L'Italia preromana. I siti etruschi: Bolsena

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Italia preromana. I siti etruschi: Bolsena

Vincenzo Fiocchi Nicolai

Bolsena

La città etrusca di Orvieto (lat. Volsinii), distrutta dai Romani nel 264 a.C., fu rifondata nel sito dell’attuale B. (lat. Volsinii  Novi), sulle rive orientali del lago omonimo, secondo una strategia di intervento che la conquista romana adottò, ad esempio, anche nel caso di Falerii.

In effetti i dati archeologici, incrementati notevolmente in questi ultimi anni dagli scavi della Scuola Francese di Roma, sembrano dimostrare l’assenza di testimonianze monumentali significative, nell’area urbana, anteriori alla conquista romana. La nuova città sorse su un terreno assai accidentato e scosceso, caratterizzato da una serie di terrazze degradanti verso sud-ovest in direzione del lago, e fu dotata di mura che abbracciarono, a scopo strategico, le colline più alte situate a nord-est, recingendo così un’area notevolmente più ampia di quella poi effettivamente occupata dalla città. Il circuito delle mura, a blocchi squadrati di tufo, documentato in più punti, si estendeva per circa 4,4 km (un tratto ben conservato del lato rivolto verso il lago è visibile lungo l’attuale strada che conduce a Orvieto). L’impianto urbano, stretto e allungato, orientato sud-ovest/nord-est, nonostante l’accidentalità del sito è di tipo regolare. La fotografia aerea e i resti sul terreno rivelano un assetto caratterizzato da lunghi decumani, non gerarchizzati, sud-ovest/nord-est, situati a distanze variabili, che risalgono la città dal basso verso l’alto; i cardines, anch’essi situati a distanze non regolari a causa della conformazione del terreno, sembrano soprattutto raccordare le vie longitudinali nell’ambito delle singole terrazze disposte a diversi livelli.

Ne scaturisce un reticolo di isolati di dimensioni irregolari, prevalentemente attestati con i lati corti nel senso dei decumani (per strigas, ma si è ipotizzata una più antica disposizione per scamna). Tale orientamento è possibile sia stato condizionato dall’apertura della via Cassia (170-150 a.C.), la quale doveva entrare nella città quasi al centro del lato sud-ovest delle mura e uscirne a nord-est, insistendo probabilmente nel tratto urbano sul più orientale dei decumani centrali. Della fase più antica della città restano alcune abitazioni in “pietra secca” (fine del III sec. a.C.) nelle terrazze occidentali del Poggio Moscini; la loro povertà costruttiva sembra rinviare a un livello di vita piuttosto modesto del primo insediamento dei deportati dell’antica Velzna. Alla medesima fase (metà del III sec. a.C.) sono da attribuire anche due santuari situati nelle colline più alte: il piccolo sacello di Poggio Casetta, costituito da un recinto e da una semplice cella, e il santuario del Pozzarello, consistente in un’area recinta con portico, pozzo sacro, favisse e altare. Un terzo importante luogo di culto, databile alla fine del III sec. a.C., è stato individuato recentemente nella zona sud-occidentale dell’abitato sotto una più tarda domus: si tratta di un santuario dedicato al culto di Dioniso, costituito da due ambienti sotterranei, di cui uno forse destinato alle cerimonie segrete del tiaso; dell’arredo del santuario faceva parte un notevole trono fittile con pantere cavalcate da Eroti (oggi nel museo locale), atto a sostenere probabilmente la cista mystica.

La costruzione della via Cassia dovette conferire notevole vitalità a B., che venne a collocarsi su uno degli assi stradali più importanti dell’Italia centrale: a quell’epoca risalgono le prime case ad atrio rinvenute nelle terrazze occidentali del Poggio Moscini. La prima fase della cosiddetta Domus delle Pitture è caratterizzata appunto da atrio centrale, alae, tablinum, triclinium, viridarium e altre stanze minori; a ovest della casa, nella terrazza attigua, esisteva, nella stessa epoca, un grande edificio in opera quadrata, probabilmente un horreum; esso, nella seconda metà del II sec. a.C., venne inglobato in una seconda casa privata (la cd. Domus ad Atrio) costituita da ampio cortile dotato di alae, tablinum (pavimentato originariamente a mosaico bianco e nero), triclinium laterale e altri ambienti più interni. Alle spalle dell’abitazione, a est, sorgeva un piccolo tempio con altare e portico laterale. Il centro amministrativo e religioso di età repubblicana non è stato ancora rinvenuto: in base alla fotografia aerea si è ipotizzato di collocarlo nella terrazza corrispondente all’ampio pianoro del Mercatello, dove più tardi sorgerà l’anfiteatro e dove sembrano essere state individuate tracce di un Capitolium. Un’iscrizione frammentaria (CIL XI, 2710) ricorda l’esistenza di un teatro (non ancora ritrovato) già nel corso del I sec. a.C.

La prima età imperiale segna per B. (municipium dal I sec. a.C.) un periodo di notevole sviluppo economico e urbanistico. La Domus ad Atrio in età augustea fu trasformata e resa più lussuosa mediante la realizzazione di un ampio oecus, pavimentato in opus sectile e aperto a est su un notevole ninfeo a nicchie. La costruzione di un acquedotto rese possibile quella delle grandi terme pubbliche (le cd. Terme di Seio Strabone), assegnabili probabilmente a epoca flavia, di cui sussistono i resti di un criptoportico, di una grande cisterna e forse di un calidarium. A epoca flavia è anche da attribuire la realizzazione del più importante monumento pubblico della città: il foro imperiale sul Poggio Moscini. La piazza, lastricata di pietre basaltiche squadrate (molte recano impronte di basi di statue, di sacelli, di piccoli altari), era delimitata su tre lati da strade chiuse al traffico dei carri, e, nel quarto, da una grande basilica (57 x 25,7 m) che occupava scenograficamente tutto il lato della piazza. L’edificio era costituito da un’ampia navata centrale e da gallerie laterali più strette, divise da colonne di granito; la facciata rivolta verso il foro era animata da gradinate e da un ordine di semicolonne ioniche.

Il lato occidentale del foro fu delimitato da un muro in opera reticolata, al centro del quale si apriva una via tecta, dotata di scalinate alle estremità, che raccordava la piazza con l’attigua terrazza situata a nordovest, a livello più basso. Alla seconda metà del I sec. d.C. risale pure la costruzione dell’anfiteatro, installato nella terrazza superiore del Mercatello, di cui escavazioni antiche e recenti hanno rivelato le dimensioni, l’articolazione e la capacità di circa 7000 spettatori. L’agiatezza economica e l’importanza di B. nel I sec. d.C. è testimoniata dalla quantità di ceramica aretina rinvenuta nei recenti scavi e dal numero degli esponenti delle grandi famiglie volsiniensi che raggiunsero l’ordine senatorio e le più alte cariche dello stato. Il II e il III sec. d.C. sembrano indicare un momento di stasi nell’attività edilizia di B. Alcune case situate nelle terrazze più alte, come quella di Laberio Gallo o un’altra situata nelle vicinanze, assunsero i caratteri di case di villeggiatura e di otium. Alla fine del II e agli inizi del III sec. d.C. notevoli affreschi a scansione lineare ornarono alcune stanze della Domus delle Pitture.

Ma già alla fine del III - inizi del IV sec. d.C. gli strati di distruzione e di incendio, documentati in vari punti nei recenti scavi della École Française de Rome, sembrano indicare un rapido declino della città. Esso non dovette tuttavia essere generalizzato. Sono molti gli indizi che suggeriscono per B. una notevole vitalità anche nel IV e V secolo. Ancora nel 337, come informa il celebre rescritto di Hispellum (CIL XI, 5265), presso la città si teneva una festa annuale della confederazione dei popoli della Tuscia. A partire almeno dalla fine del V secolo, B. fu sede vescovile. Alcuni restauri tardi documentati nell’anfiteatro, in alcune domus, negli edifici termali (CIL XI, 7298) e in altre strutture urbane, testimoniano la continuità di frequentazione della città. Forse già nel IV secolo (ma la datazione non pare basata su dati sicuri) la basilica civile del foro fu trasformata in basilica cristiana mediante l’aggiunta di un’abside nel lato corto occidentale, abside che andò a occupare parte di un’importante strada urbana: la trasformazione denuncia chiaramente il cambiamento di funzione di quella che era stata una delle zone più importanti della città classica. La chiesa, per la sua collocazione urbana eminente, è possibile abbia avuto funzione di cattedrale.

Soprattutto le aree funerarie paleocristiane attestate a B. nel IV-V secolo, la catacomba di S. Cristina e quella di Gratte mostrano che la città era ancora notevolmente vitale e popolosa. La catacomba di S. Cristina, in particolare, conta più di 1000 sepolture. Le numerose iscrizioni funerarie (poco meno di un centinaio) e le pitture che ornano le tombe di questo cimitero sotterraneo testimoniano l’esistenza di botteghe artigiane ancora di buon livello; i testi delle epigrafi ci danno informazioni su una società fortemente articolata, di cui fanno parte medici, artigiani, militari, esponenti delle antiche nobili famiglie volsiniesi, alte cariche della municipalità. La catacomba, a partire probabilmente dal IV secolo, divenne sede del culto della martire locale Cristina, la cui tomba fu centro di un santuario particolarmente frequentato fino al Medioevo. Alla metà del VI secolo B. fu in primo piano nelle vicende della guerra greco-gotica: un’isola del suo lago dotata di un castellum fu teatro prima della segregazione, poi dell’uccisione di Amalasunta figlia di Teodorico (Procop., Bell. Goth., I, 4).

Agli inizi del VII secolo la città doveva essere caduta in mano dei Longobardi unitamente alle vicine Bagnoregio e Orvieto (Paul. Diac., Hist. Lang., IV, 32). Testimonianze monumentali della presenza longobarda ci vengono da alcune tombe della catacomba di S. Cristina e da quelle di un sepolcreto rinvenuto agli inizi del Novecento dietro l’abside della basilica medievale della santa, tombe che hanno restituito ricchi corredi longobardi della prima metà del VII secolo. Sepolture di analoga fattura assegnabili al VI-VII secolo sono state anche rinvenute nell’antica area urbana, nei pressi della basilica cristiana del foro, in alcune attigue botteghe repubblicane e in una delle domus del Poggio Moscini. La presenza di queste tombe testimonia una occupazione ormai sporadica dell’abitato antico, in relazione, forse, a uno spostamento dell’insediamento altomedievale più a valle, in direzione del lago, della via Cassia e dell’importante santuario di S. Cristina, dove in effetti si sviluppò la B. medievale.

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