L'Europa tardoantica e medievale. I popoli delle migrazioni nelle regioni occidentali: I Bavari

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I popoli delle migrazioni nelle regioni occidentali: I Bavari

Volker Bierbrauer

I bavari

Popolazione germanica, chiamata dalle fonti anche Baiuvari, che emerge come gruppo tra la seconda metà del V e la prima metà del VI sec. d.C. nella regione corrispondente alla parte prealpina dell’antica provincia romana Raetia II e comprensiva della valle del Danubio.

“L’origine e le conquiste territoriali dei Bavari sono un problema cui la scienza non ha ancora dato una soluzione soddisfacente” (Reindel 1981): ciò è dovuto alla povertà delle fonti scritte, tanto più che per i Bavari non si dispone di una storia tribale (origo gentis). Le testimonianze letterarie coeve si riducono a un riferimento contenuto nella storia dei Goti di Iordanes (Get., 280), che cita, relativamente al 551, i Baibaros, vicini orientali degli Alamanni (non è chiaro se questo dato rifletta una situazione più antica, probabilmente dell’epoca di Cassiodoro, dalla cui storia gotica Iordanes attinse materiale), e a una notizia fornita da Venanzio Fortunato, dove sono menzionati sia i Baiovarii, sia la loro terra, liccam Baiuaria (Mart., IV, 640-50). Tuttavia, da tali fonti non si ricavano precise demarcazioni territoriali né soprattutto dati concernenti la fase più antica della storia dei Bavari, cioè quella della loro genesi etnica, a partire dalla seconda metà del V secolo. Esse accertano soltanto l’esistenza dell’unione tribale dei Baiovarii forse già nel secondo quarto o, al più tardi, intorno alla metà del VI secolo. Le diverse teorie che postulavano l’immigrazione di una singola tribù (in genere dalla Boemia), in parte basate anche su dati filologici, sono state abbandonate negli studi recenti a favore dell’ipotesi di una genesi polietnica compiutasi in un lungo arco di tempo, nella quale, tra la seconda metà del V e la prima metà del VI secolo, un ruolo decisivo sarebbe stato svolto da Alamanni, Longobardi, Eruli e Turingi.

La documentazione archeologica, notevolmente accresciutasi negli ultimi decenni, consente di avere un quadro sempre più preciso della regione compresa tra il Danubio, il Lech e l’Inn; in una serie di necropoli della seconda metà del V e della prima metà del VI secolo, soprattutto in base alle diverse associazioni di accessori del costume (in particolare le fibule) di diversa provenienza, sono testimoniati gruppi di popolazioni originarie sia dell’Ovest sia dell’Est dell’area merovingia, come nelle grandi necropoli di Altenerding, presso Monaco, e di Straubing sul Danubio, utilizzate continuativamente a partire dal V secolo. Il quadro ricostruito dall’archeologia, nonché dalla ricerca interdisciplinare, indica una genesi tribale polietnica protrattasi per circa cento anni. L’ampio spopolamento della Raetia II a partire dalla metà del V secolo espose la regione alle conquiste territoriali da parte di popoli germanici, come gli Alamanni, che si insediarono a ovest del Lech, e i Germani di altre origini, che occuparono le regioni a est del Lech fino all’Inn e verso sud, fino alla catena delle Alpi, gruppi che ebbero un ruolo nella costituzione dell’etnia bavara. Dopo la metà del V secolo sulla frontiera del Danubio erano verosimilmente rimasti i Germani di stanza come soldati; in particolare, i Germani dell’Elba di origine boema costituirono una delle componenti nella genesi etnica dei Bavari, sebbene limitatamente alla valle del Danubio. Un ruolo importante va riconosciuto alla politica imperialistica  del re ostrogoto Teodorico (493-526), che assunse il controllo diretto sulla Raetia II contro i Franchi: ciò è testimoniato dall’elevata percentuale in questa regione di tombe con corredi che comprendono coppie di fibule ad arco ostrogote.

Con l’arrivo dei Franchi in Italia nel corso della guerra greco-gotica (535-553) e nell’epoca immediatamente successiva (560/1), anche la regione abitata dalle tribù bavare passò sotto il controllo franco, ma ciò non ebbe conseguenze nel processo di formazione etnica dei Bavari. Soltanto con la cessazione dei contrasti franco-longobardi (591) i Bavari stabilirono un rapporto di dipendenza dai Franchi, anche se i duchi bavari poterono condurre una politica relativamente autonoma. Solo con la destituzione da parte di Carlo Magno di Tassilone III, che mirava a raggiungere la completa indipendenza dai Franchi, ebbe fine nel 788 il ducato agilolfingo di Baviera. Dalle fonti scritte si ricavano informazioni molto imprecise sulla regione occupata dai Bavari, della quale non è possibile definire i confini. La sua estensione approssimativa è desumibile più che altro in base alla presenza di determinati gruppi etnici nelle aree limitrofe: a ovest, nell’area del Lech, la regione meglio documentata, sono attestati gli Alamanni, a sud (Tirolo meridionale, area di Merano e Bolzano) i Longobardi, a est, con maggiori incertezze, Slavi e Avari nel VII secolo (valle della Drava, attraverso le valli dell’Enns e del Traun fino al Danubio) e a nord il cosiddetto “distretto settentrionale” della Baviera, localizzato a partire dal 600 circa a nord del Danubio (zona di Eichstatt in Altmuhl e valle del Wornitz).

In tale questione neanche l’archeologia è di grande ausilio: la marcata uniformità della cultura detta “delle tombe in fila” merovingio-occidentale (Alamanni, Franchi, Bavari) non consente di individuare un confine o una regione di frontiera. Le carte di diffusione di determinati elementi del costume e di monili con differenti centri di irradiazione a est e a ovest del Lech non forniscono indizi sicuri, poiché esse potrebbero indicare le aree in cui i prodotti di determinati laboratori erano smerciati e/o richiesti per esigenze legate al gusto o alle mode, come, ad esempio, i completi per cinture maschili con decorazione applicata di ferro, risalenti al 600 circa, o i grandi orecchini femminili con cestello a forma di imbuto, del VII secolo. Maggiori possibilità di successo incontra il tentativo di demarcazione territoriale tra Bavari e Longobardi (ad es., in base ad accessori femminili, quali diversi tipi di fibule, amuleti, ciondoli, ecc.); è inoltre chiaramente distinguibile la facies culturale degli Avari, in quanto gli insediamenti bavari e avari sono situati a una notevole distanza tra loro, essendovi  tra le rispettive frontiere occidentale e orientale un’area di circa 120 km, nella quale la penetrazione slava è attestata solo dall’VIII secolo. Si deve tuttavia constatare che, oltre all’esistenza di aree in cui erano smerciati o particolarmente richiesti determinati manufatti (accessori del costume o monili), non vi sono altri elementi specifici che consentano distinzioni etniche nell’ambito della vasta cultura merovingio-occidentale.

Le fonti scritte non forniscono indicazioni sulle eventuali tappe dell’insediamento dei Bavari o sulla nuova bonifica dei territori nel VI-VII secolo, dopo che il paesaggio agricolo romano, in decadenza già nel IV, era nel V secolo ormai in uno stato di desolazione. Due questioni meritano particolare risalto: l’ipotesi dello sfruttamento territoriale a tappe di una regione già anticamente colonizzata e un’eventuale connessione tra l’occupazione del territorio e la sua bonifica; una risposta può venire dall’archeologia. In assenza di studi preliminari sulla storia dell’insediamento, non vi sono ancora dati a sostegno di una colonizzazione a tappe nel VI-VII secolo. Al momento è accertato soltanto che, oltre a una intensificazione dello sfruttamento del cuore dei territori occupati dai Bavari a partire dalla fine del VI secolo, la penetrazione dei Bavari a est dell’Inn ebbe inizio soltanto nella seconda metà del VI secolo, nel Tirolo settentrionale non prima del 600 circa e a sud del Brennero, nel Tirolo meridionale, poco più tardi. Gli insediamenti, nella maggioranza dei casi della grandezza di villaggi, situati in prossimità delle grandi necropoli, solo eccezionalmente sono stati esplorati: è il caso, ad esempio, di Kirchheim, vicino a Monaco, che ha rivelato capanne seminterrate destinate ad attività artigianali e grandi costruzioni abitative di superficie caratterizzate da dimensioni e tecniche costruttive diverse, la cui struttura presenta in genere tre (più di rado cinque) file di pali con una duplice fila di muri.

Le testimonianze archeologiche sul paganesimo sono relativamente scarse, fatta eccezione per gli amuleti; al contrario, già a partire dal 600 circa un’evidente cristianizzazione è documentata in modo uniforme soprattutto dalle prime chiese lignee, ad esempio ad Aschheim, presso Monaco; nella costruzione delle chiese, intorno alla fine del VII secolo la pietra si sostituì al legno. Da fonti storiche e ora anche da quelle archeologiche, la fondazione di monasteri è accertata dall’inizio dell’VIII secolo, come nel caso di quelli dell’Herreninsel nel Chiemsee e di Sandau presso Landsberg sul Lech, i cui interni presentano pregevoli decorazioni scultoree in pietra. Nel complesso, i dati archeologici indicano chiaramente che già nel VII secolo la Baviera era profondamente cristianizzata, evidentemente per effetto della missione franco-irlandese del primo terzo del VII secolo, il cui impatto fu verosimilmente maggiore di quanto non sia stato finora ammesso dagli storici; i cosiddetti “vescovi missionari”, attivi intorno al 700 (Emmeron, Corbinion e Rupert), trovarono dunque il terreno preparato. Le piccole comunità cristiane sopravvissute dalla Tarda Antichità (Passau, Regensburg, Salisburgo, Augsburg) non ebbero alcun ruolo nel processo di cristianizzazione. Gruppi superstiti di popolazione romana (assai difficilmente individuabili su base archeologica) sono testimoniati soltanto nelle regioni marginali alpine (Tirolo settentrionale e meridionale, area di Salisburgo), anche grazie agli studi toponomastici. La struttura sociale e la sua evoluzione (“processo di nobilitazione”) sono analoghe a quelle degli Alamanni.

Bibliografia

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