L'editoria religiosa del secondo Novecento: progetti, libri, sogni, mode

Cristiani d'Italia (2011)

L'editoria religiosa del secondo Novecento: progetti, libri, sogni, mode

Alberto Melloni

Lo strumentario della nuova cristianità perduta

Le case editrici che provengono da una congregazione religiosa, da un’istituzione legata all’esperienza cristiana o da iniziative d’impresa che a quel mondo si vogliono riferire, occupano un lungo tratto dell’orizzonte culturale dell’Italia che esce dalla devastazione del fascismo e della guerra. Sono eredi spesso disillusi del miraggio di un nazional-cattolicesimo fascista, alimentato dalla breve euforia concordataria1, figlie del ripensamento di papa Ratti2 e portatrici – prima e dopo la catastrofe che divide l’Italia e restituisce per qualche tempo la Roma abbandonata dai Savoia al papa – di quella cultura del ‘progetto’3 che aveva vissuto l’utopia di una ricristianizzazione della cultura e nella cultura, per recuperare il terreno perduto davanti alla modernità4. Le loro idee si sono formate in piccoli circoli destinati a rimanere anonimi, attraverso colleganze intellettuali e professionali, fraternità che – non era stato questo il primo tentativo di padre Agostino Gemelli? – mescolavano consacrazione e ricerca intellettuale, su fino ai grandi contenitori associativi dell’Azione cattolica, che nel loro infinito rifrangersi in circoli, centri diocesani, convegni, cicli di conferenze, ritiri e scuole estive, riversano nelle classi colte del paese impulsi e stilemi nei quali obiettivi e linguaggi non sempre s’incontrano e caricando alcune parole chiave (cristianità, ricostruzione, moralità, consacrazione) di significati nuovi5. Se questo magma di produttori di libri e lettori fosse stato francese, avrebbe costituito una classe di ‘intellettuali’: ma la distruzione delle élites praticata dal fascismo apre solo una nube di dotti e di lettori dai passati troppo diversi. Ci sono figure come Lelio Basso, i cui studi teologici in Svizzera non sembrano aver effetto pratico; ci sono studiosi bisognosi ora di una rigenerata verginità che la politica culturale del Partito comunista italiano sa gestire con grande attenzione; e ci sono quelli che da quel travaglio escono con materiali dolentissimi (Il fondamento di ogni ricostruzione di Giuseppe Lazzati sarà vergato sulla carta da pacchi del Lager6), in attesa che il rinascere di un mercato del libro liberi il paese dal peso dell’autocensura o dalle autarchiche pigrizie del Ventennio e ripari i danni causati dalla guerra. Danni quantitativi e qualitativi che lasciano una vistosa cicatrice nei cataloghi storici dell’editoria generale, di quella che si definirà (per origine e per mercato di libreria) ‘cattolica’ e del più piccolo ambito protestante, che almeno nei comandi dei liberatori trova attenzione.

Opere che prima della guerra faceva un piccolo editore come Angelo Fortunato Formiggini7 – nella collana Apologie aveva stampato Il Cattolicismo a firma di Ernesto Buonaiuti, Il Taoismo di Giuseppe Tucci, L’Ebraismo di Dante Lattes e non ultimo L’Ateismo di Giuseppe Rensi – sarebbero rimaste quasi senza emuli nell’Italia liberata8, e solo con l’impegno dell’Unione tipografico-editrice torinese (Utet) per le fonti e le traduzioni di Mircea Eliade del tardo Novecento o con le grandi opere della Casa editrice Einaudi sulle religioni d’inizio secolo XXI avrebbero trovato un riscatto. O per altro verso l’attenzione di Guanda o Morcelliana per Soloviev dovrà attendere che La casa di Matriona riscopra il cristianesimo russo nel quadro dell’apologetica sulla ‘chiesa del silenzio’, quarant’anni dopo quegli audaci esperimenti.

Una polverizzazione tradizionale

Comunque la fine della guerra è un’occasione esaltante di ripartenza anche per chi faceva o vuol far libri: in questo la scia religiosa della galassia Gutenberg non costituisce un’eccezione rispetto agli omologhi editori di cultura o di lettura che vedono crescere il mercato librario del 131,8% nel primo lustro repubblicano9. Dopo la liberazione i lettori ai quali si rivolgono i loro libri – il consumo di prodotti devozionali, gli strumenti di apologetica e catechetica, le opere di formazione culturale, la letteratura religiosa e qualche incursione nei territori della teologia e della storia – sono ancora tutti lì. Chi li rifornisce di letture sta invece cambiando.

Non sul piano della polverizzazione della produzione: se si facesse una lista delle grandi case di fine Ottocento (Marietti a Casale Monferrato, Speirani e quella che diventerà la Sei o Ldc a Torino, Giacomo Agnelli e Boniardi Pogliani a Milano, Queriniana a Brescia, Gregoriana a Padova, Fiaccadori a Parma, Desclée a Roma, Emiliani a Venezia, Vincenzi a Modena, gli Scolopi della Calasanziana, San Bernardino a Siena, la voce protestante della Claudiana a Firenze10, e via dicendo) è proprio la frammentazione che colpisce. E nell’Italia che sta diventando repubblicana, permanenze, ricambi, cessazioni non cambiano questa realtà, che si articola in modo appena più condensato per piccole capitali librarie collocate lungo una T che malvolentieri si prolunga al sud.

Il polo piemontese

Fra i più antichi insediamenti c’è quello piemontese, dove nascono le Edizioni di comunità di Adriano Olivetti e dove si colloca ancora la gloriosa Marietti, casa editrice ‘pontificia’, fondata da Giacinto Marietti nel 1820 e nel 1946 ancora in piena attività, quando la direzione passa ai figli di Edoardo, nipote del fondatore. È un bacino nel quale le imprese salesiane si fanno sentire. La Libreria della dottrina cristiana, e più semplicemente Ldc, insediata alla periferia operaia di Torino pubblica molto, specie nel settore liturgico-musicale dove gestisce di fatto la normalizzazione del repertorio. L’ex Buona stampa diventata Sei11 riesce a guadagnare spazi importanti in un mercato specifico come quello scolastico: e dalla metà degli anni Cinquanta dilaga con le ‘filmine’ (100 nel 1954, per dare una misura) nei quali la casa torinese sente la concorrenza della bresciana La Scuola che produce dei 16 mm e una collana, «Quaderni di cinematografia» collegata all’istituto Lumen.

Il sistema bresciano

Se il Piemonte spicca per decananza, Brescia si stacca per la ricchezza della sua editoria di cultura che, per quanto preceduta dalla Queriniana (nata nel 1886 e dotata al 1955, sotto la direzione del piamartiano Ettore Pelati, d’un catalogo di 160 titoli12), aveva preso forma fra il pontificato di Pio X e quello di Pio XI.

La Scuola, nata nel 1904 per iniziativa di Luigi Bazoli, Giorgio Montini, Nicolò Rezzara e monsignor Angelo Zammarchi, ne è capostipite: e, riparati i danni del bombardamento del marzo 1945, continua a produrre per gli insegnanti e gli scolari – terreno indicato a più riprese da Pio XII come quello decisivo nello scontro ideologico e nell’utopia di una ricristianizzazione della gioventù13. In questa linea si colloca la stampa di San Tommaso. L’angelo della scuola (1949) che, dieci anni dopo il successo francese, offre ai bambini il lavoro di Raïssa Maritain; ma non hanno meno importanza opere d’altro obiettivo, come Il sigillo del sangue. Diario di don Emiliano Rinaldini o il Teresio Olivelli di Alberto Caracciolo, dove affiora il tema della legittimazione resistenziale del cattolicesimo nella ricostruzione dell’Italia, di cui resterà eco ancora nel 1951 in Da una casa di fango (Job) di David Maria Turoldo.

Morcelliana, nata nel 1925 con il sostegno finanziario proprio de La Scuola, era la voce di giovani redattori della rivista «La fionda», diventati uomini durante la guerra: padre Giulio Bevilacqua, il figlio dell’onorevole Giorgio Montini, don Giovanni Battista, ormai diventato importante, Alessandro Capretti, Mario Bendiscioli e soprattutto Fausto Minelli, la cui famiglia rimarrà attraverso il figlio Stefano il riferimento di continuità della casa fino al XXI secolo14. Morcelliana aveva tradotto L’anima cattolica dell’Europa di Hilaire Belloc nel 1927, nel 1932 L’ortodossia di Chesterton, nel 1928 le riflessioni di Michel D’Herbigny su Soloviev, e soprattutto Jacques Maritain, i cui Trois réformateurs: Luther, Déscartes, Rousseau15 erano usciti nel 1928 secondo la «versione e prefazione del sacerdote G.B. Montini», continuamente citata dagli integristi di diversi decenni come capo d’accusa contro il futuro Paolo VI16. Nel catalogo spiccavano la collana «Fides», diretta dal 1930 da padre Bevilacqua e Igino Giordani con una apologetica di tipo antiprotestante17, ma anche successi destinati a non sfiorire come Lo spirito della liturgia di Romano Guardini, che si sarebbe imposto come un long seller anche nei decenni del dopoguerra. Il bisogno di respirare aria nuova traspare anche nella «Collezione di filosofia» dal 1947 al 1957, dove Morcelliana traduce Étienne Gilson, René La Senne, mentre in «Problemi e opinioni» fa uscire Il comunismo e i cristiani con saggi di vari autori, fra i quali Daniel-Rops. Anche nel catalogo della collana erudita «Per Verbum ad Verbum» c’erano opere destinate a durare come Giovedì Santo di François Mauriac, i Saggi di letteratura francese di Carlo Bo, del 1940, o i dodici volumi del Diario di Søren Kierkegaard, curati da Cornelio Fabro dal 1949: prove di come l’immissione di cultura francese che connoterà il primo decennio del dopoguerra fosse sostenuta da un magazzino di tutto rispetto18.

Roma fra prudenza e utopia

Proprio quest’ultima collana della Morcelliana era stata aperta nel 1931 e diretta dal ‘prete romano’ don Giuseppe De Luca19, che invece inaugura a Roma nel 1942 la sua casa editrice: le Edizioni di storia e letteratura. Casa di erudizione e di strategie culturali, Storia e letteratura è un cenacolo nel quale questo intellettuale dotto e onnivoro, così aspro nelle sue espressioni contro i modernisti da far pensare all’ipercorrettismo di chi non vuol essere sospettato, esprime anche il suo stesso essere prete, in una metamorfosi della figura del clero colto che da De Rossi a Ratti, da Mercati a Roncalli, aveva avuto esempi illustrissimi20.

De Luca non semina nel deserto: Roma aveva non solo un fitto tessuto di stamperia religiosa e una produzione di alta cultura nella Tipografia poliglotta, nella Libreria editrice, nella Biblioteca apostolica e nell’Archivio segreto vaticano (ciascuna di esse spesso indicata come ‘la’ Vaticana). A Roma hanno sede grandi imprese poliglotte dei religiosi, come le Paoline su cui torneremo poi. E a Roma, trascinata dalla esperienza bresciana, era nata nel giugno 1928 la Studium: voluta da Igino Righetti, col sostegno dell’ormai monsignor Montini, per affiancare una più antica e omonima rivista, Studium si rivolge agli universitari e laureati cattolici, con qualche prudenza. Nell’Italia degli scrittori convertiti (Giovanni Papini, Domenico Giuliotti, Francesco Casnati21) porta la cultura francese, esperanto intellettuale di quasi tutta la classe dirigente cattolica del dopoguerra22. All’indomani della guerra è in cerca di un equilibrio non più politico, ma dottrinale: traduce Cattolicismo di Henri De Lubac e la Storia dell’educazione nell’antichità di Henri-Irenée Marrou, ma si impegna anche in una serie di dizionari diretti dai teologi di scuola romana come Pietro Parente, Antonio Piolanti, Salvatore Garofalo, Pietro Palazzini23, che sembrano quasi contromisure nella stagione delle condanne pacelliane. Invece, nella dimessa «Universale studium», inaugurata da Il folklore di Paolo Toschi (futuro autore Einaudi) e progredita al ritmo di sette volumi l’anno nell’arco 1950-195724 e nella serie «Cultura» escono le cose più interessanti come Le confessioni di s. Agostino di Michele Pellegrino.

Una voce romana sostanzialmente diversa è quella di Ave, sigla di Anonima Veritas Editrice, legata alla Gioventù italiana di azione cattolica (Giac) di Luigi Gedda25: produce opere di devozione e letteratura edificante («I romanzi del Vittorioso», fra il 1930 e il 1946) e strumenti di cultura popolare come i «Quaderni di “Filodrammatica”» che fornisce copioni per i teatranti di parrocchia26.

Rispetto a queste esperienze l’iniziativa di De Luca è di segno diverso: l’utopia di una ‘riconquista’ cristiana accomunava il linguaggio di chi la pensava come nostalgia di restaurazione, occupazione militare della modernità, fagocitazione di pezzi di società nell’ecclesiosfera, frutto di un’infiltrazione, occasione di riforma; e l’idea che l’intellighentsia avesse una funzione eminente era condivisa di fatto da tutti. Ma non a partire dallo stesso giudizio sul presente e sul futuro, che De Luca sintetizza a Minelli in un folgorante rimprovero:

«Tu non vuoi vedere tutta la tragica bellezza del tuo lavoro: puoi far più cristiani tu che non il papa, il quale non ne fa mai uno nuovo, e solo sgomenta i vecchi»27.

Per De Luca quella tragica bellezza giustifica un rapporto con le autorità ecclesiastiche che gli guadagnerà, grazie a monsignor Domenico Tardini, una sede nell’ex liceo Chateaubriand a Palazzo Lancellotti28, e i fondi necessari a portare nel proprio catalogo le migliori firme della filologia, della storiografia e della critica letteraria di tutto il mondo – da Gaetano De Sanctis a Arnaldo Momigliano, da Carlo Dionisotti a Christine Mohrmann, dal cardinale Angelo Mercati a Mario Praz, da Jean Leclercq a Bruno Nardi – in barba ai moralismi degli ‘scrittori cattolici’ e delle librerie ‘cattoliche’29. Il progetto soffre di un gigantismo di cui danno conto le collane che Storia e letteratura figlia a getto continuo30: ma al centro c’è l’«Archivio italiano per la storia della pietà», che inizia nel 1951 e dunque esibisce, oltre all’antagonismo verso la filosofia crociana, un antimodernismo di maniera quanto mai astuto nei pressi della enciclica Humani generis, apparsa il 22 agosto 1950 con una raffica di condanne31. La serie si presenta finemente cesellata nel formato, nelle grazie, nei saggi e nel titolo: ‘per la storia’ non già ‘della storia’; ‘archivio’ e non ‘collana’ o ‘rivista’; e poi nulla di cattolico, ma come tale la ‘pietà’ come «presenza amata di Dio», che non è «la teoria sola o il solo sentimento dell’una e dell’altra religione in genere, non la sola religiosità vaga», ma «quello stato, e quello solo, della vita dell’uomo, quando egli ha presente in sé, per consuetudine d’amore, Iddio»; tale pietà nella sua «descrizione, non definizione – riguarda naturalmente il pieno e il perfetto della pietà, non le approssimazioni» e include «l’empietà che è presenza odiata di Dio»32. L’ambizioso disegno non solo non riesce a provocare quel mutamento che si sarebbe ripromesso nell’erudizione italiana, ma inciampa nelle crescenti difficoltà di gestione che De Luca affronta fino agli ultimi giorni di vita, illudendosi che il «carum caput» Giovanni XXIII, venuto nel 1958 a sostituire il «bassorilevo assiro» di Pio XII, salvi la sua principesca fabbrica di cultura nel non esaltante panorama romano del primo dopoguerra33.

Milano, una periferia

Milano, la città che diventerà la capitale dell’editoria nell’Italia del boom e poi la padrona del libro italiano, è invece periferia, dal punto di vista dell’editoria religiosa sia in termini di idee sia in termini di editori. Conserva certo un ruolo Vita e pensiero, la società editrice fondata da Agostino Gemelli nel 1914 – ancora per discendenza da una rivista – in una dichiarata funzione di ‘bonifica’ antimodernista e come proiezione dell’Università cattolica. Passata la guerra e lentamente anche il risentimento politico per il fondatore, troppo e troppo a lungo solidale col regime, Vita e pensiero continua a diffondere un catalogo di classici dell’ambiente e le novità dei propri studiosi34. La collana «Biblioteca di cultura religiosa» che era iniziata col libro di monsignor Francesco Olgiati su Marx, la serie «Problemi femminili» che aveva pubblicato i primi titoli nel 1919, circolano ancora ad anni di distanza. I «Manuali per la gioventù» propongono la Storia dell’Azione Cattolica in Italia (1865-1904), sempre di Olgiati, mentre la «Biblioteca Ascetica» aveva diffuso dal 1921 il celeberrimo trattatello spirituale Cristo vita dell’anima di dom Columba Marmion, che continua a figurare nelle liste di letture per i dirigenti dell’Azione cattolica e degli studenti. La crescita del catalogo del dopoguerra è lenta e non eguaglia la funzione di questo magazzino di titoli che rimane in auge per vari anni35.

A Milano è attiva anche Àncora, impresa di tipografie e librerie nata nel 1934 dalla congregazione dei pavoniani36, e guidata fino al 1954 da padre Forloni in qualche rapporto con le istituzioni accademiche ecclesiastiche dell’arcidiocesi ambrosiana e con opere rivolte ai fedeli. Successivamente, sotto la direzione di padre Giorgio Galli e durante l’episcopato Montini, nascono da essa vari periodici («Digest cattolico», poi «Rassegna di teologia») e opere come il Manuale di storia liturgica in quattro volumi di Mario Righetti. Nel 1960 la Storia di un’anima di Teresina di Lisieux è un successo che, per quanto superato sul piano mercantile, per anni resterà senza paragoni in termini di influsso spirituale37.

Per profana emulazione

Non sono insignificanti gli apporti di tipografie, case diocesane ed edizioni gloriose che però non fanno sistema38. La produzione fiorentina ad esempio vede proseguire l’attività rivolta al pubblico protestante della Claudiana, e col dopoguerra si risolleva anche la Lef, Libreria editrice fiorentina, rimasta senza timone dopo i fasti di Papini, vessata dal regime che sopprime la rivista «Principi», e tornata al lavoro dal 1942 sotto la direzione di Vittorio Zani che la fa diventare, prima dell’apparizione del fenomeno Lorenzo Milani, la casa editrice di Giorgio La Pira. Da Assisi a Napoli, da Bari a Padova le case religiose e il sistema dei santuari hanno una propria produzione. Ma non è opera loro la frammentazione di un sistema editoriale che, nonostante la ripresa dei congressi degli editori cattolici, cresce senza trovare motivi di unificazione. Quel che Elio Vittorini dice in generale vale anche per le librerie cattoliche, presenti in molte città come luogo separato per libri che non si trovano altrove:

«Le librerie non hanno più posto per accogliere ed esporre la sovrabbondante produzione che le case vecchie, nuove e nuovissime, grandi, piccole e minime, moltiplicatesi in Italia con il ritorno della libertà metton fuori in tutti i formati, in vesti tipografiche di buono o pessimo gusto, di rado con discernimento del contenuto e, se si tratta com’è per lo più di traduzioni, molto di rado curando la versione italiana»39.

Questo fervore tocca solo marginalmente la teologia, alla vigilia della stagione delle condanne ecclesiastiche degli anni Cinquanta nella quale l’Italia non ha vittime per questo; e la traduzione della letteratura teologica dei movimenti di rinnovamento che avevano riempito le biblioteche parrocchiali, sacerdotali e private dei cattolici di Francia o Germania, tarderà – compensata solo dalla forte domanda che riattiva due canali produttivi. Da un lato c’è il settore specifico di sussidi per liturgia, di libri spirituali e di devozione, di catechismi o addirittura di qualche Bibbia. Dall’altro il settore generale della ‘buona stampa’ con la ricerca sia di una letteratura moralmente edificante, sia d’una editoria scolastica nella quale si farà il grosso del fatturato ‘cattolico’, fino all’arrivo dei ‘nuovi’ manuali di Argan, Villari o Gregory tre decenni dopo40. Ne dà conferma, ad esempio, la ripresa delle vendite di grandi imprese internazionali come la Pia società san Paolo fondata da don Giacomo Alberione, che col suo ramo maschile e con quello femminile, plasmato da suor Teresa Merlo, gestisce aziende titolari diverse per linee editoriali, cataloghi e librerie41.

Il clima di entusiasmo ingenuo che Vittorini descrive spiega però il modo scomposto o spontaneo col quale editori di cultura non religiosi (‘laici’, dirà il lessico storto della politica italiana) si rivolgono ai consumatori di letteratura ‘religiosa’: anzi è proprio grazie a loro che entrano di peso nella discussione teologica o storico-religiosa alcune opere decisive, destinate a marcare un’epoca e a segnare svolte: è così che il Journal d’un curé de campagne di Bernanos viene tradotto nel 1946 per Augusta di Firenze42, La Farisea di Mauriac, poco circolato negli anni Trenta, fa la sua comparsa nella collana della «Medusa», per diventare un autore conteso43, o il fortunatissimo Chiesa e Stato negli ultimi cent’anni di Arturo Carlo Jemolo, premio Viareggio 1949, inizia a spiegare un ‘ultimo secolo’ che nelle versioni successive si dilaterà fino ad includere il concilio e il postconcilio44.

Dopo il 1948: le prime idee nuove

In questo clima nascono nuove imprese editoriali, spesso proseguendo l’azione di riviste la cui breve vita non dev’essere confusa con l’inconsistenza. Accade così ad esempio alle effimere edizioni Servire, legate al gruppo che dà vita fra il 1947 e il 1951 alla rivista «Cronache sociali»45. La piccola casa del gruppo dossettiano, pubblica come volumi i libri del gruppo fondatore della rivista – Architettura dello Stato democratico, il discorso di Dossetti sull’articolo 7 della Costituzione, Le attese della povera gente di Giorgio La Pira, manifesto della generazione dei ricostruttori cattolici ristampato poi dalla Lef46, e soprattutto la lettera pastorale del cardinal Emmanuel Suhard Essor ou déclin de l’Église, capace di mettere in crisi gli stereotipi del trionfalismo cattolico ancora in voga in Italia.

L’uscita di questa lettera, i cui diritti di traduzione erano di David Maria Turoldo, suscita profonda irritazione in quell’ambiente reazionario che col nome di ‘partito romano’ verrà indicato come uno degli attori della vita politica del primo decennio dell’Italia repubblicana47, ma spinge anche alla emulazione: nel 1949 il cardinale di Parigi permette a Cesare Crespi di pubblicare l’altra lettera pastorale Il senso di Dio – e da questa esperienza nascono a Milano l’Editrice Massimo (1952) e la Mescat, una delle reti distributive più importanti, che sopravvivrà all’editrice e continuerà ad operare per tutto il Novecento e oltre. Servire, che si valeva dell’esperienza della Spes, il dipartimento editoria e propaganda che affianca la prima vicesegreteria Dc di Dossetti, non è certo l’unica impresa concepita nel seno della Democrazia cristiana: molte riviste delle correnti avranno una loro casa editrice e alla metà degli anni Cinquanta il partito come tale fonderà le Edizioni cinque lune, per dare supporto e sostegno celebrativo all’attività di partito48.

Editoria universale

Tuttavia una scossa di grande peso arriva da fuori, con la nascita della Bur, la collana Rizzoli che inizia nel 1949 e pubblica come primo titolo d’una editoria rivolta a un pubblico vasto, un’opera che tocca corde profonde del sentimento religioso italiano come I promessi sposi di Alessandro Manzoni.

La Bur scopre un continente sul quale non è così facile sbarcare per le concorrenti: Laterza è ancora alla «Biblioteca di cultura moderna» nata 1902, l’Einaudi coltivava i suoi «Saggi» dal 1937 e pur iniziando la «Piccola biblioteca scientifico-letteraria» nel 1949, darà vita alla «Piccola biblioteca Einaudi» solo nel 1960, finiti «I gettoni» diretti per sei anni da Vittorini49. Il mondo del cattolicesimo italiano afferra lentamente l’opportunità di un nuovo modo di offrire libri a basso costo e alto contenuto.

Per quanto microscopica nelle sue dimensioni si muove in questo senso una casa editrice nuova, fondata a Vicenza da Rienzo Colla, un dirigente di Azione cattolica della presidenza di Vittorino Veronese, che lascia Roma dopo l’arrivo di Gedda. La Locusta – «Ben trovato il nome», dice senza ironia Aldo Capitini al fondatore50 – ha i riferimenti del tempo: lontano Maritain, vicino i preti ai quali tutti si rivolgono, come don Giovanni Barra (il prete di Pinerolo che Michele Pellegrino farà nel 1969 rettore del seminario delle vocazioni adulte di Torino) e don Primo Mazzolari51. Sarà il parroco di Bozzolo che nel 1956, davanti alla fatica con cui La Locusta macina i nove libri dei primi cinque anni di lavoro, scrive a Colla «La Locusta è bene che non muoia. Per farla vivere, il Signore ti ha chiuso nella sua necessità in una maniera che può anche non piacerti, ma che rimane sempre sorprendente e provvidenziale»52. Nonostante tutto, effettivamente, i bianchi libri inventati da Rienzo Colla in una impresa poco più che famigliare impongono un marchio di lungo periodo53, e soprattutto sembrano l’occasione per collaborazioni e sinergie. Come quella col gruppo genovese Il gallo, casa e rivista che fra il 1946 e il 1950 pubblica poesia, cerca contatti con La Locusta a Vicenza e con la Corsia dei servi a Milano54, usando sempre gli stessi nomi (Jacques Maritain, Charles De Foucauld, Primo Mazzolari) come parole d’ordine autoevidenti in quelli che nella definizione di Mario Rossi saranno «i giorni dell’onnipotenza», denudati dalle dimissioni di Carlo Carretto e poi di Rossi dai vertici di Azione cattolica55. Ma le sinergie avrebbero richiesto investimenti offerti da Cesare Lanza, uno dei fondatori dell’Arca, che voleva rilevare e unificare le attività dei due gruppi56: ma dopo un incidente con gli amici liguri (viene perso a Rapallo un manoscritto di Divo Barsotti) la Locusta riprende la sua autonomia, per la riaffermata volontà del gruppo genovese di «serbare i mezzi poveri, e la cara libertà»57.

Più rilevante per il peso che eserciterà sulla vita culturale e politica italiana è la fondazione a Bologna della società editrice Il Mulino. Tre anni dopo la nascita dell’associazione e della rivista omonima, nel 1954 prende forma la casa editrice: espressione non di una voce, ma di un incontro fra culture diverse soprattutto sul piano politico. Il principale azionista, il presidente degli industriali bolognesi Giorgio Barbieri, si sfilerà nel 1965, all’indomani dell’appoggio del gruppo alla formula del centrosinistra58: ma la sua uscita, anziché far fallire l’esperienza, ne accentuerà i caratteri di autonomia grazie a un gruppo di giovanissimi redattori come Giovanni Evangelisti, Nicola Matteucci, Luigi Pedrazzi, Antonio Santucci, Ezio Raimondi, Federico Mancini, Fabio Luca Cavazza. Il Mulino si qualifica per la determinazione con cui porta aria nuova in un paese nel quale l’eredità crociana di Laterza, quella neoilluminista del Saggiatore e quella postilluminista di Adelphi occupano il proscenio della editoria storico-critica. Non nasce da un’intuizione solitaria o dallo spin off di qualche grande editor che diventa editore59, ma da un lavoro comune: il pragmatismo americano, le nuove idee economiche, la sociologia anglosassone, nascono in riunioni nelle quali si incontreranno le maggiori figure del cattolicesimo politico dell’ultimo Novecento, da Roberto Ruffili a Beniamino Andreatta, da Achille Ardigò a Romano Prodi.

È coetanea della Locusta e del Mulino una ulteriore casa editrice bresciana, Paideia, che risulterà decisiva nel rendere ‘universale’ dentro i recinti della cultura cattolica, e non solo quella, l’esegesi biblica rimasta straniera in Italia dalla repressione antimodernista fino alla nomina del rettore del Pontificio istituto biblico Carlo Maria Martini alla cattedra di Milano60. Anche per Paideia c’è l’usuale omonimia originaria fra la casa e la rivista di filologia e linguistica avviata nel 1946 da Giuseppe Scarpat, allora ventiseienne scolaro di Vittore Pisani. Con impareggiabile eleganza tipografica (Scarpat stampa in un Garamond corretto nei piombi a suo gusto), Paideia porta in Italia la grande filologia tedesca a partire da Max Pohlenz e l’esegesi storico-critica a partire da Alfred Wikenhauser, di cui nel 1963 esce l’Introduzione al Nuovo Testamento.

Grandi opere

Paideia è però significativa per il coraggio con cui rilancia un settore nel quale l’editoria religiosa amava e amerà misurarsi: quello cioè delle grandi opere. Nell’anno che vede l’avvio del Vaticano II, la casa bresciana stampa il primo fascicolo del Grande lessico del Nuovo Testamento, diretto da Gerhard Kittel, traduzione dell’opera che dagli anni Trenta raccordava la ricerca biblica tedesca e sarà strumento di riferimento davvero universale nella formazione di tutti i biblisti e di tutti i teologi del postconcilio61.

Altre iniziative di grande impegno verranno stampate per riaffermare un ruolo minacciato o rivendicato: come l’opera omnia di Luigi Sturzo, assunta dalla Zanichelli di Bologna62, o i dodici volumi della Enciclopedia cattolica, prodotti in Vaticano dal 1948 al 1954, quasi per inseguire altri modelli del settore. Meno epica la storia di Ernesto Coletti, l’editore che mezzo secolo prima aveva rilevato la libreria Marietti di Roma ed avviato a latere un’attività d’editore: nel 1959 pubblica la Storia della filosofia di Cornelio Fabro e soprattutto i libri dell’abate Giuseppe Ricciotti per trent’anni sicuri successi, le opere di padre Mariano (al secolo Paolo Roasenda), telepredicatore Rai63, o I papi nella storia curati da Pio Paschini e Vincenzo Monachino (nel 1961, in 2 volumi)64: opere la cui diffusione testimonia d’una mentalità ancora nell’immediata vigilia del concilio affezionata a vecchie formule e prodotti.

Le società di don Alberione (dal 1960 Edizioni paoline), di cui è direttore dal 1952 don Valentino Gambi, produce opere di facile lettura, ma dal 1954 nasce per iniziativa dello stesso fondatore la Società azionaria internazionale editrice (Saie), orientata al mondo nascente del rateale: a essa si deve la prima Bibbia ratealizzabile e la grande traduzione della Storia della chiesa curata da Augustine Fliche e Victor Martin, il cui volume su Pio IX di Roger Aubert lasciava scontenti i palati integristi e che le librerie di via della Conciliazione, per prudenza, non vendevano65.

Città nuova, espressione dell’attività divulgativa ed accademica dei Focolari, nasce nel 1956 come periodico e diventa nel 1959 casa editrice secondo il più classico degli sviluppi: pubblica teologia stagionata, come quella di Joahnn Adam Möhler, Odo Casel, Réginald Garrigou-Lagrange, Emilio Sauras; naturalmente le opere di Chiara Lubich, fondatrice di un movimento allora guardato con sospetto dai vertici della nascente Cei; ma presto arrivano dai giovani focolarini grandi imprese di traduzione ed edizione: come la Bibliotheca Sanctorum (12 volumi in 7 anni, a partire dal 1964), nel 1965 Agostino con padre Agostino Trapé (63 volumi in 40 anni), e nel decennio successivo Ambrogio con il cardinale Giovanni Colombo, la collana patristica di Antonio Quacquarelli, la Bibbia dei padri, Bonaventura, Pier Damiani, Antonio Rosmini, Edith Stein e infine Bernard Lonergan, la cui opera inizia nel secolo XXI ed è stimata in 25 tomi.

Nel clima del concilio

Il Vaticano II segna una svolta anche per chi fa e per chi compra libri. Lo intuisce per primo non uno dei tanti editori ‘religiosi’, cattolici o protestanti, ma Giangiacomo Feltrinelli che nel 1962, fra Henry Miller e Marguerite Yourcenar, fra Günter Grass e Paolo Rossi, pubblica la prima traduzione italiana della Lettera ai Romani di Karl Barth, quarant’anni dopo la sua prima edizione in tedesco: quest’opera capitale della teologia protestante del Novecento costituisce una lettura affascinante per un vasto pubblico di chierici, di dotti e di ‘laici colti’ che finalmente possono prendere in mano testi proibiti, in un paese nel quale le Esperienze pastorali pubblicate per la Lef da don Lorenzo Milani erano state ritirate dal commercio per una censura ecclesiastica (era stata comminata dal Sant’Uffizio al termine di un’oscura operazione di denigrazione e censura consumatasi nel corso del 195866, e sarebbe costata al giovane prete l’esilio a Barbiana, dove radicalizzerà la sua scrittura e da dove diventerà una figura di primo piano dell’Italia dei primi anni Sessanta).

Il mutamento di clima che apre le porte a Barth, spiega la nuova giovinezza della Claudiana tornata a Torino dal 1960 in un più stretto rapporto con le Valli67, l’arrivo dal Mulino di Cattolici e protestanti e poi della Introduzione al Nuovo testamento di Oscar Cullmann, allora osservatore al Vaticano II, la plausibilità commerciale delle grandi opere di Paideia, la fortuna della fiorentina Lef68, che si trova fra le mani le opere del priore di Barbiana, e la breve primavera di Cultura, concorrente su Milani e La Pira69.

Nuovi filoni

Editrici storiche pre-esistenti trovano nel clima conciliare idee nuove, come accade a Borla, dove un giovane correttore di bozze, Pietro Gribaudi segna la storia della casa: è lui che lancia nel 1963 la prima grande campagna di marketing dell’editoria postbellica70. Insieme al già citato don Barra avvia le fortunate collane «Prete d’oggi», «Suore d’oggi», «Parroci d’oggi» e via dicendo – e introduce in Italia la scrittura raffinata di Michel Quoist, autore che incontra ogni volta mezzo milione di lettori. Borla, che nel 1962 ritraduce Umanesimo integrale di Maritain (uno dei grandi successi di Studium nella versione di Giampiero Dore), è fra i primi editori di Hans Küng (Strutture della chiesa nel 1965 e poi Riforma della chiesa e unità dei cristiani, scritto per la preparazione del Vaticano II). I buoni risultati rendono possibile un ambizioso progetto: pubblicare cioè l’opera omnia di Teilhard de Chardin. Ma le difficoltà contrattuali creano un conflitto insanabile fra il direttore editoriale Pietro Gribaudi, che se ne va per la sua strada, e la proprietà, a cui rimane un marchio in grave crisi fino al 1974.

Morcelliana – «cattolica e intelligente insieme» diceva di lei Giovanni Papini – riesce invece a raccogliere tutte le opere di Romano Guardini e segue i vicini di Paideia nel proporre una grande opera teologica in traduzione – in questo caso lo Handbuch für Pastoraltheologie a cura di Karl Rahner, pubblicato col titolo La salvezza nella chiesa. Inoltre si aggiudica alcune opere di Roger Schutz, il fondatore della fraternità ecumenica di Taizé, il cui Unanimità nel pluralismo viene tradotto nel 1967 da Camillo de Piaz, confratello di quel Turoldo che vent’anni prima aveva portato in Italia la voce di Suhard; e oltre ai commentari monografici sui documenti del Vaticano II apparsi per «Humanitas», pubblica in volume le appassionanti cronache conciliari di Raniero La Valle, direttore dimissionato de «L’Avvenire d’Italia»71.

Perfino la milanese Àncora entra in quel clima e pubblica la prima Storia del concilio curata da Bernard Lambert e Gian Franco Svidercoschi, oltre a un messale per bambini che diventa un best seller superando il milione di copie. E un ruolo nuovo e peculiare viene svolto da due case editrici proprietà di due congregazioni religiose come il Ced/Edb di Bologna72, editore di un periodico importante come «Il Regno» dei dehoniani di Bologna, che con due uscite al mese di attualità e di documenti, è in grado di parlare a tutte le figure di rilievo della opinione pubblica cattolica del paese, vescovi inclusi. Prima del concilio il Ced, Centro editoriale dehoniano, segue collane come «Il nuovo testamento commentato» a cura di Giovanni Rinaldi, avviato in Germania da Otto Kuss e poi da Alfred Winkenhauser e tradotto in italiano dal 1957. Dal 1962 invece inizia a produrre uno strumento come l’Enchiridion Vaticanum, che raccoglie gli atti del magistero e che – con lo stratagemma didattico di una numerazione marginale dei paragrafi e delle proposizioni – diventa per la pastorale e per l’informazione italiana la versione italiana delle encicliche, dei documenti del magistero e dello stesso Vaticano II73.

Ma soprattutto i dehoniani comprano da Borla – consumatosi ormai il divorzio fra la proprietà e Pietro Gribaudi – i diritti dell’apparato di note e rinvii marginali della Bible di Jerusalem, capolavoro della scuola biblica domenicana di laggiù, che viene montata insieme alla prima traduzione italiana della Cei. Questa gigantesca Bibbia di Gerusalemme segnerà col ritmo delle sue vendite la risposta popolare alla riscoperta della Scrittura nella vita spirituale dei cattolici e soppianterà la più vecchia versione del Nardoni, edita dalle Paoline74.

Il caso Queriniana

Queriniana, invece, è una case history dell’editoria post-conciliare75. Come tutte le case editrici – vale anche per la Bompiani dove Paolo De Benedetti fa uscire prima l’Etica e poi Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer nel 1968-1969 – anche nella Queriniana, la cui struttura è affidata a Pier Giordano Cabri, è l’immensa cultura teologica del direttore editoriale Rosino Gibellini76 che segna una svolta. Grazie a lui la casa bresciana consolida la sua collaborazione coi direttori di «Concilium». Se, come diceva l’editoriale d’apertura della rivista «ogni nazione è “teologicamente sottosviluppata”», questo valeva soprattutto per l’Italia: essere l’editore dei primi autori del periodico – Yves Congar, Karl Rahner, Joseph Ratzinger, Hans Küng, Johann-Baptist Metz, Edward Schillebeeckx e poi Giuseppe Alberigo – vuol dire per Queriniana adempiere una missione che passa per non troppi canali77.

Dal 1966 il «Giornale di teologia» si propone come uno strumento ‘universale’ di aggiornamento teologico, a basso costo78. Dall’altra parte la traduzione del monumentale Mysterium Salutis diretto da Johannes Feiner (iniziata fra il 1966 e il 1967) si colloca come manuale di peso in molte facoltà teologiche e centri di studio – dal Centro Giovanni XXIII di don Camillo Ruini a Reggio Emilia al corso di Cristologia di padre Angelo Amato alla Pontificia università salesiana di Roma. Nel contempo s’avvia una seconda serie di «Meditazioni teologiche», la serie diretta da Hans Küng. Sarà poi la volta di Metz e di Jurgen Moltmann, l’autore di cui Aldo Moro leggerà le pagine la notte prima d’esser rapito proprio nella edizione della «Biblioteca di teologia contemporanea»: da questa porta bresciana arrivano in Italia grandi teologi del Novecento e testi quindici anni prima impubblicabili, a partire dalla Introduzione al cristianesimo di Joseph Ratzinger – che conoscerà una seconda giovinezza editoriale dopo l’elezione del suo autore al papato nell’aprile del 2005 – fino alle opere di coloro che ricevono sanzioni e noie dalla Congregazione per la dottrina della fede come Hans Küng, Ivan Illich, Edward Schillebeeckx e poi Gustavo Gutiérrez. Negli anni Sessanta-Settanta i provvedimenti romani non impediscono la circolazione delle idee: anzi, spesso la aiutano e rapidamente perdono di enfasi. Ma i puniti di quegli anni non avranno il trattamento concesso da Giovanni Paolo II ai teologi perseguitati degli anni Cinquanta, i quali ottengono la porpora a titolo di grazia e risarcimento (come a Jean Daniélou o Yves Congar), vuoi a titolo di merito per la revisione delle loro posizioni come nel caso di Avery Dulles, vuoi come segno di riconoscenza per un’opera usata pro e contro il concilio a seconda delle convenienze, come nei casi di Hans Urs von Balthassar e Henri De Lubac.

Fare libri per il Sessantotto

Due nomi, questi ultimi, di cui si deve parlare insieme alla grande cesura del Sessantotto, che segna tutta la produzione editoriale italiana – e dunque anche quella che si rivolge a una militanza peculiare come quella cristiana79. Saranno infatti von Balthasar e De Lubac autori chiave nel catalogo di Jaca Book, una cooperativa editoriale fondata da Maretta Campi, Sante Bagnol, don Giuseppe Ruggieri e altri in via Bagutta a Milano80. Legata ma non organica alla ex Gioventù studentesca di don Luigi Giussani trasformatasi in Comunione e liberazione, Jaca avvia una produzione singolarissima, basata sulla ricerca di ciò che è ‘necessario’ pubblicare: è dunque attenta alla narrativa africana81, alle militanze guerrigliere, alla dissidenza russa di Solženicyn, alla filosofia di Derrida; ma si staccano da questa produzione le due grandi serie che pubblicano i due più lucidi e ‘scontenti’ del postconcilio, centrali nel progetto della rivista «Communio», Gloria di Hans Urs von Balthasar e l’opera omnia di Henri De Lubac.

Editore di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, Jaca Book occupa un posto significativo nella concorrenza fra case editrici legate al cattolicesimo vissuto per la storia della Chiesa: Morcelliana, che è l’editore della Storia del concilio di Trento di Hubert Jedin, deve cedere il passo alla giovane casa milanese per l’edizione della grande Storia della chiesa, curata dal maestro tedesco82. La produzione storico-religiosa acquista da questo momento una nuova centralità editoriale inedita dagli anni di Buonaiuti83: prima erano case editrici di cultura ad accaparrarsi libri e autori decisivi. Arnaldo Momigliano, ad esempio, aveva portato all’Einaudi la serie di lezioni del Warburg su Il conflitto fra pagani e cristiani nel IV secolo84, e aveva favorito la traduzione di un classico come Agostino di Peter Brown che insieme al Lutero di Roland Herbert Bainton forniva alla casa dello struzzo un solidissimo piede in un settore insieme ad altre opere – gli Eretici italiani del Cinquecento di Delio Cantimori85, Chiesa e Stato di Arturo Carlo Jemolo, il Cultura e riforma religiosa nella storia del modernismo di Michele Ranchetti fino al volume di Renzo De Felice su Gli ebrei italiani sotto il fascismo – destinate all’olimpo dei classici. Il Mulino, dal canto suo, aveva aperto una collana di studi religiosi, ispirata dalla tenace presenza di Alfonso Prandi: è lì che, dal 1968 alla fine degli anni Settanta, escono lavori di sociologia, la prima storia de Il gruppo dossettiano di Paolo Pombeni o Il Nuovo Testamento di Werner Georg Kümmel, curato da Mauro Pesce.

Tuttavia non si sbaglia se si dice che il grosso della produzione religiosa è quella militante, che affiora in indirizzi vecchi e nuovi. Cittadella, la casa editrice della Pro civitate christiana che dal 1966 eredita le primigenie edizioni e si collega al periodico «La Rocca»86, si colloca in questa linea: al delicato Uomini incontro a Cristo dove don Giovanni Rossi, il fondatore, pubblicava nel 1951 le testimonianze di convertiti (incluso Eugenio Zolli, ex rabbino capo di Roma), al Breviario cristiano del 1963 che fa divulgazione spirituale, si sostituiscono i nomi di Albert Dondeyne, Giulio Girardi, Gustave Thils, che la brillantissima direzione di Vincenzo D’Agostino porta nella collana «Sulle vie del concilio». La Toradiana di Milano s’aggiudica il Cristo nel Vietnam: tra grido e memoria (1973) di Roberto Gagno, cifra di pacifismo radicale. Perfino la compassata La Scuola ha come sue voci di sociologia fra il 1966 e il 1976 Francesco Alberoni, Achille Ardigò, Sabino Acquaviva. E l’Ave, che pochi anni prima affidava la scolastica al maestro Alberto Manzi e creava il primo diario coi disegni infantilmente surreali di Benito Jacovitti, pubblica dal 1964 opere di peso: durante la presidenza Bachelet e sotto la direzione Armando Oberti, discepolo di Lazzati, escono Per una nuova cristianità di Ernesto Balducci, Il personalismo di Emanuel Mounier87, L’apostolato per i tempi nuovi di Giacomo Lercaro – e nascono le collane «Sociale», «Educazione e società», «Alle ricerca di Dio», e poi «Teologia oggi» nel 196888. Coines, l’editrice emanazione delle Acli, fondata nel 1971, diffonde Ernesto Balducci, Lorenzo Milani e poi dom Giovanni Franzoni nei circoli del dissenso cattolico89: a quello, ma anche a un interesse spirituale più vasto si rivolgeranno anche Servitium, la casa editrice che vive sopra Sotto il Monte, a Fontanelle, poi le Edizioni cultura di pace di Balducci, e infine Città aperta, la casa nata nell’Oasi di Trina. Fa a suo modo militanza anche la Vallecchi di Firenze, che ospita i due ampi commentari alla Lumen Gentium e alla Gaudium et spes, nei quali scrivono i maggiori teologi del concilio e per un breve periodo è il primo editore italiano, dopo Herder, della collana dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna di Giuseppe Alberigo, poi passata a Paideia90.

Crisi e metamorfosi

Con i primi anni Settanta arrivano però segnali di crisi nel mercato editoriale. Se in ambito generalista Montedison interviene per salvare Vallecchi a Firenze nel 1967 e l’Istituto finanziario industriale (Ifi) sostiene i Fratelli Fabbri editori nel 1969, in ambito religioso le risorse per salvare qualche marchio vengono dal basso. Studium viene salvata da un accordo con La Scuola e più tardi da uno stretto rapporto con l’Istituto Paolo VI di Brescia. La Sei della lunga direzione di don Francesco Meotto (dal 1966 al 1988) è attraversata dalla crisi della scolastica: e nonostante abbia in catalogo libri di successo – come le Ipotesi su Gesù (1976) di Vittorio Messori, giornalista proveniente dal laicismo torinese, convertitosi al cattolicesimo, per qualche tempo legato alla esperienza assisiate di don Rossi, e poi del gruppo paolino di Jesus – deve ripianare i debiti cedendo parte della storica sede alla Regione Piemonte91 e rinnovare la manualistica affidandosi fra gli altri a Giorgio Cracco, Ugo Perone, Francesco Traniello, Giovanni Ferretti92.

Storia e letteratura, a dieci anni dalla scomparsa del fondatore e con la direzione di Gabriele De Rosa non è in condizioni migliori: De Rosa apre nuove collane – «Storia ed economia», «Politica e storia»93 e negli anni Settanta la «Biblioteca di storia sociale» – senza raddrizzare i conti. Nonostante avesse avuto in catalogo sia le opere giovanili di Roncalli sul Baronio o su monsignor Radini, sia quell’unicum che sarà Il Giornale dell’Anima94, il bilancio rimane in affanno e tornerà in ordine solo a fine secolo quando Federico Codignola – editore con esperienze di direzione da Nuova Italia e Rcs – mette fine a quella cultura del debito che De Luca aveva coltivato come una forma di ascesi e d’inveramento della sua missione culturale95.

Vive ai bordi della crisi Ares – Associazione ricerche e studi – la casa editrice italiana dell’Opus Dei che dal 1965 sposta la sua sede da Roma a Milano, dove subentra alla direzione Cesare Cavalleri: attraverso la rivista «Studi cattolici»96 e con i propri volumi Ares diffonde i testi fondativi dell’opera, dalla Bibbia di Navarra agli scritti di Josemaría Escrivá, ma non esiterà a mescolare nella sua storia editoriale Ezra Pound e i pamphlet come Eskimo in redazione di Michele Brambilla sulle indulgenze giornalistiche per il terrorismo rosso, le opere di Joseph Ratzinger e il Risorgimento da riscrivere. Liberali e massoni contro la chiesa (nel 2009), dando voce al dilettantismo revisionista che Angela Pellicciari aveva già affidato a Piemme e alla Fondazione Liberal nei primi anni del XXI secolo97.

La solidità di Queriniana e un mercato negli anni Settanta ancor florido (i settemila abbonati di «Concilium» sono dei potenziali sottoscrittori di opere o collane) permette alla casa bresciana di lanciare nuove iniziative a tiratura mirata, come il Grande commentario biblico (edizione italiana del Jerome Commentary) prefato dall’allora rettore del Pontificio istituto biblico, Carlo Maria Martini. L’opera, legata alle scuole esegetiche americane di Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer e Roland E. Murphy (aggiornata in nuova edizione negli anni Novanta), si accompagna a un rinnovamento del catalogo dove approdano i teologi della liberazione (Gustavo Gutiérrez viene tradotto dal 1972, Shasaku Endo dal 1973, Kazoh Kitamori dal 1975). Invece Queriniana, che aveva prodotto l’edizione italiana di Veracità nel 1969 e Chiesa nel 1972 di Hans Küng, vede migrare il suo autore cult verso Mondadori Infallibile nel 1970 ed Essere cristiani nel 1974, che faranno tirature altissime98.

La crisi non risparmia Cittadella. Anche se non è una crisi finanziaria: dopo la stagione di Roger Garaudy, dal 1970 eponimo del dialogo marxismo-cristianesimo, dopo quella aperta dal Gesù Cristo liberatore di Leonardo Boff nel 1973, e proseguita con le opere di Joseph Comblin, Helder Camara, i travagli interni alla famiglia spirituale di don Rossi, morto nel 1975, si riflettono sulla produzione. Nel 1977 padre Raimondo Spiazzi, coadiuvato da don Gianni Baget Bozzo, viene mandato come commissario della Cittadella, guardata con sospetto per il lavoro esegetico sui Vangeli di Rinaldo Fabris, Giuseppe Barbaglio e Bruno Maggioni99. Ne sopravvivrà un catalogo sensibile alla teologia delle religioni, in coincidenza con l’uscita di scena di Vincenzo D’Agostino.

Qualche anno dopo ritroveremo D’Agostino da Borla: azzoppata dalla rottura con Pietro Gribaudi, la casa vende infatti i pezzi pregiati (Teilhard alla Mondadori, la Bibbia di Gerusalemme all’Edb) e dopo un breve trasferimento a Bologna, torna a Roma e trova con l’ex direttore di Cittadella nuovi contenuti teologici e imprenditoriali100.

A sua volta proprio Pietro Gribaudi, lasciata Borla, aveva fondato nel 1966 una editrice che porta il suo nome e con una chiara idea imprenditoriale (due soli formati, per risparmiare sulla carta e investire in piombo per le ristampe). La sua produzione cresce vertiginosamente dalle 16 novità del primo anno alle 62 nel 1969 (poi arretrate a 35 uscite negli anni Settanta e 20 negli anni Ottanta) e si connota per la qualità. Gribaudi pubblica alcune opere capitali per gli studi biblici, come La Bibbia nella chiesa di Charles H. Dodd (1967), per quelli storici, come Il cristiano, la guerra e la pace di Roland H. Bainton (1968), per quelli teologici, come Corpus mysticum di De Lubac (1981). Lancia Maddalena di Spello, accoglie l’inchiesta di Giancarlo Zizola sul caso Illich, e dà voce a Rosadoni, Balducci, Sirio Politi, Adriana Zarri, Arturo Paoli, Alessandro Ponzato, in una logica originale che non disdegna il fumetto a sfondo biblico di Jean Effel (che gli vale un richiamo delle autorità ecclesiastiche) e le strisce di Charles M. Schulz. Ma Gribaudi è soprattutto il primo editore di Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, presso Biella, di cui pubblica nel 1972 Il corvo di Elia, poi I salmi e cantici biblici101, nel 1974 Pregare la parola e Introduzione ai salmi, prima disponibili solo nei disadorni ciclostilati della comunità; nel 1977 esce Lontano da chi, lontano da dove?, nel 1980 Il radicalismo cristiano e nel 1983 Vivere la morte – prima che Qiqajon, la casa editrice del monastero nata a fine 1983, e le maggiori case editrici si approprino di opere spirituali e letterarie del priore, lasciando a Gribaudi un’attenzione all’Oriente ortodosso di cui il catalogo reca traccia.

Nell’occhio del ciclone

Alla metà degli anni Settanta i primi tentativi di riflettere su ciò che sta accadendo nella galassia Gutenberg per ciò che riguarda il mondo del religioso non danno un risultato stupefacente: il panorama che tracciano Gianfranco Bonola e Pier Cesare Bori102 non è meno frammentato di quello raccolto sei anni dopo dagli invitati de «Il Regno»103. Anche perché i riferimenti sono molto oscillanti. La Scuola, per esempio, diventa l’editore della Conferenza episcopale italiana, di cui pubblica Evangelizzazione e promozione umana (1976) e Il rinnovamento della catechesi in Italia (1977), ma intuisce un filone interessante nei primi tentativi promossi dalla Gazzada da Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi e Luciano Vaccaro, che vogliono lanciare una storia sociale delle diocesi sul modello di quella francese, in un paese che per sessant’anni non sentirà il bisogno di scavare sul nesso Chiesa-fascismo (oggetto di un corso di Pietro Scoppola apparso per Laterza) o di editare massicciamente le fonti sull’esempio dell’episcopato tedesco.

Qualche collaborazione fra editori c’è, ma è di scopo: l’edizione interconfessionale del Nuovo testamento in lingua corrente (1978) o qualche progetto biblico-ecumenico, non creano sinergie stabili. Invece una alleanza significativa fa capolino nel marzo 1973 quando i missionari della Consolata e del Pime con i Comboniani e i Saveriani danno forma alla Editrice missionaria italiana Emi, con sede a Bologna: Igino Tubaldo, Piero Gheddo, Romeo Panciroli e Walter Gardini disegnano una casa attenta alle voci del pacifismo, del terzomondismo, delle teologie della liberazione e delle prassi di povertà, a partire dai libri dell’Abbé Pierre, che dal 1983 torneranno al centro della produzione con la nuova direzione dei padri Francesco Grasselli e Pino Mariani104.

Nella complessa situazione dell’Università cattolica, dove il rettore Lazzati prosegue un confronto aspro con Comunione e liberazione, che ne contesta la linea e che lo accuserà da morto con una serie di articoli de «Il sabato» di inusitata violenza, Vita e pensiero è oggetto di una profonda trasformazione societaria: la casa editrice viene ceduta all’Istituto Toniolo e se ne affida la gestione a un comitato universitario presieduto dal rettore: questo riassetto scardina equilibri vecchi, e – durante le direzioni di rettori fino a Salvatore Mauro a fine anni Ottanta e Aurelio Mottola dal 1994 – rinfresca il catalogo, privilegiando una linea divulgativa da un lato, e una linea di University Press dall’altro105.

Anche Ave viene smontata, ma mai più rimontata: l’ascesa alla presidenza dell’Azione cattolica di Mario Agnes (1974) chiude l’era Oberti e segna l’inizio di quella di Nelio Bertazzoni. Cessano varie collane e solo una – «Fonti e studi di storia dell’azione cattolica» – prende il via. Con la presidenza di Alberto Monticone arriva al vertice di Ave Romolo Pietrobelli: egli farà sentire la drammatica riflessione sulla crisi del paese di Città dell’uomo di Lazzati e opere di plateale ascendenza montiniana come La mediazione culturale di Giorgio Tonini. Sarà un passaggio breve che prelude al riassorbimento delle attività editoriali dell’Azione cattolica in una Fondazione Apostolicam actuositatem dal 1994 con fini di servizio interno.

La moda della storia

È la storia delle istituzioni e delle dottrine che invece dà segni di rinnovamento. Quando, all’inizio degli anni Ottanta, la Storia ecumenica della Chiesa in tre volumi, espressione della storiografia di lingua tedesca, esce per Queriniana, Giuseppe Alberigo la presenta al pubblico italiano dicendo – nella sua ampia premessa – che «questa Storia ecumenica della Chiesa fa invecchiare qualitativamente il modo sin qui praticato di redigere le storie ecclesiastiche, che appaiono ad un tratto anguste, povere e settoriali». L’opera non avrà questo effetto – in Italia si continua a dire Chiesa, per indicare il cattolicesimo e si usano Vaticano, Santa Sede o papa come sinonimi – ma conferma l’attenzione che chi ieri pubblicava solo teologia ora riserva alla storia.

Spostamento d’asse che segna il destino della Marietti: durante la consulenza editoriale di Luciano Pacomio, entrano in scena nella proprietà l’armatore genovese Giancristoforo Savasta e nella direzione editoriale don Antonio Balletto, che di fatto assumono il controllo della casa. Nella crisi del marchio, i nuovi proprietari disdicono il secolare contratto di servizio con l’Istituto poligrafico piemontese Marietti e dal 1986 trasferiscono la sede dell’azienda sotto la Lanterna. Senza cambiar nome, c’è una nuova Marietti, che fa concorrenza a Paideia (alla quale strappa la collana di Alberigo nel 1988), a Studium alla quale una rete di storici legati a Pietro Scoppola fornisce manoscritti di prim’ordine, a Queriniana, che sfida sul terreno delle teologie dell’ebraismo e poi dell’islam, e anche a Morcelliana, un po’ più defilata per problemi di liquidità. La decisione di promuovere il Dizionario storico del movimento cattolico diretto da Giorgio Campanini e Francesco Traniello segna una affermazione e quasi la rivendicazione per questa nuova Marietti di un ruolo guida nella editoria colta del paese, specie nel settore storico106. Il progetto ballettiano fallirà nell’inizio del nuovo decennio: nel 1996 il marchio verrà di fatto acquisito da un gruppo industriale piemontese e della vecchia editrice ‘pontificia’ rimarrà una traccia sia in Piemme (spelling della sigla di Pietro Marietti), una casa editrice sempre più popolare attiva dal 1982 e acquisita dalla Mondadori nel 2003 per il settore ragazzi e la letteratura, sia in un più piccolo marchio di cultura (Marietti 1820), che fra il 1999 e il 2002 sposta prima la proprietà e poi la sede a Milano.

Anche Jaca Book dà spazio alla storia, ospitando la ricerca di Mircea Eliade, che insieme alle opere sulle religioni di Küng apparse per Rizzoli e all’opera omnia di Ramón Pannikar iniziata da Jaca e alle iniziative di EL107, danno il senso di una reazione all’analfabetismo di un paese il cui paesaggio spirituale si modifica senza sosta108.

Nel 1983 a Bari si tiene un convegno storico su Pio XII promosso da Andrea Riccardi, i cui atti – anziché andare da Studium o al Mulino, escono per i tipi di Laterza, che da quel momento aumenta l’attenzione per le tematiche del religioso, fino a pubblicare nella fortunata serie delle ‘prime lezioni’ anche quella sulla teologia109. Solo qualche anno prima la Storia d’Italia Einaudi aveva programmaticamente relegato la storia religiosa nel volume dei Documenti, giacché essa non doveva essere ‘tema’, se non quando e in quanto agitata da vicende più generali: vendicata da due chilometrici saggi di Giovanni Miccoli, che costituivano da soli un manuale sul cristianesimo e l’Italia, quella decisione sarebbe stata scossa da scelte che incrinavano rapidamente il sistema di horti conclusi che aveva connotato per anni editoria e libreria110.

In questo trend si collocano anche editori ‘cattolici’ nel senso antico del termine: Morcelliana con la «Biblioteca di storia contemporanea» diretta da Gabriele de Rosa raccoglie nel corso degli anni Ottanta i volumi di Francesco Malgeri sulla sinistra cristiana, di Andrea Riccardi sul partito romano, di Nicola Raponi su cattolicesimo liberale e modernità. Il Mulino che aveva abbandonato la collana di studi religiosi, torna su queste tematiche nella collana dei «Saggi», in serie legate alla collaborazione con istituzioni di ricerca (da Trento a Bologna a Bedonia), e non certo ultima assumendo la versione in italiano (una delle sette) della Storia del concilio Vaticano II diretta da Giuseppe Alberigo, apparsa in 5 volumi fra il 1995 e il 2001 e divenuta pretesto per i gruppuscoli polemici ostili al Vaticano II. Un altro editore capace di raccordi internazionali come Massimo distribuisce l’opera omnia di Jacques Maritain avviata a Fribourg nel 1982 e avvia un’opera complessa come il Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale curato da Battista Mondin (1989) – nato attorno alla sua edizione del Vaticano II in originale latino col testo a fronte in italiano che vale un milione di copie al 2003 quando Massimo chiude111.

Nel corso del primo decennio wojtyliano anche Città nuova (chiusa la passione per gli studi freudiani sostenuta al suo interno da Marta Olivetti Belardinelli) s’impegna, con Borla, nella traduzione italiana della Storia del cristianesimo di Charles Pietri, André Vauchez e Jean-Marie Mayeur edita in Francia da Fayard: quattordici volumi nei quali si rappresenta una nuova idea di presentazione e di ricerca su un cristianesimo globalizzato. Ed Einaudi accoglie nelle grandi opere iniziative di carattere storico-religioso di grande peso: dagli Annali della Storia d’Italia dedicati a Chiesa e potere politico alla grande Storia delle religioni di Giovanni Filoramo, dalla serie su Religioni e modernità al best seller di storia della devozione, Padre Pio di Sergio Luzzatto, che aprirà una nuova attenzione alla ricerca su questi problemi all’interno della garantita «Biblioteca storica».

Ultime oscillazioni

La concentrazione editoriale che segna il panorama italiano dal 1990, anno della scalata Fininvest alla Mondadori, in poi sfiora solo marginalmente la cultura religiosa, dove non ci sono processi di concentrazione simili a quelli messi in atto a Milano. Quasi contestualmente aumenta il peso delle Paoline (dal 1993 Edizioni San Paolo) che intorno alla metà degli anni Ottanta spostano il quartier generale della famiglia di don Alberione da Roma a Cinisello Balsamo. È il segno di un cambio di passo industriale e politico che non lascerà la famiglia di don Alberione esente dalle tensioni che connotano la nuova presidenza della Cei postconcordataria112. Alla nuova San Paolo fanno la loro comparsa dipendenti non paolini e si lavora su segmenti redditivi del mercato: i dizionari delle diverse aree della teologia, la Storia della chiesa di Augustin Fliche e Victor Martin, di cui viene costruita un’ampia serie di volumi di complemento, e opere di successo come l’intervista di Joseph Ratzinger apparsa col titolo Rapporto sulla fede alla vigilia del sinodo straordinario del 1985, che ribadirà la fedeltà della Chiesa wojtyliana al concilio, o la storia autorizzata di Comunione e liberazione di don Massimo Camisasca.

Tuttavia, in questa stagione, c’è un autore che si stacca da tutto e da tutti e le cui opere si moltiplicano all’infinito in raccolte e dissezioni, omeliari, collezioni, lettere pastorali: Carlo Maria Martini, filologo del Nuovo Testamento eletto alla sede di Milano il 29 dicembre 1979. Tutti gli editori italiani di qualche peso lo vogliono in catalogo, da Àncora113 a Edb, da San Paolo a Studium, da Gribaudi a Einaudi, da Queriniana a Vita e pensiero, da Mondadori a Rizzoli, da Piemme e oltre, fino a EL, le Edizioni Lavoro della CISL nate nel 1982. Anche questo è il segno di un quadro generale instabile sul piano dei risultati e degli abbinamenti autori-editori: Og [Augustine] Mandino, che con quasi quattro milioni di libri venduti di psicologia motivazionale è uno dei best seller mondiali, pubblica da Gribaudi, il più spirituale degli editori italiani. Mentre vari movimenti avevano creato nell’arco 1950-1970 le ‘proprie’ case editrici (Città Nuova, Cittadella, Ares, Jaca Book), quelli più recenti si appoggiano a realtà esistenti: come fa Sant’Egidio che apre presso Morcelliana la collana «Cieli aperti» sulle azioni sociali, «Uomini e religioni» per Mondadori e, per la produzione accademica, «Contemporanea» presso Guerini e Associati, oltre al solido rapporto di Andrea Riccardi con Laterza e la San Paolo.

Nell’ultimo decennio del secolo XX nasce anche qualcosa di nuovo: è il 1992 quando a Novara da Roberto Cicala e Carlo Robiglio – entrambi ventinovenni, l’uno con studi su Rebora, l’altro su Giorgio Ambrosoli – fondano Interlinea, editore di nicchia, ideologicamente classico e spoglio nella stampa e nella scelta dei titoli ‘necessari’: ora spirituali e poetici come quelli di Mario Luzi, che affida ai novaresi i versi di Parlate: «Ci sono modi diseguali di stare nella equalità del tempo, / nella stessa storia, avendone tormento»; ora avveniristici come il Dizionario antologico del pensiero di Antonio Rosmini su compact-disk.

L’imponderabilità del successo

Nel frattempo, il papato di Giovanni Paolo II interviene a modificare un quadro editoriale nel quale il papa – che è sempre stato una presenza redditizia per chi pubblica raccolte di encicliche, interviste, biografie pie, zibaldoni, raccolte di ‘un pensiero al giorno’ che sono innumerevoli, da Pio X in qua – diventa un soggetto attivo del mercato librario come titolare non più di una autorialità destinata gratuitamente a qualsiasi uso non indecente, ma di un copyright identico a quello secolare, di cui la Libreria editrice vaticana è l’agente114. Con due decreti del cardinale Angelo Sodano sono stati affidati all’editrice i diritti di Karol Wojtyla e i diritti di Joseph Ratzinger: sia gli atti di governo del papa, sia gli scritti privati o meno, anteriori o posteriori all’elezione devono essere acquistati dalla Lev, che ha potestà di far accordi o aste115.

Nell’editoria italiana che già aveva ben conosciuto il papa come autore, ma mai il papa come oggetto del mercato, si crea una competizione ristretta ai due maggiori marchi milanesi: prova ne sia che per Giovanni Paolo II l’intervista Varcare le soglie della speranza (1994), è edita da Mondadori; i meno palatabili Dono e mistero (1996) e gli struggenti versi di Trittico romano (2003) sono editi dalla Lev; Alzatevi, andiamo! (nel 2004) va ancora a Mondadori, mentre Rizzoli si aggiudica Memoria e identità (2005) e dopo il conclave il primo tomo della meditazione teologica sulla vita di Gesù (nel 2007) di Benedetto XVI ut privatus magister, avrebbe detto Sinibaldo Fieschi116.

Curiosamente, però, il libro del papa è arrivato nelle librerie italiane quasi contemporaneamente all’intervista di un noto giornalista televisivo a Mauro Pesce, importante studioso delle origini cristiane che, con Parole dimenticate di Gesù, apparso per i tipi della Fondazione Valla, aveva offerto, con grande riscontro di pubblico, un grande contributo all’analisi di ciò che accomuna le fonti che trasmettono un Gesù che parla. Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo, edito da Mondadori nel 2006, ripercorre in sostanza lo stesso filo di ricerca, ma il modo scandalisticamente accattivante con cui l’intervistatore presenta considerazioni comuni fra gli esegeti del Nuovo Testamento, le fa diventare segreti sconvolgenti per un pubblico ormai distante dalla primavera dell’esegesi di cui Paideia e Queriniana erano state le corifee. Attaccata dalla stampa cattolica («La Civiltà cattolica» pubblica a firma di padre Giuseppe De Rosa un articolo dal titolo Un attacco alla fede cristiana) e in san Pietro dall’autorevole voce dal padre cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, l’intervista a Pesce, conferma lo sfilacciamento di un mercato librario nel quale l’antico ritornello della ‘buona stampa’ che pesava le vendite sulla bilancia morale non vale più. Risposte sorprendentemente positive di pubblico arridono nei primi anni del secolo XXI alla più seria riflessione critica117, al pettegolezzo più squallido118, alla storia della religiosità119, alla dottrina120, alla polemica121, allo scoop122, alla trouvaille123.

Mentre l’editoria digitale inizia una conquista degli spazi d’informazione e di cultura prevedibilmente rapida124, il dinamismo che l’editoria religiosa aveva mostrato fra il 1820 e il 1855 sembra essersi spento alla fine della prima decade del secolo XXI: nonostante qualche importante scelta di cultura125, alla vivace sitografia della destra cattolica imbevuta di stereotipi anticonciliari, di nostalgie conservatrici, di pregiudizi anti-islamici e di propaganda islamofobica. Deposto il sogno di conquistare la cultura con la cultura e quello di parlarle126, perduta l’occasione di far crescere dimensioni e libertà delle imprese editoriali, lo specchio dell’Italia lo fornisce la pubblicità di un marchio che si ricollega direttamente alla più angusta editoria cattolica dell’Ottocento, ormai risucchiato in altra orbita: nel poster di lancio della nuova serie «Mysterica», fatta di occultismo paracristiano, un annuncio di travolgente autoironia: «Dan Brown era solo l’inizio. Piemme».

Note

1 R. Pertici, Chiesa e Stato in Italia. Dalla Grande Guerra al nuovo Concordato (1914-1984), Bologna 2009. Un quadro d’insieme in Storia dell’editoria cattolica in Italia, a cura di A. Zambarbieri, F. De Giorgi, L. Pazzaglia (in corso di stampa).

2 E. Fattorini, Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un papa, Torino 2007.

3 R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979.

4 Cfr. D. Menozzi, Cristianesimo e modernità, in Le religioni e il mondo moderno, I, Cristianesimo, a cura di G. Filoramo, D. Menozzi, Torino 2009.

5 P. Scoppola, La nuova cristianità perduta, Roma 20082.

6 M. Malpensa, A. Parola, Lazzati. Una sentinella nella notte (1909-1986), Bologna 2005.

7 Formiggini si suiciderà a Modena all’indomani delle leggi razziali; su di lui cfr. G. Montecchi, s.v. Formiggini, Angelo Fortunato, Istituto della Enciclopedia Italiana, XLIX, Roma 1997; per la produzione, E. Mattioli, A. Serra, Annali delle edizioni Formiggini (1908-1938), Modena 1980.

8 Fa eccezione Le religioni del mondo, che don Nicola Turchi pubblica da una libreria editrice come Coletti nel 1946.

9 Ma che comunque rimane a -17,7% rispetto al periodo prebellico, cfr. A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana, Milano 2004, p. 89.

10 Claudiana, fondata nel 1855, si trasferì a Firenze con l’Unità; nel 1960 è tornata a Torino; cfr. G. Solari, Produzione e circolazione del libro evangelico nell’Italia del secondo ottocento. La casa editrice Claudiana e i circuiti popolari della stampa religiosa, Roma 1997

11 I Salesiani aprono nel 1862: poi Società anonima internazionale per la diffusione (Said) della Buona stampa nel 1908, Sei nel 1911: pubblica la Storia d’Italia dello stesso don Giovanni Bosco, e poi la scolastica più poderosa. Cfr. F. Traniello, L’editoria cattolica tra libri e riviste, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997, p. 305.

12 L. Ceci, L’editoria cattolica nel postconcilio. Il caso della Queriniana, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», 30, 1996, 1, pp. 393-431.

13 F. Traniello, L’editoria cattolica, cit., p. 307; sul ruolo di Luigi Gui cfr. D. Gabusi, La svolta democratica nell’istruzione italiana. Luigi Gui e la politica scolastica del centro-sinistra (1962-1968), Brescia 2009.

14 Morcelliana. Catalogo storico 1925-2005, a cura di D. Gabusi, Brescia 2005, con un saggio di Massimo Marcocchi.

15 Ph. Chenaux, Paul VI et Maritain. Les rapports du “montinisme” et du “maritanisme”, Brescia 1994.

16 Cfr. la biografia della formazione del futuro Paolo VI nell’introduzione di L. Pazzaglia, a G. Montini - G.B. Montini. Affetti familiari spiritualità e politica. Carteggio 1900-1942, a cura di L. Pazzaglia, Brescia-Roma 2009.

17 R. Perin, Il nesso antiprotestantesimo-antisemitismo sotto Pio XI, in Pio XI - Keywords, a cura di A. Guasco, R. Perin, Münster 2010, pp. 147-162; Igino Giordani pubblica Crisi protestante e unità della Chiesa nel 1930, mentre Mario Bendiscioli lavorava alla questione del rapporto col nazismo, ripensato poi in seconda edizione in Germania religiosa nel Terzo Reich. Conflitti religiosi e culturali nella Germania nazista. Dalla testimonianza (1933-1945) alla storiografia (1946-1976), Brescia 19772.

18 1904-2004 Editrice La Scuola. Catalogo storico, Brescia 2004.

19 G. Antonazzi, Don Giuseppe De Luca uomo cristiano e prete (1898-1962), Brescia 1991.

20 L. Mangoni, In partibus infidelium. Don Giuseppe De Luca, il mondo cattolico e la cultura italiana del Novecento, Torino 1989; qualche aggiornamento bibliografico in M. Roncalli, Editrici dotte. Le edizioni di Storia e Letteratura di don Giuseppe De Luca, «Annali di storia dell’educazione», 16, 2009, pp. 179-198.

21 Denuncia la consapevolezza di un ‘fenomeno’ già E. Fermi, Le conversioni religiose degli intellettuali italiani nel Novecento, «Comunità», dicembre 1954, pp. 60-67 e febbraio 1955, pp. 60-65.

22 A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana, cit., p. 92.

23 B. Scaglia, La stagione montiniana. Figure e momenti, Roma 1993, pp. 130-145.

24 Sulle origini di Studium e la Fuci, cfr. R. Rossi, Studium e Ave. Per la formazione delle generazioni universitarie e l’educazione religioso-morale della gioventù, in Storia dell’editoria cattolica, cit.

25 F. Malgeri, L’editrice ave, espressione dell’impegno dell’aci per una editoria popolare cattolica in Italia. Linee interpretative e propositive di lavoro, in L’ave compie cinquant’anni. Per un’editoria cattolica popolare. 1935-1985, Roma 1987, pp. 120-138.

26 P. Andreoli, Appunti per una cronaca dell’editrice Ave, in L’ave compie cinquant’anni, cit., pp. 3-87; sul peso della tradizione salesiana del teatro cattolico che nel periodo fra le guerre assorbe i 2/3 degli spettatori italiani, cfr. S. Pivato, Clericalismo e laicismo nella cultura popolare italiana, Milano 19952, p. 150.

27 G. De Luca, F. Minelli, Carteggio, II, 1935-1939, a cura di M. Roncalli, Roma 2000, p. 411.

28 P. Vian, «Quest’occhio di amicizia che tu, Tardini e Ottaviani posate su di me». Don Giuseppe De Luca e la Curia Romana del suo tempo. I rapporti con Tardini, Montini e Ottaviani, in Don Giuseppe De Luca e la cultura italiana del Novecento, Atti del Convegno nel centenario della nascita (Roma 1998), a cura di P. Vian, Roma 2001, pp. 87-143.

29 G. De Luca, F. Minelli, Carteggio, III, 1940-1946, a cura di M. Roncalli, Roma 2001, p. 17, in cui si pubblica una lettera di Bompiani a De Luca nella quale l’editore chiede consiglio sull’eventualità di querelare «L’Osservatore romano» per diffamazione ai danni di Vittorini.

30 Dall’originaria serie chiamata con poco senso della variatio «Storia e letteratura», diretta da don De Luca e Alfredo Schiaffini, verranno nel 1946 la collana «Letture di pensiero e d’arte», poi nel 1947 «Sussidi eruditi», «Uomini e dottrine», «Temi e testi», collezioni tutte dirette da De Luca; nel 1950 sarà la volta della serie «Storia ed economia» (diretta da Bruno Rossi Ragazzi e poi da Gabriele De Rosa), nel 1951 «Note e discussioni erudite» (diretta da Augusto Campana), nel 1952 «Nuovo Mondo» (direttore Mario Cimnaghi), nel 1953 è la volta della «Biblioteca di studi americani» e poi della collana «Politica e storia» (diretta da Gabriele de Rosa); nel 1956 nacque la serie «Tweltfth Century Logic» (affidata a Lorenzo Minio Paluello); nel 1960 la collana «Quaderni di cultura francese» (diretta da Mario Praz e Marcello Spaziani). Dopo la morte di De Luca, nel 1966, inizia il «Thesaurus ecclesiarum Italiae» (a cura di Eugenio Massa) e nel 1969 il «Thesaurus ecclesiarium Italiane recentioris aevi», a cura di Gabriele De Rosa, e poi dal 1970 le edizioni dei carteggi di De Luca su cui cfr. M. Roncalli, Editrici dotte. Le edizioni di Storia e Letteratura, cit., p. 179.

31 Cfr. Don Giuseppe De Luca e la cultura italiana del Novecento, a cura di P. Vian, cit. Il primo volume dell’Archivio appare nel 1951, il secondo nel 1959, il terzo – postumo – nel 1962 sino al diciannovesimo uscito nel 2006.

32 G. De Luca, Introduzione, «Archivio italiano per la storia della pietà», 1, 1951, pp. XIV e XXXIV.

33 Così De Luca scrive a Giovanni XXIII, il 24 giugno 1959: «Debbo portare cioè, dal 1940, ogni anno, ogni giorno, le Edizioni di Storia Letteratura, in tutta la loro estensione: redazione, sovvenzioni, stampa, vendita libraria, biblioteca. Le quali edizioni mi costano poco più poco meno di 50 milioni l’anno, somma cospicua per un prete che non è altro che un prete, nemmeno è professore; somma di cui recupero una metà scarsa per via delle vendite, il resto tocca mendicarlo “a frusto a frusto”. Potrebbe la Santità Vostra – per dirla… papale papale – con un solo tratto di penna sollevare di sopra le mie spalle la ponderosissima croce, cancellandomene i debiti che trascino, mettendo qualcosa nelle mie bisacce per un buon tratto d’avvenire. [...] Fui io allora l’homo quidam della parabola, io scendevo da Gerusalemme a Gerico eccetera, eccetera, eccetera, non altrimenti che nel testo sacro, salvo la variante, che accanto a me semivivo non passarono se non sacerdoti e leviti, leviti e sacerdoti, di samaritani nemmeno l’ombra… Scherzo, beatissimo padre, ma non scherzo più se io dico continuando che ancora ne aspetto uno. [...] La amministrazione mia, per dissestata e “poetica” che possa essere e parere, è l’unica buona per me: sta di fatto che sono ancora, per essa e con la grazia di Dio, un povero, non ho due pietre una sull’altra, un palmo di terra al sole, un libretto in banca, e vivo a sessantuno anni sonati alla giornata; inoltre, la Santa Sede sin qui non ha dovuto pagare uno spicciolo a nessuno, mai, per conto e colpa del sottoscritto. [...].Certo, se la santità vostra mi mandasse un aiuto, congruo ai venti anni di lavoro, agli oltre duecento libri pubblicati, a quella ideale accademia che, nel silenzio più assoluto, fuor d’ogni vanità mi si è venuta a raccogliere intorno, dai più grandi e lontani maestri ai giovani più arditi e vicini, alle iniziative numerose e pesanti assai; certo, Beatissimo Padre, sarebbe per me un gran sollievo e una bella sorpresa in questi miei vecchi giorni…» cfr. Giuseppe De Luca, Loris Capovilla, Angelo Giuseppe Roncalli, Carteggio (1933-1962), a cura di M. Roncalli, Roma 2006, p. 92.

34 Catalogo storico della editrice Vita e Pensiero 1914-1994, a cura di M. Ferrari, Milano 1994.

35 F. Traniello, L’editoria cattolica tra libri e riviste, cit., pp. 316-317.

36 E. Bandolini, L’Istituto Pavoniano Artigianelli nel contesto dell’impegno sociale dei cattolici di Milano 1870-1943, Milano 1989.

37 Breve storia dell’Editrice Àncora. Catalogo storico 1934-2003, con un saggio di A. Comuzzi, Milano 2004.

38 É. Fouilloux, La collection «Sources chrétiennes». Éditer les Pères de l’Église au XXe siècle, Paris 1995; Id., Une Église en quête de liberté: la pensée catholique française entre modernisme et Vatican II (1914-1962), Paris 1998.

39 Cfr. E. Vittorini, «Il Politecnico», 1, 1945, 14-15.

40 L’Unione degli editori cattolici italiani riprende i suoi congressi dal 1953 e con «Libri d’oggi» sostituisce la precedente rivista «Il libro cattolico».

41 Sulla storia di Paoline e San Paolo cfr. V. Gambi, L’editore di Dio, a cura di A. De Simone, Cinisello Balsamo 2003, con una ampia bibliografia.

42 Di Bernanos uscirà nel 1959 Un uomo solo dalla Locusta e farà cinque edizioni in 18 anni.

43 Cfr. l’introduzione di Enrico Piceni, che ne fu traduttore di rango, in F. Mauriac, La Farisea, Milano 1997, pp. III-IX. Mauriac sarà onnipresente: era stato tradotto negli anni Trenta ne «I corvi»; lo si ritroverà nelle collane Mondadori, dal 1960 nei «Supersaggi Bur» (Adolescenza, nella traduzione di Anna Luisa Zazzo), poi Adelphi, Passigli, San Paolo, Lef, Morcelliana, Borla, Giuntina, Utet, Locusta e persino Einaudi, in quella prefazione a Poliakov che porrà nel 1955 il tema del silenzio di Pio XII. Le opere teatrali Asmodeo - Amarsi male - Il fuoco sulla terra, verranno tradotte nel 1989 da Luigi Castiglione per l’editore romano Logos nella «Biblioteca universale cristiana».

44 Cfr. la Nota critica di Giovanni Miccoli, in A.C. Jemolo, Chiesa e Stato negli ultimi cent’anni, Torino 1975.

45 Cronache sociali, 1947-1951, edizione anastatica integrale e introduzione, a cura di A. Melloni, Bologna 2007.

46 Non è un caso che nel catalogo de La Scuola si trovino poi in posizione di spicco Le città sono vive di Giorgio La Pira (1957), Maturità del laicato di Giuseppe Lazzati (1962), le Lettere dal deserto di Carlo Carretto e la Educazione del cuore di don Carlo Gnocchi, testi accomunati da un’intensità spirituale e capaci di comunicare qualcosa di più della banale esperienza dell’autore.

47 A. Riccardi, Il «partito romano». Politica italiana, Chiesa cattolica e Curia romana da Pio XII a Paolo VI, Brescia 2007.

48 Sulla storia delle Cinque lune, cfr. il sito www.archividc.it (14 dicembre 2010).

49 Dal 1951 al 1957 sull’attività di Vittorini in Bompiani, Mondadori ed Einaudi, cfr. G.C. Ferretti, L’editore Vittorini, Torino 1995. Alla fine degli anni Cinquanta nasce la collana «Universale Studium». Sul contesto cfr. G.C. Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Torino 2004.

50 Aldo Capitini a Rienzo Colla, Pisa, 7 maggio 1954, in Lettere a La Locusta, a cura di R. Colla, Vicenza 1992, p. 8.

51 Gli anni de “La Locusta” (1954-1986), a cura di A. Morello, Vicenza 1986.

52 Mazzolari a Colla, 8 novembre 1956, in Lettere a La Locusta, a cura di R. Colla, cit., pp. 162-163.

53 C. Bo, Un piccolo editore di grandi verità, in La Locusta e la cultura cattolica in Italia, a cura di N. Fabbretti, M. Isnenghi, V. Volpini, Vicenza 1987, pp. 47-51.

54 D. Saresella, David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963), Brescia 2008. Come tale nella serie «I quaderni del gallo» fermatasi al numero 1 e seguita nel 1954 dalla pubblicazione del capitale Discorso alla gioventù tedesca di Ernst Wiechert.

55 Per gli effetti su Ave della crisi del 1953 cfr. R. Rossi, Studium e Ave, cit.

56 Lettera di Colla a Kathy Canevaro, 31 agosto 1957, in P. Zanini, Il ruolo del gruppo de “Il gallo” nell’editoria cattolica del secondo dopoguerra, in Storia dell’editoria cattolica, cit., n. 61. In generale C. Guala, L. Severini, Dialogo, obbedienza “critica” e dissenso nel “Gallo”: momenti di una lunga presenza, in Intellettuali cattolici tra riformismo e dissenso, a cura di S. Ristuccia, Milano 1975, pp. 101-164.

57 Il Gallo teneva i rapporti con la tipografia di Rapallo presso la quale stampava l’editore vicentino, ma proprio in questo frangente venne smarrito a Rapallo il manoscritto del Pellegrino in terrasanta di don Divo Barsotti, in A. Zambarbieri, La Locusta. Origini e linee di una proposta editoriale, in Storia dell’editoria cattolica, cit.

58 N. Tranfaglia, Storia degli editori italiani. Dall’Unità alla fine degli anni Sessanta, Roma 2000, pp. 452-453 e p. 534.

59 Boringhieri che apre nel 1957 e mette in cantiere l’opera di Freud, Adelphi che con Luciano Foà pianifica Nietzsche, Armando, a lungo editore della pedagogia, e Il Saggiatore nato nel 1958 da Giacomo Debenedetti. Cfr. A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana, cit., p. 107, a cui rinvio ad indicem anche per Bollati, Carocci, Donzelli, Codignola e altri.

60 Per poi essere attaccata da un altro punto di vista, come per esempio da I. De La Potterie, R. Guardini, J. Ratzinger, G. Colombo, E. Bianchi, L’esegesi cristiana oggi, a cura di L. Pacomio, Casale Monferrato 1991, nella cornice del quale uno degli autori ricorda che nella visione di Vladimir Soloviev l’anticristo sarebbe stato un esegeta.

61 Sarà seguito dal Grande lessico dell’Antico Testamento diretto da Johannes Botterweck, Helmer Ringgren e Heinz-Joseph Fabry (in 10 volumi) e poi dal Dizionario esegetico del Nuovo Testamento diretto da Horst Balz e Gerhard Schneider (in 2 volumi).

62 La Zanichelli del dopoguerra, con Edmondo Piretti ed Ezio Della Monica, supera la morte del fondatore Federigo Enriques nel 1946; suo figlio Giovanni, un’esperienza in Olivetti, dirige la casa dal 1948 e avvia l’edizione dell’opera di Sturzo.

63 In realtà era stata Borla, tipografia attiva dal 1863, risvegliatasi nel 1951, dopo mezzo secolo d’inerzia, a fungere da editore italiano di Fulton J. Sheen, il vescovo telepredicatore americano (ma anche de La via crucis del povero di don primo Mazzolari).

64 Fino al 1983 l’attività di libreria prevale e riprende quella editoriale solo come editore di manuali degli scout Agesci dal 1983, poi nel 1984 col primo messale stampato a Hong Kong e nel 2004 per il Codice di diritto canonico commentato da Juan I. Arrieta.

65 Dal 1993 la casa prenderà il nome internazionale di Edizioni San Paolo.

66 Cfr. A. Melloni, Don Milani nella Firenze di La Pira, in Gli anni di Firenze, Roma-Bari 2009, pp. 205-225 e S. Tanzarella, Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le «Esperienze pastorali», Napoli 2007.

67 Claudiana 1855-2005. Catalogo storico, a cura di S. Tourn, C. Papini, Torino 2005.

68 Libreria Editrice Fiorentina Catalogo generale 1902-2004 (online).

69 Nata nel 1965 a Firenze, «Cultura», rivista e casa editrice che pubblica varie antologie di La Pira, raccoglie per prima le carte del processo a don Milani con Il dovere di non obbedire, Firenze 1965, matrice del più noto L’obbedienza non è più una virtù, della Lef, che creerà qualche screzio col priore. Altri saggi – da Che cos’è l’integralismo? (1964) di Pietro Scoppola al Libro bianco sulla tortura in Brasile (1970) – connotano la prima stagione di «Cultura», che tornerà sui banchi delle librerie negli anni Ottanta con studi e fonti lapiriane.

70 Borla pubblica dei cofanetti («La Spiga», «Il grappolo», «La corolla») che con tanto di medaglia su Roncalli come gadget aprono una stagione industriale nuova per la casa romana.

71 Si disintegra invece la «Biblioteca di scienze religiose», inaugurata nel 1957, che avrebbe dovuto raggiungere i 150 volumi. Chiuse però nel 1971, prima del volume 33, a causa di una compagine direttiva troppo eterogenea, che andava da Palazzini e Paolo Brezzu, da Del Noce a Bachelet.

72 A. Tessarolo, Le Edizioni Dehoniane di Bologna. Un difficile dialogo fra fede e cultura, in Editoria e università a Bologna tra Ottocento e Novecento, a cura di A. Berselli, Bologna 1991, pp. 273-303.

73 Poi sarà seguito da una serie di Enchiridia nel corso degli ultimi vent’anni del secolo che copriranno i dialoghi ecumenici, la dottrina sulla pace e vari altri temi.

74 Cfr. in questa stessa opera i saggi sulla Bibbia di Daniele Garrone, Paolo Bettiolo e Mario Cignoni.

75 L. Ceci, L’editoria cattolica nel postconcilio. Il caso della Queriniana, cit.

76 Ne darà prova nella R. Gibellini, La teologia del XX secolo, Brescia 1995.

77 «Concilium» porta alla casa Queriniana 3.800 abbonati nel 1965, 8.500 nel 1968, da sommare ai 10.250 abbonati a «Servizio della parola» del 1973.

78 Queriniana ha come proprio top seller del 1966 Esperienza redenta di Ladislaus Borus. Cfr. R. Gibellini, Il libro protagonista dell’informazione, in Chiesa italiana e informazione religiosa, Atti del Convegno di Rimini per il XXV de Il Regno su “Informazione religiosa e dinamiche ecclesiali in Italia” (Bologna 1980), Bologna 1981, pp. 292-298.

79 Cfr. fra i pochissimi materiali a disposizione, R. Gibellini, Il libro protagonista nell’informazione, in Chiesa italiana e informazione religiosa, cit., pp. 292-298 e G. Gaeta, P.C. Bori, Orientamenti della editoria cattolica nell’ultimo decennio, in Chiesa in Italia 1975-1978, Atti del Convegno promosso dalla “Associazione per lo sviluppo delle scienze religiose in Italia” (Bologna 1978), Brescia 1978, pp. 256-261.

80 Una descrizione succosa in Cooperativa Edizioni Jaca Book (a cura di), Autobiografia di un lavoro editoriale, Milano 1975, p. 5. Una ricostruzione sterilizzata, legata ai contrasti attorno a una serie di prese di posizione di Giussani su «Il sabato», in M. Camisasca, Comunione e Liberazione. Le origini (1954-1968), San Paolo 2001.

81 Per la traduzione di Chinua Achebe, cfr. G.C. Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Torino 2004, p. 169.

82 Cfr. Catalogo storico Jaca Book, s.d.

83 F. Traniello, Cultura cattolica e vita religiosa tra Ottocento e Novecento, Brescia 1991, pp. 89-116; R. Morghen, Il modernismo e la storia del cristianesimo di Ernesto Buonaiuti, in Ernesto Buonaiuti storico del cristianesimo: a trent’anni dalla morte, Roma 1978, pp. 8-41.

84 A. Melloni, Momigliano «in conflict». Un’indagine nell’Archivio Einaudi, 1952-1968, in Pagani e cristiani in dialogo. Tempi e limiti della cristianizzazione dell’Impero romano (IV-VI secolo d.C.), Atti del Convegno internazionale di studio (Bose 2008), a cura di P. Brown, R. Lizzi, Münster 2010, pp. 25-38.

85 Ora D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento e prospettive di storia ereticale italiana del Cinquecento, a cura di A. Prosperi, Torino 2009.

86 Don Giovanni Rossi fonda la Cittadella che traduce Wittgenstein, Gadamer e Eliade nella serie «Orizzonte filosofico» o i primi lavori di Zizola su papa Giovanni. Cfr. G. Turi, Cultura e poteri nell’Italia repubblicana, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di Id., cit., p. 411.

87 Di Emmanuel Mounier la Locusta aveva tradotto nel 1967 I silenzi di Pio XII.

88 P. Andreoli offre un catalogo storico della saggistica in L’ave compie cinquant’anni, cit., pp. 211-569.

89 G. Romanato, F. Molinari, Cultura cattolica in Italia ieri e oggi, Milano 1980, pp. 153-208 per la parabola posconciliare.

90 Le edizioni Vallecchi. Catalogo 1919-1947, a cura di L. Brogioni, Milano 2008. Cfr. G. Alberigo, L’officina bolognese, 1953-2003, Bologna 2003: la collana passò poi a Paideia, a Marietti e infine al Mulino.

91 N. Tranfaglia, Storia degli editori italiani, cit., p. 123.

92 Dati di F. Targhetta, in TESEO. Tipografi ed editori scolastico-educativi dell’Ottocento, Milano 2003, pp. 399-402.

93 F. Malgeri, De Luca e i politici, in Don Giuseppe De Luca e la cultura italiana, cit., pp. 379-396.

94 Cfr. l’introduzione di A.G. Roncalli-Giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima. Soliloqui, note e diari spirituali, edizione critica e annotazione a cura di A. Melloni, Bologna 2003.

95 M. Roncalli, Editrici dotte. Le edizioni di Storia e Letteratura, in Storia dell’editoria cattolica, cit.

96 C. Cavalleri, Editoriali. Con la storia dei primi cinquant’anni di “Studi cattolici”, Milano 2006.

97 Nel sito ares.mi.it le recensioni uscite nel settembre 2009 dopo una citazione dell’allora presidente del Consiglio.

98 G.M. Zamagni, La teologia delle religioni di Hans Kung. Dalla salvezza dei non cristiani all’etica mondiale (1964-1990), Bologna 2005.

99 I Vangeli, a cura di G. Barbaglio, R. Fabris e B. Maggioni, Assisi 1975.

100 Nel 1977 le principali collane sono dirette da Juan Arias, Ettore Masina, Rinaldo Fabris, Giuseppe Barbaglio, Carlo Molari, Michel Quoist, Lucio Pinkus.

101 Gribaudi pubblicherà per primo l’ufficio divino di Bose, con una traduzione che già allora si scostava da quella proposta da Marietti ne Il Salterio Corale e curata da Paolino Beltrame Quattrocchi. Tentativi come quello di padre Turoldo, che associa una versione metrica dei salmi a musiche popolari o più tardi quella del salterio di Ambrogio Spreafico per la comunità di Sant’Egidio rimarranno confinati a pubblici di nicchia, almeno fino all’uscita del salterio di Bose per Mondadori nel 2001.

102 Cfr. P.C. Bori, G. Bonola, Orientamenti dell’editoria cattolica nell’ultimo decennio, cit., pp. 256-261.

103 Cfr. il volume Chiesa italiana e informazione religiosa, cit.

104 L. Tosi, Terzo mondo, in La Nazione Cattolica. Chiesa e società in Italia dal 1958 a oggi, a cura di M. Impagliazzo, Milano 2004, pp. 481-518.

105 Cfr. M. Mattioni, Cronologia, in Catalogo storico, cit., pp. LXIII-LXXI; M. Malpensa, A. Parola, Lazzati. Una sentinella nella notte, cit., pp. 722-723; L. Pazzaglia, L’idea di Università Cattolica nell’impegno culturale di Giuseppe Lazzati, in Fede e cultura in Giuseppe Lazzati, a cura di L.F. Pizzolato, Milano, 2007.

106 Per la fortuna degli autori cfr. ad indicem, Storia dell’editoria cattolica, cit.

107 EL, di cui infra, pubblica la Storia dell’Egitto contemporaneo del 1995 di Massimo Campanini o la ricerca di Angelo Negrini Una questione di chiesa. Problemi religiosi e pastorali dell’emigrazione italiana in Germania (del 2001) che nelle vie specializzate di Claudiana per il protestantesimo e di Giuntina per l’ebraismo si fanno apprezzare. All’inizio del secolo XXI, Morcelliana prosegue la serie di fonti sulla teologia ebraica curata da Paolo De Benedetti, nella quale lo stesso studioso si inserisce fra le voci selezionate dalla conduttrice radiofonica della rubrica «Uomini e profeti» che la casa accoglie in questa collana.

108 Su di lui cfr. G. Vacchelli, Per un’alleanza delle religioni. La Bibbia tra Panikkar e la radice ebraica, Sotto il Monte 2010.

109 Cfr. Le edizioni Laterza. Catalogo storico 1901-2000, Roma-Bari 2001.

110 «Il libro religioso era stato per molto tempo oggetto di attenzione solo nei circuiti confessionali ed era stato pubblicato perciò quasi esclusivamente da case editrici cattoliche; ma quando i temi religiosi fanno notizia anche l’editoria laica mostra un interesse crescente ai temi religiosi: i libri su temi religiosi si vendono come gli altri e più degli altri». Cfr. P. Scoppola, La «nuova cristianità» perduta, Roma 1985, p. 125.

111 Gribaudi nel 1993 aveva ceduto il suo marchio a Cesare Crespi di Mescat, che sopravvive alla chiusura di Massimo come distributore.

112 Sulle manovre sui paolini, cfr. M. Damilano, Il partito di Dio. La nuova galassia dei cattolici italiani, Torino 2006.

113 Dopo la risanante gestione di padre Medici, Àncora gestisce la libreria e la congregazione pavoniana esce dalla casa editrice, che pubblica il Dizionario teologico della vita consacrata nel 1994 e il Codice di diritto canonico commentato nel 2001. Dal 2003 entra nell’orbita distributiva Rcs.

114 Per Ratzinger cfr. il decreto del 31 maggio 2005 del cardinale Angelo Sodano, in vatican.va, nella sezione dei documenti della Segreteria di Stato, che ripete quello relativo agli scritti di Wojtyla. O. Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa - L’Apocalisse, Milano 2004, pp. 118-119 ricorda il conflitto che la oppose a suo tempo a Wojtyla, colpevole di aver pubblicato la sua Lettera a un bambino mai nato nel settimanale diocesano senza autorizzazione.

115 Nel 2005 sono convenuti in una riunione a Roma i numerosi editori di Joseph Ratzinger, che hanno rinegoziato i diritti concordati a suo tempo con l’autore.

116 Sulla discussione in Germania cfr. “Jesus von Nazareth” kontrovers. Rückfragen an Joseph Ratzinger, contributi di Karl Lehmann, Christoph Schönborn, Adolf Holl, Klaus Berger, Karl-Heinz Ohlig, Albert Franz, Paul Weß, Michael Plattig, Manfred Gerwing, Hermann Häring, Hans Küng, Hans Albert, Horst Jürgen Helle, Ernst Axel Knauf, Münster 2007.

117 Ad esempio il già citato lavoro di Pesce e altri titoli della Fondazione Lorenzo Valla (nel sito catalogostorico.fondazionemondadori.it) pubblica fonti in lingua e traduzioni a fronte di raro pregio, oppure alcuni volumi della serie «I Millenni» Einaudi che, come già aveva fatto Utet dagli anni Sessanta, pubblica grandi raccolte di fonti per autore o per tipologia.

118 Ad esempio J.O. Köhler, Il libro che il Vaticano non ti farebbe mai leggere, Roma 2009.

119 Come nel citato caso del Padre Pio di Sergio Luzzatto.

120 Cfr. il successo di V. Mancuso, L’anima e il suo destino, Milano 2007

121 Ad esempio l’opera di conversione di M.C. Allam, Grazie Gesù. La mia conversione dall’Islam al cattolicesimo, Milano 2008.

122 Su questo genere cfr. G. Nuzzi, Vaticano spa, Milano 2009.

123 Fu presentato così il volume apparso per Morcelliana Etica, religione e stato liberale, che offriva al lettore italiano, all’indomani dell’elezione di Benedetto XVI il dialogo del 2004 fra Jürgen Habermas e Joseph Ratzinger tenuto alla Katholische Akademie Bayern.

124 R. Cesana, Editori e librai nell’era digitale. Dalla distribuzione tradizionale al commercio elettronico, Milano 20072.

125 Nei primi anni del pontificato di Benedetto XVI la Lev, dotata di risorse dalla sua nuova funzione, ha messo gratuitamente online antiche collezioni come quella dei documenti sulla Seconda guerra mondiale, l’intera serie degli Acta Apostolicæ Sedis e quasi per intero il magistero degli ultimi sette pontificati.

126 S. Pivato, Strumenti dell’egemonia cattolica, in Fare gli italiani. Scuola e cultura contemporanea, II, Una società di massa, a cura di S. Soldani, G. Turi, Bologna 1993, pp. 361-383.

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