L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Firenze

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Firenze

Giuliano de Marinis

Firenze

Città (lat. Florentia) della Toscana, situata sulle rive dell’Arno, che la divide in due parti.

Le vicende relative a F. altomedievale e medievale sono tra le meglio note di tutta la storia d’Italia e ciò grazie alle numerose fonti letterarie e d’archivio, ma non per questo risultano meno utili le fonti archeologiche. Alla prima presunta cattedrale extramuraria di S. Lorenzo, consacrata dal vescovo Ambrogio nel 393, doveva corrispondere, pure fuori dal perimetro urbano, subito di là d’Arno, la chiesa di S. Felicita, cui faceva capo una fiorente comunità greco-siriaca, come indicato dalla sua necropoli ricca di attestazioni epigrafiche. Tra quest’epoca e il periodo teodoriciano sorsero, poi, due imponenti basiliche, in posizione simmetrica e contrapposta, l’una presso la porta settentrionale della città (ove si sovrapporranno la cattedrale romanica di S. Reparata e poi S. Maria del Fiore), l’altra (di cui sarà sola erede la chiesetta medievale di S. Cecilia, oggi scomparsa), subito all’interno di quella meridionale, tra piazza della Signoria e Porta S. Maria. Tale posizione reciproca non può essere casuale e alcune delle possibili motivazioni – coppia episcopale oppure cattedrale cattolica, S. Reparata, e ariana, S. Cecilia (in quest’ultimo caso si potrebbe spiegare la momentanea scomparsa e rinascita con diminuitio della chiesa) –, appaiono di straordinario interesse per la storia della più antica comunità cristiana di F. Dopo la minaccia di Radagaiso, e specialmente sotto il regno di Teodorico, F. dovette godere di un lungo periodo di pace. Successivamente, se è pura leggenda, cara alla storiografia locale fin dal Medioevo, una presa e distruzione della città da parte del goto Totila, F., durante la guerra goto-bizantina, fu assediata dai Goti in quanto sede di guarnigione imperiale e salvata dall’arrivo di rinforzi bizantini da Ravenna, che si scontrarono poi con il nemico in Mugello, in una battaglia dagli esiti incerti (541/2). Nessun dato archeologico conferma, per questo periodo, l’esistenza, più volte teorizzata, di una nuova cerchia muraria, ridotta come dimensioni rispetto a quella originaria: alcune evidenze archeologiche in piazza della Signoria, al contrario, sembrano avvalorare l’ipotesi di un ritorno, in questo periodo, della città all’utilizzo della vecchia cerchia, riattata con mezzi di fortuna sfruttando inoltre come capisaldi edifici monumentali appositamente fortificati.

Rioccupata, comunque, pacificamente dai Bizantini di Narsete nel 553, F. dovette rimanere per quasi un ventennio sotto il dominio dell’esarca di Ravenna, fino a che, nel 570, i Longobardi occuparono la Toscana. In questo periodo F. non decadde comunque tanto, come da alcuni scrittori si è voluto affermare: anche le testimonianze archeologiche confermano ciò, mostrando piuttosto un lento trapassare tra la Tarda Antichità e l’Alto Medioevo, con il riadattamento e la continuità di utilizzo delle strutture romane che dalla funzione pubblica originaria passano all’uso privato. Le vicende sopra descritte ben si leggono nel complesso palinsesto archeologico di piazza della Signoria (scavi 1972 e 1981-90). Essa, infatti, a differenza della maggior parte delle piazze che si originano spontaneamente come centri naturali di aggregazione, nasce da una ben precisa e programmata operazione, che è insieme politica, militare e urbanistica. Ciò avviene allorché, negli ultimi decenni del XIII secolo, sconfitto definitivamente il partito imperiale svevo, le torri e le case di alcune tra le principali famiglie ghibelline di F., che avevano appunto sede in quest’area, vengono abbattute per ordine dei nuovi governanti; inizia poco dopo la costruzione del Palazzo dei Priori (ora Palazzo Vecchio) e la superficie circostante viene successivamente spianata come perimetro difensivo per il nuovo centro del potere cittadino; lo spazio viene poi allargato, in lotti successivi, per quasi tutto il secolo seguente (le ultime demolizioni sono attestate nel 1386), fino a raggiungere praticamente la superficie attuale. Venne così a formarsi un “giacimento” archeologico che è da considerare di dimensioni eccezionali (8500 m2 ca.), se visto in proporzione al suo trovarsi nel centro storico di un grande insediamento e che era giunto quasi indisturbato fino a noi. Oltre ai dati relativi all’età preromana e romana, nel sottosuolo di piazza della Signoria ben si leggono quasi mille anni di storia altomedievale e medievale. A partire dall’età costantiniana, infatti, i grandi edifici pubblici dell’area, come la terma e la fullonica, cessano la loro funzione come tali, ma vengono progressivamente riutilizzati (salvo alcune porzioni adibite a scarico) come abitazioni private o come impianti artigianali (fornaci laterizie, lavorazione del vetro e di metalli). Molto limitata appare l’attività edilizia rivolta quasi esclusivamente al riadattamento delle strutture precedenti.

Unica, grandiosa eccezione è la nascita, in un momento non determinabile con certezza su basi stratigrafiche, ma che si può porre comunque tra gli ultimi anni del IV secolo e il periodo teodoriciano, sul lato ovest dell’attuale piazza, di un’imponente basilica paleocristiana, a tre navate, con pastophoria ai lati dell’abside (formati dal prolungamento dei lati lunghi della chiesa congiunti con un muro tangente alla curva dell’abside), pavimentata in cocciopesto con solea a mosaico geometrico; è presente un bema e la base della cattedra vescovile. A questo edificio, prematuramente obliterato dopo una rapida sequenza di modificazioni, sono pure da riconnettere i resti di una costruzione forse a pianta centrale con pilastri (battistero?), parzialmente esplorata presso lo slargo di via Vacchereccia (scavi 1981-82). Della basilica resterà, modesta erede senza diretta continuità costruttiva, e anzi con un evidente iato tra il VI e l’VIII-IX secolo almeno, la chiesa medievale di S. Cecilia. Della fortificazione riferibile all’assedio della città durante la guerra goto-bizantina, quando, come descritto per altri siti urbani da Procopio, l’opera “tumultuaria” cercava di ricostituire il tracciato delle precedenti mura urbiche, si pone la testimonianza, fisicamente limitata, ma di notevole evidenza storico-topografica, di un tratto di una robusta ma rozza struttura costituita da grandi blocchi grossolanamente squadrati, giustapposti a secco, che si sovrappongono al muro perimetrale della fullonica sul lato sud della piazza attuale, a sua volta impiantatosi, conservandone l’allineamento, sulla fondazione e i primi filari di laterizio delle mura “coloniali”, rimaste, perlomeno in alcuni tratti (come testimoniato davanti alla Loggia dei Lanzi, scavi 1997), in vista fino a epoca medievale. Dopo un periodo quasi di sopravvivenza della città, tra la metà del VI e tutto l’VIII secolo almeno (come testimoniato, anche per piazza della Signoria, dai dati archeologici), tra il X e l’XI secolo ha inizio in quest’area quel processo di “riurbanizzazione”, che interessa verosimilmente tutta l’antica città e che, nella tradizione favolistica fiorentina, è trasposto verso un periodo più antico, come vera e propria “rifondazione” da parte di Carlo Magno.

In generale, dal X secolo in poi, sembrano sorgere all’inizio grandi case-torri distanziate tra loro, con pochi annessi essenziali, mentre, successivamente, le costruzioni (altre torri, case più modeste e anche veri e propri palatia) si raggruppano e addensano via via in isolati abbastanza regolari, il cui ordinamento sembra procedere dal centro della città, dove evidentemente ricalcava il reticolo romano di età coloniale, ivi meglio conservato. Tra i complessi più rilevanti emersi negli scavi, sono da ricordare il gruppo di strutture identificate con il quartiere degli Uberti, nell’area est, con la turris maior (di estremo interesse il relativo pozzo, ricchissimo di reperti), i resti della chiesa di S. Romolo, impostata sulle strutture del frigidarium, a nord, e quelli pertinenti alle fasi dall’VIII-IX al XIV secolo della chiesa di S. Cecilia a ovest. È pure questo il momento in cui gli elevati delle strutture romane ancora superstiti vengono demoliti per riutilizzarne i materiali edili, oppure inglobati organicamente nelle nuove costruzioni. Anche il piano di calpestio dell’area, cresciuto irregolarmente per diversi secoli con scarichi e macerie, viene livellato con grandi riporti e colmate intenzionali e si stabilizza su una quota di poco inferiore a quella attuale. Tutti gli interventi di scavo condotti di recente nel centro di F., o nelle sue immediate vicinanze, confermano la sequenza stratigrafica individuata nel grande giacimento di piazza della Signoria e la ricostruzione storica per le fasi altomedievale e medievale da lì risultante. In particolare, nell’area interna alle mura di Florentia è testimoniata la costante sovrapposizione di strutture romane e medievali (via Calimala, piazza della Repubblica, piazza del Duomo), mentre sono presenti in tutto il tessuto urbano ampi tratti di strutture riferibili a epoca medievale. Dagli scavi condotti lungo il tracciato dei viali di circonvallazione sono emersi, infine, cospicui resti delle mura trecentesche demolite nel XIX sec. da G. Poggi.

Bibliografia

Le radici cristiane di Firenze, Firenze 1994.

C. Nenci et al., s.v. Firenze, in EAM, VI, 1995, pp. 209-65 (con bibl. prec.).

G. Rocchi (ed.), S. Maria del Fiore. Piazza, battistero, campanile, Firenze 1996 (con bibl. ult.).

D. Cardini et al., Il bel S. Giovanni e S. Maria del Fiore, Firenze 1996.

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