L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Ravenna

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Ravenna

Francesca Romana Stasolla

Ravenna

Città (gr. Ῥαβέννα,  Ῥαουέννα; lat. Ravenna) dell’Emilia Romagna, posta alla foce del Po, sorta in posizione insulare su una porzione di territorio collegata alla terraferma da una lingua di terra corrispondente al successivo tracciato della via Popilia, ma che in seguito al progressivo avanzamento della linea di costa divenne una città sempre più interna, così che nel VI sec. d.C. distava qualche chilometro dal mare.

L’origine di R. non è stata determinata con esattezza, anche se è documentata la presenza di un abitato su palafitte di fine V - inizi IV sec. a.C., sistematicamente interrato in età augustea. Sono stati rinvenuti anche tratti di un circuito murario in laterizi preaugusteo, probabilmente da collegarsi all’apertura della via Popilia, nel 132 a.C., da Rimini al Veneto. La città dovette comunque la sua importanza alla decisione di Augusto di costituirvi una base navale volta verso Oriente: divenne municipio, benché amministrata dal praefectus classis, mentre si sviluppava il vicino sobborgo di Classe, sorto in funzione delle esigenze portuali. In età tardoantica, il ruolo di R. divenne vitale come collegamento tra l’area padana e, tramite il suo porto, direttamente con la capitale dell’Impero d’Oriente, Costantinopoli, oltre che protetta naturalmente verso ovest da una vasta area paludosa. Proprio in ragione di queste caratteristiche, l’imperatore Onorio la designò capitale imperiale nel 402 d.C. La città fu inglobata nel regno goto nel 526 e beneficiò della munificenza di Teodorico, che vi promosse un’intensa attività urbanistica ed edilizia, oltre alla bonifica delle aree impaludate. Dal 540, rientrata, a seguito delle guerre greco-gotiche, nell’ambito costantinopolitano, divenne sede amministrativa della prefettura e poi dell’Esarcato, ruolo che mantenne fino al 751, quando venne conquistata dai Longobardi.

I fenomeni di impaludamento e bradisismo determinano una serie di difficoltà nella conoscenza archeologica di R., così che la maggior parte delle indagini si è concentrata nella vicina Classe, quantunque scavi in punti diversi della città siano giunti anche ai livelli augustei. Meglio nota è la facies tardoantica, anche in considerazione degli edifici religiosi ancora in elevato e delle decorazioni architettoniche conservatesi. La città era attraversata da vari corsi d’acqua, tra i quali spicca la Fossa Augusta, canale artificiale realizzato in epoca augustea con lo scopo di unire R. al Po e dotato di due rami, uno dei quali confluiva nel Padenna, il fiume che attraversava la città. Le vie d’acqua sfociavano nel porto di Augusto, il maggiore e più esterno dei due bacini portuali di cui era dotata R. La costruzione del porto di Augusto accrebbe l’importanza del centro, oggetto di opere di monumentalizzazione e di riassetto urbanistico, con la definizione di uno schema ortogonale in prossimità del porto, schema progressivamente più irregolare a causa dei condizionamenti orografici della città. La sistemazione di Classe si deve alla decisione augustea di stanziare a R. la flotta per il controllo del Mediterraneo orientale, sistemando gli invasi lagunari; tramite la Fossa Augusta infatti il porto era collegato alla laguna di Venezia. A Classe sono state rinvenute le strutture portuali, prima lignee e successivamente in laterizi, insieme ai quartieri abitativi che progressivamente circondarono il porto e a probabili strutture pubbliche, oltre che ad aree cimiteriali sia a incinerazione che a inumazione.

All’inizio del V secolo, in concomitanza con il trasferimento della capitale imperiale da Milano a R., si deve una serie di lavori legati non solo al nuovo ruolo della città, ma anche alle condizioni di progressivo impaludamento del litorale. Il porto interno venne interrato e la Fossa Augusta non scorreva più allo scoperto per tratti progressivamente più lunghi, così che il suo percorso è ricalcato dalla platea maior (via Roma). Il nuovo ruolo di città capitale comportò la costruzione di strutture per la corte imperiale, quali il palazzo di Onorio, sulle strutture del praetorium del praefectus classis, situate nei pressi del porto, e il successivo palazzo di Valentiniano III ad Laureta; a quest’ultimo imperatore (425-455) è stata ricondotta la cinta muraria. La disposizione architettonica delle costruzioni imperiali richiama quella del palazzo costantinopolitano, in un’eco che le designazioni terminologiche accentuano e confermano: si hanno così ad esempio lo scubitum (caserma della guardia di palazzo) e la Chalkè, oltre alla moneta aurea, sede della zecca. Proseguiva nel frattempo la costruzione di edifici di culto, ad affiancare la cattedrale di IV secolo (Basilica Ursiana) con annesso battistero, quali S. Giovanni Evangelista, S. Croce con l’annesso Mausoleo di Galla Placidia, la Basilica Apostolorum.

In concomitanza con la designazione di R. a capitale imperiale cambia anche la connotazione di Classe. La nuova cinta urbica di R. contribuisce a determinare una conformazione autonoma per Classe, che nei mosaici di S. Apollinare Nuovo appare cinta da mura e ancora funzionale come bacino portuale. Tali dati iconografici sono stati confermati dalle indagini archeologiche, che hanno evidenziato la costituzione del quartiere abitativo, artigianale e commerciale presso il porto e la vitalità dei suoi rapporti commerciali ancora per tutto il VI secolo, malgrado il progressivo spostamento verso est della linea di costa e i progressivi impaludamenti.

Alla politica restauratrice di Teodorico si deve l’importante riassetto urbanistico, sia per R. che per il porto di Classe. A R. venne ristrutturato il palazzo imperiale, oggi residuo per pochi lacerti, vennero edificati S. Apollinare Nuovo, nata come cappella palatina, e il Battistero degli Ariani. Proprio la confessione ariana dei nuovi dominatori comportò una duplicazione dei luoghi di culto e la distinzione di una pars Gothorum che a lungo incise nella topografia ravennate e che si realizzò in ambito funerario con la scelta di un cimitero autonomo per i Goti, cimitero attualmente distrutto e al centro del quale sorgeva il Mausoleo di Teodorico, un monumento a pianta circolare coperto da un monolite che si pone, a livello architettonico, come un unicum e che sancisce il termine dell’architettura funeraria di derivazione romana. Tra le opere civili, va segnalato un nuovo canale di collegamento con il Po, in sostituzione della Fossa Augusta, la fossa Gothorum, che doveva passare nei pressi del Mausoleo di Teodorico. Le indagini archeologiche hanno consentito anche di ampliare la conoscenza sull’edilizia privata di pregio, con il rinvenimento di parte di una domus di età teodoriciana e di altre abitazioni, talvolta dotate di ninfei e bagni privati, con ricche decorazioni pavimentali, in uso nel VI secolo.

Alla nuova dominazione bizantina dalla metà del VI secolo va ricondotta un’opera di monumentalizzazione rivolta principalmente all’edilizia religiosa, con il completamento della chiesa di S. Vitale, con cupola di tubi fittili e la costruzione di S. Apollinare in Classe e di S. Michele in Africisco. La ricerca archeologica ha consentito di intravedere un paesaggio urbano caratterizzato da un’edilizia residenziale improntata a una certa monumentalità, ma i migliori risultati per la conoscenza delle strutture residenziali di R. provengono dalla combinazione dei dati materiali con la messe di documentazione d’archivio che, nel caso ravennate, costituisce un unicum per la sua cronologia alta e per la sua qualità, soprattutto in merito alle descrizioni di dettaglio delle cellule abitative e dei loro annessi, consentendoci di estendere le conoscenze derivate, sia in merito alle strutture descritte che alla terminologia utilizzata, anche ad altri ambiti della penisola. Tale documentazione contribuisce inoltre a chiarire le dinamiche dell’approvvigionamento idrico della città, cui già Traiano aveva provveduto con la costruzione di un acquedotto, cui avevano contribuito i lavori teodoriciani e che in epoca altomedievale si avvaleva di numerosi pozzi.

Le vie d’acqua erano utilizzate anche per le comunicazioni interne all’abitato, tramite un sistema di canali che vennero obliterati e trasformati in apparato fognario dai Veneziani nel XV secolo, insieme con una serie di trasformazioni che modificarono la forma urbis ravennate, fino ad allora immutata nelle sue linee generali. Nello stesso periodo a Classe, alle prime costruzioni paleocristiane (S. Probo, la Basilica Petriana) si aggiungono quella di S. Severo, sorta sulle strutture di una villa di età adrianea, e, dopo la metà del VI secolo, S. Apollinare, chiesa cimiteriale sulla sepoltura del protovescovo ravennate. Dopo la metà del VII secolo, il declino del porto di Classe appare ormai definitivo e si conclude con la conquista di R. da parte dei Longobardi nel 751. La configurazione architettonica di R. è attualmente apprezzabile solo in ambito religioso, vista la mancata trasmissione di strutture pubbliche e civili. Per quanto riguarda le aule di culto, va notata la predilezione per le fondazioni di V e VI secolo della pianta basilicale priva di transetto, con l’eccezione della cattedrale ariana e di S. Michele in Africisco, che presentano un impianto pressoché quadrangolare, di ispirazione costantinopolitana. Del resto dopo il 540 la presenza orientale a R. diventa progressivamente più forte e i suoi influssi sono palesi su architetture e apparati decorativi. Il patrimonio artistico più evidente è costituito dai mosaici che ancora ornano gli edifici religiosi ravennati e che vanno ricondotti a tre fasi cronologiche fondamentali, l’età tardoantica, l’età gota e il periodo protobizantino.

Bibliografia

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