LANFRANCHI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LANFRANCHI

Bruno Signorelli

Famiglia originaria di Chieri, presso Torino, in cui spiccano le figure di Francesco e del figlio Carlo Emanuele, ingegneri attivi fra Seicento e Settecento alla corte sabauda anche in qualità di aiutanti di camera e governatori di Mirafiori.

Non appartenne a questa famiglia il pittore e concierge del castello del Valentino Carlo di Giovanni Battista, nato a Rumpst nel Brabante (Belgio): il cognome Lanfranchi è infatti l'italianizzazione di uno fiammingo.

Francesco, figlio di Ottavio, nacque a Torino all'inizio del Seicento. La sua prima opera si dovrebbe identificare nella chiesa dell'Annunziata delle monache celestine, un tempo all'angolo delle attuali vie Carlo Alberto e Giolitti e demolita nel 1926 (Tamburini, pp. 135 s.). In essa - attribuitagli su base stilistica (Cibrario) - si adottava la pianta centrale con cupola, di derivazione vitozziana, secondo un motivo utilizzato di norma, oltre che da lui dal figlio, per le chiese progettate in seguito, a esclusione di quelle dell'eremo di Lanzo, di S. Chiara in Carignano e di S. Croce in Caramagna.

Da un punto di vista documentario, le prime notizie su Francesco risalgono al 1632, quando risulta essere governatore del palazzo di Mirafiori; nel 1640 era aiutante di camera della reggente duchessa Maria Cristina di Francia (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti, Patenti controllo finanze, 1656, c. 102). Nel 1649 progettò l'altare maggiore della chiesa di S. Croce, poi basilica Mauriziana, distrutto in occasione della ricostruzione della chiesa, avvenuta a opera di A. Bettino secondo un progetto di ricostruzione del 1680 attribuito erroneamente al figlio di Francesco, Carlo Emanuele.

Una patente ducale pubblicata nel 1669-70 concedeva al figlio Carlo Emanuele le medesime cariche di Francesco, a testimonianza "della lunga e fedel servitù" di quest'ultimo (ibid., 1669 in 1670, c. 95). Nel documento si citavano esplicitamente i servigi resi da Francesco anche nell'ideazione di apparati effimeri. Nel 1645 aveva progettato una finta città fortificata in occasione del solenne rientro in Torino della duchessa reggente Cristina di Francia e del figlio, Carlo Emanuele II (Di Macco, in Storia di Torino). Cinque anni dopo aveva disegnato per le nozze di Adelaide Enrichetta, sorella di Carlo Emanuele II, il Tempio di Ercole Ercinio. In seguito, avrebbe progettato un arco trionfale per l'ingresso in città di Cristina di Svezia (1656), e nel 1663, in occasione dell'ingresso a Torino di Francesca d'Orléans, sposa a Carlo Emanuele II, avrebbe dato un'istruzione per un "pinacolo o sia tempio di legno" per l'esposizione della Sindone, da eseguirsi a cura dello scultore F. Borello con decorazioni di G.B. Grattapaglia (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti,Articolo 199, reg. 5, 1657 in 1667, c. 93). Nel 1667 avrebbe progettato anche la scenografia per il balletto Il falso amor bandito (cfr. Storia del teatro Regio).

Nel 1656 disegnò il coronamento, distrutto nel 1640 durante l'assedio, della torre di città in Dora Grossa; e da quello stesso anno fino al 1659 fu impegnato a ideare la ricostruzione del palazzo comunale, realizzata solo in parte secondo il suo progetto. Tra il 1657 e il 1660 dovette dedicarsi alla progettazione della chiesa della Visitazione, con tipologia a pianta centrale (Tamburini, pp. 180 s.).

Il 1663 fu un anno di particolare attività per Francesco, che avrebbe iniziato la ricostruzione della chiesa di S. Rocco (Brayda - Coli - Sesia, p. 45) poi proseguita dal figlio intorno al 1691. Progettò il sontuoso altare maggiore del Corpus Domini (Monetti - Cifani). Al 1663 risalgono pure la progettazione della chiesa dell'eremo di Lanzo Torinese e il sopralluogo, effettuato unitamente ad altri ingegneri, alla cappella, allora in costruzione, della Sindone per controllare dal punto di vista strutturale l'operato di B. Quadri.

L'anno dopo era a Carignano per rilevare l'antica chiesa di S. Chiara, da lui progettata ex novo a pianta longitudinale nel 1667 e realizzata dopo la sua morte a partire dal 1674.

Tra il 1665 e il 1666 eseguì a Torino una serie di rilievi all'antico ospedale dei Ss. Maurizio e Lazzaro in via Basilica; ma la ricostruzione dell'edificio fu proseguita a partire dal 1671 da R.A. Rubatto (Grisoli). Il 9 genn. 1666 diede con altri ingegneri, tra cui Amedeo di Castellamonte, un parere sui lavori di fortificazione di Vercelli (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti, Articolo 199, reg. 5, 1657-1667, c. 131).

Nel 1668 progettava la chiesa della Confraternita di S. Rocco a Carmagnola e quella dell'Arciconfraternita di S. Croce a Caramagna.

Francesco morì probabilmente nel 1669.

Carlo Emanuele, figlio di Francesco e di Paola Margherita Simeone di Chieri, nacque a Mirafiori nel 1632. Nella già citata patente del 1669-70 il duca Carlo Emanuele II indicava che, "tenuto da Noi e da MR mia sig.ra e Madre al sacro fonte del Battesimo porta il nostro nome" e "s'incamina sotto la paterna direttione a virtuosi esercitij del dissegno e dell'architettura" (ibid., Patenti controllo finanze, 1669 in 1670, c. 95), per cui gli si concedeva di succedere al padre negli incarichi da quest'ultimo ricoperti. Dal testamento, redatto nel 1701, risulta come a quella data avesse le qualifiche di governatore di Mirafiori, aiutante di camera della duchessa, governatore della vigna reale e ingegnere di "Madama la Duchessa" (Arch. di Stato di Torino, Insinuazionedi Torino, 1701, l. 9, c. 426). Operò anche quale ingegnere di Emanuele Filiberto di Savoia principe di Carignano, per il quale dal 1672 al 1682 elaborò alcuni progetti, rimasti allo stato grafico, per la realizzazione di un grandioso ampliamento del castello di Racconigi con l'inserimento di una vasta corte porticata in cui erano contenute due chiese.

Risultano pagamenti successivi a suo carico ancora per Racconigi, probabilmente quale aiuto di G. Guarini nell'ambito dei lavori là condotti da quest'ultimo (Lange).

Nel 1682 un biglietto di Vittorio Amedeo II lo incaricava, in luogo dell'anziano M. Morello, della direzione dei lavori in palazzo reale nuovo e per il castello di Moncalieri (Arch. di Stato di Torino, Camera dei conti, Articolo 199, reg. 6, 1683-84, cc. 54, 154). Nel 1687 redigeva l'istruzione per la realizzazione della cappella di S. Gerolamo nella chiesa di S. Giuseppe a Carignano.

Nelle Scritture concernenti la fabrica della nuova chiesa di S. Giuseppe, con l'estimo delli sri Lanfranchi e Frascha (Ibid., Corte, Monache in genere, S. Giuseppe, m. 3, carte sciolte, non numerate), non datate, si riporta schizzata, probabilmente a opera di Carlo Emanuele, la pianta dell'edificio, oltre al preventivo per il costo delle inferriate.

Consigliere della Confraternita di S. Rocco in Torino, nel 1692 operava per la definizione delle spese per completare la chiesa (Ibid., Insinuazione di Torino, 1692, l. 6, c. 721).

Gli sono state attribuite la ricostruzione della chiesa di S. Giuseppe a Torino, officiata dai ministri degli infermi (Tamburini, p. 265), la progettazione in palazzo reale del gabinetto vicino alla galleria del Daniel (1713) e la grande sala dell'insinuazione nel palazzo comunale del 1714 (Brayda - Coli - Sesia).

Carlo Emanuele morì a Torino, nell'appartamento abitato in palazzo reale quale primo aiutante di camera della regina Anna Maria d'Orléans, tra il 2 maggio 1715, data dell'ultimo atto rogato (Arch. di Stato di Torino, Insinuazione di Torino, 1715, l. 6, c. 1883), e il 15 maggio dell'anno successivo, data del testamento del figlio Francesco Antonio, che dichiarava di essere figlio del defunto Carlo Emanuele (ibid., 1716, l. 5, c. 755). Francesco Antonio, figlio di Carlo Emanuele e di Anna Maddalena Argenta, fu segretario ordinario di Vittorio Amedeo II e nel 1711 segretario di Stato di Guerra.

Nel già citato testamento del 1701, aveva chiesto di essere seppellito nella chiesa di S. Rocco. Il 3 ag. 1716 venne redatto l'inventario dei beni, tra cui risultano un certo numero di quadri e alcuni disegni (ibid., 1716, l. 9, c. 71).

Fonti e Bibl.: Torino, Biblioteca reale, A. Manno, Il patriziato subalpino, vol. H - Lazzara (dattil.), pp. 133-135; L. Cibrario, Storia di Torino, II, Torino 1846, pp. 176, 335, 639, 711; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 45; N. Carboneri, Architettura, in Mostra delbarocco piemontese, a cura di V. Viale, I, Torino 1963, pp. 27 s.; D.G. Cravero, Trecento anni di vita del palazzo civico di Torino: 1663-1963, Torino 1964, pp. 15-17; L. Tamburini, Le chiese di Torino, Torino s.d. (ma 1968), ad indicem; Forma urbana ed architettura nella Torinobarocca, Torino 1968, I, pp. 714, 772; II, pp. 1103, 1145 s.; A. Lange, Disegni e documenti di Guarino Guarini, in Guarino Guarini e l'internazionalità del barocco. Atti del Convegno internazionale… 1968, I, Torino 1970, pp. 147 s., 244-247, disegni 23 e 26; A. Cavallari-Murat, Lungo la Stura di Lanzo, Torino 1972, ad indicem; Id., Tra Serra d'Ivrea Orco e Po, Torino 1976, ad indicem; Carignano:appunti per una lettura della città, Carignano s.d. (ma circa 1980), ad indicem; Storia del teatro Regio di Torino, III, M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, Torino 1980, p. 460; F. Monetti - A. Cifani, Un altare di Francesco L. al Corpus Domini ed un'aggiunta per il palazzo civico di Torino, in Boll. della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., XXXV-XXXVII (1981-83), pp. 63-68; A. Cavallari-Murat, Come carena viva, Torino 1982, ad indicem; P. Grisoli, Una attribuzione per il palazzo dell'Ordine e dell'ospedale dei Ss. Maurizio e Lazzaro in Torino, in Studi piemontesi, XII (1983), 1, pp. 102-111; V. Comoli, Il palazzo di Città per una capitale, in Ilpalazzo di Città a Torino, I, a cura di R. Comba et al. Torino 1987, pp. 71-83; A. Peyrot, Documenti iconografici, ibid., pp. 179 s.; D. Prola, Architetture barocche in Piemonte, Firenze 1988, pp. n.n., scheda "Caramagna"; Torino 1675-1699. Strategie e conflitti del barocco, a cura di G. Romano, Torino 1993, ad indicem; W. Canavesio, Piemonte barocco, Milano 2001, pp. 140, 142; G. Spione, Progettare la decorazione per i palazzi torinesi(1680-1760), in Sperimentare l'architettura. Guarini, Juvarra, Alfieri, Borra e Vittone, a cura di G. Dardanello, Torino 2001, pp. 200, 209; D. Prola, 40 chiesebarocche in Piemonte, a cura di C. De La Pierre, Torino 2002, pp. 77-81; Storia di Torino, IV, a cura di G. Ricuperati, Torino 2002, ad indicem (in particolare i contributi di C. Rosso, M. Di Macco, V. Comoli).

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