KOSSUTH, Lajos

Enciclopedia Italiana (1933)

KOSSUTH, Lajos (Luigi)

Uniberto Nani

Uomo di stato e giornalista ungherese, nato a Monok, comitato di Zemplin, il 27 aprile 1802, morto a Torino il 20 marzo 1894. Discendeva da una famiglia nobile, ma povera. Laureatosi in legge, fu per qualche tempo l'agente d'affari della contessa Szapary; ma l'ambizione di svolgere una più vasta attività lo spinse a trasferirsi a Pest, dove in sostituzione di un magnate, partecipò ai lavori dell'assemblea iniziando così la sua carriera politica, prima nel 1825-27, poi di nuovo nel 1832. Non potendo, in qualità di sostituto, né interloquire né votare, il K. ideò e iniziò la redazione di un resoconto quotidiano delle sedute (Orszagyulesi tudositasok), primitivo tipo di giornale d'informazione politica, litografato, che nonostante la censura ebbe larga diffusione e grande successo. Il governo, mentre la dieta era in funzione, non trovò il modo di vietarne la redazione e la diffusione; ma, chiusa l'assemblea (1836), e avendo il K. iniziato la pubblicazione del resoconto delle principali sedute dei comitati sotto il titolo di Resoconti legislativi, il governo intervenne con un perentorio divieto. Sostenuto dal comitato di Pest, il K. si rifiutò di sottomettersi all'imposizione e venne arrestato e condannato a 4 anni di prigione per alto tradimento (maggio 1837).

Durante la prigionia K. si dedicò allo studio della lingua e della letteratura inglese, rendendo più vasta e varia la sua cultura. L'amnistia del 1840 lo rimise in libertà. La sua popolarità era già grandissima: tanto che una pubblica sottoscrizione gli assicurò una vita indipendente. Nel 1841 fondò il Pesti Hirlap, che ebbe subito 7000 abbonati: numero altissimo per quei tempi. Ma il contenuto sempre più radicale dei suoi articoli gli suscitò contro non soltanto l'ostilità della corte di Vienna, ma anche, nella stessa Ungheria, quella dei moderati e dei conservatori. Un litigio con il suo editore gli faceva improvvisamente interrompere la sua attività giornalistica, non quella politica: il K. diveniva l'oratore ascoltatissimo del comitato di Pest e i suoi discorsi avevano grande risonanza. Si dedicava quindi allo studio di problemi finanziarî e industriali (1844-1847), dando vigoroso impulso al commercio del suo paese. Un'offerta di Metternich di fondare un giornale conservatore, era dal K. respinta.

Nel 1847, eletto deputato, il K. andò alla dieta a rappresentare il comitato di Pest, dove si affermò immediatamente con i discorsi a proposito dell'indirizzo e della riunione della Transilvania. La rivoluzione di febbraio scuote l'impero asburgico profondamente: sembra imminente la sua dissoluzione. Nel marzo, accompagnato dal conte L. Batthyány (v.), K. conduce a Vienna una delegazione e chiede ampie riforme; pochi giorni dopo (17 marzo) viene infatti concessa la costituzione di un ministero separato e responsabile e il conte Batthyány, che ne assume la presidenza, offre al K. il portafoglio delle Finanze. Con la partecipazione del K. l'assemblea vota una serie di leggi, le cosiddette leggi del 1848, fra le quali l'annessione della Transilvania e della Croazia, l'introduzione della lingua ungherese come lingua ufficiale, suscitando sospetti a Vienna e malcontento e ostilità fra gli Slavi della Croazia e i Romeni della Transilvania e del Banato. I gravi disordini di Vienna avevano intanto costretto il Metternich a fuggire, e il generale Windischgrätz assumeva poteri dittatoriali e un proclama dell'imperatore annunciava la convocazione d'un'assemblea costituente. A Praga era in pieno sviluppo un moto rivoluzionario separatista, e in Italia, dopo le storiche cinque giornate (18-22 marzo), Lombardia e Veneto insorgevano. Il 10 aprile Ferdinando I sanzionava la costituzione democratica votata dall'assemblea ungherese di Presburgo, e il 25 aprile era promulgata la costituzione austriaca che veniva estesa a tutti i territorî dell'impero, eccezione fatta per l'Ungheria e il Lombardo-Veneto.

Di fronte alla situazione creatasi in Ungheria, il governo di Vienna mantenne da prima un atteggiamento passivo; ma, migliorata la situazione dell'impero in Italia dopo la battaglia di Custoza, 25 luglio) e l'armistizio di Salasco, che ridava agli Austriaci Milano e l'influenza su Piacenza e Modena, mutò metodo. Gli Ungheresi si trovano già di fronte le nazionalità non ungheresi insorte contro la costituzione di Presburgo. Ai primi di ottobre 1848 si viene fra i Magiari e la Corona alla rottura. Ferdinando dichiara sciolto il parlamento, riunitosi nel giugno, e proclama lo stato d'assedio in Ungheria, nomina suo luogotenente e comandante delle truppe il bano di Croazia Jelačić. Il principe di Schwarzenberg assume il potere (21 novembre) e il 2 dicembre Ferdinando abdica.

K. si rende conto della gravità della situazione. L'11 luglio, cioè già prima che le cose in Italia si mettessero in favore dell'impero, egli aveva con un grande discorso chiesto alla nuova assemblea, riunitasi a Pest, il richiamo di 200.000 uomini, dimostrando la tendenza a staccare anche militarmente l'Ungheria dall'impero. Nel settembre Batthyány rassegna le dimissioni e quando nel dicembre avviene l'abdicazione di Ferdinando, gli Ungheresi si rifiutano di riconoscere Francesco Giuseppe, sostenendo che il re incoronato non può abdicare senza il consenso del paese, e per tutelarne i diritti si costituisce un comitato di salute pubblica presieduto da K.

È la completa rottura con Vienna. Il 10 dicembre Windischgrätz e Jelačić muovono su Pest e l'occupano (1 gennaio 1849), e il governo rivoluzionario è costretto a trasferirsi a Debrecen. La nuova campagna di Carlo Alberto (marzo 1849) finisce con la sconfitta di Novara; il 14 aprile, il K. fa proclamare dall'assemblea di Debrecen (1849) l'indipendenza dell'Ungheria e la decadenza degli Asburgo; l'assemblea romana vota un indirizzo all'Ungheria che aveva sollevato lo stendardo dell'emancipazione insieme a Roma eterna. E K. risponde con una lettera latina ai fratelli italiani e inizia trattative con Manin dittatore di Venezia insorta. Il 6 agosto si stipula la pace di Milano. Difficoltà, defezioni, dissensi con Görgey, compromettono il corso della rivoluzione: l'intervento dello zar Nicolò la stronca. Il 21 maggio le truppe russe entrano a Pest e K. è costretto a trasferirsi a Seghedino, dove, non potendo più continuare la lotta contro gli Asburgo, trasmette i poteri a Görgey (11 agosto 1849) e ripara in Turchia, dove viene internato prima a Vidin, poi a Sumla, e finalmente a Kutahiyyeh in Anatolia.

Incomincia allora il suo esilio: lungo esilio durato 45 anni. Liberato in seguito a intervento inglese e americano, nel 1851, essendogli interdetto il territorio francese, si recò prima in Inghilterra, dove ebbe entusiastiche accoglienze, poi in America. Ritornò quindi in Europa, e stette alcun tempo a Londra, dove riprese i contatti con Mazzini, allacciati quando era internato in Turchia, e venne riconosciuto capo del movimento rivoluzionario europeo, e finalmente si stabilì a Torino dove rimase fino alla morte. Nel 1859 iniziò trattative con Napoleone, e d'accordo con alcuni capi dell'emigrazione ungherese cercò di provocare una nuova rivolta ungherese in favore del principe Girolamo; organizzò pure una legione ungherese. La rapida fine della guerra distrusse questo piano. Nel 1867 respinse l'amnistia che il nuovo regime dualistico del suo paese gli offriva, e non gli fecero mutare opinione né l'elezione sua a deputato, né una delegazione di patrioti ungheresi venuta a Torino (1877), né la legge Tisza del 1879. Partecipò tuttavia con lettere aperte a tutti gli avvenimenti del suo paese. La sua salma, trasportata in Ungheria, venne deposta nel Museo nazionale.

Bibl.: G. Regaldi, Ricordi di Kutahia, in Rivista Contemporanea, Torino 1859; E. Aldor, Vázlatok a magyar emigrácio èletéból (Abbozzi della vita degli emigrati ungheresi), Pest 1870; L. Kossuth, Souvenirs et écrits de mon exil, Parigi 1880; F. Bettoni-Cazzago, Gli italiani nella guerra d'Ungheria 1848-49, Storia e documenti, Milano 1887; M. Menghini, L. Kossuth nel suo carteggio con G. Mazzini, in Rassegna storica del Risorgimento, VIII (1921); A. Vigevano, La legione ungherese in Italia, Roma 1924; A. Berzeviczy, L'émigration hongroise et la campagne d'Italie en 1859, in Revue des études hongroises, 1926; E. Kastner, Mazzini e Kossuth, Firenze 1929; I. Berko, Az 1848-49 évi magyar szabadságharc olasz le'gioja (La legione italiana in Ungheria nella guerra per l'indipendenza), in Hadbörteneti Közleményck, IV (1926).