L'archeologia delle pratiche funerarie. Mondo greco

Il Mondo dell'Archeologia (2002)

L'archeologia delle pratiche funerarie. Mondo greco

Giulia Rocco

Le aree, le sepolture, i corredi e i riti

Dati archeologici e fonti letterarie permettono di ricostruire nelle linee generali lo svolgimento del rito funebre nel mondo greco. La preparazione al funerale era riservata alle donne della famiglia, che lavavano e vestivano il defunto per l'esposizione (prothesis) e il compianto; questa cerimonia si svolgeva generalmente in privato, con il corpo disteso su una kline o su un letto ricoperto di tappeti, ma in alcune occasioni poteva essere pubblica. La bocca del defunto durante la cerimonia era coperta da una benda, talvolta di foglia d'oro, che riproduceva la forma delle labbra come quella da Camiro ed Exochi. Fuori della casa colpita da un lutto veniva posto un vaso pieno d'acqua per la purificazione dei convenuti e successivamente dell'abitazione e dei familiari. Seguivano il trasporto alla tomba (ekphorà), il rito funebre, con la cremazione o l'inumazione del corpo, e offerte di cibo (frutta, uova, piccoli animali) e libagioni. Il corredo tombale era composto da oggetti cari al defunto oppure deposti come offerte; nelle varie epoche sono attestati manufatti con specifica valenza funeraria, magica o rituale (chiodi, astragali, sonagli, melagrane), vasi destinati a contenere unguenti, figurine di piangenti, monete come obolo a Caronte.Al rientro a casa si svolgeva un piccolo banchetto (perideipnon) e la purificazione dal lutto. Cerimonie commemorative avevano luogo alcuni giorni dopo la sepoltura e annualmente nella ricorrenza, quando si offrivano ghirlande, cibo e libagioni sulla tomba. Apposite leggi, soprattutto a partire dall'età arcaica e classica, provvidero a regolamentare lo svolgimento dei funerali, impedendo che diventassero una manifestazione eccessiva di lusso. Differenziazioni in base al sesso, all'età e alla classe sociale si evidenziano non solo nella composizione e nella ricchezza dei corredi, ma anche nelle tipologie delle sepolture e nella esclusività di uso di alcune aree delle necropoli, come avviene per quasi tutto il mondo greco, dove spesso ai neonati e ai bambini sono riservati spazi appositi; i membri delle classi più umili venivano sepolti in semplici fosse, così come gli schiavi, che erano considerati degni di particolari onori funebri soltanto se caduti in guerra. Le norme etiche greche sottolineano l'importanza del diritto alla sepoltura e il venirne esclusi equivaleva all'annullamento della memoria e della dignità della persona. Il rispetto per i defunti ha imposto generalmente l'inviolabilità delle tombe anche nei secoli successivi, regola infranta solo in occasioni eccezionali, politiche (distruzione delle tombe degli Alcmeonidi ad Atene nel VI sec. a.C.) oppure religiose (purificazioni ateniesi di Delo tra il 540-528 e nel 426 a.C., trasferimento ad Atene delle spoglie di Teseo ad opera di Cimone). Tombe più antiche erano fatte spesso oggetto di culto eroico, con offerte e sacrifici. Cenotafi sostituivano la tomba quando non si aveva la possibilità di recuperare il corpo, simbolicamente rappresentato da una figura di terracotta, una pietra o una maschera deposta al suo interno (cenotafio di Nikokreon a Salamina di Cipro 311/310 a.C.). I riti funerari, i corredi e i tipi di sepolture variano notevolmente a seconda delle epoche e degli ambiti regionali.

Il protogeometrico

Il passaggio dal Submiceneo al Protogeometrico segna una profonda trasformazione nelle pratiche funerarie: dopo l'abbandono generalizzato delle sepolture multiple, viene introdotto il rito crematorio accanto a quello, fino ad allora prevalente, dell'inumazione. Non vi è una distinzione precisa tra aree di necropoli e abitato, in quanto sono attestati casi di sepolture di adulti nelle immediate vicinanze di strutture abitative, pratica comune anche per gli infanti e i bambini, talvolta inumati al di sotto dei pavimenti delle case e deposti in anfore o pithoi (enchytrismòs). Le sepolture sono raggruppate in base ai legami familiari; ai bambini sono comunque riservati nella necropoli spazi distinti da quelli in cui trovavano posto gli adulti. Più complesso per quest'epoca è lo studio dell'organizzazione delle necropoli in base alla strutturazione sociale della popolazione. Nella scelta dei siti cimiteriali vi è talvolta, come ad Atene e a Creta, una continuità d'uso di necropoli submicenee. Le sepolture sono organizzate in necropoli e all'interno di esse in piccoli appezzamenti, utilizzati contemporaneamente, con una durata che copre moltissime generazioni, oppure in aree circoscritte, in uso per poche generazioni prima del loro abbandono, come testimoniano rispettivamente il sepolcreto del Ceramico e quello dell'Agorà di Atene. Un esempio di cimitero riservato ai membri della stessa famiglia o genos è probabilmente offerto da quello di Toumba a Lefkandì. Ad Atene tombe di epoca protogeometrica sono state localizzate nel Ceramico, sul viale Vasilissis Sophias, nei pressi della collina delle Muse, dell'Odeion e nell'Agorà, queste ultime testimoni della transizione dal Protogeometrico al Geometrico, tutte in relazione agli insediamenti abitativi di quelle aree. Le principali necropoli dell'Attica sono quelle di Nea Ionia, Eleusi, Maratona, Anavyssos, Merenda, Menidi ed Egina. Non molto consistenti sono i rinvenimenti in Tessaglia (Marmariani), Macedonia, Beozia (Rhitsona, Tebe) e Focide (Delfi), nelle Cicladi settentrionali e meridionali, se si eccettuano quelli di Andros (Zagora), Paro (Koukounaries), dove le sepolture sono generalmente situate al di fuori dell'abitato, e Skyros; più significativi quelli di Asine in Argolide, Tirinto, Micene, delle isole del Dodecanneso, in particolare Coo e soprattutto di Lefkandì in Eubea. A Creta (Fortetsa) vi è una continuità d'uso delle tholoi minoiche durante il submiceneo e successivamente in epoca protogeometrica e geometrica. La cremazione per gli adulti è attestata principalmente in Attica, Eubea, Beozia, Rodi. Il rito avveniva nei pressi della fossa scavata e rivestita con lastre di pietra per accogliere i resti del defunto e della pira; le ossa erano raccolte separatamente in un'anfora, generalmente del tipo con anse impostate sul collo per gli uomini, sulla spalla o sul corpo del vaso per le donne, chiusa da una ciotola o da una lastra di pietra e deposta in una cavità scavata sul fondo della trincea che veniva riempita con i resti carbonizzati della pira e di terra. Un piccolo tumulo e, dal tardo Protogeometrico, una lastra di pietra infissa nel terreno con un vaso (un'anfora per le donne, un cratere per gli uomini) segnalavano la presenza della tomba ed erano forse destinati ad accogliere le libagioni. Sono attestate alcune inumazioni di adulti (Ceramico, Agorà), ma possono considerarsi casi di attardamento nella tradizione submicenea.A Creta, dove a Cnosso e Afrati è testimoniata anche la pratica inumatoria in tombe a camera, le ceneri, oltre che in un'anfora o cratere, erano raccolte spesso in un pithos decorato. In molte regioni continua la pratica dell'inumazione, con il defunto deposto supino in tombe a cista (Tessaglia, Argolide, Cicladi, Coo) o in fosse in posizione rannicchiata (Corinto). Nel Nord, in particolare in Macedonia (Marmariani, Homolion, Verghina), sono attestate inumazioni multiple in tombe a tholos o a camera scavate nella roccia, cui si affiancano, per influsso dei riti diffusi nelle regioni meridionali, tombe a cista. Un rituale funerario particolare, che richiama la tradizione omerica, è attestato a Lefkandì (Toumba), dove la cremazione di un guerriero e quella di una donna, associate a quattro cavalli sacrificati e a un ricco corredo databile intorno al 1000 a.C., vennero segnalate da una struttura rettangolare absidata, circondata da un porticato ligneo, interpretata come un heroon. Vi è una certa uniformità nella composizione dei corredi, composti principalmente da ceramiche (anfore, crateri, oinochoai, skyphoi su alto piede, lekythoi, kalathoi, pissidi, ecc.), fibule e oggetti di ornamento personale, a cui si aggiungono le armi in quelli maschili, secondo un uso non documentato nel periodo submiceneo. Nelle inumazioni infantili prevalgono oggetti miniaturistici e figure di terracotta. Questa situazione si modifica verso il 925 a.C. con l'aumento della quantità e della qualità degli oggetti.

Il geometrico

Il passaggio al Geometrico segna una profonda trasformazione della società, che trova espressione nell'incremento del numero e della ricchezza delle sepolture: i commerci marittimi nell'Egeo e con il Vicino Oriente e lo sviluppo delle città che intraprendono iniziative commerciali e coloniali si riflettono sensibilmente nell'organizzazione delle necropoli e nelle composizioni dei corredi, che testimoniano una maggiore differenziazione sociale degli individui, fenomeno evidente soprattutto dopo la metà dell'VIII sec. a.C. Si ha una continuità d'uso delle aree sepolcrali di epoca protogeometrica, accanto ad altre di nuova formazione, con una più precisa separazione degli appezzamenti funerari di determinati gruppi familiari, talvolta recintati con pietre. È dibattuta la questione se già nel corso dell'VIII sec. a.C. si possa parlare di una netta divisione dello spazio dei vivi da quello dei morti, con la conseguente cessazione delle sepolture all'interno dei limiti degli abitati e il trasferimento delle necropoli, fenomeno assai più complesso e che trova una precisa definizione solo in età arcaica. Tra i casi di sepolture di adulti in aree abitative si ricordano quella tardogeometrica posta sotto la Casa Sacra di Eleusi (oggetto di un culto che si protrae fino in epoca arcaica) e quelle del X-IX sec. a.C. nel sito di Mitropolis a Nasso. Nelle varie regioni della Grecia si continuano durante il primo e il medio Geometrico le pratiche funerarie in uso a partire dal Protogeometrico. Per il primo e medio Geometrico in Attica e ad Atene nei cimiteri del Ceramico (cimitero meridionale e settentrionale), dell'Agorà (pendici dell'Areopago e Kolonòs Agoraios) e di Anavyssos vi sono appezzamenti differenziati con sepolture di tre o quattro individui adulti appartenenti allo stesso gruppo familiare che coprono un arco di due o tre generazioni. In epoca mediogeometrica tombe particolarmente ricche sono presenti ad Eleusi e Anavyssos. All'interno della fossa una lastra divide talvolta lo spazio destinato all'urna e quello per le offerte; i corredi sono composti principalmente da ceramiche, accanto alle quali si fa più consistente nelle sepolture femminili la presenza di monili (bracciali, collane, orecchini) di ferro, bronzo, elettro, amuleti di faïence e lamine d'oro decorate a matrice a partire dal medio Geometrico, forse pertinenti a diademi o cassettine; ceramiche non tornite compaiono esclusivamente nelle sepolture femminili e di bambini (questi ultimi inumati in tombe a fossa o enchytrismòs), insieme a oggetti miniaturistici (figure umane, di animali, stivali deposti come augurio per il viaggio nell'oltretomba e carrettini-giocattolo). Le tombe di guerrieri dell'Areopago, dell'Agorà e del Ceramico testimoniano il rituale di piegare la spada per renderla inutilizzabile e la presenza, insieme alle punte di lancia, di spiedi, morsi equini e pissidi con il coperchio decorato da cavallini plastici, sottolinea lo status aristocratico del defunto. Una funzione ugualmente distintiva avevano il modellino, forse di arnia o di granaio, e i sigilli d'avorio pertinenti al corredo della tomba femminile dell'Areopago (850 a.C.) che, insieme a orecchini decorati a granulazione, monili in faïence e un numero consistente di ceramiche dipinte, denotavano il rango sociale della defunta. Dalla fine del IX sec. a.C. in Attica ricompare l'inumazione accanto alla cremazione, nelle stesse necropoli e in altre di recente formazione, come quelle di Odos Peiraios, Thorikos, Cinosarge e successivamente di Kallithea, in cui prevale il nuovo rito ed è concentrata una ricchezza maggiore dei corredi ("tomba di Iside" ad Eleusi), rispetto a quelle coeve del medio Geometrico di Atene. Nel corso del IX e dell'VIII sec. a.C. i vasi utilizzati come segnacolo funerario aumentano di dimensione, fino ad assumere forme monumentali intorno al 770/760 (cratere di New York, anfora 804 e crateri del Maestro del Dipylon e della sua bottega) e sono parzialmente inseriti in fosse quadrangolari scavate sopra la sepoltura. A partire dall'800 a.C. si generalizzano sulle tombe i tumuli di terra di varie dimensioni e i terrapieni rettangolari, sostenuti da muri in mattoni crudi su cui, in alternativa ai vasi, stele di legno e blocchi di pietra dovevano fungere da segnacolo. Il numero delle deposizioni per ciascun appezzamento aumenta notevolmente nel corso del tardo Geometrico, testimoniando l'incremento della popolazione; nelle aree riservate alla sepoltura dei membri di una stessa famiglia trovano posto ora anche le inumazioni di bambini. I corredi indicano nel corso dell'VIII sec. a.C. una sempre maggiore differenziazione nella ricchezza e l'esistenza di necropoli ricche e di altre più povere (Falero). In Attica l'inumazione diviene la pratica prevalente (ad eccezione di quanto avviene nelle necropoli di Anavyssos e Trachones in cui si continua il rito crematorio). I defunti sono sepolti in posizione supina, in fosse rivestite di lastre di pietra e chiuse con lastre dello stesso materiale o legno, con il corredo disposto intorno alle gambe o all'altezza dei piedi; le fosse sono coperte con pietre o con un piccolo tumulo, spesso costituito dai resti di offerte, ceramiche e oggetti miniaturistici (vasi, statuette) che venivano bruciati e raccolti sulla tomba. La pratica della cremazione nel tardo Geometrico è attestata in casi particolari, per singoli individui, maschi e di ceto aristocratico, o in determinati gruppi gentilizi come elemento distintivo: in questi casi all'anfora in ceramica si sostituisce un cratere o un lebete di bronzo con relativo coperchio come contenitore per le ceneri. Il corredo è composto da ceramiche, armi per gli uomini, gioielli per le donne. Nel Peloponneso, in Messenia, Argolide e a Corinto si continua la pratica inumatoria per gli adulti (in tombe a cista o pithoi in posizione rannicchiata) ed è praticato il riutilizzo di tombe precedenti, il cui corredo è accuratamente raccolto accanto alla nuova deposizione o sopra il coperchio della cista (in molti casi è possibile ipotizzare si tratti di sepolture precedenti pertinenti a membri della stessa famiglia). A Corinto è comune l'inumazione in sarcofagi scavati nel banco roccioso o in ciste costituite da lastre accuratamente connesse tra loro; dal medio Geometrico sono deposte hydriai accanto alla tomba per le libagioni. In Argolide la ricchezza delle tombe è segnalata soprattutto dalla presenza di oggetti di ferro, in particolare spiedi e alari in forma di nave da guerra (secondo una pratica attestata solo a Creta e a Cipro), oltre che di armi in bronzo, come la panoplia restituita dalla tomba 45 di Argo; le ceramiche di maggior pregio sembrano essere realizzate a imitazione di quelle attiche, appositamente per una destinazione funeraria. In Eubea, dopo il declino di Lefkandì, il sito di Eretria all'inizio dell'VIII sec. a.C. eredita la pratica crematoria, in trincee scavate nel terreno, comprensiva delle offerte e dell'intero corredo i cui resti sono deposti nella tomba (necropoli vicino al mare); nel cimitero della porta occidentale, invece, solo le ossa dei defunti cremati vengono raccolte in stoffe e deposte in lebeti, e l'area di sepoltura è delimitata da un circolo di pietre, secondo un uso analogo a quello di Atene, destinato a onorare guerrieri oppure membri di un genos nobiliare, e attestato anche a Pithecusa. In Focide e Beozia (Orchomenos, Medeon) sono praticate l'inumazione e la cremazione in tombe scavate nella roccia. Nelle Cicladi settentrionali è praticata l'inumazione in ciste, in quelle meridionali la cremazione; un'eccezione alla consuetudine di sepolture singole è costituita dalle cremazioni plurime in tumuli circondati da circoli di pietre a Nasso (Tsikalario) e Donoussa. Le sepolture e i corredi di epoca geometrica ed orientalizzante di Delo sono invece decontestualizzati, essendo stati trasferiti a Rheneia in occasione delle purificazioni dell'isola operate dagli Ateniesi tra il 540-528 e nel 426 a.C. A Rodi (Camiro ed Exochi) si continua la cremazione, in genere direttamente nella fossa destinata alla sepoltura, accompagnata da un corredo composto da terracotte figurate, monili, lamine auree e ceramiche di produzione locale e ad imitazione di quelle levantine. A Creta coesistono la cremazione e la deposizione in tombe a camera, tumuli o camere a cielo aperto costruite in pietra, in uso per più generazioni, come mostra l'esempio della tomba di Kaniale Tekke, con oreficerie e corredi che vanno dall'820 al 680 a.C. Lungo le coste dell'Asia Minore prevale l'inumazione, così come in area anatolica e in particolare in Frigia (Gordion), dove sono diffuse tombe a tumulo con la camera sepolcrale costruita in legno; i corredi sono composti da vasellame bronzeo (lebeti, phialai), ceramiche, mobilio in legno intarsiato; ne sono tuttavia escluse le oreficerie. In Italia le necropoli di Pithecusa (San Montano) e Cuma, relative ai primi insediamenti euboici, attestano la pratica dell'inumazione per bambini ed adulti accanto alla cremazione. Il corpo è cremato insieme alle offerte e i resti sono ricoperti da un tumulo; a Cuma le ceneri sono raccolte in vasi di bronzo collocati in tombe a cista. I corredi sono composti da ceramiche euboiche, rodie, di produzione locale e oggetti di provenienza vicino-orientale (con sigilli del Lyre-Player Group e amuleti nei corredi dei bambini). Le raffigurazioni vascolari della prothesis, dell'ekphorà del defunto sul carro seguito da donne e uomini armati sono diffuse nella produzione del tardo Geometrico attico e costituiscono un'istruttiva illustrazione delle pratiche funerarie precedenti la sepoltura. Le descrizioni dei funerali riservati agli eroi e ai re nell'Iliade e nell'Odissea costituiscono un insieme stratificato di tradizioni di epoche diverse, a partire da quella micenea, per le quali non è agevole trovare un preciso riscontro archeologico. Alcuni aspetti del rito omerico sembrano attestati a partire dal X sec. a.C. (Lefkandì) e poi soprattutto nel corso dell'VIII sec. a.C., come testimoniano le pratiche funebri particolari (cremazione e raccolta delle ceneri in stoffe entro recipienti di bronzo, deposizione dell'oinochoe utilizzata per spegnere la pira, seppellimento con armi e cavalli, realizzazione di tumuli monumentali) ad Atene, Eretria e Pithecusa e soprattutto a Salamina di Cipro (fine dell'VIII sec. a.C.) e destinate a defunti di rango, come ulteriore distinzione del loro status sociale e delle loro qualità di guerrieri. L'heroon di Lefkandì (Toumba) e quello sulle cremazioni del cimitero della porta occidentale di Eretria indicano il perdurare di memorie legate a personaggi particolarmente rappresentativi onorati con quel rituale.

L'età orientalizzante e arcaica

Con l'Orientalizzante e successivamente in età arcaica si verifica una profonda trasformazione della società, che si riflette nelle pratiche funerarie: le tombe sono caratterizzate da un generale impoverimento dei corredi e la distinzione di rango è data dalle offerte deposte all'esterno e dal segnacolo funerario collocato sulla tomba. In Attica, in epoca orientalizzante, le necropoli di maggiori dimensioni si trasferiscono da Atene verso la costa e la pianura dell'entroterra (Vari, Anavyssos, Vourva, Falero, Velanideza); molte di esse rimangono in uso nel corso del VI sec. a.C., con sepolture monumentali riferibili ad individui delle classi sociali più elevate, mentre si riducono numericamente le sepolture delle necropoli di Cinosarge, dell'Olympieion e del Ceramico. Vi è la tendenza ad abbandonare le necropoli all'interno dell'area dell'insediamento, in uso fin dall'età submicenea e a recintare le nuove, per sottolineare ulteriormente la distinzione dello spazio dei vivi da quello dei defunti; scompaiono progressivamente le sepolture dall'Agorà, che diventa spazio pubblico. Il Ceramico presenta un'organizzazione più ordinata delle tombe, non raggruppate solo in base ai legami familiari, ma orientate secondo gli assi delle strade che lo attraversano. I bambini, reinseriti nelle necropoli degli adulti nel corso del tardo Geometrico, ora appaiono nuovamente sepolti in cimiteri o appezzamenti distinti (testimoniati a Eleusi, Anavyssos, Thorikos, Falero) secondo una pratica che continuerà sino alla fine del VI sec. a.C., oppure nei pressi delle abitazioni. La cremazione e l'inumazione sono entrambe attestate. La cremazione avviene ora direttamente in una fossa su cui è deposto il letto funebre con il corpo e le offerte, procedimento che porta alla scomparsa delle anfore per le ceneri (sepoltura a ustrino). La fossa era fornita di fori per la ventilazione che, insieme all'utilizzo di legni resinosi, avevano lo scopo di favorire una combustione completa dei resti. Gli infanti sono generalmente sepolti a enchytrismòs, i bambini più grandi cremati; singolare è la deposizione di un bambino nell'anfora protoattica di dimensioni monumentali del Pittore di Polifemo da Eleusi. Verso la fine dell'VIII sec. a.C. i corredi non sono più collocati all'interno della tomba: cominciano infatti ad essere utilizzate trincee (Opferrinnen), lunghe fino a 12 m, delimitate da mattoni crudi nelle quali venivano bruciate le offerte, collocate su tavole, in sostituzione del corredo; questo rituale si generalizza nel VII sec. a.C., associato a tombe monumentali a denotare la ricchezza del defunto. Le offerte sono talvolta deposte in fosse accanto alla tomba o sopra di essa (Opferplatz), cremate separatamente e ricoperte di terra, una pratica che diverrà prevalente nel VI sec. a.C. in sostituzione delle trincee di offerta. Con l'Orientalizzante si accrescono le dimensioni dei tumuli in terra, rivestiti di argilla e stucco e talvolta utilizzati per più generazioni. Oltre ai tumuli circolari, dall'ultimo trentennio del VII sec. a.C. si diffondono strutture rettangolari, costituite da un nucleo di pietre e sabbia, con la sommità leggermente displuviata sulla quale erano collocati crateri o anfore, destinati anche ad accogliere le libagioni e, dalla fine del secolo, lastre di calcare stuccato in funzione di stele. Il kouros riutilizzato nella Porta del Dipylon era probabilmente anch'esso un segnacolo funerario. A partire dal VII sec. a.C. non compaiono più gioielli e armi, mentre le ceramiche sono predominanti nei corredi: skyphoi e kantharoi monumentali su alto piede traforato, ciotole, anfore e crateri a destinazione funeraria con figure plastiche di piangenti, grifoni, fiori di loto, serpenti, thymiateria a forma di sfinge e figura femminile. Talvolta le offerte sono costituite da piccoli tavolini di ceramica o modellini riproducenti l'ekphorà del defunto, carretti e cavalli, come quelli dalle trincee di offerta del Ceramico e di Vari. Nel VI sec. a.C. vi è un notevole incremento del numero delle sepolture; le necropoli principali sono, ad Atene, quelle del Ceramico, nei pressi della porta del Pireo e nell'area delle successive mura temistoclee, e in Attica ad Eleusi, Anavyssos, Spata, Velanideza, Vourva, Vari, Merenda. Un'eccezione alla consuetudine invalsa dalla fine del VII sec. a.C. di escludere le necropoli dalle aree di abitato è costituita dal cimitero arcaico dell'Agorà (sito dove generalmente trovano posto le sepolture di personaggi mitici o eroi fondatori), in uso dalla metà alla fine del VI sec. a.C., forse riservato a personaggi di rango. È problematico stabilire se le leggi suntuarie promulgate da Solone per limitare la ricchezza di tombe e funerali trovino effettivo riscontro archeologico già dal primo quarto del VI sec. a.C.; nel Ceramico si assiste infatti ad una generale diminuzione delle dimensioni dei tumuli, forse dovuta anche a problemi di spazio, ma continuano attestazioni di tumuli monumentali appartenenti a famiglie aristocratiche o a importanti personaggi (Tumulo G, area della chiesa di Haghia Triada e a sud ed ovest del Tritopatreion). A partire dal 600 a.C. ad Atene e in Attica divengono comuni monumenti funerari rettangolari con le pareti costruite in mattoni crudi o blocchi di pietra a contenimento del riempimento in terra, e con la sommità ricoperta da pietre o mattoni; sulle pareti potevano essere inserite placche di terracotta dipinte, singole o in serie, come quelle a figure nere decorate con scene di lamento funebre, prothesis ed ekphorà. Come segnacoli vengono utilizzate sculture a tutto tondo di kouroi e korai su basi scolpite con sfilate di cavalieri e gare ginniche, iscritte con il semplice nome del defunto o un epitaffio in metrica, come per la kore Phrasikleia o il kouros Kroisos. Assai diffuse sono le stele di forma rettangolare, leggermente rastremate verso l'alto (arricchite da una predella figurata) su cui è raffigurato il defunto accompagnato da una iscrizione; il coronamento può essere costituito da una sfinge impostata su un capitello a cavetto, sostituito nel corso del secolo da uno a doppia voluta vegetale e nell'ultimo trentennio del VI sec. a.C. da una palmetta. L'uso delle stele funerarie decorate a rilievo sembra interrompersi alla fine del VI sec. a.C., forse in ottemperanza a leggi suntuarie (Leg., II, 26, 64), ma non è certo se in relazione alle riforme operate da Clistene. Nel corso del VI sec. a.C. l'inumazione tende a prevalere, sebbene siano attestate cremazioni a ustrino o con le ceneri raccolte in anfore o in vasi di bronzo collocati entro ciste di pietra. I defunti sono inumati in fosse rettangolari, a volte rivestite di lastre di calcare, entro bare di legno, su klinai o in sarcofagi di marmo (come quello in marmo delle Cicladi dalla necropoli dell'Agorà). Queste pratiche funerarie sono riservate agli esponenti delle classi sociali più ricche, mentre le tombe più modeste sono costituite da una fossa scavata nel terreno coperta da tegole, che diverrà assai comune in tutto il mondo greco a partire dall'epoca classica. Per gli infanti e i bambini rimane invariata la sepoltura a enchytrismòs. Scompaiono le trincee di deposizione, sostituite da fosse in cui vengono raccolte le offerte, altrimenti disposte intorno al defunto. In epoca arcaica si assiste, in Attica e in generale nelle varie regioni della Grecia, ad una notevole monumentalizzazione dei segnacoli funerari, mentre i corredi si impoveriscono: sono infatti costituiti principalmente da alabastra e lekythoi con oli o profumi. Vi sono tuttavia eccezioni a questa tendenza, come mostra il ricco corredo costituito da vasi e una kline di produzione ionica con intarsi d'avorio, proveniente da un tumulo del Ceramico. Nel VII e nel VI sec. a.C. nel Peloponneso continuano le inumazioni in sarcofagi; a Corinto, dove dalla metà del VI sec. a.C. sono attestate sfingi in marmo sulle tombe, non si segnalano sepolture particolarmente ricche e i corredi sono composti quasi esclusivamente da ceramiche; gioielli compaiono dall'ultimo quarto del secolo. Ad Argo le inumazioni nel corso del VII e successivamente nel VI sec. a.C. presentano una progressiva diminuzione della ricchezza dei corredi, ad eccezione di alcune dell'ultimo quarto del VI sec. a.C. nei pressi dell'Agorà, riferibili a guerrieri. Le necropoli di Sparta, dove perdurano le sepolture di adulti entro l'abitato, per il periodo orientalizzante e arcaico sono poco conosciute, generalmente prive o con pochi oggetti di corredo e offerte funerarie (forse in ottemperanza a leggi suntuarie fatte risalire alla legislazione di Licurgo), talvolta segnalate da stele con il defunto eroizzato raffigurato in trono e accompagnato da simboli ctonii (stele da Chrysapha). A Egina nel VII sec. a.C. sono attestate tombe a cista, mentre nel corso del VI sec. a.C. si diffondono tombe a camera di notevoli dimensioni con sarcofagi. In Beozia (Rhitsona, Tebe, Tanagra), come conseguenza dello sviluppo della struttura della polis, si assiste intorno al 600 a.C. ad una profonda trasformazione nella localizzazione ed espansione dei cimiteri, che si accrescono notevolmente di dimensioni. Per tutta l'età arcaica sono praticate la cremazione con la raccolta delle ceneri entro pithoi e l'inumazione, con corredi composti da una grande quantità di vasi e terracotte figurate; le tombe sono talvolta segnalate da stele o sculture (stele di Dermis e Kittilos da Tanagra). Nella Grecia settentrionale in epoca orientalizzante e arcaica si continuano le deposizioni in tombe a cista o pithoi sotto tumuli e in tombe a camera, anch'esse ricoperte da un tumulo; è prevalente l'inumazione. Nella prima metà del VII sec. a.C. si segnalano per la ricchezza dei corredi le tombe di Verghina, con armi, monili, ceramiche, anche di importazione. Nelle inumazioni delle necropoli arcaiche di Sindos e Salonicco (Haghia Paraskevì) i defunti avevano il volto o la bocca coperti da una maschera o una lamina aurea decorata ad incisione e i corredi erano costituiti da ceramica attica a figure nere di importazione, gioielli, armi (spade, lance, scudi, elmi di tipo illirico), oggetti miniaturistici di mobilio e carrettini di bronzo o di ferro. L'uso delle cremazioni sotto tumulo è attestato anche nelle colonie greche del Mar Nero. Nelle Cicladi è maggiormente diffusa l'inumazione, sebbene sia attestata anche la cremazione (Paro); i corpi sono deposti in sarcofagi a cassone o di tipo architettonico, probabilmente prodotti localmente. Solo a Thera prevale la cremazione, con le ceneri raccolte entro grandi pithoi sepolti in tombe a camera collettive, realizzate nel secolo precedente. Nel corso del VI sec. a.C. si diffondono le sepolture singole, indicate da blocchi quadrangolari oppure da segnacoli funerari in forma di tavola su cui compare l'epitaffio. Nella Ionia (Chio, Samo, coste dell'Asia Minore) sono prevalenti le sepolture in sarcofagi di terracotta riccamente decorati, di produzione clazomenia, tra la metà del VI e la prima metà del V sec. a.C. (esportati in altri centri dell'Asia Minore e a Rodi) oppure in marmo, del tipo architettonico o con decorazione scolpita, opera di artisti greci. I defunti sono deposti sotto tumuli o in tombe a camera; all'interno era sistemato il corredo (tomba dei Leoni a Mileto). Oltre alle stele compaiono anche colonne come segnacolo funerario. Nella tarda età arcaica e all'inizio di quella classica in Licia sono caratteristiche tombe a camera monumentali: esse sono decorate con sculture (Monumento delle Arpie a Xanthos) o pitture (Elmali) raffiguranti la processione funebre o il dignitario titolare del sepolcro a banchetto, opera di artisti greci al servizio delle aristocrazie locali. I corpi, inumati in sarcofagi, erano accompagnati da corredi costituiti da oggetti di mobilio e da vasellame di metallo e ceramica. Talvolta i sarcofagi sono collocati su alti monumenti a pilastro. A Samo sono diffusi sarcofagi di marmo e pietra, di un tipo che diviene comune anche in area magno-greca (Taranto, Cuma). A Thera, Ceo, Samo e Chio e nella Ionia d'Asia inizia precocemente l'uso di stele e di sculture di kouroi e korai come segnacoli funerari. A Rodi (Camiro, Ialysos) continua nel corso del VII sec. a.C. la cremazione, sostituita nel VI dall'inumazione in ciste, tombe a cassone scavate nella roccia e sarcofagi in pietra o terracotta accuratamente sepolti o deposti in piccole tombe a camera. Le deposizioni sono accompagnate da corredi costituiti da ceramiche, monili, lamine auree, terrecotte figurate, vasi plastici a matrice per unguenti e, a partire dalla fine del VI sec. a.C., maschere. A Creta nel corso del VII sec. a.C. sono attestate sia l'inumazione che la cremazione in pithoi, con tombe dal ricco corredo a Fortetsa (tomba 1) e nel dromos della tholos di Kaniale Tekke; ad Afrati, accanto al rituale consueto, compare la deposizione delle ceneri in urne collocate su basi di pietra o ceramica e ricoperte da contenitori per derrate capovolti, sistema che trova confronti in area levantina a Karkemish. Stele di calcare incise (Priniàs), originariamente completate con il colore, erano collocate sulle tombe. Nelle colonie greche della Sicilia e della Magna Grecia in genere si tende a conservare i rituali funerari della rispettiva madrepatria, ma vi sono delle eccezioni e nel corso del tempo si assiste ad un cambiamento di alcune usanze. Le necropoli sono in genere situate al di fuori degli abitati. A Siracusa, Megara Hyblaea e Selinunte prevale l'inumazione in sarcofagi con il defunto disteso, pratica adottata anche a Gela e in tutte le colonie della Magna Grecia (Metaponto, Posidonia, Taranto) di fondazione peloponnesiaca. Sono attestate anche semplici tombe a fossa ricoperte da una lastra o a cista, costituite da lastre di calcare connesse tra loro (tombe a cella), al cui interno può trovare talvolta posto il sarcofago di terracotta o pietra. A Cuma, Posidonia, Taranto e Camarina a partire dalla fine del VI sec. a.C. il defunto è deposto su una kline o in un sarcofago (tomba dell'Atleta di Taranto, con sarcofago e quattro anfore panatenaiche vinte nelle competizioni), in tombe a camera scavate nel banco calcareo e sostenute da un pilastro o colonna centrale. Come segnacoli funerari sono utilizzati stele, cippi, o sculture funerarie (kouroi), note soprattutto dai rinvenimenti di Megara Hyblaea. I corredi si presentano in genere più ricchi di quelli coevi della madrepatria, composti da ceramiche di importazione o di produzione locale, suppellettili in bronzo, armi e spesso gioielli (fibule, bracciali, orecchini, collane). Un tipo di segnacolo funerario, che trova ampia diffusione nelle varie regioni della Grecia in epoca arcaica, è quello in forma di leone; ne sono noti esempi da Corfù (600 a.C.), Atene, Citera e Mileto.

L'età classica

In età classica ad Atene le necropoli si sviluppano lungo le vie principali della città (Via Sacra, Strada Occidentale, Strada del Pireo, dell'Accademia, per Acharnai, per il Falero, presso la collina di Filopappo e la porta di Diochare); sono collocate, tranne qualche eccezione, all'esterno della città, che ha avuto una precisa delimitazione con la costruzione delle mura temistoclee. L'orientamento delle tombe secondo gli assi viari principali e lo sviluppo di strade secondarie all'interno delle aree cimiteriali contribuisce ad una precisa organizzazione degli spazi, che si mantiene nel corso dell'età classica ed ellenistica. Cremazione e inumazione coesistono, la prima diffusa soprattutto nell'ultimo quarto del V sec. a.C.; gli adulti sono posti entro sarcofagi o in tombe ricoperte da tegole, i bambini in vasche di terracotta o in anfore (enchytrismòs). Nel corso del V e del IV sec. a.C. i monumenti funerari sono a tumulo circolare o a struttura rettangolare in mattoni o blocchi di pietra; horoi provvedono a segnalare i limiti degli appezzamenti riservati ai membri di una stessa famiglia. Nel IV sec. a.C. si diffonde la tomba a peribolos, costituita da un recinto di forma quadrangolare, costruito con blocchi accuratamente connessi sul lato principale, al cui interno trovano posto le sepolture, spesso in tombe a fossa rivestite di lastre di pietra o di tegole. Semplici stele di forma quadrangolare, talvolta dipinte, fornite di iscrizione predominano nella prima metà del V sec. a.C., mentre non sono più attestati kouroi e korai o stele decorate a bassorilievo come segnacolo funerario. Le stele vengono arricchite da un anthemion o decorate da un vaso dipinto o ad altorilievo dall'ultimo quarto del V sec. a.C.: a partire da quest'epoca si diffonde la tipologia ad edicola con figure a bassorilievo ad opera delle botteghe precedentemente impegnate nel cantiere del Partenone. Dalla fine del secolo sono attestate lekythoi e loutrophoroi di marmo con decorazioni figurate. Stele, edicole, loutrophoroi e crateri marmorei ornati da grifi, talvolta collocati su colonne, sono posti sulla sommità delle tombe o allineati sul fronte principale di quelle a peribolos. Vengono affiancati da sculture a tutto tondo raffiguranti sirene, tori, leoni, pantere, cani, esse stesse talvolta utilizzate come segnacolo funerario. Una significativa testimonianza dell'aspetto di molte tombe è data dalle raffigurazioni sulle lekythoi a fondo bianco, che mostrano offerte o oggetti appartenuti al defunto, appesi ai monumenti sepolcrali o posati accanto ad essi. I corredi sono composti da ceramiche, generalmente abbastanza numerose; tra esse figurano sempre la lekythos o l'alabastron (in ceramica o alabastro), talvolta appositamente di destinazione funeraria, con un doppio fondo per economizzare gli unguenti, lebetes gamikoi, loutrophoroi, pissidi, kylikes, skyphoi, lucerne e terracotte realizzate a matrice, a stecca e policromate raffiguranti piangenti e divinità ctonie. Epinetra, specchi e oggetti di ornamento personale sono comuni nelle sepolture femminili, giocattoli o vasi miniaturistici in quelle di bambini. I gioielli sono pressoché assenti, così come le armi nelle tombe maschili, sostituite da strigili e oggetti legati al mondo della palestra. Si rinnova l'usanza di deporre parte degli oggetti offerti in occasione del funerale non all'interno della tomba, ma accanto ad essa, in aree o trincee di offerta. In età classica anche nelle altre regioni della Grecia (Peloponneso, Eubea, area insulare) le tipologie tombali e i corredi mostrano in generale una uniformità, senza grandi differenze rispetto a quelli dell'Attica, con offerte costituite da ceramiche di produzione locale o di importazione e da oggetti di proprietà personale del defunto. Il rito prevalente è quello dell'inumazione. In Beozia rimane costante la presenza nelle tombe di numerose statuette di terracotta realizzate a matrice, a Corinto quella di lampade. In Beozia (Tebe, Tanagra) e a Chio, nel V e IV sec. a.C., accanto alle stele a bassorilievo si diffonde una tipologia con il disegno inciso sulla superficie e riccamente policromato e un tipo più semplice di forma rettangolare, a imitazione di quelle in legno, con il nome del defunto. Sono attestati anche segnacoli funerari di forma quadrangolare, con al centro una cavità per le offerte, che possono essere confrontati con un tipo presente nelle isole e nella Grecia settentrionale. In area greco-orientale e nel mondo ionico rimane diffusa l'inumazione entro sarcofagi di marmo; rilievi di terracotta a matrice con soggetti mitologici (rinvenuti in tombe nella Grecia, nelle isole dell'Egeo, in Asia Minore e in Magna Grecia) e prodotti a Milo erano forse destinati a decorare i sarcofagi di legno. Nella Grecia insulare, nella Ionia e in Tessaglia nella prima metà del V sec. a.C. continua, a differenza di quanto si osserva in Attica, l'uso di stele figurate, coronate talvolta da un elemento a palmetta. Una tipologia tombale diffusa fin dall'età arcaica in Licia e in Frigia prevede la deposizione dei corpi, accompagnati da corredo, in sarcofagi collocati su un alto podio (Xanthos, Karyanda) o in tombe a forma di edificio (Monumento delle Nereidi a Xanthos, tombe di Trysa, Lymira), con la camera sepolcrale collocata nella parte superiore. I defunti non vengono inumati o cremati, bensì sono deposti in sarcofagi all'interno delle camere. Questi spunti saranno in parte ripresi nella realizzazione del Mausoleo di Alicarnasso, il quale costituirà un modello per molte tombe monumentali di epoca successiva. Come segnacolo funerario in Frigia e in Licia vengono utilizzate stele che recano raffigurazioni del banchetto e dell'ekphorà del defunto. Sarcofagi opera di scultori ionici, greco-orientali e attici sono realizzati su commissione in ambienti di cultura anellenica, come quelli rinvenuti nell'ipogeo di Sidone (sarcofagi "del Satrapo", "licio", "delle Piangenti", "di Alessandro") databili tra il 430 e il 310 a.C. Nella Grecia settentrionale, in particolare in Macedonia (Verghina, Aianè, Palatitza, Katerini), prevale il rito della cremazione e, per gli appartenenti alle aristocrazie, la deposizione in tomba a camera sotto tumulo o in tombe a cista, accompagnata da un ricco corredo, composto da ceramica, armi, gioielli, suppellettili di uso quotidiano e mobilio che ha lo scopo di ricreare un'abitazione per il defunto. Nell'area delle colonie greche del Mar Nero (Chersoneso, Kerč) e in Tracia si continuano in epoca classica e anche nel III sec. a.C. le sepolture in tombe a camera sotto tumulo, cremazioni o inumazioni in sarcofagi di legno decorati in oro e avorio; dei corredi fanno parte principalmente ceramiche importate dall'Attica, gioielli e vasellame prezioso; questo è particolarmente numeroso nei tumuli della Tracia. All'esterno le tombe sono segnalate da edicole funerarie, spesso dipinte. In Sicilia e Magna Grecia non vi sono sostanziali differenze nei riti e nelle tipologie tombali rispetto all'età arcaica; analogamente a quanto avviene in Grecia si diffondono le tombe "a cappuccina", con i defunti deposti talvolta su più livelli. Dalla fine dell'età arcaica fino al III sec. a.C. le tombe sono del tipo a cella, delle dimensioni di un grosso sarcofago con tetto a doppio spiovente, costituite da lastre di calcare o a semicamera. Dal secondo quarto del V sec. a.C. pitture ornano le pareti delle tombe a Posidonia-Paestum (Tomba del Tuffatore, 480-470 a.C.) e successivamente in Sicilia, a Metaponto, Taranto, Ruvo. Dal IV sec. a.C. le tematiche tendono a distinguersi in base al sesso del defunto (giochi, banchetti, scene di caccia, battaglia, cavalieri o il ritorno di un guerriero per gli uomini, la prothesis, il trenos o la defunta in trono assistita da ancelle per le donne), motivi simbolici connessi al mondo dell'oltretomba e al rituale funebre (vasi, bende, corone). I corredi sono costituiti da ceramiche di produzione italiota, spesso di dimensioni monumentali, raffiguranti talvolta il monumento funerario, costituito da un'edicola adorna di acroteri. Particolare diffusione hanno gioielli, corone d'oro di destinazione funeraria, specchi, terrecotte per le donne, vasellame di bronzo, panoplie, armi e strigili per gli uomini. La presenza di oggetti preziosi e gioielli subisce tuttavia una diminuzione dal secondo quarto del V fino alla metà del IV sec. a.C., analogamente a quanto si osserva in Grecia. In età tardoarcaica e classica si definisce la tipologia delle sepolture di Stato, prima destinate a categorie di personaggi particolarmente rappresentativi, come già i re a Sparta o gli ambasciatori ad Atene. Esse sono generalmente collettive, destinate ai caduti, sepolti in una tomba comune (polyandrion) senza corredo, ma accompagnati da offerte funerarie. La tomba si trovava generalmente nei pressi del campo di battaglia (tumulo degli Ateniesi e dei Plateesi a Maratona, degli Spartani caduti alle Termopili, polyandrion di Tespie per i caduti del 424 a.C., di Cheronea per quelli del 338 a.C.); altrimenti in uno spazio apposito della necropoli (nel Ceramico il Demosion Sema per i soldati ateniesi e la tomba dei Lacedemoni caduti nel 403). Offerte e sacrifici pubblici venivano compiuti in occasione di ricorrenze annuali.

L'età ellenistica

Dalla metà del IV sec. a.C. e in età ellenistica non si verificano sostanziali trasformazioni nella localizzazione e nell'organizzazione delle necropoli, per le quali si osserva una continuità rispetto all'età classica.I gruppi di tombe, talvolta recintati, sono allineati lungo gli assi stradali. Nelle regioni settentrionali della Tessaglia, della Macedonia e della Tracia i tumuli e le necropoli sono disseminati nel territorio, spesso distanti dai centri urbani, come già in età arcaica. Ad Atene (Ceramico) vengono compiuti riporti di terra per livellare il terreno e collocarvi nuove sepolture. Si interrompe l'uso di stele funerarie scolpite, probabilmente in relazione al decreto di Demetrio di Falero nel 317 a.C., che regolamentava lo svolgimento dei funerali e la tipologia delle tombe. Scompaiono i monumenti a tumulo e a peribolos, sostituiti da cippi in marmo o pietra (kioniskoi), di forma cilindrica con una decorazione scolpita o dipinta e l'iscrizione alla sommità, da piccole strutture quadrangolari di marmo (trapezai) su cui poteva essere fissata una lapide; divengono assai comuni le tombe ricoperte semplicemente da tegole o da coppi. Sono diffuse la cremazione, con la deposizione delle ceneri in vasi (di ceramica, pietra o piombo) e l'inumazione (in ciste e sarcofagi), che continua tuttavia ad essere prevalente. La composizione dei corredi subisce una notevole semplificazione: si ha una riduzione delle ceramiche, tra cui predominano gli unguentari fusiformi che, a partire dalla metà del IV sec. a.C., sostituiscono le lekythoi e gli alabastra. Specchi, strigili, skyphoi, coppe, statuette di terracotta modellate a matrice e oggetti di uso quotidiano accompagnano il defunto, insieme ad offerte di cibo; diviene comune la deposizione all'interno della tomba di una moneta come obolo per Caronte. Vi è un incremento dei materiali preziosi (oro e argento) nei corredi maschili e femminili, sotto forma di gioielli, elementi decorativi di vesti o corone, foggiate ad imitazione di quelle vegetali, in sottile foglia d'oro, generalmente destinate allo specifico uso funerario. Nelle altre regioni delle Grecia riti, corredi e monumenti funerari non presentano notevoli differenze rispetto a quelli attestati in Attica e le tombe più importanti o gli appezzamenti riservati ad una famiglia sono delimitati da muri. Nella Grecia orientale come segnacolo tombale vengono utilizzate stele ad edicola, raffiguranti il banchetto del defunto, a fungo o fallo, tipologia diffusa anche in Asia Minore e in Macedonia. Particolare interesse hanno le tombe della Beozia, caratterizzate dalla presenza di un gran numero di statuette fittili di vario soggetto ("tanagrine"). Dalla metà del IV sec. a.C. e in epoca ellenistica si ha una notevole diffusione della tomba a cista, a camera sotterranea o sotto tumulo (Russia Meridionale, Tracia, Macedonia, Tessaglia, Etolia, Beozia, Eretria, Egina, Arcadia, Asia Minore) già attestata in alcune regioni dall'età arcaica. In Asia Minore e a Cipro sono caratteristiche tombe dall'architettura monumentale, costruite o scavate con la facciata scolpita nella roccia e all'interno una camera per la deposizione del corpo (Mausoleo di Belevi, tomba dei Leoni a Cnido) o costituite da un sarcofago posizionato su una struttura in blocchi quadrangolari (Paro, Rodi, Asia Minore). Alcuni di questi monumenti sorgono isolati, più spesso in aree di necropoli, a volte circondati da un temenos. Queste sepolture si distinguono da quelle comunemente attestate nelle medesime regioni della Ionia e della Grecia continentale, oltre che nella struttura architettonica particolarmente monumentale anche nelle onoranze funebri e nei corredi riservati al defunto. Questi, quando inumato (pratica prevalente in Asia Minore), viene deposto su una kline (o in un sarcofago che ne riprende la forma) riccamente decorata e dipinta a imitazione di quelle utilizzate nella vita quotidiana e nei banchetti, riferimento ad una tematica che, comune anche nelle stele funerarie coeve, ne implica forse una eroizzazione. Altrimenti le ceneri vengono raccolte in un'urna costituita da un recipiente di metallo, un vaso di ceramica o di pietra o in una larnax. In Tracia, Macedonia (Verghina) e Tessaglia (Pagasai) sono praticate l'inumazione e la cremazione in tombe a camera sotto tumulo, talvolta con facciata architettonica adorna di pitture. Le tombe in genere non sono organizzate in necropoli (con l'eccezione di Verghina), ma distribuite nel territorio. Alcuni di questi tumuli vennero considerati come heroa in epoca successiva. Le tombe più semplici ad inumazione, in fosse coperte da tegole, si dispongono intorno o sopra i tumuli che coprono la camera sepolcrale principale e sono segnalate da stele dipinte, talvolta a forma di naiskos. Esse appartenevano a persone di rango minore, legate al defunto sepolto nel tumulo principale; è questo un riflesso dell'organizzazione di tipo feudale della società in queste regioni. Dalla Macedonia provengono ricchi corredi funerari (necropoli di Verghina, Leukadià, Mieza, Derveni), pertinenti alle tombe dei principi e dei membri della famiglia reale. Il rito prevalente è quello della cremazione. Le camere funerarie, spesso ornate da pitture all'interno, presentavano un arredo costituito da klinai, sgabelli di marmo dipinto e dorato, di legno e materiali pregiati, troni, come l'esemplare di marmo con raffigurazione dipinta di Hades e Persefone sul carro, proveniente dalla Tomba di Euridice a Verghina. A Verghina nel tumulo reale, forse la tomba dello stesso Filippo II, i resti del defunto e di una donna erano collocati in cassette d'oro decorate a sbalzo, con appliques e smalti, racchiuse entro teche di marmo; le ossa erano state avvolte in drappi insieme a corone funerarie realizzate in foglia d'oro. La stessa tomba ha restituito oggetti di mobilio decorati (tra cui una kline di legno ornata con fregi d'oro e d'avorio) e interi servizi da banchetto, da simposio o per il bagno, di bronzo e d'argento sbalzato e dorato, deposti dopo la cerimonia e il banchetto funebre. Assai numerosi i gioielli, i diademi (tra cui quello macedone ornato da un nodo erculeo), armi e armature da parata (una faretra d'oro, uno scudo di legno, oro e avorio, schinieri). Altri sontuosi corredi, caratterizzati da un'analoga composizione provengono da altre tombe di Verghina (Tomba del Principe) e di Derveni; quest'ultimo centro ha restituito interi servizi da banchetto e un cratere di bronzo dorato con le nozze di Dioniso e Arianna utilizzato come cinerario, proveniente dalla tomba A. Anche in Tracia e in Tessaglia si osservano significative analogie con l'ambiente macedone nella composizione e nella ricchezza dei corredi. La ricchezza di queste tombe monumentali, insieme ai riti funebri particolarmente fastosi, che le fonti ci attestano per l'età ellenistica nel caso dei funerali di Efestione e di Alessandro Magno, rendono evidente la volontà di eroizzare il defunto (pratica riservata in epoca arcaica e classica nelle altre regioni della Grecia principalmente ai caduti in guerra, fondatori di città e uomini di stato con particolari benemerenze), scopo al quale concorrono le scelte tematiche adottate già nella decorazione pittorica delle tombe macedoni e nei complessi cicli scultorei dei mausolei e delle tombe dell'area ionica (cacce, battaglie con personaggi storici o mitologici, raffigurazioni del defunto, armi). Particolari pratiche cultuali, che testimoniano una eroizzazione del defunto (con sacrifici periodici, banchetti, raffigurati anche sulle stele) si diffondono tuttavia in età ellenistica in maniera assai maggiore, anche nelle altre regioni della Grecia, di quanto non sia testimoniato in precedenza. In Magna Grecia a Taranto, Egnazia, Canosa, Napoli, Posidonia- Paestum e Cuma, nel corso del IV e del III sec. a.C., l'influenza dei modelli macedoni si avverte nelle tipologie tombali, caratterizzate dalla diffusione delle tombe a camera di dimensioni monumentali (con inumazioni su klinai e in sarcofagi), e nella decorazione pittorica, in cui si moltiplicano tematiche che sottolineano le virtù militari del defunto (fregi d'armi, cavalieri, battaglie). A Taranto, nel IV e nel III sec. a.C., monumenti funerari a sacello (naiskoi) sono decorati esternamente con fregi e metope scolpiti nella pietra calcarea e raffiguranti battaglie, eroi defunti, Oreste ed Elettra, Hermes Psykopompos e le imprese di Eracle; come segnacoli si utilizzano prevalentemente naiskoi e stele, comuni anche in Sicilia. L'inumazione è prevalente. I corredi presentano, rispetto all'età classica, una maggiore ricchezza: vi è infatti un incremento nel numero e nella qualità delle terrecotte, talvolta dipinte e dorate, raffiguranti divinità, maschere delle farse teatrali o il defunto a banchetto disteso su una kline. Vi è anche una consistente presenza di vasellame di bronzo e argento, specchi e soprattutto oreficerie, tra cui si distinguono i prodotti di manifattura campana e tarantina. Caratteristiche delle tombe di area magno-greca, in particolare tarantina, sono le corone in foglia d'oro a imitazione di quelle vegetali (con i vari elementi realizzati a stampo), simili a quelle di ambiente macedone.

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Età orientalizzante e arcaica:

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