LAVINIO

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

LAVINIO (XX, p. 645)

Paolo Sommella

Ricerche topografiche e scavi archeologici eseguiti nello scorso venticinquennio hanno grandemente ampliato le nostre conoscenze di questo centro antico. L. è stata identificata con Pratica di Mare nella cartografia e nei testi eruditi degli ultimi tre secoli, ma se si eccettuano poche e settoriali ricerche (seconda metà del sec. 19°) e sondaggi fatti eseguire da C. Borghese (scavi Helbig) si può dire che solo recentemente si è giunti a una puntuale lettura strato-topografica delle fasi e degli elementi urbani oltre che a precisi indizi sulle facies culturali preurbane. L'area abitata, che raggiunge la sua massima espansione già sul finire del 6° sec. a. C., è organizzata su un pianoro collinare separato quasi completamente, salvo un piccolo istmo di raccordo, dall'acropoli su cui si è insediato il borgo moderno. Su una delle due cime dell'acropoli si sono raccolti frammenti di vasi riferibili all'ambiente culturale appenninico e databili nell'età del Bronzo medio e recente. Rinvenuti in posizione secondaria, i materiali sono però indiziari di un vero e proprio stanziamento di tale periodo: lo confermano i recentissimi rinvenimenti di sepolture a pozzetto nelle necropoli lavinati con corredi databili a partire dal 10° secolo a. C., che trovano confronti sui Colli Albani e a Roma.

I pozzetti di Pratica, nella conferma delle fonti (Varr., de l. L., V, 144), inducono a rivalutare le moderne teorie su una supposta priorità dei Colli Albani rispetto ai centri della paralìa, e iniziano una seriazione culturale ininterrotta che documenta il progressivo inserimento della Fossakultur meridionale e che si sviluppa con testimonianze di sepolture di tutti i periodi del Ferro laziale. Ricchi corredi funerari con oggetti metallici e ceramiche anche d'importazione rinvenuti soprattutto in una grande tomba a fossa con loculo di facies IV A oltre che nella tomba a cassone con tumulo soprastante - costruita nella prima metà del 7° secolo a. C. e ristrutturata dall'inserimento dell'Heroon di Enea nel 4° secolo a. C. - permettono di sottolineare l'importanza di L. nell'ambito della diffusione della cultura orientalizzante nel Lazio, costituendone altresì le premesse logiche al fatto urbano, che si evidenzia verso la fine del 7° secolo a. C. con le prime fortificazioni a macera (cfr. in Roma il murus terreus sulle Carinae, ricordato da Varr., de l. L., V, 48).

L'importanza dello scalo lavinate che forniva ottimo punto di attracco al cabotaggio costiero nel sinus paludoso oggi interrato (aeroporto di Pratica) è puntualmente confermata dalla ristrutturazione delle difese urbane già nella seconda metà del 6° secolo con tecnica evoluta che richiama, anche nel materiale usato, le coeve mura in opera quadrata d'età regia in Roma. Nel fiorire dei rapporti commerciali con l'ambiente greco coloniale dell'Italia meridionale si pone altresì la fondazione di un grande santuario extraurbano, detto "dei tredici altari", identificato con quello dei Penati ovvero con l'Aphrodisium e quindi con il santuario della lega latina ricordato dalle fonti: l'eccezionale complesso consiste in tredici altari allineati su diverse platee di tufo, costruiti tra la metà del 6° e la fine del 4° secolo a. C., con sagome di tipo laziale e pianta di tradizione greca. Il santuario si sviluppava con numerose altre costruzioni - che in parte sono state scavate - sì da costituire una vera e propria agorà theòn aperta a culti greci impiantati su un sostrato cultuale locale. Tra gli oggetti rinvenuti, sono degni di menzione soprattutto le statuine votive di bronzo, le ceramiche d'importazione ionica, attica e laconica, le laminette bronzee con iscrizioni tra cui famosa quella con dedica ai Dioscuri che costituisce testimonianza sulla penetrazione nel Lazio di culti provenienti dalla Magna Grecia indipendentemente da mediazioni etrusche. Nel santuario fu inserito dopo il foedus del 338 a. C. il sacello di Enea identificato recentemente, sulla base della descrizione di Dionigi d'Alicarnasso (I, 64, 4-5), con un heroon monumentale a cella quadrata con porta lapidea e ampio pronao inserito in un tumulo più antico; documenti archeologici farebbero supporre una fase cultuale nel 6° secolo a. Cristo.

Scavi e rinvenimenti casuali hanno dato numerosi indizi utili a localizzare zone templari e case; ricerche (1977) in un santuario extraurbano ad est della città hanno già condotto al recupero del deposito votivo della grande statuaria in terracotta (V-III sec. a. C.). La città sembra subire un progressivo diradarsi delle strutture abitative nel periodo medio e tardorepubblicano sì da presentare ampie zone non costruite durante l'età imperiale quando la funzione primaria di città sacra attribuita dagli autori antichi a L. sembra confermata anche da testimonianze epigrafiche. Ricordata come colonia in un'iscrizione del 2° secolo d. C., L. modifica il proprio assetto con una serie di costruzioni residenziali che si insediano sull'acropoli (mosaici presso il Castello Borghese) e nelle zone elevate e meglio esposte. Su una propaggine collinare si è rinvenuto un impianto termale con mosaici e strutture riferibili al 4° secolo d. Cristo.

La costruzione della chiesetta paleocristiana a pianta ottagona e nartece dedicata a S. Maria delle Vigne, chiude la storia edilizia di L. antica che riprenderà, subito dopo l'abbandono altomedievale, con il castello e il borgo di cui restano disegni di Antonio da Sangallo il Giovane. Vedi tav. f. t.

Bibl.: P. Sommella, Heroon di Enea a Lavinium. Recenti scavi a Pratica di Mare, in Rend. Pont. Acc., XLIV (1971-72), pp. 47-74; F. Castagnoli, Lavinium I. Topografia generale, fonti e storia delle ricerche, Roma 1972; P. Sommella, Necropoli protostorica rinvenuta a Pratica di Mare, in Rend. Pont. Acc., XLVI (1973-74); id., Das Heroon des Aeneas und die Topographie des antiken Lavinium, in Gymnasium, 81, 4 (1974), pp. 273-97; Autori vari, Lavinium II. Le tredici ore, Roma 1975.

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