LECHEMTI

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

LECHEMTI

Alberto Baldini

. Capoluogo dell'Uollegà, regione dell'Abissinia ad occidente di Addis Abeba e che si estende a cavallo del fiume Didessa affluente di sinistra del Nilo Azzurro. Nei pressi di Lechemti si verificò il tragico episodio nel quale trovarono gloriosa morte i componenti della spedizione aerea al comando del generale dell'aeronautica Vincenzo Magliocco.

Subito dopo l'entrata delle truppe italiane in Addis Abeba il Comando superiore avrebbe voluto procedere senza indugio all'occupazione dei territorî dell'occidente etiopico per impedire che gli sbandati dello sconfitto esercito negussita potessero organizzarvi resistenze. Ma poiché il terreno, impraticabile causa il mal tempo, non consentiva l'invio di truppe terrestri, si ideò di inviare una spedizione aerea a Lechemti, tenuto conto che le popolazioni dell'Uollegà (degiac Abdemariam), dove negli anni precedenti alla campagna italo-etiopica pionieri italiani dell'industria mineraria e missionarî della Consolata avevano svolto un'efficace opera di italianità, sembravano proclivi alla sottomissione.

La missione aveva il compito di organizzare militarmente le popolazioni per opporle ai dissidenti e neutralizzare le eventuali azioni degli sbandati negussiti.

Il giorno 26 giugno 1936 tre apparecchi Ca 133 atterravano nei pressi di Lechemti sbarcando la missione, così composta: generale di brigata aerea Vincenzo Magliocco, colonnello di stato maggiore Mario Calderini, maggiore pilota Antonio Locatelli, capitano pilota Mario Galli, capitano osservatore Antonio Drammis, tenente pilota Gabelli Luigi, seniore Adolfo Prasso, tenente cappellano Mario Borello, maresciallo pilota Giorgio Bombonati, sergente radiotelegrafista Renato Ciprari, 1° aviere motorista William D'Altri, 1° aviere motorista Alberto Agostini, aviere scelto radiotelegrafista Giulio Maleni.

L'intera missione avrebbe dovuto portarsi nella stessa giornata del 26 alla residenza, in Lechemti, del degiac Abdemariam, ma stante l'ora tarda venne deciso di pernottare sul posto. All'alba del 27 una banda di circa 600 Amhara guidata da ex-allievi della scuola militare di Olletà attaccava improvvisamente il piccolo accampamento; gli Italiani si difesero eroicamente, ma vennero sopraffatti. In un primo tempo riuscivano a salvarsi dalla strage padre Borello e un aviere ferito; morto quest'ultimo, il primo venne posto in salvo da indigeni fedeli. Qualche giorno dopo padre Borello riusciva a far giungere ad Addis Abeba la notizia del cruento episodio; immediata fu la reazione dell'aviazione italiana che eseguì azioni di rappresaglia bombardando i nuclei di ribelli e gli abitati dove questi avevano trovato rifugio.