LAVAGNA

Enciclopedia Italiana (1933)

LAVAGNA (A. T., 24-25-26)

Claudia MERLO
Ubaldo FORIMENTINI

Paese della provincia di Genova, che sorge presso la costa sulle alluvioni dell'Entella, alla sinistra del fiume. Deve la sua notorietà alle ardesie (lavagne) che si scavano a NE. del paese nel M. S. Giacomo e che sono usate in tutta la Liguria marittima per la copertura delle case: la lavagna, già conosciuta dai Romani, che diedero ai Lavagnesi il nome di Tiguli, è una varietà locale dei calcari eocenici a fucoidi del piano liguriano, tanto estesi in Liguria. Non si sa se fu il paese che prese il nome dall'ardesia o viceversa. Lavagna è anche il nome del corso d'acqua, che insieme al Penna forma l'Entella e che raggiunge il fiume principale dopo aver percorso una lunga valle longitudinale, detta nella sezione più ampia valle di Fontana Buona.

Il comune di Lavagna contava 7809 ab. nel 1921, dei quali 4740 nel capoluogo, gli altri nel paese di Cavi, posto lungo il mare, e stazione balneare come il capoluogo, o nelle case sparse; 8708 nel 1931. Il territorio comunale (13,77 kmq.) si stende sul piano alluvionale e sui colli che lo chiudono a NE., coltivati soprattutto a ulivi; fiorenti anche le colture della vite e degli ortaggi. Le industrie, oltre che dall'estrazione e lavorazione dell'ardesia, della quale si fa attivo commercio, sono rappresentate anche da un grande cotonificio, dalla lavorazione del legno, fabbricazione di sedie, ecc. Lavagna e Cavi hanno la stazione sulla linea ferroviaria Roma-Genova-Torino.

I conti di Lavagna. - Il territorio di Lavagna, si presenta, nei secoli X-XIII, come un "distretto di signoria", legato a una famiglia avente titolo comitale e le origini della quale, che i più collegano col ceppo Obertengo (v.), formano oggetto di una questione tuttora insoluta. Sembra che questo titolo familiare dipendesse dall'anteriore esistenza d'un comitato territoriale vero e proprio, risalente all'età carolingia, i cui confini, includendo il posteriore distretto di Lavagna, si estendevano più ampiamente nella Riviera e superavano lo spartiacque appenninico entro le valli del Ceno e del Taro (Comitatus Turisianus, anno 890). Una linea di questi conti carolingi, nella quale si erano concentrate le tenute della Riviera, avrebbe dunque continuato la storia del Comitato Torresano, nei limitì più ristretti delle pievi di Lavagna, Sestri Levante e Varese Ligure (diploma di Federico I, 1158), non senza mantenere condominî e giurisdizioni nel raggio dell'antico territorio e in quello più vasto determinato dall'intensa attività politico-agraria dei singoli rami, quali grandi livellarî di terre ecclesiastiche, da prima e in massima parte del monastero di Bobbio, poi dell'arcivescovado di Genova, del vescovado di Luni, dell'antica abbazia longobardica di Brugnato (Val di Vara).

Nel sec. XII i comites Lavaniae, istituiti in forma di consorzio signorile a cui partecipano numerosi cognomi: Della Torre, Ravaschieri, Pennello, Scorza, Bianchi, Cogorno, Cavaronchi, Fieschi, ecc., cozzano contro l'espansione del comune genovese nella Riviera di Levante; le prime capitolazioni dei conti di Lavagna si registrano nel 1128 e seguitano nel corso del secolo; non senza lotta fra consorti, ribellioni individuali e collettive, che assumono il carattere d'una vera riscossa feudale, allorché, a capo della "congiura" contro il Comune, si pongono i Malaspina (1172-73). Vittorioso, il Comune genovese riassoggetta i conti ai precedenti obblighi della "Compagna", e include il territorio dell'ex-comitato nei confini della repubblica; i vecchi signori, costretti all'abitacolo, entrano nella vita interna della città, come elemento magnatizio, prendendovi parte protagonistica coi Fieschi (vedi Fieschi).

Le dinastie lavagnine, e in modo particolare i Fieschi, continuarono la loro storia feudale sulla linea dell'Appennino, fra il tortonese ed il Lunese, mantenendovi, o conquistandovi, importanti signorie locali, come Torriglia (secolo XIII-1547), Savignone (secolo XIII-1798), Pontremoli (1402-1430, 1528-1547), Borgotaro (saltuariamente lungo il secolo XV, stabilmente, con titolo di marchesato, poi principato: 1488-1547).

Bibl.: L. T. Belgrano, in Atti della Società Ligure di storia patria, appendice alla parte 1ª del vol. II, Genova 1873; G. Ravenna, Memorie della contea e del comune di Lavagna, Chiavari 1879; F. Gabotto, in Bollettino storico bibliografico subalpino, XX (1916), pp. 245-46; B. Baudi di Vesme, Dai Supponidi agli Obertenghi, in Bollettino storico bibliografico subalpino, XXII (1920); U. Formentini, Turris, il comitato torresano e la contea di Lavagna dai Bizantini ai Franchi, in Archivio storico parmense, XXIX (1929); F. Lavagna, Cose antiche di Lavagna, Lucca 1929; F. Sassi, Il "comitatulus" di Lavagna e l'organizzazione del territorio fra il Tirreno e la valle del Po, La Spezia 1932.