LA SKIRA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

LA SKIRA

M. Fendri

Piccola località del golfo di Gabes in Tunisia, che nel 1958 una compagnia petrolifera ha scelto come punto di sbocco dell'oleodotto di el-Djelé. Poiché furono segnalati resti antichi nella zona riservata alle future istallazioni di pompaggio, l'Istituto Nazionale di Archeologia di Tunisi intraprese durante l'estate del 1959 una campagna di scavi limitata ai settori più direttamente minacciati.

I saggi e l'esame della fotografia aerea hanno rivelato la presenza, lungo il bordo del litorale, di un agglomerato antico di una diecina di ettari, circondato in bassa epoca da un fossato di protezione. I primi elementi di datazione della città primitiva risalgono nel loro complesso al III e al IV sec. d. C.

In prossimità sono state riscontrate molte necropoli di età romana e anche cristiane che sono state parzialmente esplorate.

All'interno della cinta e nell'angolo NE della città furono messi in luce i resti di una basilica cristiana a cinque navate, larga m 20,50 e lunga m 35. In origine (IV-V sec.) l'edificio era orientato secondo un asse SO-NE con una abside ad occidente. Un portico a colonne occupava tutta la fronte della costruzione. L'abside sopraelevata era fiancheggiata da molti vani annessi e dominava una piccola piattaforma che era delimitata da una balaustra, dove si innalzava l'altare primitivo. Il suolo era pavimentato di schisto; affreschi e stucchi policromi mascheravano la mediocrità dei materiali da costruzione.

Nel corso del VI sec. l'orientazione del monumento fu rovesciata con l'aggiunta ad E di una seconda abside prolungata mediante un presbiterio pavimentato a mosaico nel quale erano raffigurati cervi affrontati ai lati di un kàntharos, da cui sorgevano rami di rose, e agnelli che decoravano i riquadri delimitanti lo spazio riservato all'altare. Una tomba fu posta nell'abside occidentale, la cui piattaforma di accesso fu sensibilmente ingrandita a spese della navata centrale.

Dietro l'abside primitiva un vestibolo conduceva ad un battistero (m 11 × 9) diviso in tre navate da un doppio colonnato. Al centro una profonda vasca quadrilobata era in origine protetta da un ciborio. Da notare ad O e contro il muro di fondo un piccolo bacino sopraelevato su una piattaforma. Il pavimento del battistero era interamente decorato a mosaico policromo, fra le cui figurazioni spiccano due cervi che sono volti verso la piscina e quattro croci gemmate ai cui bracci pendono lampade accese.

A 500 m a N dell'agglomerato antico fu messa in luce una seconda basilica. Questo edificio cemeteriale, lungo m 20 e largo m 11,35, è orientato a NE e comprende tre navate. L'abside è preceduta da un presbiterio nel quale si alzava l'altare; di questo sussiste lo zoccolo basamentale. La navata laterale destra comunicava con una sala annessa che presenta i muri forati da molteplici rientranze.

Nella basilica è stato scoperto un elemento di sospensione di un candelabro, costituito da una croce di bronzo di forma latina, che ha ancora la catenella di attacco e pare da attribuirsi al V secolo.

Due tombe sono state scoperte, una sotto il portico, l'altra in un vano vicino al battistero. La prima è un sarcofago di pietra con coperchio a doppio spiovente con acroterî. La seconda era coperta da un mosaico funerario perfettamente conservato. L'epitaffio riguarda una donna detta Matrona e qualificata come vidua; la tomba è da attribuire al V secolo.

Bibl.: M. Fendri-N. Fendri, Basiliques Chrétiennes de la Skhira. Publications de l'Université de Tunis. Faculté des Lettres, ie série: Archéologie-Histoire, vol. VII, Parigi 1961, pp. 68, tavv. 56, piante 5; P. A. Fevrier, A propos des basiliques de la Skhira, in Rivista di archeologia cristiana, XXXVII, nn. 3-4, 1961, pp. 305-309; N. Duval, Deux basiliques chrétiennes de Tunisie méridionale, in Cahiers Arch., XIII, 1962; P. Bergmann, in Revue de l'Institut des Belles Lettres Arabes, XXV, n. 98, Tunisi 1962, 2, pp. 211-213; J. W. Salomonson, in Bull. Ant. Besch., XXVII, Leida 1962, pp. 94-95; P. Romanelli, in Archeologia Classica, XV, 1963, pp. 143-144.