L'Italia romana delle Regiones. Regio II Apulia et Calabria: Brindisi

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Italia romana delle Regiones. Regio II Apulia et Calabria: Brindisi

Rino D’Andria

Brindisi

Città sulla costa adriatica del Salento (gr. Βρεντέσιον; lat. BrundusiumBrundesium), in età romana principale porto verso il Mediterraneo orientale. Il suo nome greco sarebbe riferibile alla caratteristica forma a testa di cervo del porto (Strab., VI, 3, 6). Poche e contraddittorie sono le fonti relative al periodo preromano. Erodoto (IV, 99) definisce B. porto dei Messapi, ma le notizie sulle sue origini sono discordi. La tradizione riporta infatti sia un’origine cretese (Strab., VI, 3, 6) che una fondazione a opera di esuli tarentini (Iust., III, 4, 12). La fama e il prestigio della città e del suo porto sono legati alle vicende successive alla conquista romana e alla deduzione della colonia nel 244 a.C. circa, seguita, nell’83 a.C., dall’istituzione del municipium. A B. confluivano inoltre due delle più frequentate arterie stradali dell’epoca: l’Appia e, successivamente, nella piena età imperiale, la Traiana.

La ricerca archeologica a B. è legata soprattutto a interventi occasionali, poiché la sovrapposizione dell’abitato medievale e moderno alla città antica rende impossibile un’indagine estensiva. Tuttavia l’intensificarsi negli ultimi anni di scavi sistematici consente oggi di definire un quadro topografico più ampio. Alla presenza di una comunità greca va con ogni probabilità riferita la necropoli rinvenuta in via Tor Pisana. Le tombe, di tipologia non indigena, hanno restituito corredi del secondo quarto del VII sec. a.C. con ceramica protocorinzia e cretese subgeometrica; è presente sia il rito dell’incinerazione che quello dell’inumazione.

Molto scarse sono ancora le testimonianze riferibili all’insediamento preromano che, sulla base di tratti della fortificazione a blocchi squadrati rinvenuti nell’area del porto e nel centro della città doveva estendersi sulla collina prospiciente il Seno di Ponente. Sepolture con corredi messapici della fine del V e del IV sec. a.C. sono state rinvenute in vari punti nel centro della città, all’ultima fase del periodo messapico sono invece ascrivibili le tombe più antiche scavate nella periferia nord-ovest della città (rione Cappuccini).

L’impianto della città romana coincideva presumibilmente solo in parte con quello dell’abitato messapico, comprendendo con tutta probabilità l’area all’interno delle mura medioevali. Quest’ipotesi sarebbe confermata dalla corrispondenza dell’orientamento delle mura aragonesi con il reticolo viario romano e dall’assenza di sepolture di età romana all’interno dell’area.

La ricostruzione dell’impianto stradale urbano resta comunque ancora molto problematica. Se si eccettua un lungo tratto di strada basolata rinvenuto nell’area di San Pietro degli Schiavoni negli anni Sessanta del Novecento e un altro dalla cronologia più incerta nei pressi del Seminario, per gli altri assi stradali si tratta per lo più di ipotesi basate su notizie di scarsa attendibilità. Mosaici pavimentali, probabilmente riferibili ad abitazioni, sono stati trovati in varie aree del centro storico, nonché nella già citata zona di San Pietro degli Schiavoni. In questo sito, oltre alla strada, fu scoperto un quartiere abitativo di età imperiale e i resti di strutture repubblicane. A una casa patrizia dovevano appartenere anche i tratti di muri con decorazione a stucchi rinvenuti in corso Garibaldi, nella parte centrale della penisola compresa tra le due insenature.

L’area di piazza Duomo doveva essere occupata da edifici pubblici importanti, come lascia supporre il rinvenimento di capitelli corinzi figurati e di due setti murari in blocchi squadrati. Nella stessa area, in un cortile interno del palazzo vescovile, nel 1988 si mise in luce un tratto di circa 2,5 m di stilobate su cui si impostava un colonnato dorico, riferibile a un portico. Datata su base stratigrafica all’età tardorepubblicana, la costruzione era obliterata da un interro di circa 4 m contenente estesi scarichi di materiali ceramici databili alla metà del III sec. d.C. Gli edifici, di probabile destinazione cultuale, caddero in disuso in età imperiale, quando l’area venne ristrutturata innalzando il livello di calpestio originario con gettate di materiale di risulta. All’età antonina risalgono le due cosiddette “colonne terminali” della via Appia che guardano all’ingresso del porto. Sul capitello dell’unica superstite sono raffigurate divinità marine propizie alla navigazione. Non resta alcuna traccia invece dell’arco onorario dedicato dal Senato di Roma a Ottaviano dopo la vittoria di Azio (Dio Cass., LI, 19, 1) così come non sono documentati edifici per spettacoli che pure non dovevano mancare in una città di tale importanza.

I nuclei di sepolture individuati sono tutti esterni al tracciato delle mura aragonesi, nell’area sud-est e in quella più estesamente esplorata a ovest. In particolare nel rione Cappuccini recenti scavi sistematici condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia hanno messo in luce una necropoli databile tra il III sec. a.C. e il IV d.C., con un più intenso utilizzo intorno alla metà del III sec. a.C., momento della fondazione della colonia. Un’altra area di necropoli in connessione con un percorso stradale, identificabile probabilmente con la via Traiana, è attestato più a nord.

Bibliografia

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