomlyk e nella tomba di Čmyrev.

Di particolare interesse è anche il gruppo delle caldaie di bronzo provenienti dai ricchi tumuli di Solocha, Mastjugin, Dovžk. Molti dei manici sono a forma di caprone, come nei tumuli di Kelermes e di Čertomlyk; il recipiente stesso, la cui parete esterna è spesso ricoperta da un'ornamentazione reticolata in rilievo, presenta talvolta (come uno dei bacini di Kelermes), piccole figure di caproni come motivo ornamentale. Unico nel suo genere, il bacino del tumulo di Baba presenta come motivo ornamentale file di bucranî e fiori di loto con palmette.

Le suppellettili del tumulo di Aleksandropol (tomba Lugovaja) costituiscono uno dei monumenti più significativi della cultura scitica nella sua ultima fase di sviluppo. Si tratta di rarissimi ornamenti di ferro traforato con l'immagine della dea dominatrice delle fiere, coperti d'oro e d'argento, ornamenti d'argento in forma d'albero, un fregio d'oro traforato con scene di fiere in lotta (ornamento di un carro), che riecheggia lo stile antico; lamine d'argento dorate con protomi geometriche di cinghiali, un frontale d'oro, che riproduce realisticamente la testa di un cavallo.

I reperti e i tesori rinvenuti casualmente completano la collezione con oggetti d'arte di grande valore. Il tesoro rinvenuto nel villaggio di Kazinsk nei pressi di Stavropol nel 1910 è costituito da oggetti di oro massiccio per un peso complessivo di 16 kg. Si tratta di copricapi, lavorati a spirale, monili, con teste scolpite e figure di montoni e di animali fantastici.

Incomparabili gli oggetti d'oro raccolti nel sec. XVIII durante il regno di Pietro I, eseguiti nello stile animalistico dei secoli IV-I a. C. Si tratta di placche per cinture e pettorali, braccialetti, collari, ornamenti per bardature. Sono opere d'arte uniche nel loro genere, eseguite da artefici che padroneggiavano alla perfezione tanto il gusto della composizione quanto la tecnica della lavorazione del metallo. Sono soprattutto note le lamine con raffigurazione dello yak, le scene di caccia al cinghiale e di riposo sotto un albero, il fermaglio ornato da una figura di serpente, i braccialetti con tre figure di fiere che si sbranano, il monile in forma di girale, ecc.

Periodo sarmatico (dal sec. II a. C. al V d. C.). - Come i monumenti scitici, anche la collezione di antichità sarmatiche proviene da rinvenimenti sul territorio che si estende a N del Mar Nero e, in particolare, da scavi eseguiti in antichi centri abitati (Kobjakovo, Gnilovskoe), nei tumuli (Kalinovka, Chochlač, Fedulov e Zubovskij, Kontsesty) e nelle tombe (stanitsa Ust-Labinskaja, Gelendžk), come pure da singoli rinvenimenti fortuiti e tesori.

Il più insigne monumento dell'epoca sarmatica è rappresentato da un complesso di oggetti d'oro e di argento del I sec. d. C., scoperto nel 1864 nel tumulo di Chochlač; nei pressi di Novocěrkassk. Si tratta di un diadema con testa femminile intagliata nell'ametista, intarsî di almandina e vetro, e figurine d'oro di cervi e caproni fra gli alberi (v. vol. iii, fig. 116). Il collare e i braccialetti sono ornati da figure di belve e intarsî di turchesi. Ritroviamo la stessa ornamentazione, unita a forme originali, nelle boccette di profumi e nei vasi d'oro, uno dei quali ha il manico a forma di animale. Centinaia di lamine di stile geometrico e a forma di cervo servivano per ornare gli abiti. Vasi di bronzo e di argento di lavorazione antica e piedi d'argento di un letto di legno sono stati anche rinvenuti in questo tumulo.

Da una ricca tomba nei pressi del villaggio di Fedulov proviene il noto gruppo di falere con raffigurazioni di una testa di leone che tiene fra i denti un giavellotto, di Apollo sul carro e della lotta di Atena con un gigante. Infine, un esemplare unico della cultura sarmatica, è la fiala d'argento del sec. V a. C. con iscrizione dedicatoria dal tempio di Apollo a Fasis.

La cultura e l'arte del regno bosporano nei secoli IV-V d. C. sono documentate dai rinvenimenti nelle cripte di via Gospitalnaja a Kerč; dove è stata scoperta la tomba di un re del Bosforo. Si tratta di una spada con impugnatura placcata in oro e guaina intarsiate di granati e di paste vitree verdi, ornamenti dorati degli scudi, braccialetti, fermagli, bardature d'oro, lamine per vestiario, fibule, vasi di vetro e d'argento. Di particolare interesse una tazza d'argento del 343 con l'effigie di Costanzo II e un'iscrizione: si tratta, con ogni probabilità, di un dono dell'imperatore al re del Bosforo.

In questa collezione troviamo anche vasi d'argilla brunita, che imitano il vasellame metallico, come, ad esempio, le grosse brocche del I sec. dal tumulo nei pressi del villaggio di Zubov.

La tradizione dello stile animalistico creato nel periodo scitico continua a perpetuarsi e a svilupparsi, manifestandosi con particolare evidenza nella ceramica e soprattutto nei manici dei vasi, che assai spesso riproducono figure di belve e di animali domestici. Ma questi soggetti ricorrono con maggiore frequenza negli oggetti d'oro, d'argento o di bronzo, dove hanno spesso funzione ornamentale, come ad esempio, nei fermagli e nelle fibule ornate di teste di uccello.

In questo periodo i lebeti di bronzo assumono forme singolari e talvolta sono anche ornati di figure di animali, come quelli provenienti dai villaggi di Zubov e Trojany. Esempî tipici dello stile animalistico troviamo negli oggetti d'oro dei tumuli di Kalinovka (sec. I a. C.) e di Chochlač (sec. I d. C.). Si tratta di monili, braccialetti, boccette, puntali.

Accanto alla vecchia tradizione dello stile animalistico appare e coesiste con essa l'ornamentazione geometrica, ad esempio, nelle lamine d'oro di Klinovka, Kerč, Novočerkassk. È questo un risultato della larga diffusione della policromia e della tecnica dello smalto in alveoli (nota già nel primo periodo scitico, come testimoniano i "braccioli del trono" da Kelermes e il puntale dal villaggio di Ulsk, oppure la pantera di Kelermes e il cervo di Kostromà, ma non ancora predominante a quell'epoca). Gli esempî più insigni di questo stile nell'oreficeria sono le falere e altri ornamenti, le briglie da Morskoj Čulek, la spada della tomba principesca del 400 in via Gospitalnaja a Kerč; le lamine a forma di caproni doppi dalla stessa tomba, o a forma di uccello-pesce da Kontsesty. Una tipica suppellettile di questa collezione sono gli specchi di bronzo con occhiello al centro per la sospensione, talvolta muniti di marchi di proprietà.

La grande abbondanza di oggetti importati caratterizza la maggior parte delle tombe note di epoca sarmatica, e in modo particolare quelle dei ricchi. Come esempî tipici si possono citare l'anfora dalla stanitsa Ust-Labinskaja, la tazza di bronzo dalla stanitsa Nekrasovskaja con scene di mitologia classica (lavoro romano del sec. I a. C.), l'elmo e il vasellame d'argento di lavorazione bizantina del sec. IV dalla celebre tomba di Kontsesty sulla riva destra del fiume Prut e, infine, un gran numero di piccoli amuleti e collane di fayence ("pasta egiziana").

Occorre anche menzionare due magnifici esemplari di arte romana del IV sec., provenienti da Kerč: un piatto d'argento con la figura di un cavaliere coronato dalla Vittoria, e una lyra di bronzo con le figure di Marte e di una Vittoria.

Tutti questi monumenti, tuttavia, costituiscono solo una piccola parte di ciò che rende meritatamente famosa la collezione delle antichità scitico-sarmatiche dell'Ermitage, conferendo ad essa una notevolissima importanza storica e artistica.

Bibl.: Ermitage statale. Guida della mostra "La cultura primitiva" (in russo), I e II, Mosca 1955, 1956.

(A. P. Mantsevič)

6. Antichità greche. - Le prime sculture pervennero al museo all'epoca di Pietro il Grande (la Venere Taurica, il Pastore, Afrodite). Numerose opere pervennero poi dalle collezioni di L. Brown (1787), del marchese Campana (1861), di Laval (1852), di Demidov (1851), dei Golitsin (1887), di Bludov (1888) e di altri. Salvo rare eccezioni, si tratta di copie romane da originali greci.

Le opere di maggiore valore artistico sono le seguenti: statua detta Eros Soranzo, attribuita alla cerchia di Pythagoras di Reggio; statue di Atena e Asklepios e testa di pugilatore (cerchia di Mirone); testa in basalto del Doriforo, torso di atleta, statuetta di Hermes (stile policleteo); statua di Atena e rilievo dei Niobidi (stile fidiaco); testa di una statua di Atena (che si fa risalire a un originale di Kresilas); torso e statua di Afrodite (replica del tipo già ritenuto l'Afrodite dei Giardini di Alkamenes); stele di Filostrata e Teodoto e lèkythos funeraria del sec. V a. C. (originali greci); statuetta di Dioniso e testa efebica (originali greci del secolo IV a. C.). Alla scuola di Skopas si attribuiscono una grande statua di Eracle, una testa di poeta, la testa di Niobe, la testa di Meleagro. Copie delle statue di Prassitele sono il Satiro in riposo, il Satiro versante, la testa dell'Afrodite Cnidia. All'arte del IV sec. si attribuiscono una statua di filosofo seduto, una statua di Atena, una statua di Dioniso, teste di Artemide, statue delle Muse, la Venere Taurica, ecc. Repliche di originali di Lisippo sono le statuette: Eracle in lotta col leone, Eracle in riposo, Eracle banchettante, Eros che tende l'arco, una testa di Socrate. All'originale di Polyeuktos risale una testa di Demostene. Originale greco è la Donna orante del secolo III a. C. Al periodo ellenistico appartengono le teste del Gallo morente, del Gigante morente, di Patroclo morto, di un Compagno di Ulisse, le statue dei satiri danzanti, di Ganimede, di Onfale, di Marsia, di Dioniso, ecc.

Al periodo romano-ellenistico risalgono sculture decorative, come la statua di Aura sul cigno, di Eros con la conchiglia, di Eros sul delfino, le statuette di Eracle con i serpenti, di sileni, satiri, ragazzi con uccelli, frutti, ecc.

Originali della plastica minore sono alcune statuette bronzee dei secoli VI-V a. C.: Afroditi con Eroti, atleti, un cavaliere, un citaredo.

La ricca collezione di terrecotte comprende rilievi architettonici e statuette dei periodi arcaico, classico ed ellenistico.

Assai pregiata è la collezione di terrecotte di Tanagra, proveniente dalla Collezione Saburov, pubblicata dal Furtwängler (A. Furtwängler, Die Sammlung Sabouroff, Berlino 1883-87).

La glittica, rappresentata per la maggior parte dalla collezione del duca di Orléans, acquistata nel sec. XVIII, comprende pietre intagliate dell'epoca micenea. Si tratta complessivamente di 6.700 esemplari (senza calcolare quelli provenienti dalle regioni meridionali dell'U.R.S.S.).

I pezzi più pregiati di questa collezione sono alcune pietre del V-IV sec. a. C., cammei del periodo ellenistico, fra i quali il celebre cammeo della Collezione Gonzaga con ritratto accoppiato di Tolomeo e Arsinoe, e numerosissime pietre intagliate e cammei di epoca romana con ritratti di personaggi storici e scene mitologiche.

La ceramica è largamente rappresentata e vanta opere di grande valore. Vi sono vasi corinzî, della Beozia, di Clazomene, di Cipro, di Rodi. Del più alto interesse sono i vasi attici dei secoli VI-IV a. C., che offrono un quadro esauriente della pittura vascolare a figure nere e a figure rosse.

Fra i vasi a figure nere citiamo pezzi di Amasis e fra quelli a figure rosse i più noti sono attribuiti a Epiktetos e ad Euphronios (ad esempio il famoso psyktèr).

Numerosissimi pezzi della collezione del reparto di arte classica provengono dal litorale settentrionale del Mar Nero, dove gli scavi sono in corso ormai da un secolo. La collezione viene arricchita ogni anno dai reperti delle spedizioni archeologiche organizzate dall'Ermitage.

I vasi attici, le terrecotte, gli oggetti di oreficeria, ecc. costituiscono il risultato più prezioso degli scavi dei tumuli del Bosforo (Semibratnie, Kul-Oba, Juz-Oba, Bolšaja Bližnitsa, Vasjurina Gora, Artjuchovskij, Zelenskij ecc.).

Pezzi unici sono i vasi dipinti a forma di sfinge, di Afrodite e di Sirena da Fanagoria (B. V. Farmakovskij, Tre vasi policromi a forma di statuette, rinvenuti a Fanagoria, Pietrogrado 1921), i vasi con raffigurazione in rilievo, firmati da Xenophanes ateniese, un vaso con Atena e Posidone, un gruppo di vasi del sec. IV (cosiddetto stile di Kerč).

Gli ori e le argenterie costituiscono una delle parti più interessanti della collezione. Si tratta di monili di squisita fattura, orecchini e pendenti, braccialetti, placche ecc. Citiamo i pendenti con l'effigie di Atena, gli orecchini da Teodosia, il vasetto con immagine di Sciti e i vasi d'argento dal tumulo di Kul'Oba, collane e molti altri pezzi.

Di grande pregio, per la loro rarità, sono i sarcofagi in legno e altri oggetti dello stesso materiale (C. Watzinger, Griechische Holzsarkophage aus der Zeit Alexanders des Grossen, Lipsia 1905).

Originali sono le sculture marmoree bosforane di epoca greca e romana (statue del re, di Dioniso, di Cibele, ecc.) e anche i rilievi funerarî (Kieseritzky-Watzinger, Griechische Grabreliefs aus Südrussland, Berlino 1909).

Di grande valore scientifico sono i monumenti epigrafici, come le iscrizioni su cippi, i sigilli su ceramica e i graffiti (assai ricca la collezione di manici d'anfora dal Bosforo, da Olbia e da Chersoneso).

La collezione di lucerne, acquistate o provenienti dagli scavi del Bosforo, di Olbia e Chersoneso, è stata illustrata da O. F. Waldhauer nell'opera Le lucerne antiche di terracotta all'Ermitage (Pietroburgo 1914). Pezzi di notevole valore sono le pietre intagliate, ad esempio, con la figura dell'airone (di Dexamenos), l'anello d'oro del cesellatore Athenades, ecc., e anche i frammenti d'avorio intagliato.

Dagli scavi di Ninfea, provengono numerose terrecotte dei secoli VI-IV a. C., gli oggetti votivi dei santuari di Demetra, dei Cabiri e di Afrodite, dei quali offrono un particolare interesse le antefisse, i cornicioni, le maschere, la protome di Demetra, ecc. Negli stessi luoghi sono stati rinvenuti anche vasi attici a figure.

Dagli scavi di Olbia provengono vasi attici dipinti, terrecotte, sculture marmoree di Asklepios, Igea, Eros, la statuetta di un adolescente che ornava una fontana ecc. I monumenti epigrafici costituiscono fonti preziose per la storia della città. I cornicioni in marmo e in terracotta, gli acroterî e altre parti architettoniche si distinguono per l'alto livello artistico dell'esecuzione. Gli scavi della necropoli hanno procurato vari ornamenti d'oro e recipienti di vetro in buono stato di conservazione, in particolare una tazza dipinta a colori vivaci con figure di uccelli e di animali.

Le suppellettili funerarie sono composte per la maggior parte di ceramiche, terrecotte, ornamenti varî ecc.

Gli scavi già di molti decennî di Chersoneso hanno reso un materiale abbondante e vario: monumenti epigrafici, fra cui più notevole è il decreto in onore di Diofante (fine del sec. II a. C.), oltre alla proxenia di Timagora ecc.; terrecotte provenienti da tombe dei secoli III-II a. C., forme per terrecotte, rinvenute in un laboratorio artigiano; oggetti di oreficeria, come monili, orecchini d'oro ecc., pietre intagliate; parti architettoniche in marmo e in terracotta (cornicioni, acroterî, capitelli ecc.); rilievi funerarî e sculture marmoree (teste di Dioniso, di Cibele ecc.). La vita economica e culturale della popolazione di questa città ha ricevuto nuova luce dal prezioso materiale proveniente dagli scavi di questi ultimi anni, ad esempio, da case di abitazione dei secoli III-II a. C. e dei secoli I-III d. C. Si tratta di ceramiche, terrecotte, strumenti di lavoro ecc. Dagli scavi della necropoli provengono numerosi oggetti, come stoviglie di vetro, ceramiche, una grande quantità di lucerne, ornamenti, monete ecc.

Bibl.: O. F. Waldhauer, La scultura antica (in russo), Pietrogrado 1923; id., Die antiken Skulpturen der Ermitage, I-III, Berlino-Lipsia 1928, 1931, 1936; id., Mirone, Berlino 1923; id., Lisippo, Berlino 1923; M. I. Maksimova, Pietre intagliate antiche dell'Ermitage (in russo), Leningrado 1926; id., Il cammeo Gonzaga, Leningrado 1924; O. F. Waldhauer, Descrizione sommaria della collezione di vasi antichi dipinti dell'Ermitage imperiale (in russo), Pietroburgo 1914; E. M. Pridik, Inventario dei sigilli della collezione dell'Ermitage (in russo), Pietrogrado 1917; I. I. Tolstoj, Graffiti greci delle città antiche del litorale settentrionale del Mar Nero (in russo), Mosca-Leningrado 1953; B. Latyschev, Inscriptiones Ponti Euxini, I-II, IV, 1885-90, I (2a ediz.), 1916.

(G. Belov)

7. Antichità etrusche, italiche e romane. - Nella collezione dell'Ermitage occupano un posto notevole i monumenti artistici dell'Italia antica, fra i quali meritano una attenzione particolare le antichità etrusche. I pezzi più numerosi e di maggior interesse provengono dalla Collezione Campana di Roma (acquisti del 1860-62). In particolare i buccheri etruschi, complessivamente 75 pezzi (secoli VII-V a. C.) di varie forme e tipi di ornamentazione, e ceramiche etrusche a figure nere e a figure rosse. Numerosi sono anche i bronzi (secoli VI-III). Fra i pezzi arcaici di maggior interesse citiamo il tripode con raffigurazione in rilievo delle fatiche di Eracle, anse figurate, decorazioni plastiche di "candelabri", una brocca del tipo Schnabelkanne. Un esemplare unico è il monumentale coperchio di bronzo di un'urna etrusca di tarda tradizione di stile severo, che rappresenta un giovane giacente. Fra i circa 30 specchi etruschi con incisioni, vi sono anche esemplari del sec. V a. C.

La ceramica italica dipinta è largamente rappresentata: vasi àpuli (fra i quali una diecina di monumentali crateri del sec. IV), lucani e campani, policromi e a figure rosse (la maggior parte proveniente dalla Collezione Campana). Presentano un interesse particolare i crateri a figure rosse con i seguenti soggetti: 1) gigantomachia, 2) le Danaidi nell'Ade, 3) Priamo che riscatta il corpo di Ettore, 4) Pelope ed Enomao. Un gruppo notevole di vasi campani è costituito dalle cosiddette "anfore nolane" a figure rosse. Un'anfora campana del IV sec. con l'episodio di Ifigenia salvata da Oreste e Pilade (collezione del Museo dell'Accademia delle Scienze) si distingue per l'alto livello artistico e per l'eccellente conservazione dei colori. Assai nota la Regina vasorum, un'hydrìa del IV sec. a. C., rinvenuta nei pressi di Cuma (dalla Collezione Campana). Il fregio in rilievo che raffigura le divinità eleusine conserva la doratura originaria e il colore nelle sfumature più delicate (lilla, giallo, azzurro e rosa). Sono dorate anche le figure di animali in rilievo che nella parte mediana del vaso intersecano le scanalature.

Interessanti anche alcuni crateri a figure rosse provenienti da Paestum (sec. IV) con scene fliaciche: Eracle che divora la vittima immolata a Zeus; Eracle e Iolao nel tempio di Apollo; scene di vita quotidiana.

Abbastanza ricca la collezione di ceramiche italiche di stile geometrico, che comprende i cosiddetti "vasi messapici". Numerosi e varî i vasi in stile di Gnathia. Degna di menzione, infine, la collezione di maschere in terracotta dalla raccolta Botkin, provenienti dalla necropoli di epoca ellenistica.

Le antichità romane di maggior valore sono rappresentate dalla ritrattistica (112 sculture), provenienti in gran parte da collezioni italiane (L. Brown, Campana, Laval). Si distinguono per numero e qualità, i ritratti dell'epoca degli Antonini e del III sec. d. C., come il busto di Lucio Vero, la statua di Elio Vero, una testa di matrona (cosiddetta Siriaca), i busti di Filippo l'Arabo e di Balbino. Fra i ritratti di epoca anteriore si distingue un busto virile in bronzo della fine del I sec. a. C. Interessante anche una statua monumentale di Augusto seduto. Alcuni magnifici ritratti provenienti dall'Asia Minore (collezione dell'Istituto Archeologico Russo di Costantinopoli), rappresentano la ritrattistica greca dei secoli II-III d. C. La scultura decorativa romana è degnamente rappresentata da due teste monumentali di Daci prigionieri che ornavano il Foro Traiano. Alcuni sarcofagi marmorei in eccellente stato di conservazione presentano bassorilievi di notevole interesse. Citiamo un sarcofago del II sec. d. C. con la leggenda di Fedra e Ippolito sui quattro lati, un sarcofago del III sec. con scena nuziale sulla parte frontale e, infine, un sarcofago con Achille tra le figlie di Licomede.

La plastica minore in bronzo è rappresentata da pezzi numerosi, provenienti da varie regioni dell'Impero. Offre un interesse particolare l'Apollo Stroganov (II sec. d. C.), replica dell'Apollo del Belvedere. Un alto livello tecnico e artistico distingue la ricca collezione di ornamenti figurati di carri funerarî traci (fine del II sec. d. C.), provenienti dagli scavi eseguiti in Bulgaria nel 1878.

Interessante la ricca collezione di terrecotte siriache ed egiziane dei secoli I-II d. C., che documentano l'originalità dello stile romano-orientale; queste terrecotte provengono dal Museo dell'Istituto Archeologico Russo di Costantinopoli. Fra la ceramica romana di tipo aretino si distingue la collezione di lucerne con rilievi che rappresentano varie città dell'Impero. Più di 8oo vasi in vetro antico si distinguono nei due gruppi del vetro colorato cosiddetto "fenicio" (anforette, alabastri, arỳballoi dei secoli VI-V a. C.) e del vetro soffiato romano (secoli I-IV d. C.) provenienti da diversi centri di produzione dell'Impero, che presentano una grande varietà di forme e di tecniche. La maggior parte di questi pezzi proviene da collezioni private e da acquisti nella Russia meridionale (nel sec. XIX), vale a dire da ritrovamenti nelle tombe del Bosforo e di Olbia (Collezioni Novikov, Lemme ecc.).

Bibl.: O. F. Waldhauer, Antiche lucerne d'argilla (in russo), Pietroburgo, Ermitage 1914; id., La ritrattistica romana all'Ermitage (in russo), Pietrogrado 1923; id., Regina Vasorum (in russo), Leningrado 1933.

(A. Voščinina)

8. Antichità copte. - V. G. Bok, conservatore del reparto medievale e rinascimentale, diede inizio alla raccolta e allo studio dei monumenti culturali e artistici dell'Egitto copto. Il materiale da lui raccolto nel corso di due viaggi in Egitto (nel 1888 e nel 1897-98) costituisce la parte essenziale della collezione, nella quale occupano il posto più importante i tessuti arabescati, duemila diversi pezzi di tessuti furono raccolti da V. G. Bok ad Akhmīm, a Nakad, a Samayn e nel Fayyūm. Una parte venne acquistata dagli abitanti stessi delle zone in cui si trovano le necropoli protocristiane e solo pochi esemplari furono comperati da mercanti di Alessandria o del Cairo. Fra questi è il famoso pezzo del IV sec., con l'immagine di Gea, raffigurata come una giovane donna (v. copta, arte, tav. a colori), e un tessuto con scene della vita di Giuseppe.

Dallo stesso viaggio V. G. Bok riportò numerosi papiri, òstraka e lapidi funerarie con scritte, che in gran parte sono già state studiate e pubblicate. Nuovi materiali di ricerca sono i papiri e gli òstraka della Collezione Lichačëv, trasferiti nel 1938 dal Museo dell'Istituto di Storia dell'Accademia delle Scienze dell'URSS.

La collezione comprende circa 500 suppellettili domestiche e religiose in bronzo. Assai interessante un recipiente per l'olio santo, sul cui coperchio è raffigurato il dio Gor in forma di falco che artiglia un coccodrillo (il dio Seth). La scultura è rappresentata da rilievi con scene di caccia, animali e tralci di vite. Il più antico è un bassorilievo in legno che raffigura un ippopotamo e uccelli fra i canneti del Nilo. Vi sono vasi d'argilla di varia forma con figure di uccelli, fiori e volti, numerose ampolle con l'immagine di San Mena, forme per stampare i vasi, lamine di squisita fattura, con intarsî per un cofanetto con figure di uccelli nella macchia palustre e idoletti femminili d'avorio, gioielli e varî oggetti di piombo, ferro, legno, pelle, vetro.

Nel decennio 1920-30 la collezione si è arricchita di oggetti provenienti da altri musei e, in particolare, dal fondo Musei di Leningrado. Nel decennio successivo il maggiore apporto è venuto dall'acquisto di collezioni private (lucerne, tessuti, papiri ecc.). L'ultimo grande acquisto è stato quello della collezione dell'accademico I. I. Tolstoj (1951), della quale fanno parte tessuti copti dei secoli V-VI, in eccellente stato di conservazione. Attualinente la collezione annovera più di duemila pezzi, una parte dei quali si trova alla Mostra permanente "Cultura e Arte dell'Egitto Copto".

Bibl.: V. V. Stasov, I disegni dei tessuti copti e le più recenti ricerche su di essi, in Vestnik izjaščnych iskusstv (Bollettino di Belle Arti), Pietroburgo 1890, n. 8, pp. 586-608; V. G. Bok, Sull'arte copta. Un vaso copto di bronzo, Pietroburgo 1895, p. 19; id., Sull'arte copta. Tessuti arabescati copti, in Lavori dell'VIII Congresso Archeologico, vol. III, Mosca 1897, p. 32, 7 tavv.; id., Materiali per l'archeologia dell'Egitto cristiano. Testo e atlante, Pietroburgo 1901, p. 94, tav. 33 (testo in russo e in francese); B. A. Turaev, Materiali per l'archeologia dell'Egitto cristiano. I testi copti acquistati dalla spedizione di V. G. Bok, Mosca 1902, pp. 1-22, con 3 tavv.; N. A. Križanovskaja, I candelabri copti dell'Ermitage, in Raccolta dell'Ermitage statale, III, 1926, pp. 70-86; K. S. Ljapunova, Un tessuto copto col mito di Eracle, in T. O. V. Ê., I, 1939, pp. 211, 219; M. E. Matie, La ceramica dipinta copta dell'Ermitage, in T.O.V.Ê., i, 1939, pp. 191-210; id., Idoletti femminili copti ed egiziani, in T.O.V.Ê., i, 1939, pp. 171-184; id., Motivi dell'antico Egitto sui tessuti dell'Egitto bizantino, in T.O.V.Ê., III, 1940, pp. 117-147; M. A. Ser, Il mito della lotta di Gor e Seth negli oggetti di culto copti, in T.O.V.Ê., III, 1940, pp. 101-116; K. S. Ljapunova-M. E. Matie, Tessuti artistici dell'Egitto copto, Mosca-Leningrado 1951, p. 232, 48 tavv.; P. V. Ernštedt, I testi copti dell'Ermitage statale, Mosca-Leningrado 1951, p. 191.

(M. Bystrikova)

9. Antichità bizantine. - Sin dalla sua fondazione l'Ermitage possedeva oggetti bizantini (dalla collezione di Caterina II provengono il busto dell'imperatore Giuliano [?] in calcedonia e alcuni cammei). Verso la metà del secolo XIX si sono aggiunte alcune argenterie (un piatto con Meleagro e Atalanta, un attingitoio con raffigurazione del nilometro). Tuttavia, la collezione vera e propria ha avuto inizio nel 1884-85 con l'acquisto della raccolta di A. Bazilevskij, comprendente alcuni magnifici pezzi in avorio (un dittico con scene di caccia nel circo, una valva del dittico di Areobindo, cinque pissidi con scene dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, che si ritengono oggi del VI sec., parte di un dittico con scene di tragedia). Da questa stessa collezione provengono varie lucerne di bronzo e due lampadofori (uno di essi del sec. V a forma di basilica, rinvenuto nei pressi di Orléansville in Algeria, un sarcofago marmoreo con scene del Vecchio Testamento (da Kagor) ecc.

La scultura è rappresentata da due figure del "Buon Pastore" (una di esse proviene da Panderma in Bitinia), da un rilievo marmoreo con scene del circo (proveniente dalle isole greche nel sec. XVIII) ecc.

Più notevole è la raccolta di argenterie bizantine (dalla fine del V alla metà del VII sec., di regola con cinque sigilli), rinvenute in prevalenza nella regione degli Urali. Molti pezzi presentano scene mitologiche e soggetti nilotici e sono stati studiati da L. A. Matsulevič, che ne dimostrò la cronologia.

Varî altri, in particolare quelli rinvenuti in un tesoro scoperto nel villaggio di Malaja Pereščepina, nei pressi di Poltava, sono stati anch'essi studiati dal Matsulevič. Uno dei più noti è il piatto con figure di angeli.

Un piatto d'argento e un reliquiario provengono dagli scavi di Chersoneso. Hanno la stessa provenienza alcuni eccellenti esemplari di ceramica rosso-bruna con simboli cristiani, la figura di un santo con uccelli ecc., e anche un reliquiario marmoreo, frammenti di rilievi di evidente lavorazione locale. Altri oggetti, come fibule, fermagli, braccialetti ecc. provengono da una necropoli. Gli scavi di Chersoneso (ai quali partecipa anche l'Ermitage) continuano a fornire materiali che arricchiscono le collezioni del museo.

Nel 1931 l'Ermitage ha ricevuto una parte delle collezioni appartenenti all'Istituto Archeologico Russo di Costantinopoli. Citiamo fra i pezzi più interessanti due teste marmoree (IV-VI secolo?), monumenti funerarî, e anche una ricca collezione di sigilli di piombo, alcuni dei quali di epoca assai antica come anche alcuni provenienti dalla collezione raccolta da N. P. Lichačëv e ceduta all'Ermitage).

Le collezioni bizantine sono esposte nel Palazzo d'Inverno in tre sale, due delle quali sono dedicate ai secoli IV-VII.

Bibl.: A. Darcel-A. Basilewsky, La collection Basilewsky, Parigi 1886; L. Matzulewitsch, Byzantinische Antike, Berlino-Lipsia 1929; Ermitage statale. Guida del museo: Cultura e arte di Bisanzio dei secoli IV-XV (in russo), Mosca 1957; L'arte di Bisanzio nelle collezioni dell'Ermitage. Album a cura di A. Bank (in russo), Leningrado 1960 (compendio dell'articolo introduttivo e spiegazione delle tavole in lingua inglese e francese).

(A. Bank)

10. Numismatica antica. - Il reparto di numismatica antica dell'Ermitage si vanta di una delle più ricche collezioni del mondo di monete delle città del litorale settentrionale del Mar Nero, e anche dei re del Bosforo. Queste monete sono il frutto di molti decennî di attività della Commissione Archeologica preposta ai lavori di scavo. Altre provengono da collezioni private. Fra le monete della città del litorale settentrionale del Mar Nero e dei re del Bosforo troviamo alcuni esemplari rarissimi o addirittura unici, come taluni pezzi d'oro di Olbia, lo statere d'oro del re scita Farzoe, lo statere d'oro del Chersoneso, l'emistatere d'oro e i tetradracmi d'argento con la testa d'Apollo di Panticapeo, le dracme d'argento di Aristarco, regulo della Colchide, una dracma d'argento dell'arconte (?) Igicnonte, stateri d'oro di Perisade e del Bosforo con vari monogrammi e date. Assai ricca (circa quattromila pezzi) la collezione di monete dei re ellenistici di Macedonia, Tracia, Siria ecc. Oltre mille stateri d'oro provengono dai famosi tesori di Anadolsk e Tuapse. Ricca anche la collezione di tetradracmi ateniesi (quattrocentoventicinque pezzi) acquistata dall'archeologo Bayle e da lui pubblicate nella monografia Les monnaies d'Athènes, Parigi 1858. Insieme con i pezzi provenienti da altre collezioni, i tetradracmi ateniesi, in grande maggioranza del nuovo stile, ascendono a oltre seicentoventi. Nel dopoguerra ha suscitato un notevole interesse l'acquisto di un rarissimo tetradracma d'argento di Antiochia di Siria.

(L. Belova)

11. Antichità dell'Asia centrale (fino al sec. VI). - Le raccolte dell'Asia centrale risalenti al primo periodo (VI sec. a. C.), sono conservate presso il reparto orientale della sezione dell'Asia centrale, e sono esposte alla mostra permanente "Civiltà ed arte dei popoli dell'Asia Centrale" (VI sec. a. C. - XX sec. d. C.). Di questa mostra non fanno parte, tuttavia, le monete, che sono conservate presso il reparto numismatico e che sono esposte solo in parte nella mostra dell'Asia centrale. La raccolta di questo materiale archeologico ebbe inizio cento anni fa, nel 186o, quando l'Accademia Russa delle Scienze trasferì all'Ermitage una serie di rari oggetti di arte orientale, precedentemente conservati presso il primo Museo Artistico di Pietro I. Tra questi si trovano vasi d'oro e d'argento, oggi attribuiti da K. V. Trever all'arte greco-battriana (v. battriana, arte della). L'Ermitage si arricchi, in seguito, delle collezioni di oggetti rinvenuti e acquistati nel Turkestan da N. I. Veselovskij nel 1885 e nel 1895, per incarico della Commissione d'Archeologia e dei materiali delle collezioni del mercante Murzy Buliarin, acquistate a Samarcanda nel 1888-1889. In queste collezioni sono inclusi gruppi importanti di terrecotte e singoli oggetti in argilla e in metallo (VI sec. a. C. - VI sec. d. C.). La raccolta archeologica, tuttavia, si è formata principalmente solo dopo la Rivoluzione di Ottobre quando, di pari passo con rinvenimenti fortuiti e con raccolte di singoli collezionisti dilettanti, cominciò ad entrare nell'Ermitage il materiale di numerose spedizioni archeologiche organizzate dall'Accademia delle Scienze dell'U.R.S.S. e dagli istituti di ricerca scientifica dell'Asia centrale, alle quali, spesso, prendeva parte anche l'Ermitage. Le raccolte che caratterizzano il primo periodo della storia dell'Asia centrale comprendono, oggi, il materiale più vario: parti di ornamenti architettonici di edifici monumentali, terrecotte e vasi di argilla rinvenuti in antichi centri abitati, inventarî funebri e singoli oggetti rituali, oreficerie e pietre incise, òstraka con iscrizioni di natura economica.

La civiltà e l'arte dell'Asia centrale del VI e IV sec. a. C. nel periodo in cui gran parte delle regioni dell'Asia centrale erano sotto il dominio della Persia degli Achemènidi, sono rappresentate, all'Ermitage, da ceramiche del Turkestan meridionale (scavi di V. M. Masson), da ricchi inventari funebri rinvenuti nei tumuli dei Saki nomadi del Pamir (scavi di A. N. Bernstam) e da singoli rinvenimenti fortuiti, tra cui particolare interesse rivestono gli altari di bronzo, gli aspersorî e le caldaie del Kasakhstan meridionale e della Kirghisia settentrionale.

All'arte dell'impero greco-battriano K. V. Trever fa risalire un importante gruppo di antichità toreutiche, parte delle quali, tuttavia, malgrado la loro notevole qualità artistica, deve essere riportata a un'epoca molto più tarda.

I materiali archeologici della civiltà e dell'arte persiana della regione meridionale del Turkestan non sono, all'Ermitage, molto numerosi. Tra di essi si possono ritrovare frammenti di statue dipinte in argilla, mattonelle di terracotta, che ornavano i palazzi e i templi di Nissa (oggi villaggio di Baghir, nei pressi di Ašchabad; scavi di A. A. Maruščenko) e òstraka con brevi iscrizioni relative a forniture di vino e aceto ai templi reali di Nissa (scavi di M. E. Masson).

Al periodo di maggiore fioritura della civiltà antica dell'Asia centrale, nell'epoca Kuṣāna (II-I sec. a. C. - III-IV sec. d. C.), risalgono il famoso fregio scultoreo del villaggio di Ajrtam (nei pressi di Termez) - donato all'Ermitage dal governo della R.S.S. Uzbeka - e le magnifiche statue in argilla e gli affreschi murali del palazzo reale del Chorezm (v.) a Toprak-kala (scavi di S. P. Tolstov).

Risalgono a quello stesso periodo' le statuette di terracotta di divinità maschili e femminili, e quelle di uomini e di animali; varie ceramiche da centri rurali della Battriana settentrionale, della Sogdiana, Fergana e Šaš; l'inventario di tombe di popoli nomadi e sedentari delle regioni settentrionali e nord-orientali dell'Asia centrale; monete Kuṣāna, sogdiane e del Chorezm; sigilli in pietra con incisioni. Al periodo di fioritura dell'impero dei Kuṣāna risale anche l'ossuario statuario in argilla di Koj-Krylgan-Kala (Chorezm), il più antico degli ossuarî in argilla dell'Asia centrale conservati all'Ermitage, e che ebbero larga diffusione nell'Asia centrale dal V all'VIII sec. della nostra èra.

All'età fra i sec. VII e VIII appartengono le pitture di un palazzo scoperto a Varrachscha presso Bukhara e quelle del palazzo di Piengikent (Tagikistan) pubblicata da Jakubovsky e Djakonov.

Durante tutto questo periodo, nelle antichità dell'Asia centrale, accanto agli elementi nuovi della cultura medievale, si rileva chiaramente l'impronta della tradizione artistica antica. Allo stadio attuale delle nostre conoscenze, non sempre è possibile identificare le antichità dal V-VI sec. sino alla metà del sec. VIII. Dei materiali conservati all'Ermitage possono riferirsi al V-VI sec. le ceramiche degli scavi di Tali-Barz (nei pressi di Samarcanda), eseguiti da G. V. Grigoriev, di epoca anteriore agli ossuarî a cassetta, una coppa d'argento che raffigura l'incoronazione di un re, alcune gemme-sigillo di tipo eftalico. Le vaste ricerche archeologiche permanenti che si svolgono nell'Asia centrale arricchiscono quasi ogni anno le raccolte dell'Ermitage di nuovi materiali dell'Asia centrale antica e del periodo del primo Medioevo.

Bibl.: A. Ju. Jakubovsky, Raccolte dell'Asia Centrale all'Ermitage e loro significato per lo studio della storia della civiltà e dell'arte dell'Asia Centrale fino al secolo XVI. Lavori del Reparto Orientale dell'Ermitage (in russo), vol. II, 1940, pp. 7-25; A. N. Bernštam, Il sepolcro di Kenkolsk (in russo), Leningrado 1940, p. 40 (36 tavv.); B. Ja. Stavisskij, I più antichi prodotti Čač di bronzo conservati all'Ermitage. Brevi comunicazioni dell'Istituto di storia della cultura materiale dell'Accademia delle Scienze dell'URSS (in russo), fasc. 60, pp. 125-128; C. Trever, Terracottas from Afrasiab, Mosca-Leningrado 1933, p. 52 (14 tavv.).

(B. Ja. Stavisskij)

12. Antichità iraniche. - Le collezioni iraniche e molte altre collezioni del Reparto Orientale dell'Ermitage si basano sulla famosa raccolta del museo artistico di Pietro I. Da questa raccolta provengono, in particolare gli ori e le argenterie che risalgono all'epoca achemènide (VI-IV sec. a. C.). Presentano un particolare interesse le figurette in oro di animali, una coppa d'oro con pareti scanalate, un rhytòn d'argento a forma di testa di ariete, una con protomi di leoni. Non molto numerosa, ma interessante per la sua composizione la raccolta glittica achemènide che forma il nucleo principale della collezione di pietre incise di Caterina II. In seguito, la raccolta di materiali sulla civiltà antica dell'Iran nell'epoca degli Achemènidi, si è arricchita di un notevole numero di monete in pietra incisa e di altri materiali tra i quali speciale interesse riveste il peso di basalto con iscrizione, che serviva per la pesatura del metallo.

I materiali archeologici della civiltà dell'Iran dell'epoca parthica (III sec. a. C.-III sec. d. C.) sono rappresentati da varî esemplari provenienti da casuali ritrovamenti sul territorio dell'U.R.S.S., tra i quali l'interessante medaglione centrale di un piatto in argento con il ritratto di un alto dignitario e alcuni oggetti d'avorio. Il reparto numismatico dell'Ermitage possiede una collezione di monete parthiche di notevole interesse, sia per quantità che per qualità. Questa collezione si basa essenzialmente sulle raccolte di I. A. Bartolomei e di A. V. Komarov.

La collezione di materiali archeologici della civiltà dell'Iran di epoca sassanide (III-VII sec. d. C.), è considerata giustamente di grande importanza. Essa ha cominciato a formarsi sulla base della raccolta Stroganov; si è poi notevolmente arricchita in seguito all'attività della Commissione di Archeologia. L'Ermitage possiede, oggi, la più grande collezione esistente di opere della toreutica sassanide (più di 50 quelle propriamente sassanidi, circa 6o quelle della cerchia culturale sassanide) che proviene principalmente dai tesori e dai sacrarî locali della zona degli Urali e del Kamà. Il più importante tesoro di oggetti sassanidi (insieme con alcuni oggetti bizantini) fu rinvenuto nel villaggio Malaja Pereščepina in Ucraina (più di venti coppe d'oro e d'argento, alcune coppe dorate e un grande piatto d'argento con il ritratto del re Shapur II). Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, le collezioni dell'Ermitage si arricchirono di alcuni piatti raffiguranti i re sassanidi Hormizd IV e Cosroe I, di un piatto con la descrizione di un'impresa di caccia del principe ereditario Bahram Gur (questo episodio è descritto nel poema di Firdusi), e di vari altri oggetti. Non molto tempo prima della seconda guerra mondiale, è stata rinvenuta una testa in argento di Senmurv (creatura fantastica del pantheon iraniano), che faceva parte di uno stendardo da guerra sassanide (v. insegna; iranica, arte).

La collezione di pietre incise sassanidi, che ammonta a più di mille esemplari, è considerata, anch'essa, la più ricca del mondo. Le pietre incise più importanti son quelle con i ritratti degli alti dignitarî e dei sacerdoti (le ametiste, con i ritratti di Ruvakan Vista e Denak, il calcedonio con il ritratto dell'alto dignitario Mahan, la cornalina con i ritratti dei sacerdoti Papak, Hosrov e altri). Nella raccolta di monete sassanidi, conservate nel reparto numismatico dell'Ermitage (in tutto circa 2.500 esemplari di monete sassanidi) particolarmente interessante la grande collezione sassanide di dinari d'oro (circa 100 pezzi). Il materiale archeologico della civiltà iranica è esposto alla Mostra orientale dell'Evo Antico e del Medioevo, alla Mostra del reparto numismatico e nel tesoro particolare del reparto orientale.

Bibl.: Ja. I. Smirnov, Argenterie orientali. Atlante del vasellame antico d'argento e d'oro di provenienza orientale (in russo), Pietroburgo 1909; I. A. Orbeli - K. V. Trever, Metalli sassanidi. Oggetti artistici d'oro, d'argento e di bronzo (in russo), Mosca-Leningrado 1935; R. V. Kinžalov - V. G. Kukonin, Monumenti culturali dell'Iran sassanide, Leningrado 1960.

13. Antichità dell'India (fino al sec. VI). - Il reparto orientale dell'Ermitage possiede anche una interessante collezione delle cosiddette "antichità del Khotan" (v.) che comprende vasi e statuette di terracotta, ornamenti architettonici di argilla e stucco, piccoli oggetti di metallo e pietra colorata. Tutti questi oggetti non hanno documentazione archeologica e probabilmente sono il frutto di rinvenimenti fortuiti di cercatori di tesori, ecc. Essi provengono dai territori dell'Afganistan e del Pakistan, dell'oasi di Khotan, da Kashgar, forse anche dall'India settentrionale e sono datati dal I al VI secolo. La collezione comprende complessivamente oltre diecimila pezzi. Tutti gli oggetti che ne fanno parte sono stati acquistati da privati, e nella maggior parte da N. F. Petrovskij nel 1897-98. Sempre nel 1898 sono state acquistate anche le collezioni di J. J. Ljutš e L. M. Belinko. Successivamente sono pervenute in dono le collezioni Sobolevskij e Lavrov.

La provenienza ed il modo di accessione di vari altri oggetti, ceduti all'Ermitage da altri enti, non sono noti.

Bibl.: G. Kizeritskij, Le antichità del Khotan nella collezione di N. F. Petrovskij, in ZVORAO, vol. IX, pp. 167-190; E. G.-S. F. Oldenburg, Le sculture del Gandhara all'Ermitage, Zapiski Koll. Vostok., vol. V, 1930, pp. 145-186; N. V. Djakonova-S. S. Sorokin, Antichità di Khotan. Catalogo degli oggetti di terracotta e stucco, Leningrado 1960.

(N. D. Diakanova)

14. Antichità della Cina (fino al sec. VI). - Nella modesta collezione di monumenti cinesi del periodo Yin e Chou, custoditi all'Ermitage, merita una particolare attenzione la raccolta di ossi divinatorî da Anyang, che conta più di 200 pezzi e un piccolo numero di vasi rituali e monete di bronzo. Un'importantissima documentazione archeologica, che caratterizza la cultura materiale e l'arte cinese del periodo Han e i rapporti della Cina con i paesi vicini, è costituita dai materiali provenienti dalle tombe unne di Noin-Ula (Mongolia settentrionale). I tumuli di Noin-Ula, che risalgono all'inizio dell'èra volgare, sono stati scavati nel 1924-25 dalla spedizione mongolo-tibetana della Società Geografica Russa, sotto la guida di P. K. Kozlov.

I reperti comprendono oggetti di provenienza unna, greco-battriana e cinese. Fra gli oggetti dei primi due gruppi sono da menzionare un tappeto di feltro con disegni applicati (scene di animali in lotta) e ricami in lana, che riecheggiano motivi dell'antichità classica e del Vicino Oriente. La maggior parte dei pezzi di provenienza cinese costituisce una notevole collezione di tessuti di seta (25 tipi diversi in policromia). Il più noto è un tessuto con arabesco di uccelli posati sulle rocce, alberi e funghi della longevità, una delle più antiche scene di paesaggio dell'arte cinese. Da Noin-Ula proviene anche una piccola ma preziosa collezione di lacche cinesi.

Bibl.: Ju. Bunakov, Gli ossi divinatori cinesi di Anyang (Cina) (in russo), Mosca-Leningrado 1935 (Lavori dell'Istituto di Lingua e Pensiero, III); C. Trever, Excavations in Northern Mongolia, Leningrado 1932; P. Jetts, Discoveries of the Kozlov Expeditions, in Burlington Magazine, Aprile 1926; E. Lubo-Lesnisčenko, Tessuti di seta e ricami dell'antica Cina (V secolo a. C. -III d. C.) nella collezione dell'Ermitage statale (in russo), Leningrado 1961 (in corso di stampa).

(N. Djakonova)