L'archeologia dell'Iran. Introduzione

Il Mondo dell'Archeologia (2005)

L'archeologia dell'Iran. Introduzione

Pierfrancesco Callieri

Nella parte che segue, le vicende archeologiche dell'Iran vengono illustrate separatamente poiché è in epoca protostorica che la fisionomia culturale di questa regione diviene più marcata. L'arrivo sull'altopiano delle popolazioni iraniche, genti appartenenti alla branca indo-iranica della grande famiglia indoeuropea, costituisce un problema complesso che a nostro avviso una trattazione sintetica, abbinata all'esposizione delle varie culture illustrate dalla ricerca archeologica, rischierebbe di porre in una prospettiva errata di collegamento diretto tra cultura materiale ed ethnos. Tanto più se teniamo presenti le diverse valutazioni espresse dagli studiosi in relazione alle travagliate vicende che segnano sull'altopiano iranico il passaggio tra l'età del Bronzo e quella del Ferro, nel corso della seconda metà del II millennio a.C.

Nella complessa vicenda del termine Iran, che si affermerà con un significato limitativo di "nazione" solo nel concetto sasanide di Ērānšahr, l'"impero degli Ari", già il linguaggio delle iscrizioni achemenidi mostra una consapevolezza dei profondi legami linguistici, culturali, religiosi che legano gli Ariya, cioè le genti di quell'ampia area che si estende su tutto l'altopiano e che comprende anche l'"Iran esterno", un mondo non appartenente all'altopiano ma senza dubbio iranico per lingua, cultura e religione.

E tuttavia le singole specificità delle diverse regioni del mondo iranico, nate soprattutto dalle vicende geografiche e storiche e dai contatti con le culture limitrofe, si manifestano sin da epoche remote, così da rendere sempre labile la prospettiva unitaria nonostante le grandi formazioni politiche nate sul suolo iranico, alle quali pure abbiamo ritenuto funzionale affidare il filo conduttore dell'archeologia dell'Iran. A tale riguardo è di grande utilità la geografia storica, che partendo dalle fonti antiche definisce le regioni culturali che l'archeologia deve tenere in considerazione, al di là delle divisioni politiche antiche e moderne.

L'Azerbaigian iraniano costituisce la Media Atropatene, in cui l'iranico Aturpatakan (toponimo che rimanda al culto del fuoco, ātur) viene a distinguerla dalla Media vera e propria, la regione dell'altopiano occidentale attraversata dalla principale via di comunicazione con la Mesopotamia, che occupava l'area compresa tra le odierne città di Kirmanshah, nel Kurdistan, e di Hamadan, l'antica Ecbatana. Più a sud l'odierna regione del Khuzistan corrisponde all'antica Susiana, così chiamata in greco dal grande centro elamita e poi persiano di Susa. L'area degli Zagros a essa adiacente, che ebbe una sua relativa indipendenza nell'età degli Arsacidi, viene ricordata nelle fonti con il nome di Elimaide, che tradisce il legame profondo con l'antica civiltà dell'Elam. La regione del Fars, la culla della dinastia achemenide e poi di quella sasanide, è la Perside dei Greci, che comprendeva oltre alla parte meridionale dell'altopiano anche il corrispondente tratto di costa del Golfo Persico, attorno all'odierna città di Bushir. A est della Perside i geografi greci collocano la Carmania, la regione dell'odierna Kirman, mentre il Makran di oggi corrisponde all'antica Gedrosia, funesta ai Greci per le gravissime perdite che le terribili condizioni ambientali causarono alla spedizione di Alessandro Magno, sulla via del ritorno dall'Indo a Babilonia.

A est della Carmania e a nord della Gedrosia la regione dell'attuale Sistan è nota alle fonti classiche come Drangiana, un termine derivato dall'antico persiano Zranka; l'odierno termine deriva invece dal medio persiano Sakastan, "terra dei Saka", motivato dallo stanziamento nella regione di genti appartenenti al ceppo nomade centroasiatico dei Saka intorno al I sec. a.C. Più a oriente l'alto corso del fiume Arghandab, nell'odierno Afghanistan, corrisponde all'antica Arachosia, che aveva nella città di Alessandria di Arachosia (od. Kandahar) il suo capoluogo: un'area della frontiera indo-iranica che in epoca storica gravitava maggiormente sul Subcontinente indiano, al punto da essere definita nelle fonti classiche come "India bianca". L'Iran centrale, con le poche aree abitate attorno ai grandi deserti salati, non ha invece avuto in epoca preislamica una sua unitarietà e il territorio appartiene a fasce contigue alle regioni circostanti; solo con il periodo islamico viene a diffondersi il termine di Iraq-i Ajami, a indicare l'area incentrata sulla città di Isfahan.

Sono state accorpate alla parte sull'Iran quelle aree centroasiatiche nelle quali in determinati momenti storici l'aggregazione politica al resto dell'altopiano iranico si può considerare prevalente rispetto a quelle specificità locali che pure si fanno sentire nelle stesse regioni dell'altopiano: la Partia, cioè la regione a nord del Kopet Dagh, culla della dinastia arsacide che conquistò il predominio politico su tutto l'Iran fino alla Mesopotamia, e la Margiana, ossia il delta interno del fiume Murghab (Turkmenistan), che fu parte integrante dell'Iran sasanide. Restano invece escluse dalla presente trattazione quei vasti territori della regione siro-mesopotamica, sui confini occidentali, che furono soggetti a dominazioni iraniche, poiché tale accorpamento avrebbe sconvolto del tutto la prospettiva geografica dell'opera: si è così preferito utilizzare dei richiami ai lemmi di siti del Vicino Oriente pertinenti alle problematiche dei singoli imperi descritte nelle voci-quadro.

Una parte a sé sarà costituita dalla regione della frontiera indo-iranica, termine adottato con valenza culturale ‒ sia pure con opportune precisazioni ‒ soprattutto nel periodo pre- e protostorico piuttosto che nelle epoche successive, in cui nella regione sembrano prevalere tratti culturali indiani a dispetto della collocazione geografica.

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