L'Italia preromana. I siti della Puglia: Otranto

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Italia preromana. I siti della Puglia: Otranto

Francesco D’Andria

Otranto

L’insediamento antico (gr. Ὑδροῦς; lat. Hydruntum), uno dei maggiori del Salento, sorge nel punto più orientale della penisola italiana ed è munito di favorevoli approdi sul canale che collega l’Italia ai Balcani, percorso dalle rotte marittime che dall’Egeo raggiungevano i porti dell’Adriatico settentrionale.

Rare sono le fonti letterarie su questo centro: Stefano di Bisanzio (s.v. Βίεννος) ne attribuisce la fondazione a un gruppo di Cretesi guidati da Biennos, che aveva abbandonato l’isola a causa della siccità, raggiungendo la Iapigia su suggerimento dell’oracolo. Le altre attestazioni contengono brevi indicazioni sulla sua posizione geografica, al confine tra i mari Ionio e Adriatico (Plin., Nat. hist., III, 100), dandone le distanze dagli altri centri (Strab., VI, 3, 5; Paus., VI, 19, 9; Itin. Anton., 115, 7; 323, 9; 329, 1). Prima dell’inizio di ricerche archeologiche sistematiche, nel 1977, gli unici documenti che attestavano l’importanza del centro antico erano le due basi marmoree con dediche iscritte a Lucio Vero, reimpiegate nel portale di casa Arcella, nel centro storico (CIL IX, 15-16). Gli scavi iniziati appena fuori della Porta Alfonsina, nella zona ovest della città, hanno permesso di recuperare dati che chiariscono problemi storici importanti soprattutto per l’età del Ferro e per il periodo medievale. Nell’area del centro storico (chiesa di S. Pietro) e sui rilievi lungo l’insenatura orientale sono apparse notevoli tracce dell’insediamento dell’età del Bronzo, con nuclei di capanne sparsi e con materiali delle fasi Recente e Finale, caratterizzate dalle importazioni micenee e dalla comparsa di una ceramica dipinta locale (Protogeometrico iapigio).

L’insediamento si evolve nell’età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) quando le attestazioni sembrano ancora concentrarsi sull’insenatura orientale; in alcuni cantieri si sono riconosciute imponenti stratificazioni insediative caratterizzate dalla presenza precoce di ceramiche di importazione greca. Sulla base delle associazioni stratigrafiche rilevate in queste aree dell’abitato è stato possibile elaborare la tipologia delle produzioni locali di ceramica dipinta (Matt-Painted ) del Geometrico iapigio. Nel terreno di livellamento delle diverse fasi insediative e in alcuni butti si sono rinvenuti vari frammenti di ceramica greca mediogeometrica (prima metà dell’VIII sec. a.C.) che costituiscono un gruppo rilevante dal punto di vista quantitativo rispetto agli altri siti coevi dell’Italia. Tale documentazione attesta precoci rapporti di scambio di quest’area con Corinto, a cui si può attribuire la maggior parte degli oggetti rinvenuti: a O. la frequentazione greca risulta quindi anteriore di vari decenni all’inizio della colonizzazione in Italia. Nella stessa fase, tra il IX e la prima metà dell’VIII sec. a.C., è attestata la presenza di vasi dipinti di tipo “devolliano”, importati dall’area albanese, che attesta intensi rapporti di scambio tra le due sponde del Canale di Otranto, fenomeno significativo per comprendere i processi di formazione delle etnie iapigio-messapiche a livello linguistico e culturale.

Nuovi dati sono ora venuti in luce sull’insediamento arcaico che pure appare concentrato nella zona orientale; in scavi recenti sono apparse le strutture di un fossato databile al VI sec. a.C., in parte scavato nella roccia e in parte rivestito da un muro a blocchi non squadrati molto simile a quello delle fortificazioni di Cavallino e dei Fani (Salve). Un tale apprestamento difensivo che doveva proteggere l’abitato sulla collina prospiciente l’insenatura orientale si collega al sistema viario che dall’approdo otrantino portava verso gli insediamenti interni come Muro Leccese e Vaste. Con O. queste città messapiche costituiscono un sistema di abitati, organizzati intorno a centri dominanti per sfruttare le risorse agricole e le possibilità di scambio che la favorevole posizione sull’Adriatico offriva. Tali attività sono attestate tra l’altro dagli oggetti rinvenuti nelle tombe di età classica che si concentrano nella zona occidentale, tra la cattedrale e le mura aragonesi (cratere attico del Pittore di Pan con scena di palestra, ceramica corinzia e attica figurata, anfore commerciali).

Alla città romana e al suo porto, a cui si collegava, proveniente da Brindisi, il tratto finale della via Appia-Traiana, appartiene il complesso sepolcrale del cantiere n. 1 (via Vittorio Emanuele) che ha restituito sepolture allineate lungo la strada di ingresso alla città con corredi del I sec. a.C. - I sec. d.C. (vetri, oggetti di osso, gioielli, monete, ceramica) e cippi iscritti che menzionano la gens Cornelia, attestata anche a Brindisi. Lungo l’insenatura orientale (cantiere n. 2) si sono messi in luce alcuni ambienti rettangolari che, per la posizione prossima al porto, possono essere interpretati come depositi di merci. La ceramica africana e orientale e le anfore da trasporto attestano la vivacità degli scambi tra V e VI sec. d.C. quando anche l’entroterra mostra una vitalità notevole per la presenza di numerosi impianti agricoli. Il periodo successivo alla guerra greco-gotica non interrompe queste attività che gli scavi attestano durante tutti i secoli dell’Alto Medioevo, quando la città rappresenta la roccaforte occidentale dell’impero bizantino e appare al centro di una rete complessa di scambi tra Occidente, Costantinopoli e mondo islamico.

Bibliografia

F. D’Andria - D. Moreschini, s.v. Otranto, in BTCGI, XIII, 1994, pp. 127-42 (con bibl. prec.).

M.A. Orlando, Otranto. I livelli dell’età del Bronzo finale del cantiere Mitello, in StAnt, 7 (1994), pp. 209-34.

M. Sannazaro, Prime considerazioni sulla presenza di pietra ollare nel Salentoibid., pp. 267-81.

F. D’Andria, Otranto. La scoperta delle fortificazioni, della porta urbica e dei cippi con iscrizioni messapiche, IV - III secolo a.C., ibid., 8, 2 (1995), pp. 189-206.

S. Tuzzo, Otranto e il suo porto dalla caduta dell’impero romano d’Occidente alla dominazione bizantina, in Africa romana, XIV (2000), pp. 905-14.

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