LAGIDI

Enciclopedia Italiana (1933)

LAGIDI (da Λάγος, lat. Lagos, padre di Tolomeo primo)

Evaristo Breccia

Sono i membri della dinastia macedone in Egitto, sebbene tutti i sovrani abbiano avuto fin dalla nascita, o assunto salendo al trono, il nome di Tolomeo. Lagos non era certo di stirpe regia, ma la sua famiglia era nobile e la moglie apparteneva alla casa reale di Macedonia. Dal matrimonio nacquero due figli, Tolomeo, divenuto, dopo la morte d'Alessandro, prima satrapo quindi re dell'Egitto, e Menelao morto senza discendenza, che il fratello fece re di Salamina di Cipro. Gli alberi genealogici della dinastia non sono concordi nell'attribuire il numero d'ordine ai successivi sovrani. Per molto tempo è prevalso l'uso, p. es., d'inserire dopo Tolomeo VI un Eupatore che faceva figurare il fratello di Filometore, Tolomeo Evergete II, come ottavo, ma ormai non si tiene conto, generalmente, dell'effimero Eupatore e si designa il secondo figlio di Tolomeo V come Tolomeo VII. Per evitare confusioni cronologiche è bene controllare il numero d'ordine degli ultimi Tolomei e non trascurare mai d'indicarne il cognome o i cognomi. Nei più accettabili alberi genealogici Cesarione, il figlio di Cesare e di Cleopatra, figura come il XIV Tolomeo.

Dopo la conquista romana dell'Egitto (30 a. C.) e il suicidio di Cleopatra VII, Ottaviano, sbarazzatosi di Antillo, figlio d'Antonio e di Fulvia, e di Cesarione, inviò a Roma i rampolli d'Antonio e di Cleopatra, Alessandro Elio, Cleopatra Selene e il giovanissimo Filadelfo. Egli affidò questi principi egiziani alla propria sorella Ottavia, che Antonio aveva ripudiato. I maschi non vissero a lungo; Cleopatra Selene fu data in sposa a Giuba, per il quale venne ricostituito l'antico regno di Numidia. Nella capitale, l'attuale Cherchell, a cento chilometri da Algeri, la regina avrebbe cercato di fare risorgere i monumenti d'Alessandria, fondandovi, tra l'altro, un museo e una biblioteca. Il figlio maschio nato da questa unione salì al trono in assai giovane età, durante il penultimo decennio a. C., proseguendo una politica favorevole ai Romani, ma nel 40 d. C. fu chiamato a Roma da Caligola che lo fece assassinare. Con lui si estinse l'ultimo rappresentante della razza dei Lagidi.

Data la particolare natura di questa dinastia, l'azione sua va considerata sotto due aspetti: nei suoi rapporti con l'Egitto e in riguardo alla storia dell'ellenismo o dello sviluppo della civiltà in generale.

Se nella serie dei sovrani non mancano, soprattutto dal sec. II in poi, individui mediocri, deboli, neghittosi o decisamente corrotti, non è meno vero che l'azione della dinastia, pure avendo i caratteri d'una dominazione straniera, economicamente sfruttatrice e politicamente parziale verso la razza conquistata, determinò per il popolo egiziano condizioni di vita più tollerabili di quelle che esso aveva dovuto sopportare sotto gli ultimi Faraoni o sotto i Persiani; risollevò in grado notevolissimo la prosperità del paese; lo preservò contro le minaccianti invasioni dei Seleucidi e riuscì, inoltre, più a lungo d'ogni altra potenza ellenistica, a ritardare il cammino del destino imperiale di Roma. Non si può tuttavia negare che l'ingegnoso sistema di governo instaurato in Egitto dai Lagidi - sistema che esercitò influenza sulle contrade vicine e di cui larghe tracce si ritrovano nell'amministrazione del nascente impero romano - più che a favorire i sudditi mirava a impinguare il tesoro del sovrano. Questi, nel migliore dei casi, spendeva le accumulate ricchezze per accrescere la forza e la rinomanza dello stato. Il sistema, d'altra parte, si basava quasi esclusivamente sulla competenza e sull'onestà della pullulante burocrazia. È facile intuire quanti e quali abusi dei funzionarî gravassero sulla popolazione, in modo particolare sulla popolazione indigena, anche sotto sovrani volenterosi, vigilanti ed energici.

I tentativi compiuti da alcuni sovrani - da Evergete II, p. es. - per rimediare alle prepotenze dei funzionarî, andarono a vuoto, perché avevano per base la rinuncia al troppo lucrativo sistema fiscale inaugurato da Filadelfo. Ma il museo e la biblioteca (v. alessandria), l'impulso dato ai viaggi d'esplorazione, lo sviluppo del commercio tra l'Egitto e le regioni del Mar Rosso e dell'India, o tra queste e le regioni del Mediterraneo, costituiscono una gloria imperitura per la dinastia.

Per ciò che concerne il diritto dinastico i Lagidi, pur modellandosi sulla monarchia macedone, non poterono fin dalle origini sottrarsi né alla forza delle circostanze prevalenti nel momento in cui la privata famiglia si attribuì un trono ereditario, né all'influenza della tradizione indigena. Già sotto il secondo Tolomeo, per volontà soprattutto di Arsinoe Filadelfo, s'iniziarono quei matrimonî tra fratelli che rispondevano assai bene alla forma mentale, alle abitudini o alle credenze degli Egiziani. Anche più profonda fu l'influenza della tradizione e delle credenze egiziane, nel favorire l'origine, lo sviluppo e il carattere del culto divino per il sovrano, e nel determinare i cognomi ufficiali, spesso molteplici, che entrano come parte integrante nei suoi titoli: re (Βασιλεύς) Tolomeo Sotere, o Filadelfo o Filopatore, e Evergete, Epifane, Filometore, ecc.

La corona era ereditaria nei discendenti (maschi fino a che ne esisteva uno legittimo) diretti della famiglia. Il primogenito aveva la precedenza su tutti gli altri anche se nato prima che il padre avesse avuto la corona regia. I fratelli minori non avevano speciali prerogative e vivevano come privati, subentrando nei diritti al trono solo quando il primogenito veniva a mancare senza figli maschi. Se l'erede legittimo era minorenne, la tutela spettava all'agnato più prossimo di ramo maschile, fino a che ne esisteva uno. I figli naturali non avevano alcun diritto ereditario, ma particolari circostanze di fatto li hanno condotti talvolta a cingere la corona.

Poichè la monarchia aveva un carattere totalmente assoluto, la proclamazione del popolo o l'acclamazione dei soldati era quasi sempre formale. A partire da Tolomeo V aveva luogo una solenne incoronazione a Menfi da parte del clero indigeno. Il titolo precipuo del sovrano era Βασιλεύς; la regina portava quello di βασίλισσα, ma in più è designata come ἀδελϕή anche quando non sia sorella del marito.

Senza dubbio, sia che la causa degenerativa vada ricercata nei matrimonî tra consanguinei, sia che a tali unioni non si possa attribuire questa responsabilità (v. M. A. Ruffer, On the Phisical Effects of Consanguineous Marriages in the Royal Families of Ancient Egypt, in Proceedings of the Royal Society of Medicine, XII (1919), pp. 145-190), il vigore fisico, intellettuale e morale dei Lagidi andò declinando dopo il primo secolo della dinastia, e quando in taluno dei discendenti riapparvero le qualità per cui erano emersi Sotere, o Filadelfo, o il primo Evergete, Arsinoe seconda o Berenice, l'ambiente, i tempi, le mutate condizioni politiche impedirono che le potenziali energie si estrinsecassero liberamente o fossero consacrate da risultati duraturi.

Bibl.: v. alessandria; arsinoe; berenice; cleopatra; egitto.

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