Le civilta dell'Egeo. La civilta cretese

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

Le civilta dell'Egeo. La civilta cretese

Pietro Militello
Luigi Caliò
Jörg Schäfer
Dario Palermo

Preistoria

di Pietro Militello

Per la sua posizione all’interno del Mediterraneo, Creta ha giocato un ruolo fondamentale nella Preistoria, soprattutto durante l’età del Bronzo, quando fiorì la civiltà scoperta da A. Evans nel 1900.

Egli classificò la più antica storia di Creta distinguendo una civiltà neolitica e una minoica e articolando ciascuna di esse in tre fasi: antico, medio, tardo Neolitico; Antico, Medio e Tardo Minoico (AM, MM, TM) ulteriormente tripartite, per l’età minoica, in I, II, III, in alcuni casi con distinzioni in A e B.

La suddivisione del Neolitico è rimasta sostanzialmente valida, con l’aggiunta di una fase detta Neolitico finale particolarmente evidente a Festo. Per l’età del Bronzo, la discussione sul sistema evansiano si è appuntata sull’esistenza di alcune fasi ceramiche come periodi a sé stanti (AM III, TM II, v. infra), sulla terminologia adoperata (cfr., ad es., la classificazione di D. Levi a Festo) e sul problema della cronologia assoluta. Per quanto riguarda la terminologia, è spesso utilizzata quella di N. Platon che fa riferimento non alla ceramica, ma alla costruzione e distruzione dei palazzi. Essa distingue un Prepalaziale (AM I - MM IA), un Protopalaziale (MM IB - IIB), un Neopalaziale (MM IIIA - TM IB), un Postpalaziale (TM II - TM IIIC). Per quanto riguarda il problema della datazione assoluta, è ormai accettata una data d’inizio dell’AM nella seconda metà del IV millennio (3500-3300 a.C.), mentre la discussione verte sulla datazione della fine del TMIa in rapporto alla distruzione di Thera, con due proposte, una tradizionale qui seguita, 1500 a.C. (stabilita da P. Warren e V. Hankey nel 1989), e una alta, 1630 a.C. (P.P. Betancourt, S.W. Manning).

Il neolitico (6100-3500 a.c.)

La presenza dell’uomo a Creta è documentata solo a partire dalle più antiche fasi del Neolitico, mancando finora resti di età paleolitica. Le più antiche popolazioni dovettero dunque venire dall’esterno, forse dall’Anatolia, probabilmente a piccoli gruppi, portando con sé sementi e animali. Le scelte insediamentali furono fin dall’inizio sia quella in grotta (Gerani), sia quella in villaggi (Cnosso).

A Cnosso, dove esiste la sequenza stratigrafica più completa e continua, il livello più antico (liv. X, 6100-5700 a.C.) sembra documentare una fase aceramica (ma il mancato ritrovamento di frammenti fittili potrebbe essere casuale) con economia pienamente neolitica. I sette livelli successivi appartengono al Neolitico antico, diviso in due sottofasi (I, 5700-4000 a.C.; II, 4000-3700 a.C.), al Neolitico medio (3700-3600 a.C.) e al Neolitico tardo (3600-3300).

La produzione vascolare appare in forma già evoluta, con vasi a superficie scura, dalle forme elaborate, decorati a incisione e pointillé, durante il Neolitico medio a linee ondulate. Le case avevano pianta pluricellulare, con ambienti di piccole dimensioni che col tempo si ingrandirono; erano realizzate in un primo momento (livv. IX-VIII) in mattoni induriti al fuoco, in un secondo momento in argilla pressata (pisé) su fondazioni di pietra. Verso la fine del periodo appaiono i primi utensili legati all’industria tessile. Il Neolitico tardo è attestato da almeno due abitazioni conservatesi quasi per intero, delle quali una con 15 vani, focolari fissi e aree pavimentate. Da qui potrebbe provenire un’ascia di rame, che costituirebbe la più antica testimonianza metallurgica dell’isola se il suo contesto non fosse incerto. I rinvenimenti neolitici al di fuori di Cnosso si possono inquadrare in questa sequenza. Le località databili al Neolitico antico sono pochissime (Gerani, Lera), aumentano invece nel Neolitico medio e soprattutto nel Neolitico tardo: si tratta prevalentemente d’insediamenti in grotta, raramente di abitazioni (Katsambà; Magasà). Una fase poco attestata a Cnosso è quella del Neolitico finale, ben nota a Festo, dove compaiono anche classi di ceramica decorata a stralucido che preludono alla successiva ceramica cosiddetta Pyrgos. Il cambiamento degli schemi insediamentali è più marcato tra Neolitico tardo e Neolitico finale, con l’abbandono delle grotte e dei siti in pianura per villaggi all’aperto su collina, e meno evidente tra Neolitico finale e AM I, dove siti come Festo, Cnosso, Mochlos, Hellenes Amariou mostrano sostanziale continuità. Per quanto riguarda gli usi funerari, le sepolture, attestate a Cnosso soltanto da seppellimenti intramurali di bambini, sono sempre in grotta.

L’età minoica (3500-1000 a.c.)

Il confine tra il Neolitico e l’AM è puramente convenzionale, basato sull’apparizione di nuovi tipi ceramici, più che su una reale frattura. In verità, come anche nelle Cicladi e nel continente, è solo con la seconda fase del Bronzo Antico (BAII) che i connotati delle civiltà egee appaiono già pienamente formati e distinti da quelli del Neolitico. L’atteggiamento oggi più diffuso è quello di leggere le differenze tra Neolitico ed età del Bronzo in chiave di sviluppo dovuto agli stimoli culturali da inserirsi nel quadro più generale delle civiltà egee.

Il periodo prepalaziale (AM I - MM IA; 3500-1950 a.C.)

Gli insediamenti AM I sono pochi e poco estesi. Accanto alla casa ovale (subneolitica?) di Festo, si conservano tre abitazioni monocellulari, a pianta irregolare, a Debla e alcune strutture a Hellenes Amariou. Ben più consistente è la documentazione per l’AM II, a cui appartengono gli abitati di Myrtos-Fournì Korifì, e alcune case di Cnosso e di Haghia Triada. Una vita più lunga mostrano gli insediamenti di Trypiti (abbandonato nel MM IA) e Vasilikì (AM II-MM I), dove nell’AM IIA la cosiddetta Casa Rossa si dispone a L attorno a un cortile lastricato. Al MM IA appartengono alcune costruzioni particolari, come la Casa Ovale di Chamaezi, il complesso fortificato, anch’esso a pianta ovale, di Haghia Fotià-Sitia e gli edifici identificati come aree industriali a Chamalevri-Rethymno e Patrikies, vicino a Festo.

Necropoli. - Accanto al protrarsi della sepoltura in grotta, si affermano due tradizioni: le tombe a pianta rettangolare costruite in muratura, a imitazione delle piante delle case (House Tombs), in uso dall’AM II, e le tombe a pianta circolare, dette anche tholoi, con diametro fino a 13 m, in uso dall’AM I e, forse, per Lebena II dal Neolitico finale. Il primo tipo si ritrova a partire dall’AM II prevalentemente a est (Zakros, Palaikastro-Roussolakkos, Haghios Georgios, Mochlos, Vasilikì, Mallia-Chrysolakkos, Myrtos), ma è noto anche nell’area centro-settentrionale (Cnosso, Archanes, Gournes) e in quella meridionale (Koumasa, Platanos, Porti). La tomba a tholos invece è tipica della Messarà, dove appare già nell’AM I, con un centinaio di esemplari (Lebena, Haghia Triada, Platanos, Koumasa), ma si ritrova anche a nord (Archanes, Krasi) e a sud-est (Viannos). I due tipi sono accomunati dall’essere ambedue sepolture collettive costruite, utilizzate per molte generazioni, in alcuni casi fino al MM III; in entrambi i casi, infine, una serie di apprestamenti rivela strette connessioni con il culto dei defunti.

Artigianato. - I corredi funerari costituiscono la principale fonte di conoscenza dell’artigianato di età prepalaziale, che, oltre alle classi ceramiche sopra ricordate, include anche recipienti configurati a forma umana e animale, vasi e statuine in pietra, l’impiego di bronzo arsenicato per utensili e pugnali, una raffinata produzione di gioielli in oro realizzati a lamina, a repoussé, a filigrana e a granulazione. Si avvia anche la tradizione dell’intaglio di sigilli. I rapporti con l’esterno sono dimostrati soprattutto dalle importazioni egiziane (vasi in pietra, scarabei), mesopotamiche (sigilli), oltre che dalle fonti di approvvigionamento del metallo (argento dal Laurion e da Siphnos). Legami privilegiati sono con le Cicladi, come dimostrano le statuine importate o imitate, l’ossidiana e, soprattutto, la vera e propria colonia cicladica con tombe a cista di Haghia Fotià-Sitia.

Il periodo è caratterizzato da un incremento demografico ed economico tra AM I e AM II. Le strutture socio-politiche appaiono sostanzialmente egualitarie, almeno all’interno di quei segmenti sociali che utilizzavano le sepolture collettive, basate su legami famigliari, probabilmente per clan, come sembrano dimostrare l’impianto dell’abitato di Myrtos e lo studio dei corredi tombali. Non mancano d’altra parte elementi che suggeriscono il progressivo emergere di élites sia nell’ambito dell’architettura privata (Casa Rossa di Vasilikì, Casa Ovale di Chamaezi) sia in quello dell’architettura funeraria (complesso B della necropoli di Archanes) sia infine nelle evidenti attestazioni di un embrione di controllo della produzione mediante il ricorso a impronte su cretule.

Il periodo protopalaziale (MM IB - MM IIB, 1950-1700 a.C.)

L’avvenimento più importante di questo periodo è il nascere del palazzo come centro di potere politico posto al vertice di un sistema di ridistribuzione; esso possiede enormi magazzini e si avvale di un complesso sistema di controllo tramite sigilli, cretule, tavolette. Era anche luogo di attività religiose e artigianali, specie di prestigio.

L’emergere di questi centri di potere è stato variamente spiegato in termini di evoluzione graduale o di rivoluzione improvvisa, frutto di attività belliche o di rinnovati contatti con l’Egitto. I dati di fatto sono da un lato la progressiva differenziazione delle società tra AM II e MM I, dall’altro l’introduzione di un nuovo elemento architettonico, il palazzo per l’appunto, che non può essere ricondotto alle esperienze precedenti; i suoi moduli planimetrici, le sue tecnologie costruttive e i suoi sistemi decorativi sono completamente nuovi, forse mutuati dalle esperienze orientali.

Al MM IB vengono assegnate le più antiche strutture palaziali a Cnosso, Festo e probabilmente anche a Mallia. L’isola fu dunque apparentemente divisa in tre o quattro zone: Festo nella Messarà, Cnosso nell’area centro-settentrionale, Mallia in quella più orientale; incerta l’esistenza di un palazzo a Zakros, ignota quella di un palazzo nella Creta occidentale. I diversi “regni” non paiono in conflitto tra loro, ma si sviluppano in maniera diversa, con una economia proiettata verso il mare a Mallia e Cnosso, sostanzialmente autarchica a Festo. Accanto ai palazzi si trovano a volte complessi dall’apparente valenza politica (vani CV-CVII di Festo, cd. agorà di Mallia), che sembrano costituire un contraltare al palazzo stesso; nel caso del Quartier Mu di Mallia si è addirittura parlato di un centro di potere religioso. L’architettura privata è documentata soprattutto dai quartieri di abitazioni attorno ai palazzi, le cui case hanno piante a più vani con corridoi di disimpegno e adottano tecniche costruttive elaborate (rivestimenti di lastre di gesso, uso di intonaco dipinto, ecc.). L’abitato di Monastiraki e quello di Apodoulou forniscono una testimonianza di centri dal carattere privato e pubblico che sono stati a volte assimilati alla sfera palaziale.

Necropoli. - Nell’ambito funerario continua l’uso delle House Tombs e delle tholoi, anche se le costruzioni di nuovo impianto sono molto rare (Kamilari, MM IA; Gypsadhes, MM II). Sempre più rare sono le sepolture in grotta, mentre cominciano ad apparire le prime tombe a camera (Gypsadhes e Mavro Spileo a Cnosso). La sepoltura semplice viene però a poco a poco soppiantata da quella in pithoi, o in larnakes.

Santuari. - L’attività cultuale è attestata all’interno dei Palazzi e delle tombe, ma per la prima volta si hanno anche chiare prove di culti in grotte (Amnisos, Antro Ideo, Kamares, Psychrò, Skoteinò, Stavromyti) e soprattutto di culti in santuari all’aperto, spesso identificabili solo dal materiale, posti sulla sommità di colline (cd. Santuari delle Vette o Peak Sanctuaries, come a Traostalos-Zakros, Petsofas-Palaikastro, Priniàs-Sitia, Jouktas, Kofinas). Lo sviluppo di questo fenomeno a partire dal MM I è stato messo in rapporto con i Palazzi, ai quali i santuari sono legati anche da alcune classi di materiale (ceramica fine, vasi di pietra, in alcuni casi con iscrizioni).

Artigianato. - L’attività artigianale trova una delle sue più eclatanti manifestazioni nella classe della ceramica di Kamares, raffinata produzione di botteghe palatine cnossie e festie, contraddistinta dal repertorio decorativo policromo e, in misura minore, in quella della produzione a rilievo delle officine malliote. Si diffonde l’uso della pittura parietale con motivi decorativi mentre continua la produzione dei sigilli, finalizzata più chiaramente a scopi burocratici, e quella dei vasi in pietra. Le statuette in argilla di figure maschili e femminili costituiscono una delle classi più caratteristi che rinvenute nei Santuari delle Vette. Uno dei fenomeni più importanti è comunque l’introduzione della scrittura già a partire forse dal MM IB, nella forma del Geroglifico Cretese e della lineare A.

Il periodo neopalaziale (MM IIIA - TM IB 1700-1425 a.C.)

La distruzione del MM IIB fu il preludio a cambiamenti a volte radicali (Cnosso, Festo), a volte meno drammatici (Mallia), che portarono alla costruzione dei Secondi Palazzi, distrutti a loro volta, tranne Cnosso, nel TM IB. A livello generale, il fenomeno più evidente è costituito da una capillare occupazione del territorio attraverso una gerarchia insediamentale che comprende i palazzi maggiori (Cnosso, Festo, Mallia, Zakros, forse anche Kommos e Chania), i palazzi minori identificabili come tali per la pianta (Gournià, Galatas), i centri amministrativi (Haghia Triada, Petràs-Sitia), le ville signorili come Amnisos e Tylissos e le residenze di campagna come Zominthos, Myrtos-Pyrgos e Kannià, accanto a centri urbani quali Palaikastro e Gournià. È probabile che tale fenomeno riflettesse un sistema di controllo del territorio, anche se rimane ancora eluso il problema della situazione complessiva dell’isola, con due ipotesi opposte, quella di una suddivisione in regni corrispondenti pressappoco ai palazzi principali (Zakros, Mallia, Cnosso, Festo, Mallia) e quella di un dominio di Cnosso che sarebbe diventato il centro egemone almeno su tutta l’area centro-orientale. A favore di questa seconda ipotesi giocano i dati provenienti dalla Messarà dove il centro di Haghia Triada, con chiari segni di legami con Cnosso, sembra soppiantare politicamente quello di Festo, il cui Palazzo sarà completato solo nel TM IA.

Necropoli. - Scarna la documentazione funeraria, anche per il riutilizzo delle sepolture nei periodi successivi. Continua a diffondersi la tomba a camera, mentre un edificio sepolcrale e funerario insieme è la monumentale Temple Tomb di Cnosso, unica tomba principesca nota di questa fase.

Santuari. - Sul versante religioso il periodo neopalaziale vede la monumentalizzazione di alcuni Santuari delle Vette (Jouktas, Palaikastro, Kato Symi) e dall’altra parte un’accentuazione delle attività cultuali da parte dei palazzi e delle ville, con l’introduzione dei cosiddetti “bacini lustrali” e la trasformazione in sacelli di piccoli ambienti.

Artigianato. - La pittura parietale e la glittica godono un momento di fioritura, legato anche alla diffusione di scene figurate, spesso a soggetto religioso, caratterizzate da vivacità e naturalismo. Anche nella produzione vascolare non mancano prodotti di grande raffinatezza come i vasi nel cosiddetto “stile marino” (TM IB). Durante i cinque secoli circa dei palazzi cretesi, l’isola amplia le proprie relazioni con l’esterno, soprattutto in età neopalaziale, come dimostra l’aumento delle importazioni e quello dei manufatti minoici ritrovati al di fuori di Creta. Partners privilegiati sembrano l’Egitto, Cipro, la Siria, in misura minore il continente greco, in particolare la Messenia, e soprattutto le Cicladi. L’influenza minoica su queste ultime, rilevabile attraverso l’adozione di tratti culturali cretesi (architettura, sistemi di scrittura e di contabilità), ha portato a ipotizzare l’esistenza di un dominio cretese sui mari che con termine mutuato da Tucidide è stato chiamato “talassocrazia”.

Il periodo postpalaziale (TM II - IIIB, 1425-1190 a.C. ca.)

La fine del TM IB è contrassegnata da un’ondata di distruzioni generalizzate su tutta l’isola che coinvolge i palazzi (Zakros, Mallia, Festo), le ville, i centri urbani, ma non il Palazzo di Cnosso che appare risparmiato. Tale distruzione viene generalmente attribuita a invasori micenei provenienti dal continente greco, che avrebbero instaurato una dinastia achea a Cnosso; la presenza micenea, già ipotizzata per l’introduzione di alcune forme ceramiche (coppe efiree, squat alabastra) e di alcune tipologie tombali (tomba a camera e tombe a tholos di tipo continentale, tombe a fossa), è confermata dall’introduzione della scrittura lineare B, esprimente il dialetto miceneo, che sostituisce in ambito burocratico la lineare A. Purtroppo la storia del palazzo di Cnosso durante questa fase è controversa e coinvolge di conseguenza la ricostruzione degli avvenimenti in tutta l’isola. Da un lato, il cosiddetto “stile di Palazzo” del TM II, ben documentato a Cnosso, è raro altrove (Mallia, Kommos, Chania); di certo esso ebbe breve durata e si confonde con il TM IB da una parte, con il TM IIIA1 dall’altra. D’altro lato, la datazione della distruzione finale del palazzo miceneo di Cnosso, come centro amministrativo ancora funzionante, è tuttora controversa. Da alcuni essa viene collocata al TM IIIA2 iniziale (1370 a.C.: M.R. Popham, S. Hood, L. Godart), da altri al TM IIIB finale (1200: L.R. Palmer, E. Hallager, W.-D. Niemeier).

Nel resto di Creta, dopo la drastica riduzione di insediamenti del TM II, il TM IIIA1 avvia un processo di ripresa (ca. 70 siti) che continua nel TM IIIA2 (ca. 120 siti) e nel TM IIIB iniziale (ca. 200 siti). La documentazione proviene da alcuni insediamenti di notevole importanza (Cnosso, Haghia Triada, Kommos, Chania), da qualche abitato rurale (Kefala, Chondrou Viannou), mentre i grandi centri urbani del neopalaziale subiscono una contrazione o scompaiono (Palaikastro, Gournià, Mallia). L’architettura continua almeno per tutto il TM IIIA1 alcune pratiche di tradizione palaziale minoica, anche se già a questo periodo possono ascriversi il Megaron ABCD e il Sacello H di Haghia Triada, d’influenza continentale (rilevata anche nei più tardi edifici He-38 di Gournià e B di Platì). Dopo un orizzonte di distruzione abbastanza omogeneo all’inizio del TM IIIA2, riscontrabile a Cnosso, Haghia Triada, Kommos, Chania, il TM IIIA2 segna un exploit di edifici monumentali nella Messarà (agorà ed edifici pubblici a Haghia Triada, arsenali a Kommos) e una ripresa dell’insediamento di Chania, con case provviste di focolari circolari di chiara derivazione continentale. L’importanza di quest’ultima località, in assenza di architetture monumentali, è comprovata dal rinvenimento di tavolette in lineare B e dall’attribuzione a fabbriche locali della produzione di anfore a staffa con iscrizioni. Con il TM IIIB2 si registra un declino che si conclude frequentemente con l’abbandono degli insediamenti senza un vero e proprio strato di distruzione (Cnosso, Chania, Haghia Triada, Kommos).

Necropoli. - Nel TM II-IIIA1 sono ricchissime le necropoli cnossie (Mavro Spileo, Zapher Papoura, Isopata, Sellopoulo, Haghios Ioannis) dove si utilizzano tre tipi di sepolture: a fossa, a pozzo e a camera. Alcune tombe, prevalentemente a fossa ma anche a pozzo, sono dette “dei guerrieri” e si distinguono per il ricco corredo di armi. Nel TM IIIA-B si afferma in tutta Creta il tipo miceneo della tomba a camera con lungo dromos (oltre alle già citate necropoli di Cnosso e a quelle di Kalyvia e Lilianà vicino Festo, la più notevole è quella di Armenoi, Rethymno, con 400 tombe). Altri esempi d’influenza “continentale” si possono ravvisare nell’uso della tomba a tholos di tipo continentale (Archanes, Tholos A; Achladhia; Sphakià; Apodoulou; Stylos) e del recinto funerario (Archanes). Usi funerari di antica tradizione minoica vedono il riutilizzo di tombe circolari mediominoiche (Kamilari, Haghia Triada) e di tombe costruite (Cnosso, Temple Tomb; Archanes, Edificio B). Isolata è finora la tomba costruita del Sarcofago Dipinto a Haghia Triada. Il rituale funerario prevede il ricorso frequente a sarcofagi di legno, di terracotta e di pietra.

Santuari. - In ambito religioso declina la fortuna dei Santuari delle Vette (ad eccezione dello Jouktas e di Kato Symi Viannou) e appaiono sacelli con banchina su un lato (Cnosso, Santuario delle Doppie Asce; Fetish Shrine; Gazi; Kannià), in alcuni casi costruiti come edifici isolati (Gournià, Sacello; Haghia Triada, Sacello H).

Artigianato. - La produzione vascolare appare più standardizzata, in linea con quella continentale, ma mantiene sempre una propria specificità sia nelle forme sia nella decorazione. Si può distinguere comunque un primo momento (TM II-IIIA1/2) di egemonia cnossia e un secondo momento (TM IIIA2-B) di nascita di scuole regionali (Chania, Cnosso, Palaikastro, ecc.). Le altre forme di artigianato, lavorazione dell’avorio e dei sigilli, pittura parietale, conoscono un declino dopo il TM IIIA1. Importazioni e imitazioni dimostrano che le relazioni con l’esterno continuano, anche se il monopolio del commercio è probabilmente ormai in mano dei Micenei. Un caso a sé è costituito da Kommos, un vero e proprio porto franco con materiali occidentali, ciprioti, cananei ed egiziani.

La ricostruzione della storia di Creta nel TM II-IIIA-B dipende dalla data che viene accettata per la distruzione del palazzo di Cnosso. Dagli archivi in lineare B si evince infatti che esso controllava tutta Creta tranne forse l’estremità orientale. Se ora la distruzione di Cnosso è da porre nel TM IIIB, l’isola fu per 200 anni circa sede di un regno acheo la cui caduta è da porre in relazione con il crollo delle cittadelle micenee intorno al 1200 a.C.; se invece il palazzo fu distrutto nel TM IIIA2 iniziale, ciò significa che dopo il breve interludio di egemonia cnossia, una serie di centri come Haghia Triada, Chania e forse Mallia tentarono di prenderne il posto e di creare regni più piccoli che ebbero diversa fortuna e che non riuscirono mai, comunque, a unificare Creta sotto un’unica capitale.

La fine della civiltà minoica (TM IIIC - Subminoico; 1190-1000 a.C.)

Verso la fine del TM IIIB e l’inizio del TM IIIC si verificano mutamenti da mettere probabilmente in relazione con l’arrivo di nuove ondate di immigrati continentali. Mentre nell’area di Chania la vita continua senza fratture fino alla prima metà del TM IIIC, quando l’abitato di Chania viene abbandonato, altrove (Armenoi, Cnosso, Mallia, Palaikastro, Haghia Triada, Kommos) la frequentazione si arresta già nella seconda metà del TM IIIB. A controbilanciare questo fenomeno alcuni siti vengono rioccupati (Festo) e altri sono costruiti ex novo. Un fenomeno nuovo è la nascita d’insediamenti di altura, difficilmente raggiungibili e facilmente difendibili, per i quali è stato coniato il termine di Refugee Settlements (ad es., Karphì, sui Lassithi; Palaikastro-Kastrì; Priniàs), in alcuni casi fortificati (Kastrokefala). La qualità della vita è decisamente modesta, come dimostra l’assenza di piani urbanistici, la cultura materiale povera, la scomparsa di quelle arti suntuarie che avevano fatto la gloria della Creta minoica.

Necropoli. - Le sepolture riutilizzano spesso tombe a camera dei periodi precedenti, ma continua il tipo della tomba a tholos sotterranea, a pianta circolare o rettangolare, di piccole dimensioni (Praisos, Kavousi, Karphì, Erganos, Priniàs).

Santuari. - Un santuario con panchina e numerosi sacelli domestici sono stati individuati negli insediamenti di Karphì, mentre santuari all’aperto, identificabili grazie ai depositi votivi, sono stati riconosciuti a Priniàs, Haghia Triada, Thronos-Sybrita. È interessante notare come la geografia dell’insediamento a Creta presenti, a partire dal XII secolo, impressionanti fenomeni di continuità nell’ambito degli abitati (Kavousi, Praisos, Prinias, Festo, Thronos-Sybrita), delle necropoli (Cnosso), dei santuari (Kato Symi-Viannou, Antro Ideo, Haghia Triada, Kommos), in contrasto con quelle località che ebbero invece vita brevissima (prevalentemente Refugee Settlements come Karphì e Kastrokefala). Anche nell’ambito della cultura materiale (produzione vascolare in primis) non è possibile individuare chiare articolazioni cronologiche e vere fratture tra il XII e il IX sec. a.C. Sembra dunque inevitabile concludere che se una cesura è da cercare tra la Creta minoica e quella ellenica, questa debba essere collocata a cavallo tra il XIII e il XII sec. a.C. A partire da questo periodo, infatti, si sarebbe intensificato il processo di grecizzazione dell’isola, iniziato con la conquista micenea di Cnosso e terminato con la quasi completa dorizzazione dell’isola nell’età del Ferro.

Bibliografia

Opere generali:

A. Evans, The Palace of Minos, I-IV, London 1921-35.

J.D.S. Pendlebury, The Archaeology of Crete, London 1939.

S. Hood, The Minoans. Crete in the Bronze Age, London 1971.

S. Hood et al., Knossos. A Labyrinth of History. Papers Presented in Honour of Sinclair Hood, Oxford -Northampton 1994.

Periodo prepalaziale:

K. Branigan, Prepalatial. The Foundation of Palatial Crete. A Survey of Crete in the Early Bronze Age, Amsterdam 19882.

Proto- e Neopalaziale:

R. Hägg - N. Marinatos (edd.), The Function of the Minoan Palaces. Proceedings of the 4th International Symposium at the Swedish Institute in Athens (Athens, 10-16 June 1984), Stockholm 1987.

J. Driessen - C.F. McDonald, The Troubled Island. Minoan Crete Before and After the Santorini Eruption, in Aegaeum 17, 1997.

Postpalaziale:

A. Kanta, The Late Minoan III Period in Crete. A Survey of Sites, Pottery and their Distribution, Göteborg 1980.

Gli insediamenti
siti prepalaziali

di Pietro Militello

La presenza nel territorio a Creta nel periodo minoico si sviluppa attraverso un complesso sistema di tipologie insediative che si matura durante tutto il periodo palaziale, ma che può essere riconosciuto in embrione negli abitati prepalaziali, caratterizzati, nel caso di alcuni siti più importanti, da strutture architettoniche articolate.

Le strutture insiediative di periodo prepalaziale si conoscono in modo problematico anche se insediamenti consistenti si datano soprattutto tra l’Antico Minoico (AM) II, a cui appartiene l’abitato di Myrtos, e quello di Trypiti, abbandonato nel Medio Minoico (MM) IA, e il MM I, nel quale è ancora in uso il sito di Vasilikì (AM II-MM I). Si rivela meno importante la documentazione di periodo protopalaziale che si ritrova soprattutto negli agglomerati di abitazioni nei pressi dei palazzi; centri importanti di questo periodo sono, oltre a quelli palatini, gli abitati di Monastiraki e di Apodoulou.

Vasilikì

Località presso la costa settentrionale dell’istmo di Hierapetra (Creta), a circa 4 km dal mare. Il sito si trova nella collina di Kephali, 400 m a sud-est dal villaggio di V., e fu scavato da R. Seager nel 1903-1906 e da A. Zois a partire dal 1972.

Fu abitato quasi ininterrottamente dall’Antico Minoico (AM) a età bizantina e ha dato il nome a una caratteristica classe ceramica dell’AM II. Le indagini di Zois hanno portato a profonde modifiche nella ricostruzione della storia e dell’architettura dell’insediamento. Verificata l’assenza di livelli neolitici, il momento più antico di occupazione risale all’AM I ed è rappresentato da alcuni depositi rinvenuti sotto il vano 30 della Casa Ovest, dal vano Q 1 della Casa Nord e da alcune tombe del vano 39 della Casa Rossa. Il periodo AM II-Medio Minoico (MM) IA è stato caratterizzato da una intensa attività edilizia; le strutture superstiti furono interpretate da Seager come un’unica abitazione (la cd. Grande Casa), poi distinta da Zois in più case appartenenti a periodi diversi. All’AM IIA sono assegnati sei edifici di pianta, dimensione e orientamento simili (Casa Nord e Casa Sud, quest’ultima sotto i vani 8-9 della Casa Ovest) che presuppongono una struttura sociale di tipo egalitario.

All’AM IIB appartengono invece due fasi costruttive. La prima è rappresentata dalla Casa Rossa (detta così per il colore della malta con cui è costruita) costituita da un’ala meridionale con gruppi di piccoli vani rettangolari con corridoio, e da un’ala orientale con ambienti di maggiori dimensioni, dei quali uno (39) era forse un cortile giacché era provvisto di un pozzo. A ovest della Casa Rossa si estendeva un cortile lastricato. La seconda fase è rappresentata dalla Casa Ovest, situata appunto a ovest della Casa Rossa, impostatasi sopra parte del lastricato, e costituita da una sequenza di vani stretti e allungati e da vani più piccoli. L’AM III-MMIA rappresenta la fase di massima espansione dell’insediamento, con numerosi edifici che occupano la sommità della collina (tra cui le case A e B). I periodi successivi segnano invece una diminuzione dell’insediamento: solo due case sono assegnabili al MM II, e al Tardo Minoico (TM) I appartengono le case M, N, abbandonate nel TM IA, e la Casa K, in uso fino al TM IB. Dopo la fine del neopalaziale l’intensità della frequentazione della collina diminuisce. Il TM III è rappresentato da una tomba a tholos scavata da Seager in località Haghios Theodoros, mentre un gruppo di statuine appartenenti a un santuario all’aperto si colloca in età protogeometrica.

Bibliografia

R.B. Seager, Excavations at Vasiliki, 1904, in University of Pennsylvania. Transactions of the Department of Archaeology, Free Museum of Science and Art, 1 (1904), pp. 207-21.

Id., Report of Excavations at Vasiliki, Crete, ibid., 2 (1906), pp. 11-132.

H.A.B. Hawes et al., Gournia, Vasiliki, and Other Prehistoric Sites on the Histmus of Hierapetra, Philadelphia 1908.

Relazioni preliminari dei nuovi scavi nei numeri della rivista Praktika, dal 1972.

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I palazzi

di Luigi Caliò

I palazzi che sorsero a Creta all’inizio del II millennio a.C. testimoniano una società complessa, in grado di esprimere un potere accentratore e una serie di specializzazioni nei lavori agricoli e artigianali.

I nuovi potentati costruiscono strutture palatine che funzionano come centri di potere sociale e civile ma che assolvono anche la funzione economica della raccolta e della ridistribuzione dei beni. La nascita dei palazzi tuttavia è un avvenimento improvviso, non solo dal punto di vista architettonico; i dati delle necropoli infatti non sembrano mostrare per il Bronzo Antico (BA) segni di differenziazione sociale, anche se si ritiene empiricamente che alcuni artigiani, come quelli che lavorano la pietra o i fonditori, fornissero una manodopera specializzata, costituendo una classe a sé stante. Il problema non è tanto quello di comprendere quali siano stati i modelli delle architetture palatine cretesi, quanto piuttosto se la formazione di una nuova società complessa abbia avuto una gestazione locale o un impulso da regioni come l’Egitto o la Mesopotamia, che già esprimevano sistemi statali articolati. Solamente a partire da un importante studio di C. Renfrew (1972) si è seriamente lavorato su un’ipotesi di sviluppo indigeno della società in ambito Egeo. In realtà Creta mostra fin dall’Antico Minoico (MA) segni di uno sviluppo gerarchico degli insediamenti; Cnosso, Festo, Mallia, Mochlos sono centri popolati a giudicare dal materiale di scavo e dalla grandezza delle necropoli. La struttura sociale di questi abitati è sconosciuta, ma ad alcune installazioni particolari come la House on the Hill a Vasilikì si è voluto riconoscere ipoteticamente una funzione pubblica, anche se alcuni grandi sistemi abitativi sono frutto piuttosto di un tipo di edilizia agglomerativa, come nel caso di Myrtos.

Alla fine del III millennio le esigenze interne di uno sviluppo lineare della società cretese è probabilmente stato accelerato dai contatti commerciali che l’isola aveva nel Mediterraneo. Tale sviluppo ha come conseguenza la crescita demografica, l’incremento delle piccole comunità rurali e soprattutto la nascita di città palatine, che in genere alla fine del Minoico Medio (MM) I raggiungono dimensioni notevoli. Attorno alla fondazione dei palazzi si sistemano quartieri di abitazione, di cui quelli di Cnosso e di Mallia sono i più conosciuti per il periodo protopalaziale. Soprattutto quest’ultima, anche se ancora parzialmente indagata, presenta le maggiori evidenze di una città palatina.

Un primo insediamento esisteva a Mallia già durante il MA II (metà del III millennio), in periodo prepalaziale, lungo la facciata occidentale (quartiere I) e a nord della corte centrale (quartiere IX). La costruzione del primo palazzo, datata nel MA III - MM IA (fine del III millennio), occupava una superficie analoga a quella del secondo palazzo, che è stato costruito in almeno due fasi tra il MM III e il Minoico Tardo (MT) IA. Il palazzo sorge su un piccolo rilievo a circa 15 m di altezza rispetto al mare ed è circondato da diversi quartieri di abitazione, come il Quartiere Lambda a nord, il Quartiere Zeta a est, quelli Epsilon e Delta a sud e a ovest e più lontano il Quartier Mu. Questi nuclei sono collegati attraverso un sistema di vie pavimentate al palazzo, che costituisce il nodo centrale di tutto il complesso.

Fuori dall’area del palazzo vero e proprio il quartiere più importante è il Quartier Mu che, scavato per una superficie di oltre 3000 m2, rappresenta il complesso più rilevante per il periodo dei primi palazzi. Questo quartiere è composto da due grandi edifici circondati da sette strutture più piccole di cui almeno cinque identificate come ateliers artigianali. Nei due edifici maggiori sono stati rinvenuti materiali considerevoli tra cui sigilli e documenti di archivio scritti in geroglifico cretese. La sistemazione degli ambienti, che riprendono per l’architettura alcuni elementi dei grandi palazzi, e la presenza di questi documenti hanno fatto ipotizzare che si tratti delle residenze di notabili in contatto con il Palazzo, ma che rispetto a questo mantengano una loro autonomia amministrativa. Lo stesso significato potrebbe avere il rinvenimento a nord-ovest del palazzo di una cripta ipostila e di uno spazio aperto bordato da gradini collegato ad ambienti di stoccaggio.

I Primi Palazzi appaiono a Creta nel corso del MM IA e comunque dovevano già esistere nel corso del MM IIB, ma la loro architettura rimane sostanzialmente sconosciuta a causa del riutilizzo dell’area per la costruzione dei Secondi Palazzi. A Cnosso rimangono alcuni magazzini e un deposito con iscrizioni in geroglifico che attestano la funzione amministrativa del sito; a Mallia i resti sono ugualmente scarsi: alcuni magazzini e due sale monumentali. Più abbondante è il materiale a Festo. La costruzione del primo palazzo si data nell’ambito del MM IB, ma la storia di questa prima struttura è più complessa rispetto agli altri palazzi cretesi. Il palazzo subì interventi edilizi già all’inizio del MM II, ma conobbe una distruzione per terremoto già nel corso della stessa fase e una distruzione per incendio alla fine del periodo, con una nuova ricostruzione all’inizio del MM III. La fase del MM II è quella meglio conosciuta. La facciata occidentale, a ortostati, è conservata per una lunghezza di circa 70 m e si affacciava su una corte attraversata da una strada pavimentata ai lati della quale erano quattro silos. La zona scavata presenta un santuario nella parte nord e una serie di ambienti destinati allo stoccaggio a sud. Sempre a questa fase appartiene un numeroso deposito di cretulae rinvenute sotto l’ambiente XXV del secondo palazzo.

L’organizzazione politica all’interno dei territori governati dai palazzi è complessa e agisce attraverso un’amministrazione che attua un sistema di controllo economico di cui i resti archeologici sono le tavolette iscritte e i sigilli. La presenza sul territorio veniva attuata attraverso una gerarchizzazione degli insediamenti con città secondarie importanti come Gournià, Palaikastro, Pyrgos e con insediamenti rurali di minori dimensioni. La mancanza di una ideologia guerriera, che invece caratterizza i principati micenei, ha fatto supporre che l’autorità dei principi minoici fosse basata su un sistema religioso, anche se questa ipotesi non può essere sostenuta dalle scarse conoscenze che si hanno della religione minoica durante il MA e il MM. Alla fine del MM II si hanno segni negli strati archeologici di una serie di distruzioni che toccano quasi tutti i centri cretesi. In alcuni si-ti i danni sono dovuti chiaramente a eventi naturali, anche se non è possibile essere certi della esatta simultaneità degli eventi in questione. Nello stesso periodo si nota l’abbandono o il cambiamento di alcuni elementi peculiari della cultura materiale del periodo protopalaziale, come la sostituzione della scrittura geroglifica con la lineare A o il disuso di alcune tipologie di sigilli. I palazzi ricostruiti dopo la fine del MM II sono poco noti, comunque interventi importanti sembrano essere stati fatti a Cnosso e a Mallia, mentre meno conosciuta è la situazione di Cnosso. La fine del MM e l’inizio del MT è segnato da nuove distruzioni e terremoti. La ricostruzione sembra tuttavia, almeno per Cnosso, non modificare sostanzialmente le linee edilizie del palazzo del MM III. Gli altri palazzi cretesi ricevono le loro forme definitive all’inizio del MT I, uniformandosi di fatto al modello di Cnosso. Sebbene il palazzo di Cnosso sia di gran lunga il più imponente edificio palatino di Creta, con una superficie occupata di circa 13.000 m2 (Mallia 7600 m2, Festo 6500 m2, Zakros 2800 m2), tuttavia è solo un esempio di una struttura replicata negli altri tre palazzi e anche in scala minore in altri si-ti come nell’edificio centrale di Gournià. Elemento peculiare di queste installazioni è la corte centrale, che nei tre palazzi maggiori occupa una superficie essenzialmente analoga (sensibilmente più piccola a Zakros), ma che compare anche in altri edifici, come nel grande impianto che recentemente è stato messo in luce nel sito di Galatas, circa 20 km a sud-est di Cnosso o nell’edificio del MT I di Kommos. A Cnosso, Mallia e Festo la facciata occidentale del palazzo borda una seconda corte esterna pavimentata e solcata da strade lastricate.

Una parte importante delle installazioni palatine sono i magazzini, che occupano un’ampia porzione del piano terra. Questi ambienti per lo stoccaggio sono particolarmente sviluppati a Mallia: grandi sale magazzino si trovano a ovest del palazzo e silos nell’angolo sud-ovest, ma particolarmente interessanti sono gli ambienti per l’immagazzinamento dei liquidi che presentano un ingegnoso sistema per il recupero del materiale disperso; meno estesi i magazzini di Cnosso dove occupano l’area ovest e quelli di Festo che si trovano immediatamente a sud dell’entrata monumentale nord-ovest. Ancora più ridotti quelli di Zakros.

Nei tre palazzi più grandi alcuni ambienti erano adibiti a quartieri residenziali. A Cnosso si trovano nell’ala sud-est del palazzo, a Mallia e a Festo nella zona nord-ovest. Oltre ai quartieri principali in genere si sviluppano zone abitative secondarie forse per notabili legati al palazzo, dotate solitamente di un “bacino lustrale” e di toilettes. Il piano superiore ospitava gli ambienti di rappresentanza, in alcuni casi finemente decorati da una ricca ornamentazione. A Cnosso e Mallia si accedeva a questa ala anche attraverso una grande scala che si apriva sulla corte centrale. A Zakros la mancanza di magazzini estesi nell’ala nord ha spostato al piano terra questi ambienti. Al primo piano era collocata anche una sala per banchetti, nella zona nord del palazzo. Si tratta in genere di una sala ipostila accessibile dal piano inferiore tramite due scale, una di servizio e una collegata alla grande corte.

Particolarmente importanti sono nei palazzi gli ambienti dedicati alla pratica religiosa, che normalmente si aprono sul lato ovest della corte, soprattutto a Cnosso e Mallia. Tra questi ambienti si distinguono le cripte con colonne (pillar crypts), spesso associate ad altri santuari. L’aspetto religioso ha una notevole importanza nell’architettura dei palazzi e doveva coinvolgere anche la figura del principe, che probabilmente basava su questo il suo potere. A Mallia, i diversi rinvenimenti a carattere sacro, come le tavole per offerta o la fossa al centro della corte forse sacrificale, forse la base per un altare, i rinvenimenti di oggetti di pregio nella “loggia” (un santuario che si apre sulla corte) e negli ambienti annessi, tra cui una piccola ascia in scisto che rappresenta l’avantreno di un leopardo, un pugnale e una spada con l’elsa di cristallo, sembrano indicare una partecipazione diretta del sovrano ai culti celebrati nel palazzo. Il quadro che emerge dalla ricerca archeologica non è tuttavia coerente, anche se un incremento delle attività religiose legate al palazzo può essere visto nella ristrutturazione monumentale di alcuni santuari di vetta che probabilmente sono passati sotto il controllo palatino.

A Cnosso e a Festo sopravvivono aree “teatrali”, adibite a funzioni pubbliche o religiose. A Cnosso questo spazio si trova nella zona nord del palazzo, mentre a Festo borda il lato nord della corte ovest. Queste installazioni mancano negli altri due palazzi, ma a Mallia un’area pubblica può forse essere individuata nella cosiddetta “agorà” fuori dal palazzo vero e proprio. Ci troviamo, con i Secondi Palazzi, di fronte a edifici complessi, strutturati in quartieri che assolvono funzioni diverse, come l’immagazzinamento dei beni, la lavorazione di alcuni beni di lusso, lo svolgimento delle funzioni religiosa e di rappresentanza del palazzo, la gestione dei rapporti con gli altri palazzi e con i regni stranieri. Poco tuttavia sappiamo sulle modalità di funzionamento del potere nel palazzo, se veniva gestito da un sovrano unico che assommava in sé anche funzioni sacerdotali, come appare probabile. La figura mitica di Minosse sembra assimilarsi a quella di un re sacerdote, anche se nel mito, la struttura del labirinto, forse una rappresentazione della stessa Cnosso, non rende nell’immaginario greco la realtà della complessità di queste strutture.

Bibliografia

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L’urbanizzazione del territorio: città, ville e santuari

di Jörg Schäfer

Soprattutto nel periodo dei Secondi Palazzi si sviluppa a Creta un sistema di insediamenti diversificato a seconda delle funzioni e dei modelli urbanistici. Alcuni di questi possono essere chiaramente definiti impianti urbani, come Palaikastro e Gournià, anche se in quest’ultimo il centro della griglia urbana è occupato da un edificio di tipo palaziale e il sito sembra rappresentare un unicum per la complessità della sua struttura. Accanto agli agglomerati urbani e ai quattro palazzi maggiori si trovano le cosiddette “ville”, un nome generico che viene utilizzato per designare edifici che riprendono in parte la struttura dei grandi palazzi con locali adibiti all’immagazzinamento delle derrate e che si caratterizzano per una chiara funzione amministrativa, come testimoniano i ritrovamenti di tavolette in lineare A e le cretule da Haghia Triada e da Archanes, o anche residenze signorili come nel caso di Amnisos e Tylissos. Accanto a queste installazioni maggiori troviamo un sistema complesso di insediamenti minori, mansions, installazioni agricole, città portuali. Il controllo palatino del territorio sfruttava in modo capillare e con modalità diverse tutte queste installazioni e probabilmente si appoggiava anche al sistema di santuari maggiori locali che coprivano il territorio dell’isola. La scelta di siti al di fuori delle installazioni palatine riflette l’esigenza di illustrare in modo compendiario la varietà delle modalità di occupazione del territorio, partendo da uno degli esempi più conosciuti di insediamento prepalaziale, che ci aiuta a scoprire in questa fase di formazione della civiltà minoica l’esistenza di una società strutturata e già in parte organizzata secondo quei criteri di accentramento che saranno propri della fase palatina vera e propria, ma concentrandosi soprattutto nel periodo finale della storia minoica per cui sono analizzati alcuni dei siti non palaziali più significativi.

Amnisos

di Jörg Schäfer

Antico nome (gr. Ἀμνισός) di una località sulla costa cretese circa 8 km a est di Iraklion, presso la moderna Karteros. La ricostruzione della topografia antica di A. deve tenere conto del progressivo regredire del litorale che, a partire dalla media età del Bronzo, ha causato la formazione di insenature.

All’età neopalaziale, Medio Minoico (MM) III - Tardo Minoico (TM) I-II: 1700-1400 a.C. ca., appartiene un insediamento collocato tra la foce del fiume omonimo e il lato orientale della collina di Palaiochora, il cui impianto non è però noto. Sulla collina di Palaiochora i più antichi rinvenimenti ceramici risalgono al MM e al TM. Sul declivio settentrionale della collina sono state scoperte due tombe della prima età del Bronzo (AM I). Nell’area A è stata rinvenuta la cosiddetta Villa dei Gigli, una tipica villa di età neopalaziale con polythyron e bagno lustrale. Alle pendici nord della collina di Palaiochora (area B) è stata individuata una fonte con resti di una sovrastruttura poligonale, in parte eretta in opera quadrata, del TM III. Nell’area C sono presenti resti di una costruzione rettangolare del TM III.

Alle pendici nord-ovest della medesima collina (area D) sono stati rinvenuti numerosi resti architettonici, databili al periodo MM III - TM IA e III e anche a età tardoarcaica, ellenistica e protoimperiale. Nell’area E sono venuti in luce i resti di un edificio in opera quadrata di età neopalaziale, in parte sommerso dal mare. Nell’area H si sono scoperte mura in pietra di epoca neopalaziale; nell’area F si è messo in luce un complesso costruito con mura in pietra e materiale di reimpiego, con ambienti e corti legati tra loro (25 x 40 m ca.). Verosimilmente si tratta di un quartiere di artigiani appartenente a un edificio del XIII sec. (TM IIIB), che fu utilizzato anche nell’VIII e nel VII sec. a.C. La Grotta di Ilizia è situata 800 m a sud dell’area A sulla collina, a circa 80 m s.l.m. All’interno sono presenti stalagmiti e resti di muri antichi; i ritrovamenti ceramici attestano una continuità d’uso dal Tardo Neolitico all’età imperiale. Davanti alla grotta si trovano i resti di un edificio, verosimilmente del VII sec. a.C. L’uso cultuale della grotta è testimoniato dal XIV-XIII sec. a.C. e sembra essere continuato fino a età imperiale. L’estensione delle necropoli non è conosciuta.

Bibliografia

J. Schäfer (ed.), Amnisos. Nach den archäologischen, historischen und epigraphischen Zeugnissen des Altertums und der Neuzeit, I-II, Berlin 1992 (con bibl. prec.).

N. Marinatos, Cult by the Seashore. What happened at Amnisos?, in The Role of Religion in the Early Greek Polis. Proceedings of the Third International Seminar on Ancient Greek Cult (Athens, 16-18 October 1992), Jonsered 1996, pp. 135-39.

Archanes

di Dario Palermo

Località nell’isola di Creta, nel cuore della fertile pianura che costituisce l’immediato entroterra di Cnosso, ai piedi del Monte Jouktas.

A. è oggi uno dei più notevoli siti archeologici dell’intera Creta, particolarmente importante per le età minoica e micenea, ma ricco di rinvenimenti anche per le età successive. Nel suo aspetto attuale il palazzo di A. appartiene all’età dei Secondi Palazzi (1700-1450 a.C.); tuttavia le caratteristiche della pianta e il rinvenimento di strati con ceramica del tipo di Kamares fanno pensare che esso possa aver preso il posto di un edificio di epoca prepalaziale. La facciata, costituita da grandi blocchi di pietra tenera, ha un caratteristico andamento a sporgenze e rientranze e dà su un’area scoperta probabilmente adibita a cerimonie sacre. L’interno del palazzo, pur nella esiguità dello spazio investigato, rispecchia la complessità architettonica dei contemporanei palazzi di Cnosso e di Festo. Resti del palazzo furono individuati in diversi altri punti della città moderna; particolarmente importante il rinvenimento dell’archivio, un ambiente che conservava tavolette scritte in lineare A; a sud del palazzo era la cosiddetta Area Teatrale, un vasto spazio lastricato attraversato da passerelle in lastre di pietra.

Alle strutture minoiche si trovarono sovrapposti resti di edifici di periodi successivi, soprattutto di età micenea (TM IIIA-B). L’intero arco di vita della città minoica e micenea è rappresentato nei corredi e nelle strutture della ricca necropoli di A. situata sulle pendici meridionali della collina di Fournì, poche centinaia di metri a nord dell’abitato moderno. La necropoli cominciò a essere utilizzata in età antecedente alla costruzione dei palazzi, nell’AM II e continuò a essere usata nel periodo neopalaziale. Nel TM IIIA venne costruita la grande tholos A, definita “sepolcro reale” per la magnificenza della costruzione. Di età micenea (TM IIIA) era pure un recinto funerario posto all’estremità nord dell’area cimiteriale: di forma rettangolare, racchiudeva sette tombe a fossa contenenti larnakes e ricche offerte, fra cui molti vasi di bronzo. Le sepolture erano segnalate da stele di pietra collocate sopra alcune delle fosse.

Il santuario di anemospilia

Il rinvenimento forse più eccezionale degli scavi di Archanes è la scoperta del santuario minoico di Anemospilia, situato sulle estreme pendici settentrionali del Monte Jouktas. Si tratta di un edificio composto da tre celle affiancate, alle quali dà accesso un corridoio trasversale che corre lungo il prospetto nord. Il santuario, circondato da un ampio peribolo, fu trovato così come era nel momento della distruzione e dell’abbandono, con i vani ancora ricolmi di suppellettili. Il vano orientale conteneva un altare a gradini, pithoi e altre ceramiche; il vano centrale era invece il centro del culto. Una bassa banchina correva lungo la parete meridionale; su di essa poggiavano due piedi in terracotta, forse i resti di una statua realizzata con tecnica mista in legno e terracotta.

Una scena drammatica si presentò agli scavatori nel vano occidentale: su di una bassa piattaforma, giaceva infatti lo scheletro di un individuo di giovane età, sul cui torace poggiava una spada di bronzo. Nell’angolo sud-occidentale erano riversi gli scheletri di un uomo e di una donna; l’uomo portava un anello di ferro rivestito d’argento e un sigillo di agata. Un quarto scheletro, accanto al quale si rinvenne un profondo bacino dipinto con la figura di un toro, giaceva nel corridoio di accesso. I rinvenimenti sono stati interpretati dagli scavatori come la testimonianza di un sacrificio umano, tragicamente interrotto da un terremoto che ne seppellì i protagonisti. Lo stile delle ceramiche rinvenute ha consentito di datare il complesso nella fase finale del periodo protopalaziale; l’evento sismico, in conseguenza, potrebbe essere il medesimo che ha portato alla distruzione dei Primi Palazzi.

Bibliografia

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I.A. Sakellarakis - E. Sapouna-Sakellarakis, Archanes. Minoan Crete in a New Light, I-II, Athens 1997.

Gournià

di Luigi Caliò

Il nome antico del sito, che si affaccia sul golfo di Mirabello, è sconosciuto. La città fu costruita in una bassa collina vicino al mare. Le necropoli indicano che l’abitato è stato frequentato fin dal Minoico Antico (MA) III e alcune case si datano nel Medio Minoico (MM). In periodo neopalaziale il centro dell’abitato, nel punto più alto della collina, fu occupato da una piccola struttura palatina. Distrutto nel Minoico Tardo (MT) IB (1450 a.C. ca.), il sito venne poi nuovamente occupato nel MT III.

Il palazzo si trova immediatamente a nord di una corte rettangolare, sulla quale si affacciano anche diverse case private. Il lato che guarda la corte è bordato da una struttura a gradini a forma di L sul modello dei grandi spazi “teatrali” di Cnosso e di Festo. La facciata ovest, particolarmente curata dal punto di vista architettonico, si apriva su una piccola corte pavimentata attraverso un’entrata nel suo centro. Questo edificio richiama ancora diversi tratti peculiari dei grandi palazzi. L’estrema zona ovest del palazzo è occupata dai magazzini e probabilmente nel primo piano doveva esserci una sala da banchetto che forse si apriva sulla piccola corte centrale. Nella parte nord del palazzo una piccola stanza è stata interpretata come toletta e probabilmente qui potevano essere collocati i quartieri residenziali. L’ambiente centrale del palazzo era separato dal cortile da un colonnato di pilastri di pietra e colonne di legno secondo un sistema costruttivo comune in questo periodo e utilizzato anche nei grandi palazzi. La funzione di questo edificio, come quella dei palazzi maggiori, è dedicata allo stoccaggio e alle pratiche sociali e religiose (forse una delle sale dietro la struttura teatrale poteva essere sistemata per il sacrificio dei tori e nella medesima area è stata trovata una tavola di pietra per le offerte sul modello di quella di Mallia), tuttavia non sembra si tratti di una struttura indipendente, ma piuttosto va interpretata come la sede di un governatorato locale forse alle dipendenze di Cnosso.

La città non è fortificata, come è usuale nella Creta minoica. Il palazzo è circondato da sette isolati con abitazioni, distinti da un sistema viario complesso formato da due vie principali che corrono ai bordi dell’abitato e da una serie di strade minori all’interno. Le strade presentano un sistema di drenaggio sofisticato che indica una sistemazione urbanistica complessa. Ciascun isolato consta di numerose abitazioni, con magazzini al piano terra e un piano superiore in materiale deperibile (mattoni crudi, legno) dove dovevano essere gli ambienti abitativi, spesso accessibile da una scala che conduceva direttamente alla strada. La rioccupazione di periodo postpalaziale è testimoniata da una struttura “a megaron” nell’angolo sud-ovest della città e da un piccolo santuario del MT IIIB (3 x 3 m) che si trova vicino al punto più alto dell’insediamento. Il santuario aveva una bassa panca lungo il muro sud e nell’angolo nord-est è stato rinvenuto un tripode, forse un altare o una tavola per le offerte, oltre a statuette di uccelli, diversi vasi tubolari con serpenti e corna di consacrazione in rilievo, figurine femminili.

Bibliografia

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Haghia triada

di Luigi Caliò

I resti dell’abitato minoico, denominato dalla chiesa omonima di H.T. (Ss. Trinità), sono situati su alture che sorgono nella parte meridionale dell’isola di Creta.

Tracce di frequentazione del sito si trovano a partire dal Minoico Antico (MA), quando i resti archeologici testimoniano la presenza di un importante insediamento, forse articolato in diversi nuclei. È stato rinvenuto un quartiere abitativo con vani rettangolari, a eccezione di un singolo ambiente che presenta un profilo absidato; alcune forme ceramiche rinvenute nell’area consentono di datare in parte la frequentazione del sito al MA II. Uno scavo piuttosto esteso ha messo in luce un nucleo più antico dell’abitato che ha restituito ceramica databile al MA I, consentendo di ipotizzare la presenza anche in questo periodo di una comunità relativamente estesa. Un insediamento del periodo dei Primi Palazzi è stato poi coperto dalle strutture di epoca successiva; i materiali rinvenuti si datano in prevalenza tra il Minoico Medio (MM) IB e il MM II.

Dopo la distruzione che ha colpito l’isola alla fine del MM II si nota anche a H.T. una contrazione nei rinvenimenti, che sembra però anche dovuta alla risistemazione dell’intera area per la costruzione della villa e alla ristrutturazione dell’abitato tra il MM III e il Minoico Tardo (MT) IA. A questa nuova sistemazione dell’intera area vanno attribuite la villa e una serie di edifici e case che dimostrano la vitalità del sito nello stesso momento in cui a Festo si tenta la ricostruzione del palazzo. Il fermento edilizio di H.T. continua tra la fine del MT IA e il MT IB con diversi rifacimenti all’interno della villa e alcuni nuovi edifici. I materiali che si datano in questa seconda fase neopalaziale, tra i quali vanno menzionati i vasi in steatite, gli affreschi, i pani di metallo, le tavolette in lineare A e le cretule, indicano una grande prosperità dell’insediamento. Significativo è che a Festo tra i rinvenimenti attribuibili al secondo palazzo, non compaiono documenti amministrativi.

Durante il MT IIIA2 il sito viene profondamente rimaneggiato e l’impianto urbano modificato con la costruzione di una serie di edifici monumentali, tra cui spiccano nella parte meridionale la costruzione di un megaron che doveva costituire il centro di un polo politico-religioso e più a nord la sistemazione di un’area a vocazione commerciale, con la grande stoà e i magazzini. L’insediamento mostra strati di distruzione che si datano durante il MT IIIB e il sito sembra continuare la sua vita solo come area sacra.

Bibliografia

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