L'Italia preromana. I siti piceni: Novilara

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Italia preromana. I siti piceni: Novilara

Francesca Ceci

Novilara

Centro situato 7 km a sud di Pesaro, in cui si rinvenne un’importante necropoli picena di oltre 300 tombe, suddivise tra il fondo Molaroni e il fondo Servici.

I corredi si conservano nel Museo Oliveriano di Pesaro; alcuni materiali sono nel Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona e nel Museo Pigorini di Roma. Benché non si conosca l’ubicazione esatta dell’abitato cui la necropoli era pertinente, è probabile che sia da localizzare sul colle dove sorge il borgo moderno e dove sono stati rinvenuti frammenti ceramici databili all’età del Bronzo Finale. I due sepolcreti sono grosso modo coevi: più antico il fondo Molaroni (810-600 a.C.), poco più recente e di breve durata quello del fondo Servici (750-600 a.C.). La disposizione delle tombe e la composizione dei corredi sembra riflettere una relativa uniformità gerarchica del gruppo sepolto; alcune differenze si riscontrano nelle tombe del fondo Servici, disposte con maggiore ordine e abbondanza di beni. Le sepolture – con l’eccezione di due incinerazioni di VII sec. a.C. – sono a inumazione entro fossa terragna, a volte con il fondo ricoperto da uno strato di sabbia e ghiaia marina, tipico dell’area picena; il defunto è in posizione rannicchiata su un fianco o disteso. Le tombe più cospicue possono essere indicate da piccoli cippi affioranti o da cumuli di pietre. I corredi maschili sono caratterizzati dalla presenza di fibule bronzee a doppia spirale e ad arco ingrossato, a volte con staffa zoomorfa (Servici), rasoi lunati, pendagli e armamento.

Il vasellame fittile è scarso. Nel fondo Servici sono presenti vasi di bronzo (incensieri, come quello dalla tomba 3, di produzione vetuloniese; ciste a cordoni tipo Novilara; tazze) e fittili anche d’importazione (ceramica daunia). Le tombe femminili presentano una maggiore ricchezza, particolarmente evidente nel corredo personale composto da fibule, orecchini, fermatrecce, collane, pendagli, ricchi pettorali tipici dell’area medioadriatica, utensili da lavoro, vasellame d’impasto tra cui i cosiddetti kothones, una forma tipicamente picena con corpo lenticolare, bocca rotonda e ansa sormontante a disco. Il materiale rinvenuto nelle sepolture attesta intensi rapporti e scambi con l’Italia meridionale e settentrionale, nonché con la sponda illirica, la cui influenza è evidente nelle forme delle spade e degli elmi. Non mancano oggetti esotici come le statuine egittizzanti e le ambre. Dai sepolcreti e dalle aree limitrofe provengono alcune tipiche stele di arenaria, ritrovate nella seconda metà dell’Ottocento, caratterizzate da incisioni meandriformi, da rappresentazioni figurate e iscrizioni, databili tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C. Le scene raffigurate sono relative a battaglie navali (stele da San Nicola in Valmanente), lotte e cacce, combattimenti tra uomini (opistografa al Museo Pigorini, con lunga iscrizione). Quattro stele presentano iscrizioni in lingua “nord-picena”, con andamento sinistrorso e alfabeto derivato da quello etrusco.

Bibliografia

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