L'Italia preromana. I siti falisci: Falerii

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Italia preromana. I siti falisci: Falerii

Paola Moscati

Falerii

Principale centro del territorio falisco, oggi noto con il nome di Civita Castellana, sull’altopiano situato tra i Monti Cimini e il Tevere.

F. fu considerata, secondo una tradizione che risale a Catone (Orig., 47), una colonia argiva fondata dal mitico eroe Halesus. In epoca storica partecipò attivamente, a fianco dei Veienti, alla lotta contro Roma. Dopo la conquista di Veio, le fonti fanno concludere le ostilità nel 394 a.C., con la stipulazione di un trattato di pace. Nel 357 a.C. F. partecipò a una nuova insurrezione falisca contro Roma, a fianco dei Tarquiniesi; nel 351 a.C. venne sconfitta e stipulò una tregua di 40 anni, tramutata nel 343 in trattato di alleanza. Dopo un periodo di fedeltà a Roma, nel 293 a.C. i Falisci insorsero nuovamente e quindi stipularono, nello stesso anno, un trattato di pace. Nel 241 a.C., al termine della prima guerra punica, F. subì sei giorni di assedio, dopo di che capitolò e fu conquistata dai Romani. I Falisci, costretti ad abbandonare F., ricostruirono la nuova città più a ovest non lontano dalla precedente, in una zona pianeggiante priva di difese naturali. L’esistenza di due città e la necessità di distinguerle ha dato luogo, secondo un’erudita creazione moderna, all’apposizione, accanto al nome F., degli appellativi Veteres e Novi.

F. occupava il pianoro tufaceo limitato a nord dal Rio Maggiore, a sud dal Rio Filetto e a est dal torrente Treja, che aveva a ovest l’unico lato accessibile, protetto però da un fossato artificiale. Strettamente connessa con l’area occupata da F. è l’attigua e isolata altura di Vignale, unita presso l’angolo sud-ovest con il pianoro per mezzo di una stretta e bassa sella. Su tale colle, che doveva costituire il nucleo primitivo dell’insediamento, è testimoniata una frequentazione a partire dall’età del Bronzo Finale, da porre probabilmente in relazione con un gruppo di tombe a pozzo rinvenute ai piedi dell’altura (sepolcreto di Montarano Sud). A partire dall’VIII sec. a.C. si assiste a uno sviluppo del centro falisco e a un incremento demografico, testimoniati dai ricchi corredi relativi in particolare all’età del Ferro avanzata, rinvenuti in due distinti sepolcreti posti sull’altura di Montarano. Nel corso dell’VIII e sicuramente nel VII sec. a.C. l’abitato si ampliò, con l’occupazione del più vasto e strategicamente meglio protetto pianoro di Civita Castellana e con il conseguente ampliamento delle aree destinate a ospitare la necropoli.

Solo a partire dalla fine del VI sec. a.C., in concomitanza con le vicende storiche che vedono nel V sec. a.C. l’alleanza tra Falisci ed Etruschi in funzione antiromana, si assiste a un consolidamento e a una migliore definizione dell’assetto urbanistico della città. In questo periodo sono databili i tratti di mura in opera quadrata, conservati lungo il perimetro del pianoro e sul lato meridionale del colle di Vignale, e le numerose strutture scavate nel tufo – cunicoli, pozzi e cisterne – che costituivano un efficiente sistema di approvvigionamento, conserva e smaltimento delle acque. Alla prima metà del VI sec. a.C. è databile il primitivo impianto del principale santuario extraurbano di F., il tempio di Giunone Curite in vocabolo Celle, costituito allora da un semplice sacello. La floridezza di F. fra la fine del VI e i primi decenni del V sec. a.C. è testimoniata anche dalla decorazione architettonica dei suoi santuari: uno situato nella parte centrale del pianoro, non lontano dall’area del successivo impianto del tempio di Apollo dello Scasato; due sull’altura di Vignale (tempio “maggiore” e “minore”), a cui sono da riferire i resti di due imponenti cisterne, in parte scavate nella roccia e in parte costruite in opera quadrata; uno situato fuori del perimetro urbano, nella valle creata dal Rio Maggiore: il tempio di Mercurio in vocabolo Sassi Caduti.

Nei primi decenni del IV sec. a.C., periodo corrispondente a una stasi negli scontri fra Falisci e Romani, sono da inquadrare la ristrutturazione del santuario urbano, a cui è stato di recente attribuito il ciclo decorativo del cosiddetto Zeus di F., e il rinnovamento della decorazione architettonica dei templi di Vignale e dei Sassi Caduti. Nel caso del tempio di Giunone Curite si assiste, nella seconda metà del IV sec. a.C., a una completa ricostruzione: a ridosso del primitivo sacello viene innalzato un tempio a tre celle di proporzioni monumentali, a cui sono da riferire i resti murari ancora oggi visibili. La tradizione della distruzione e dell’abbandono della città nel 241 a.C. sembra confermata dai dati archeologici. Se si escludono la continuazione del culto tributato nei santuari e l’impianto del santuario di Apollo dello Scasato, databile alla fine del III sec. a.C., si verifica una contrazione della città, comprovata dalla riutilizzazione come cimitero di almeno una parte dell’antico abitato. Quest’ultimo venne rioccupato solo a partire dall’Alto Medioevo.

Le necropoli di F., situate sulle alture circostanti all’abitato e a esso collegate mediante una serie di tracciati viari spesso tagliati nel banco tufaceo, risultano sei: Celle e Montarano a nord-est, le Colonnette a nord, il Castellaccio e Terrano a nord-ovest e infine Penna e Valsiarosa a ovest. Oggetto di scavi sistematici nel corso del Novecento, esse hanno restituito materiali ascrivibili per la maggior parte ai periodi orientalizzante, arcaico ed ellenistico. Lo sviluppo artigianale di F. trova il suo massimo splendore tra l’età tardoarcaica e quella ellenistica, come è testimoniato dalla fervida attività legata alla coroplastica templare e alla ceramografia. Le terrecotte architettoniche e votive, provenienti dai santuari urbani ed extraurbani e conservate nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e nel Museo Archeologico dell’Agro Falisco di Civita Castellana, ne rivelano almeno due fasi costruttive: l’una in epoca tardoarcaica e l’altra in epoca ellenistica.

L’abbondanza del materiale testimonia l’esistenza di una scuola locale che, inserendosi dapprima nella tradizione coroplastica del tardoarcaismo, si rinnova agli inizi del IV sec. a.C., sotto l’influsso della scultura greca del periodo classico. Una feconda attività coroplastica è testimoniata anche alla fine del III sec. a.C. dalle terrecotte del tempio di Apollo dello Scasato, le cui sculture frontonali rivelano un maggiore eclettismo. Per quanto concerne la ceramica, va segnalata in particolare la produzione a figure rosse, che ha inizio nel secondo decennio del IV sec. a.C. e che ha probabilmente in F. il suo principale centro produttivo, come è testimoniato fra l’altro dal rinvenimento sul pianoro della città di un’antica fornace. Caratterizzata da stretti legami con i contemporanei prodotti attici e al contempo da un’apertura al gusto italico, questa produzione diviene più corrente e standardizzata nella seconda metà del IV sec. a.C.

Bibliografia

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