La societa civile nel Sud globale

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

Janine Schall-Emden

È indubbio che il concetto di società civile così come spesso viene utilizzato dai media, con grande enfasi sulle organizzazioni non governative (Ong) e il terzo settore, risenta di un’influenza occidentale e si basi principalmente sull’esperienza associativa euro-americana, difficilmente applicabile alla multiforme realtà sociale e culturale del resto del mondo, in modo particolare del cosiddetto Sud globale. Ciononostante, il termine società civile è stato utilizzato, re-interpretato e adattato ben oltre il contesto occidentale.

Ovviamente la struttura e le modalità di azione della società civile dipendono dalle matrici culturali e sociali del contesto di riferimento. Nel mondo arabo, per esempio, di fronte alla persistenza di regimi politici autoritari, la società civile si è gradualmente divisa in due campi: da un lato le organizzazioni che forniscono servizi sociali (spesso di vaga ispirazione religiosa, ma anche semplici Ong laiche), che difficilmente assumono posizioni ‘politiche’; dall’altro i gruppi di difesa dei diritti umani, molto spesso finanziati da paesi esteri e con un più marcato impegno politico. A questi due campi si aggiungono poi i movimenti sociali di esplicita matrice religiosa, che hanno stretti legami con gruppi militanti come la Fratellanza Musulmana, si oppongono apertamente alle autocrazie della regione e sostengono la campagna di liberazione del popolo palestinese, spesso anche attraverso l’uso di forme violente di resistenza.

Nel contesto latinoamericano, dopo la fine delle dittature e la graduale perdita di centralità delle organizzazioni per i diritti umani, l’avanguardia della società civile è stata rappresentata da movimenti sociali di nuova generazione, che hanno rivendicato un’alternativa all’economia capitalista e hanno proposto nuove modalità di partecipazione democratica. Esempi di queste forme di azione civica si trovano soprattutto in Argentina (in particolare in risposta alla crisi economica del 2001), in Brasile (grazie alle iniziative dei Sem Terra), in Ecuador, Perù, Uruguay e Messico. In Bolivia, la crescita dei movimenti sociali che si opponevano alla privatizzazione dell’acqua e del gas ha portato a un vero e proprio sconvolgimento degli equilibri politici del paese, con la sconfitta dei partiti tradizionali e l’elezione di un presidente indigeno, già leader del sindacato dei coltivatori di coca (i Cocaleros).

Nel mondo asiatico, nonostante le differenze e peculiarità, si distingue una società civile concentrata sulla lotta alla povertà, la microfinanza e il self-help. Le culture buddiste, indù e soprattutto confuciane, con il loro accento sull’idea di ordine sociale, insieme alla permanenza di regimi autoritari, hanno scoraggiato l’azione politica di molti gruppi civici, anche se è probabile che si assisterà a una crescita di movimenti più politici di pari passo con la graduale apertura democratica dei regimi della regione.

Infine, nell’Africa subsahariana la società civile è generalmente dominata dalle grandi Ong internazionali, la cui egemonia è esplosa grazie ai fondi per la cooperazione allo sviluppo, anche se negli ultimi anni si sono rafforzati molti gruppi autoctoni, sempre più legati a movimenti sociali transnazionali. A livello internazionale, la società civile del Sud globale è stata capace di esercitare un ruolo di leadership e forgiare alleanze con gruppi civici e controparti nel Nord. A partire dal 1999, con la grande contestazione del Wto a Seattle, la nuova ondata di partecipazione e protesta che ha segnato l’ultimo decennio è stata largamente dominata dal Sud globale. Non è un caso che il Forum sociale mondiale (l’espressione par excellence delle rivendicazioni della cosiddetta società civile globale) sia stato inaugurato in Brasile (nella città di Porto Alegre) e si sia poi replicato in India, Kenya e Senegal. Via Campesina, il più grande movimento globale di agricoltori e contadini, è un movimento che nasce nel Sud globale e che ora coinvolge migliaia di associazioni anche nei paesi del Nord. Le tante campagne contro i trattati di libero commercio (non ultima quella contro gli Accordi di partenariato economico tra l’Europa e i paesi di Africa, Caraibi e Pacifico) hanno dimostrato la fitta collaborazione che esiste tra organizzazioni e movimenti dei paesi in via di sviluppo e gruppi operanti nei paesi industrializzati. Da ultimo, il Vertice di Cochabamba in Bolivia nel 2010 ha dimostrato come i movimenti locali del Sud globale siano in grado di offrire una visione alternativa anche sulla questione dei cambiamenti climatici, contrapponendosi al fallimentare Vertice di Copenaghen del 2009 e riscuotendo grande interesse da parte delle società civili in Europa e in America.

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