L'Italia preromana. I siti umbri: Gubbio

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Italia preromana. I siti umbri: Gubbio

Marco Rendeli

Gubbio

Città-stato (umbro Ikufins; lat. Iguvium, Egubium) degli Umbri, dalla quale provengono le celebri Tavole Iguvine, di bronzo, con un testo rituale in lingua umbra.

Fu alleata dei Romani fino alla guerra sociale quando divenne municipium, iscritto nella tribù Clustumina. La presenza più antica si segnala in località San Marco dove sono stati recuperati frammenti ceramici neolitici. Attestazioni dell’età del Bronzo Finale e dell’età del Ferro sono a Monte Ingino e Monte Asciano. Sulla vetta di quest’ultimo è stato scoperto anche un piccolo santuario arcaico con bronzetti a figura umana intagliati su lamina. Nella piana si segnalano tombe della fase arcaica; in via San Leonardo una tomba con carro e vasi d’impasto, tombe a circolo del IV sec. a.C., e in località Fontevole una tomba con letto funebre di bronzo del II-I sec. a.C. La città augustea sorse alle falde del Monte Ingino, quadrata, con successivi ampliamenti lungo le pendici grazie a opere di terrazzamento. Alcune vie basolate e glareate permettono di riconoscere il tessuto urbano del centro, con vie ortogonali alla pianura, secondo uno schema che si riconosce anche nella centuriatio imposta sulle campagne circostanti.

Le strutture del podio di un grande tempio, ideale confine della città romana e poi medievale, sono poste ai limiti del territorio, in località Monteleto. Il centro moderno risente della struttura urbanistica romana e tutte le testimonianze archeologiche non oltrepassano il corso del torrente Carmigliano. Non è stata ancora identificata l’area del foro, ma le imponenti fondazioni di edifici pubblici rinvenute sotto il Palazzo Vispi potrebbero essere una spia della sua presenza. Presso via Matteotti è stata portata alla luce una domus privata nella quale sono emersi pavimenti di cocciopesto decorati con tessere bianche e pareti intonacate e dipinte in rosso. Di un edificio termale in via degli Ortacci sono stati scavati a più riprese vari ambienti, molti dei quali con pavimento a mosaico. Il monumento senza dubbio più importante è il teatro, situato fra la Porta degli Ortacci e la Porta Castello e datato a epoca cesariana: ricordato fin dal XVI secolo, poteva accogliere fino a 6000 spettatori grazie a una cavea di 70 m di diametro. Costruito con blocchi di pietra lavorati a bugnato, presenta due ordini di arcate corrispondenti alla cavea e alla galleria superiore, segnalate da praecintiones.

Il piano dell’orchestra era in lastre ben squadrate, leggermente concavo per permettere il deflusso delle acque piovane in una cisterna scavata sotto al pulpitum. La frons scaenae ha una nicchia centrale semicircolare e due laterali quadrangolari: la sua altezza doveva raggiungere i 14,5 m; il pavimento del pulpitum era a mosaico con riquadrature a fogliami e figure; sul fondo della nicchia centrale la porta regia, con stipiti, fregio e cornice di marmo di Luni; ai lati le portae hospitales. Il primo ordine della scena è ionico, il secondo corinzio. Per quel che concerne le necropoli di età imperiale va menzionato il Mausoleo, attribuito dalla fantasia popolare a Pomponio Grecino: si tratta di una struttura circolare su una base quadrata costruita con blocchi di calcare, da cui si impostavano una serie di cilindri concentrici. La camera sepolcrale con volta a botte è illuminata da una piccola finestra e le pareti sono in blocchi di calcare ben rifiniti e cornice modanata, che permette di datare il monumento in età protoaugustea. Altri sepolcreti più modesti sorgevano in località Fontevole, Madonna del Prato, Zappacenere e Vittorina.

Bibliografia

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