L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Leopoli-Cencelle

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Leopoli-Cencelle

Letizia Pani Ermini

Leopoli-cencelle

Località del Lazio settentrionale, situata nel comune di Tarquinia (Viterbo), pochi chilometri a est rispetto alla via Aurelia, nella quale sono ancora visibili gli abbondanti resti architettonici della città medievale. Sono ben conservate in alzato, infatti, le torri e la cinta muraria, mentre, all’interno, l’abitato è, dal 1994, oggetto di campagne di scavo condotte, attualmente dalle università di Roma “La Sapienza” e di Chieti “G. D’Annunzio” e, nelle prime campagne, anche da quelle della Tuscia e Paris X - Nanterre.

Le origini di questa città sono note dalle fonti, poiché il Liber Pontificalis nella vita di papa Leone IV (ed. Duchesne, II, pp. 131-33) riferisce della fondazione, a solo, da parte del pontefice, nell’ottavo anno del suo pontificato, il 15 agosto 854, della civitas di Leopoli, per offrire rifugio e ospitalità agli abitanti di Centumcellae (Civitavecchia), la cui sicurezza era minacciata dalle incursioni saracene. Il sito scelto per la nuova fondazione rispondeva ad alcuni requisiti fondamentali, quali quelli di essere collocato su un’altura, che rendeva la città valde munita, e rifornito abbondantemente di acqua. La nuova città, situata a 12 miglia da Centumcellae, fu dotata di una cinta muraria, forse con due sole porte e priva di torri; all’esterno della porta orientale è stata rinvenuta l’epigrafe che la sormontava, posta al momento della fondazione dal pontefice ad ammonimento verso il nemico perché questi non attentasse alla sicurezza degli abitanti. La città doveva essere organizzata internamente con l’impianto della rete viaria, la costruzione di abitazioni, infrastrutture e degli edifici pubblici. Tra questi vi erano due chiese, quella di S. Pietro, che assunse la dignità episcopale, e quella dedicata a s. Leone Magno. La civitas Centumcellensis (o Castrum Centumcellensis, Castrum Centumcellarum, Centumcelle, Cencelle), come ben presto fu denominata, divenne libero comune restando però di pertinenza del patrimonio della Chiesa. Le fonti documentano le vicende della città fino al 1416, quando le sue terre vengono definite destructe et inhabitate e la sua popolazione doveva essere di circa trecento unità, al pari di Civita Vetula (così veniva denominato l’abitato romano di Centumcellae, dove gli abitanti fecero ritorno abbandonando Cencelle).

Le indagini condotte sul sito nell’ultimo decennio hanno consentito di rimettere in luce parte di una necropoli, costituita da sepolture entro sarcofagi in lastre litiche, disposti in senso est-ovest, e da sepolture terragne che occupavano gli spazi tra un sarcofago e l’altro, e una vasca battesimale. Nell’area occupata da questa parte della necropoli venne impiantato un edificio di culto, non ancora rintracciato dalle indagini, ma al quale deve riferirsi la torre campanaria emersa durante gli scavi. Successivamente l’edificio di culto venne integralmente sostituito da una chiesa a tre navate, dotata di presbiterio rialzato, sulla cripta coperta da volte a crociera, e di vasca battesimale situata nella navatella destra. Le fasi di vita di questo edificio sono state ancora solo parzialmente ricostruite. Nell’area antistante la facciata, tra le numerose strutture spiccano due torri, situate a pochissima distanza l’una dall’altra. Quella situata più a est, alla quale si sono poi addossate una serie di strutture di carattere abitativo e/o artigianale, aveva assunto, almeno nella sua prima fase costruttiva, carattere difensivo, mentre l’altra, per tipologia, tecnica e tipo di materiali impiegati, deve aver avuto una funzione abitativa e una valenza di status sociale. I due edifici erano parte dell’area della città in cui si trovavano le sedi del potere civile e di quello religioso, dal momento che le caratteristiche dell’edificio di culto potrebbero facilmente farlo identificare con la cattedrale.

Gli altri settori indagati all’interno della cinta hanno invece messo in luce i quartieri abitativi, nei quali è stato possibile rintracciare le evidenze relative alle diverse fasi della città: dalle strutture lignee dell’epoca altomedievale, all’edilizia signorile – che utilizzava case-torri costruite in modo simile a quella prospiciente la cattedrale, con alzato in blocchi di tufo rosso litoide –, a quella, certamente più largamente documentata, residenziale e artigianale, che ha lasciato abbondanti resti di costruzioni “a schiera”, con tecnica muraria in blocchi di trachite, all’interno delle quali sono stati individuati gli esiti della lavorazione dei metalli. L’analisi del tessuto murario della cinta conferma quanto emerso dagli scavi, ovverosia il succedersi di interventi edilizi nel IX secolo, nel XIII – con la costruzione delle torri – e infine nel XIV secolo, evidentemente subito prima che gli abitanti di L.-C., forse per una serie di concause, fra le quali potrebbero annoverarsi la peste nera del 1348 e il terremoto del 1349, iniziassero il progressivo abbandono della città.

Bibliografia

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O. Toti, Centocelle. La città leoniana di Centumcellae (Leopoli - Cencelle), s.l. 1997.

L. Ermini Pani - S. Del Lungo (edd.), Leopoli-Cencelle, I. Le preesistenze, Roma 1999.

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