STERNE, Laurence

Enciclopedia Italiana (1936)

STERNE, Laurence

Salvatore Rosati

Scrittore inglese, nato il 24 novembre 1713 a Clonmel (Irlanda meridionale), dove suo padre, che seguiva la carriera militare, si trovava momentaneamente destinato; morto a Londra il 18 marzo 1768. Per i primi dieci anni lo S., con la madre e la sorella maggiore Mary, seguì il padre nelle varie guarnigioni; nel 1723 (o 1724) fu messo in una scuola presso Halifax (Yorkshire), affidato alle cure di uno zio, Richard S., che contribuì alle spese del mantenimento e dell'istruzione. Il giovane S. percorse il curriculum di studî consueto al suo tempo e, pur senza distinguersi per grande zelo, acquistò buona conoscenza del latino e delle letterature classiche. Nel 1731 egli era probabilmente pronto per entrare all'università, ma sopravvenne in quell'anno la morte del padre, avvenuta nelle Indie Occidentali, e ad essa seguì nel 1732 quella dello zio Richard. Sennonché un cugino, anch'egli di nome Richard, aiutò con un assegno mensile lo S., che nel 1733 poté entrare al Jesus College, Cambridge, dove nel 1736 conseguì il diploma di Bachelor of Arts. Subito dopo ottenne di essere nominato diacono e poi curato di St Ives (Huntingdon). Morto anche il cugino, uno zio, Jaques S., che occupava una carica importante nella chiesa di York, prese allora a proteggere il promettente giovane, con l'intenzione probabile di farsene un docile strumento nelle lotte politiche cui partecipava in favore dei whigs. A questa protezione lo S. dovette la nomina di assistente curato a Catton, l'ordinazione a prete, la nomina di vicario a Sutton-in-the-Forest (1738) e nel 1740 un posto nel capitolo della cattedrale di York. L'anno seguente sposò Elizabeth Lumley e, in occasione delle elezioni generali a York, fu dallo zio iniziato alla politica locale: scrisse allora, per incarico dello zio stesso, un discreto numero di articoli e lettere a giornali ed ebbe polemiche anche aspre, particolarmente con un medico Burton, da lui poi satireggiato nel personaggio del dottor Slop in Tristram Shandy. Durante questo periodo di collaborazione con lo zio, lo S. ottenne il beneficio di Stillington conservando la carica a Sutton ed ebbe un posto di prebendario nella cattedrale di York. Secondo S. Lee si può supporre che insieme col giovane Charles Gordon conte di Aboyne o con qualche suo parente prossimo, lo S. abbia fatto, poco dopo il matrimonio, un primo lungo viaggio all'estero, del quale si trovano accenni, non però espliciti, nel Tristram Shandy. Nel 1747 si guastarono, per motivi non ben chiari, i suoi rapporti con lo zio, uomo dispotico ed energico, che da allora ostacolò in tutti i modi il nipote. Sembra che in quegli anni lo S. non facesse proprio tutto il possibile per aiutare la madre e una sorella minore, Catherine, ridotte in miseria. Cercò di giustificarsi con lo zio, già inimicato, che però, dopo varie vicende, allogò le due donne in un istituto di carità a York, aggravando per motivi personali l'eventuale colpa dello S. col diffondere la voce che egli avesse loro rifiutato ogni aiuto.

Lo S. trascorse a Sutton, dove si era ritirato, vent'anni: ebbe altri minori benefici ecclesiastici e passò molto tempo nella sua biblioteca, ricca specialmente di opere militari e di umoristi. Nel 1759 scrisse una satira a proposito di un dissidio tra il decano Fountayne e il dott. Topham, avvocato di York. La satira, che si può considerare un primo saggio delle capacità di umorista dello S., rimase inedita fino al 1769, quando fu pubblicata, postuma, col titolo A Political Romance. Finalmente il 1° gennaio 1760 uscirono a Londra i primi due volumi (corrispondenti ai primi due libri) di The Life and Opinions of Tristram Shandy, gentleman. Le discussioni che si accompagnarono al successo immediato presso il pubblico, portarono di colpo lo S. alla notorietà. Introdotto dal celebre attore D. Garrick nella società londinese, egli ebbe, dopo la pubblicazione dei primi due libri del Tristram, la nomina a curato perpetuo di Coxwold, dove si trasferì subito, occupandosi di una seconda edizione dei due libri e pubblicando, nel medesimo anno, due volumi di Sermons che ebbero anch'essi grande popolarità.

Lo S. continuò a pubblicare libri del Tristram Shandy fino al 1767, via via che li componeva. Intanto la sua salute si rivelò seriamente minacciata e nel 1762 egli partì per la Francia. A Parigi conobbe Madame de Rambouillet e l'abate Galiani, e durante il principale itinerario da Auxerre per Lione, Avignone e Montpellier a Tolosa, fu probabilmente a Montpellier che s'incontrò con T. G. Smollett, da lui poi satireggiato sotto l'espressivo nome di Smelfungus (in A Sentimental Journey). Nel 1763, ammalatosi di nuovo in Francia, chiamò a raggiungerlo la moglie e la figlia Lydia e l'anno successivo tornò solo in Inghilterra, legalmente diviso dalla moglie. Nel 1765 intraprese, sempre solo, un nuovo viaggio e scese in Italia, visitando Torino, Milano, Firenze, Roma e Napoli dove svernò. A Milano conobbe Alessandro Verri e G. C. Passeroni, al quale, secondo il Passeroni stesso, disse di essersi ispirato per il Tristram Shandy al suo Cicerone (pubblicato nel 1755). Tornato in Inghilterra nel 1766, lo S. conobbe a Londra Elizabeth Draper che, sotto il nome di Eliza, fu l'ultimo dei suoi numerosi idillî più o meno sentimentali. Per lei scrisse, oltre alle Letters from Yorick to Eliza, le due versioni del Journal to Eliza. Nel 1768 apparve quello che, sebbene incompiuto, fu il suo canto del cigno: A Sentimental Journey through France and Italy; meno di un mese dopo la pubblicazione lo S. morì.

A entrare nella carriera ecclesiastica, aliena al suo temperamento, lo S. s'indusse sia per la soluzione pratica che essa a quei tempi rappresentava, sia per la posizione che vi occupava lo zio. Il clero inglese protestante era allora una delle rocche dei whigs e lo stesso S. aderì dapprima a questo partito, sebbene si accostasse in anni più tardi ai tories, allo stesso modo che dopo il viaggio in Italia si attenuò molto la sua avversione, prima intensa, contro il cattolicismo. Egli è, del resto, uno degli scrittori nei quali la vita meno contribuisce a spiegare l'opera. Si può dire anzi che cominciò a scrivere per sottrarsi alla noia d'una realtà cui partecipava con nessun interesse. Distaccato da tutto ciò che comunemente si considera serio nella vita, si rifugiò nel proprio io, dando valore solo alle proprie sensazioni e idealità. Questa tendenza, che per molti anni egli cercò di appagare con letture avide e assai eterogenee, lo spinse da principio a scrivere per cercar sulla carta un succedaneo alla conversazione. Di qui il carattere del suo umorismo, che non è profondo, alla Swift, ma applicato sempre alle cose mediocri. Assai più che per la satira in grande stile, lo S. è fatto per la bagatelle e la sua ironia per le contraddizioni umane di tutti i giorni nasce dalla sensazione personale che egli ne ha, non da intento moralistico; perciò non è mai satira, ma umorismo, si vorrebbe dire, disinteressato. Egli fu certo molto lontano dall'essere un moralista alla maniera di S. Richardson o di H. Fielding, sebbene al Richardson in certo senso si accosti per la capacità che ebbero entrambi di trarre una singolare efficacia dalla giustapposizione di particolari eterogenei e insignificanti, ma scelti abilmente. Questa qualità di umorismo e questa giustapposizione di singoli elementi e di scene formano il Tristram Shandy.

Prima di rappresentarsi, nel libro, col nome di Yorick (così si chiamava il buffone di cui Amleto apostrofa il teschio nella notissima scena shakespeariana), lo S. aveva pensato di adottare per sé il nome di Shandy, derivato da una parola dialettale shan o shandy, tuttora viva in alcune parti dello Yorkshire con significato di "allegro, volubile, cervello balzano".

Il Tristram Shandy, che fu chiamato romanzo solo per mancanza d'una definizione più aderente, ha attirato allo S. anche accuse di plagio. Non è difficile riconoscervi influssi del Rabelais, del Bruscambille (che aveva pubblicato nel 1612 le sue Pensées facétieuses), soprattutto della Anatomy of Melancholy di R. Burton, da cui sono presi interi passi, e del Cervantes, verso il quale lo S. medesimo riconosceva volentieri il suo debito. Tuttavia, quando si siano accertate queste e tutte le altre fonti, il Tristram Shandy rimane opera personale e originale, perché le reminiscenze vi s'inseriscono apertamente come in una conversazione, assumendo un tono che è inconfondibilmente dello S. La sua voracità di lettore e la tendenza conversativa del suo ingegno gli suggeriscono naturalmente, con le reminiscenze, allusioni fantastiche, scolastiche, talora scabrose, che generano innumerevoli digressioni, "anima e gioia dello scrivere come del leggere", secondo lo S. Non per nulla il libro s'intitola "Vita e opinioni di Tristram Shandy".

La qualità che ne determinò il successo tra i contemporanei fu il sentimentalismo (lo S. fu il primo a usare in Inghilterra l'aggettivo "sentimental"); tendenza vera, in lui, non meno dell'umorismo, ma che nei momenti meno vivi cade in artificiose esagerazioni, come, per es., nella storia della morte dell'asino. Le sue qualità di umorista e di sentimentale si fondono, nelle pagine migliori, in un impasto personalissimo, in cui il riso rattenuto si spegne talvolta in un singhiozzo e la melanconia s'infrange in uno scherzo. Alla sincerità della sua emozione, che nasce da un bisogno organico di commuoversi, fa riscontro l'esperienza che insegna allo S. quanto la commozione sia labile. Questa duplicità, che nel Tristram Shandy, e meglio ancora nel Sentimental Journey, mescola in modo così peculiare il sentimentalismo e l'ironia, implica uno sdoppiamento. Da esso appunto nasce il distacco dello scrittore dalla sua materia che è sempre meglio dominata, fino a raggiungere nel Sentimental Journey la consapevolezza perfetta nel dosare contrasti ed effetti, con una lievità ed eleganza di passaggi, in cui si sente la familiarità dello S. con i Saggi del Montaigne. Cominciando a scrivere negli ultimi anni della sua vita, egli cercò sbocco alla lunga esperienza accumulata in un libro apparentemente disordinato, perché libero da vincoli di struttura, nel quale potesse trovar posto tutto, dai ricordi del passato alle più immediate impressioni del presente, in una forma tutta divagazioni e digressioni. Solo per gradi lo S. trovò la sua strada precisa: il Tristram Shandy fu, se non un tirocinio, almeno un esperimento durato sei anni, nel quale si vede in atto un artista occupato a risolvere il suo mondo d'esperienza e di fatti in un mondo di fantasia creativa. Il suo progresso si può misurare confrontando il diario di viaggio nel settimo volume del Tristram Shandy con A Sentimental Journey e col Second Journal to Eliza. Nel Tristram i mezzi esteriori per creare l'imprevisto e l'originalità programmatica (pagine lasciate in bianco o interamente nere, uso frequentissimo di lineette anche in appoggio a una sintassi irregolare, ecc.), i quali indussero a torto O. Goldsmith a giudicare lo stile dello S. "una sequela di trucchi e affettazioni", rompono già materialmente la compattezza del romanzo quale in quel secolo avevano fatto il Richardson e il Fielding. Con lo S. mutano i fini stessi del romanzo: nelle sue mani il sentimento cominciò a contare molto più di quanto fino allora gli fosse stato permesso, sicché alla narrazione dal difuori comincia a sostituirsi un processo d'interiorizzazione che, tendendo all'autobiografismo, apre la via alle forme più moderne. Così egli poté liberarsi da tutti gli schemi già acquisiti del romanzo di costumi e quadro della società (Fielding), del romanzo picaresco (Smollet), ecc.: se il romanzo inglese non rimase allo stato di fotografia della realtà esteriore, si deve allo S. che conquistò di colpo tutte le libertà poi laboriosamente riconquistate dai successori fino a oggi. I suoi personaggi si discostano da quelli dei romanzi tradizionali: sono piuttosto ritratti, ma di piena vitalità artistica, in cui il rilievo è raggiunto soprattutto per forza di contrasti ottenuti con un'ingegnosità continua, sebbene lo S. ricavasse quasi tutti i modelli dalla cerchia delle sue conoscenze.

In A Sentimental Journey, il quale, pur incompiuto, segna il vertice artistico dello S., che vi appare più depurato e non ricorre più ai mezzi esteriori usati nella prima opera, e nelle due versioni del Journal to Eliza, i personaggi funzionano come nuclei intorno a cui si raggruppano finissime analisi di sentimenti e sensazioni fisiche, col giuoco delle quali lo S. ampliò grandemente il campo dell'umorismo. Tutta la sua opera si potrebbe ricondurre a un coltivare la sensazione per sé stessa. È con questa tendenza soggettiva che egli preparò il romanticismo, sebbene per lo stile, formato sulla lettura assidua della Bibbia e del Locke, come per il suo distacco spirituale, egli rimanga tra i massimi rappresentanti del classicismo settecentesco inglese. Lo S. lasciò alla letteratura del suo paese lo strumento prezioso di una prosa infinitamente più sottile e duttile di quella che aveva trovato.

Fortuna. - Vivente ancora l'autore, il Tristram Shandy suscitò una quantità di parodie e di continuazioni apocrife che attestano il grande successo dell'originale; ma non corrispose uguale favore nella critica. Al giudizio del Goldsmith, riportato sopra, si potrebbe aggiungere quello di H. Walpole che, in una lettera a Henry Zouch, chiama il 2° e 3° libro del Tristram Shandy, allora usciti, "accozzaglia di sciocchezze"; e ancora nell'Ottocento W. M. Thackeray considerava lo S. "non un grande umorista: un grande buffone". Per contro R. L. Stevenson ne risentì l'influsso nei suoi libri di viaggi; alla fusione di umorismo e sentimentalismo dello S. non rimase insensibile Ch. Dickens; F. Marryat nel suo Midshipman Easy (1836) e E. G. Lytton in The Caxtons (1850) hanno attinto dallo S. più che da semplici imitatori. Il suo influsso è rimasto talora eclissato, ma è durevole ed oggi si è capillarizzato: alcuni atteggiamenti sporadici del suo discorso sono divenuti formule di maniera in scrittori contemporanei, e la straordinaria finezza del suo stile è intimamente compenetrata nelle opere di molti tra i migliori artisti inglesi viventi, che tendono ad elevare la prosa al livello del verso.

La Francia non è mai venuta meno, con studî e traduzioni (quasi tutte scadentissime), al larghissimo favore che lo S. vi godette da vivo; in Germania, dove il Goethe giudicò lo S. "in nulla un modello, ma in tutte le cose un risvegliatore e un iniziatore" (Sprüche in Prosa) e il Lessing lo ebbe in grande stima, fu pubblicata una traduzione del Tristram Shandy ancor vivo l'autore il cui influsso non è assente nei libri di viaggi di H. Heine.

Infine in Italia si può citare, tra le opere che più o meno risentirono dello S., il romanzo di I. Pindemonte l'Albaritte (1792). Fino ai primi decennî del sec. XIX le opere dello S., lette soprattutto in traduzioni francesi, ebbero larga diffusione; venne poi la traduzione foscoliana del Viaggio sentimentale (Pisa 1813) e B. V. Zambelli pubblicò (Udine 1836) la traduzione delle Lettere di Yorick a Elisa, condotta sulla 4ª ed. originale (Londra 1775). Del Tristram Shandy, tre episodî, tradotti da C. Bini, furono aggiunti a una ristampa della traduzione foscoliana (Firenze 1878); una traduzione completa ne ha pubblicata A. Salvatore (Roma 1922-23, voll. 3).

Ediz.: The Life and Opinions of Tristram Shandy, gentleman, voll. 9, Londra 1760-67; Sermons of Mr. Yorick, voll. 7, ivi 1760-69 e numerose ristampe; A Sentimental Journey through France and Italy, ivi 1768; A Political Romance, ivi 1769; Letters from Yorick to Eliza, ivi 1773. Nel 1779 apparvero a Londra due volumi di Letters supposed to have been written by Yorick and Eliza, a cura di W. Combe, letterato di scarso valore: è stato dimostrato che queste lettere non sono opera del Combe, come egli voleva far credere, ma una seconda redazione del Journal to Eliza fatta dallo S. medesimo, e sono state ripubblicate col titolo di Second Journal to Eliza, a cura di M. R. B. Shaw, Londra 1929.

Edizioni complessive: The Works of L. S., voll. 10, Londra 1780 (contiene un frammento autobiografico scritto per la figlia); The Works of L. S., a cura di J. P. Browne, voll. 4, ivi 1783 (con lettere inedite); The Works and Life of L. S., a cura di W. L. Cross, voll. 12, New York 1904 (è pubblicato qui per la prima volta il Journal to Eliza). Un primo gruppo di lettere fu pubblicato a Londra nel 1775 e ad esso seguirono molte altre pubblicazioni anche di lettere isolate; la raccolta più completa finora è: Letters of L. S., a cura di L. P. Curtis, Londra 1935.

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