L'Europa tardoantica e medievale. I Longobardi: Pavia

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I Longobardi: Pavia

Maria Isabella Marchetti

Pavia

Città (lat. Ticinum; nei documenti medievali Papia) della Lombardia sul fiume Ticino.

Le sue origini risalgono all’89 a.C., quando venne fondata come colonia; nel 49 a.C. divenne municipium. Della città romana rimane il ricordo nel tessuto viario ad assi ortogonali, che aveva il cardo maximus in corrispondenza di Strada Nuova e il decumanus maximus in corrispondenza di corso Cavour - corso Mazzini, nella rete fognaria e in numerosi reperti scultorei e architettonici riutilizzati nel Medioevo. Tra il tardo III e il IV secolo viene fatta risalire la costruzione della più interna delle tre cinte murarie. Pertanto, quando a partire dal IV secolo l’affermarsi del cristianesimo comportò l’edificazione di numerosi edifici di culto su aree cimiteriali, queste erano extraurbane. A epoca precoce risalirebbe la costruzione della chiesa dedicata ai ss. Gervasio e Protasio, fondata dal vescovo Siro nel terzo quarto del IV secolo, nell’area cimiteriale nord-occidentale, della quale restano strutture con pianta a croce attribuite al V-VI secolo e alcune iscrizioni databili fra il IV e il VI secolo. Sempre nel settore nord-occidentale doveva sorgere la chiesa dedicata ai ss. Nazario e Celso, fondata per volere del terzo vescovo della città Evenzio (381-397).

Con gli Ostrogoti P. divenne seconda capitale dopo Ravenna, ma scarsissime sono le testimonianze archeologiche circa gli interventi operati da Teodorico. Secondo quanto riferito dall’Anonimo Valesiano (12, 71), tali interventi, che dovettero essere rilevanti, interessarono le terme, le mura e l’anfiteatro oltre a prevedere la costruzione, nella zona orientale della città presso la Porta Palacense, del palatium. Nel palazzo, secondo quanto dice Agnello di Ravenna (Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis, 94) nell’838 circa, doveva sorgere una laubia con un mosaico che raffigurava Teodorico a cavallo. Per quanto riguarda l’anfiteatro gli interventi fatti eseguire da Atalarico tra il 528 e il 529 sono ricordati da un’epigrafe (Pavia, Musei Civici). A ovest della zona dove si trovava il palatium e quindi dell’attuale municipio, doveva sorgere anche la cattedrale ariana di S. Eusebio. Questa cattedrale passò al cattolicesimo nel 658; dell’edificio che la ospitava, distrutto nel 1930, rimangono l’abside poligonale all’esterno, la cui muratura trova confronti nell’ambito della fine del VI - inizi del VII secolo, e la cripta dell’XI secolo, situata presso piazza Leonardo da Vinci.

Le indagini archeologiche forniscono indicazioni circa l’occupazione da parte di nuovi edifici, in diversi punti della città, delle sedi stradali e in particolare del decumano, almeno nel tratto di corso Cavour, fenomeno questo che viene letto come effetto della mutata gerarchia delle vie, in seguito al progressivo spostarsi del centro cittadino dal foro, forse situato nell’area di piazza della Vittoria, alla piazza del Duomo e attorno al decumano minore. A lungo dibattuta da parte degli studiosi è stata l’ubicazione della cattedrale paleocristiana. Secondo la precedente localizzazione essa era extraurbana, identificabile con la chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio; da qui, nel VII secolo, sarebbe stata trasferita dentro le mura, nella chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, fondata da Crispino II (521-541). Di recente si è invece fatta strada l’ipotesi che la vorrebbe posta dentro le mura sull’area dove sorge l’attuale cattedrale e dove, dal 912-924, è attestata la chiesa di S. Stefano, conservata oggi nelle forme di epoca romanica, ma che ha restituito resti di un impianto di VII secolo, e dove, a partire dall’VIII secolo, venivano sepolti i vescovi; alle strutture in epoca liutprandea vennero aggiunte quelle della chiesa di S. Maria, voluta dal nobile Anso. Questa aggiunta avrebbe restituito all’edificio episcopale lo schema di cattedrale doppia, forse già presente nella fondazione paleocristiana.

Conquistata dai Longobardi nel 572, P. ne divenne la capitale politica definitivamente alla fine del primo quarto del VII secolo, cosa che dette l’avvio a un periodo di intensa attività edilizia. La presenza dell’insediamento longobardo è stata individuata nell’area orientale della città, nei pressi del palatium e della cattedrale ariana di S. Eusebio,  mentre elementi di continuità con la tradizione antica sono riscontrabili nel mantenimento dei sistemi viario e fognario. La costruzione di alcuni edifici di culto avvenne già sotto il regno di Rotari (636-652), ma il grande impulso costruttivo di chiese e di monasteri si ebbe soprattutto dopo la conversione ufficiale dei Longobardi al cattolicesimo, avvenuta durante il regno di Pertarito (661, 671-688). Importante fu il ruolo svolto dal mecenatismo regio nella fondazione dei nuovi edifici, spesso destinati all’utilizzazione da parte degli stessi sovrani, come riferito dalle fonti documentarie (in particolare Paolo Diacono nella Historia Langobardorum).

Un oratorio dedicato al Salvatore venne costruito da Ariperto (653- 661) fuori di Porta Marenga: in esso vennero sepolti, oltre al fondatore, Pertarito, Cuniperto (m. 700) e Ariperto II (m. 712). Gundeberga nel 652 circa fondò la chiesa intramuranea di S. Giovanni Battista (o S. Giovanni Domnarum), che ebbe funzione funeraria prima e battisteriale poi; sono stati rintracciati tratti di una muratura circolare davanti alla facciata attuale e altre murature nella cripta, aggiunta intorno al Mille, ma tali rinvenimenti non sono ritenuti prove archeologiche sufficienti per avvalorare la testimonianza di una fonte tarda che mostra una rotonda associata a un impianto basilicale a tre navate. Grimoaldo (662-671) fece erigere la chiesa di S. Ambrogio, dove venne sepolto, mentre il suo successore Pertarito costruì o ristrutturò la chiesa di S. Romano, situata presso il palatium. A Rodelinda, moglie di Pertarito, si deve invece la fondazione, nel 677 circa, della chiesa di S. Maria alle Pertiche, eretta sulla stessa area cimiteriale, situata a nord della città, dove sorse anche il mausoleo di S. Adriano, voluto da Ansaprando (m. 712) che vi venne sepolto come suo figlio, Liutprando (712-744); la chiesa di S. Maria alle Pertiche doveva essere a pianta centrale, formata da un nucleo esagonale, circondato da un corridoio decagonale, il tutto sormontato da un tamburo e da una cupola.

La dislocazione delle nuove fondazioni si concentrò soprattutto a ridosso della cinta muraria, come se queste zone non fossero edificate o fossero di pertinenza dell’autorità regica. La città altomedievale sembra, però, avere mantenuto l’estensione di quella romana con alcuni fenomeni da una parte di ruralizzazione, come sembra confermato dallo scavo del Broletto, e dall’altra di incremento edilizio in relazione alla fondazione di monasteri intramuranei, soprattutto nell’area sud-occidentale, dove si trovavano il Monastero Vecchio, il monastero di S. Aureliano (o del Senatore), quelli di S. Agata al Monte e di S. Maria della Pusterla (o di Teodote). Alla sovranità longobarda viene, infatti, attribuita anche la fondazione di numerose strutture monastiche sia dentro sia fuori le mura. Il monastero di S. Agata al Monte, del quale è accertata l’importanza durante tutto il Medioevo, venne fondato da Pertarito, durante la seconda fase del suo regno, presso la cinta muraria della città, ma di esso e della sua chiesa non restano tracce dopo le definitive demolizioni avvenute nel XIX e nel XX secolo. Ragimperto (700) e la figlia Epifania fondarono il monastero di S. Maria delle Cacce, la cui chiesa è a pianta basilicale triabsidata con cripta. A Liutprando si deve la fondazione del monastero di S. Pietro in Ciel d’Oro, situato fuori delle mura, nel settore settentrionale della città.

Della fase altomedievale del monastero di S. Maria della Pusterla, situato a ridosso del settore occidentale di P., è stata rimessa in luce una chiesa a navata unica, datata all’VIII secolo, situata a nord di una torre, i cui resti sono inglobati nel chiostro del seminario vescovile; questi resti erano stati in precedenza ritenuti relativi all’oratorio di S. Michele, documentato dall’839 all’interno del monastero in associazione con una torre, ma la recente rilettura dei dati archeologici sposta quest’ultimo oratorio più a ovest e ne identifica la torre in una struttura fortificata delle mura. Un monastero femminile, dedicato al Salvatore, agli Apostoli e a S. Maria Regina, venne fondato da Desiderio (757-774), Adelchi e Ansa; a esso era annessa la chiesa di S. Felice, anch’essa una mononave triabsidata, dotata di cripta, che nelle strutture visibili presenta una muratura datata a epoca carolingia. Nei pressi dell’oratorio del Salvatore, verso la fine del X secolo venne fondato un monastero per volere di Adelaide, moglie di Ottone II, e dell’abate di Cluny, Maiolo.

Nel 774 P. venne conquistata da Carlo Magno e, in virtù della sua strategica posizione geografica, che ne faceva un importante centro per le comunicazioni terrestri e fluviali, anche durante il dominio carolingio mantenne il suo ruolo di capitale politico-amministrativa. Nel 924 la città venne in gran parte distrutta dagli Ungari con un incendio che danneggiò 44 chiese e il palatium. Quest’ultimo venne restaurato da re Ugo di Provenza (924-947) prima e da Caterio II (948-950) poi. Tra il IX e l’XI secolo viene ipotizzata una forte espansione delle aree edificate; venne costruita nell’XI secolo la torre civica, andata distrutta nel 1989, ed è documentata ancora la costruzione di edifici di culto: fuori delle mura, S. Pietro in Verzolo e S. Martino Siccomario; all’interno della città S. Martino, S. Maiolo e la chiesa di S. Maria Gualtieri, che aveva una prima fase a navata unica triabsidata del tardo X secolo. Nella chiesa di S. Michele venivano incoronati i sovrani del regnum Italiae, ma di essa si conserva solo l’edificio attuale, dove venne incoronato forse solo Federico Barbarossa (1155).

La costruzione delle chiese continuò nell’arco del XII secolo: al 1132 risale la consacrazione di quella di S. Pietro in Ciel d’Oro, ma vanno annoverate anche S. Maria di Betlemme, S. Zeno, S. Mustiola, S. Teodoro e Ss. Primo e Feliciano. Tra il 1130 e il 1140 viene posta la costruzione di una nuova cinta muraria. La terza cinta, estesa soprattutto sul versante settentrionale, venne costruita prima del 1198, quando vennero erette la sede civica e alcune fortificazioni. Nel Broletto, presso la cattedrale dove fino al XVI secolo si è conservato l’episcopio, va invece identificato, nel lato meridionale, il nucleo del palazzo comunale eretto nel 1197/8, al quale furono successivamente aggiunte l’ala settentrionale e quella orientale, mentre l’originaria sede è stata ipotizzata più a nord, nell’area di piazza Petrarca. Nel XIII secolo P. conobbe un nuovo momento di espansione edilizia a opera degli ordini conventuali che si stanziarono nelle diverse zone della città: tra gli altri, dal 1234 i francescani, dal 1256 le francescane, dal 1289 i carmelitani. Si deve alla signoria dei Visconti la costruzione di una piazza davanti al Broletto, nell’area del foro, del castello (1360-1370) e della certosa (dal 1399).

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