LAOS

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Laos

Anna Bordoni e Paola Salvatori
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(XX, p. 522; App. II, ii, p. 153; III, i, p. 963; IV, ii, p. 299; V, iii, p. 133)

Geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Popolazione

Il L. rimane il paese meno densamente popolato del Sud-Est asiatico, malgrado la sua dinamica demografica sia caratterizzata da un elevato tasso di crescita, rimasto invariato negli ultimi decenni: la popolazione è passata dai 3.585.000 ab. del censimento del 1985 ai 4.581.258 di quello del 1995, per giungere a 5.163.000 ab. secondo una stima del 1998. La distribuzione della popolazione è molto irregolare: nel L. settentrionale, montuoso e con vaste aree disabitate, si hanno le densità più basse (2÷3 ab./km²), mentre lungo il corso del Mekong si registrano i maggiori addensamenti, che si aggirano sui 50 ab./km².

La maggiore concentrazione urbana, economica e industriale del paese è costituita dalla capitale, Vientiane, che al censimento del 1995 aveva 528.100 ab. (531.800 secondo una stima del 1996). Le uniche altre città di un certo rilievo sono Luang-Prabang, Savannakhet e Paksé, tutte allineate nella valle del Mekong, ma nessuna di esse raggiunge i 100.000 abitanti.

Condizioni economiche

Malgrado un tasso di crescita del PIL del 6% medio annuo dall'inizio degli anni Novanta, il L. si conferma come uno degli Stati meno progrediti della regione indocinese; secondo stime internazionali, inoltre, la metà dei suoi abitanti vive ancora al di sotto della soglia di povertà. Dopo il parziale abbandono dell'economia di tipo socialista, avvenuto alla fine degli anni Ottanta, una serie di riforme ha favorito la privatizzazione di numerosi settori, incentivando così gli investimenti stranieri. Per affrancarsi dal sottosviluppo il paese ha puntato sullo sfruttamento delle sue risorse naturali e sulla creazione di nuove infrastrutture di trasporto e comunicazione: il fabbisogno finanziario per la realizzazione di questi obiettivi è stato valutato in 1,5 miliardi di dollari per il quinquennio che si conclude nel 2000. A partire dalla metà degli anni Novanta sono stati registrati i primi progressi, tra cui, oltre alla già ricordata crescita del PIL, il controllo dell'inflazione (che però permane elevata) e il mantenimento del disavanzo della bilancia dei pagamenti a un livello tollerabile (12% del PIL). Questa evoluzione favorevole, nonché la distensione dei rapporti con la vicina Thailandia, hanno avvicinato il L. all'ASEAN (Association of South-East Asia Nations), di cui nel 1997 il paese è entrato a far parte.

Per quanto riguarda i diversi settori produttivi, l'agricoltura continua a rappresentare il cardine dell'economia laotiana, nonostante la superficie coltivata rappresenti solo il 3,8% del territorio; inoltre, secondo stime del Fondo monetario internazionale, il contributo al PIL del settore ha avuto un incremento medio annuo del 6% tra il 1990 e il 1995. La coltura tradizionale per eccellenza è quella del riso, che occupa il 77% dell'arativo: la sua produzione aumenta con il progredire della privatizzazione delle terre (da 1 milione di t nel 1988 a 1,6 milioni nel 1998), ma i rendimenti rimangono ancora bassi (2700 kg/ha nel 1998 contro una media mondiale di 3747 kg/ha). In aumento le colture pregiate, quali ortaggi, caffè, tabacco e sesamo. L'allevamento interessa soprattutto i suini e i bufali, questi ultimi impiegati anche nei lavori rurali. Lo sfruttamento del legname pregiato costituisce un'altra importante risorsa del paese, ma il taglio indiscriminato sta pericolosamente depauperando le foreste, scese dal 55% della superficie complessiva nel 1991 al 45% nel 1998.

L'energia elettrica rappresenta un'altra importante risorsa del paese: il L. ha una potenza installata pari a 256.000 milioni di kW (e una produzione di 905 milioni di kWh, di cui 862 milioni idrici), e possiede una capacità di 10 milioni di kW di potenziale idroelettrico, vale a dire oltre 40 volte superiore a quella attualmente sfruttata e tradotta in energia. Una buona parte dell'energia idrica, prodotta grazie ai numerosi e grandi sbarramenti sui corsi d'acqua, viene venduta alla vicina Thailandia. A parte alcuni impianti per la lavorazione del tabacco, del cemento e del legname, l'industria è assai poco sviluppata e rivolta al mercato interno; unico settore con qualche prospettiva di sviluppo è quello tessile, i cui prodotti sono destinati all'esportazione.

Le comunicazioni principali avvengono sempre per via d'acqua: nell'aprile 1994 è stato inaugurato un ponte sul Mekong (arteria vitale del paese), nei pressi di Vientiane, che collega le reti stradali del L. e della Thailandia.

bibliografia

The Economist Intelligence Unit, Country report. Vietnam, Laos, Cambodia, Burma, London 1993.

Storia

di Paola Salvatori

Incorporato nell'Indocina francese nel 1893, il L. conobbe nel secondo dopoguerra un travagliato processo di decolonizzazione egemonizzato dalle forze di ispirazione comunista, in un quadro regionale fortemente condizionato dalla politica dei blocchi. Raggiunta l'indipendenza nel 1954, il paese fu infatti sconvolto negli anni successivi da una lunga guerra civile che contrappose il movimento comunista Pathet Lao alle forze realiste, sostenute dagli Stati Uniti, e che si concluse nel 1975 con l'abdicazione del re e la proclamazione della Repubblica popolare. Da allora il L. fu ininterrottamente governato dal Partito rivoluzionario del popolo laotiano (Neo Lao Haksak, il fronte delle sinistre guidate dal Pathet Lao), che strinse saldi legami con il Vietnam e aderì allo schieramento filosovietico. Nonostante la forte connotazione ideologica (che non aveva, del resto, neppure eliminato del tutto i contrasti regionali ed etnici), il governo abbandonò presto i rigidi criteri di un'economia pianificata e collettivizzata, adottando di fatto un'economia mista. Tale processo fu accelerato agli inizi degli anni Novanta, quando la dissoluzione dell'Unione Sovietica e il conseguente venir meno degli aiuti sovietici imposero la scelta di nuove strategie per attirare i capitali stranieri, aprendo la strada a più intense relazioni con i paesi occidentali. A partire dal 1993 il governo si impegnò su un nuovo programma triennale di riforme economiche in senso liberista, adottato su suggerimento del Fondo monetario internazionale, che valse al paese la possibilità di accedere a nuovi prestiti internazionali. Parallelamente, sul piano della politica estera, il governo incrementò i rapporti con l'Australia e gli Stati Uniti.

La collaborazione stabilita con questi ultimi nel controllo del traffico di stupefacenti e nella ricerca dei militari statunitensi dispersi durante il conflitto del Vietnam sfociò nel 1992 nel ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi e successivamente (1995) nel ripristino degli aiuti economici da parte di Washington, in deroga alla legge che imponeva restrizioni finanziarie nei confronti dei paesi comunisti.

Sul piano regionale, invece, il maggior interlocutore divenne la Thailandia, che fu tra i principali finanziatori del vasto programma di lavori pubblici avviato dal governo, anche se rimasero stretti i rapporti con il Vietnam e la Cina. Nell'aprile 1995 il L. concluse un accordo con Thailandia, Vietnam e Cambogia per lo sviluppo economico del bacino del Mekong e per lo sfruttamento comune delle sue risorse.

Il processo di sviluppo consentì un incremento del prodotto interno lordo ma, coinvolgendo soltanto in minima parte le campagne, accrebbe gli squilibri regionali e non modificò sensibilmente il tenore di vita della maggioranza della popolazione. Inoltre, la liberalizzazione economica non ebbe sul piano della politica interna un analogo corrispettivo: la cauta apertura sanzionata nell'agosto 1991 dal varo della Costituzione non intaccò infatti l'egemonia del partito rivoluzionario che rimase l'indiscusso arbitro della vita politica del paese: a esso appartenevano sia il capo del governo, K. Siphandone, sia il presidente della Repubblica, N. Phoumsavanh (in carica dal 1992). All'interno del partito, tuttavia, si manifestarono notevoli dissensi sul modo di gestire le riforme economiche e riprese forza nel corso del 1996 l'ala conservatrice, accompagnata da una crescita del ruolo politico ed economico dei militari. La nuova Assemblea nazionale, nata dalle elezioni svoltesi nel dicembre 1997 (sulla base di una lista di candidati presentata dal partito di governo), rispecchiò i nuovi orientamenti e risultò così ridotta al suo interno la componente dei 'tecnici', che erano stati i maggiori sostenitori delle riforme. Nel febbraio 1998 Siphandone fu eletto presidente della Repubblica mentre la carica di primo ministro venne assunta da Sisavat Keobounphan.

bibliografia

B. Hours, M. Selim, Essai d'anthropologie politique sur le Laos contemporain. Marché, socialisme et génies, Paris 1997.

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