L'archeologia del Sud-Est asiatico. Cambogia

Il Mondo dell'Archeologia (2005)

L'archeologia del Sud-Est asiatico. Cambogia

Charles F.W. Higham
Claude Jacques
Jean Boisselier
Miriam T. Stark
Gerd Albrecht
Pierre-Yves Manguin

Cambogia

di Charles F.W. Higham

Stato del Sud-Est asiatico (ca. 180.000 km2) situato tra il Vietnam a est, il Laos a nord e la Thailandia a nord e a ovest, la Cambogia (Kampuchea) ha una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, per la maggior parte Khmer, distribuiti generalmente nelle valli del fiume Mekong e del Lago Tonle Sap. Le attuali frontiere non sono che un pallido riflesso dell'antico Paese Khmer, coincidente con il territorio in cui tale lingua veniva parlata e che comprendeva, oltre all'odierna Cambogia, la Thailandia nord-orientale, il Laos meridionale e il Vietnam meridionale. La colonizzazione francese della Cambogia (1863-1953) portò a un precoce inizio della ricerca archeologica sotto l'egida dell'École Française d'Extrême Orient (EFEO). Nel 1876 M. Roque, direttore del trasporto fluviale, visitando il villaggio di Samrong Sen, notò che vi si effettuavano scavi per recuperare conchiglie fossili e ricavarne calce; esse erano i resti di un chiocciolaio preistorico da cui vennero inoltre recuperati frammenti di ceramica e di bronzo (bracciali, punte di freccia e un'ascia a immanicatura cava), prima evidenza dell'età del Bronzo in Asia Sud-Orientale, pubblicati in Francia nel 1879.

Preistoria

La sequenza archeologica della Cambogia inizia con i primi gruppi di cacciatori-raccoglitori appartenenti alla tradizione hoabinhiana. Il sito più noto è Laang Spean, o Bridge Cave, ubicato in una collina calcarea della valle dello Stung Sangker, la cui più antica evidenza di frequentazione risale a circa 9000 anni fa. I primi gruppi di coltivatori di riso del Sud-Est asiatico si insediarono nell'entroterra delle valli fluviali a partire dal 2300 a.C. circa; in Cambogia il principale sito di questo orizzonte neolitico è Samrong Sen, un sito abitativo e funerario sulle rive del Chinit, con una stratigrafia profonda circa 6 m. Le ricerche a Samrong Sen, condotte tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, portarono all'identificazione di tre strati, uno dei quali raggiungeva una profondità di 4,5 m ed era caratterizzato principalmente da numerose lenti di conchiglie intersecantisi o sovrapposte. Purtroppo lo scarso controllo stratigrafico negli scavi effettuati in questo sito, caratterizzato da una lunga sequenza di occupazione, permette solo conclusioni generiche: una chiara relazione tra le asce rettangolari a spalla di Samrong Sen con quelle rinvenute in siti del basso corso del Mekong. Bracciali e grani di collana di pietra mostrano anch'essi affinità con quelli di altri siti nel bacino del Mekong. Anche la produzione fittile presenta confronti con quella dei contemporanei siti tardoneolitici thailandesi e vietnamiti: ciotole su piedistallo molto everso o ad anello, caratterizzate da peculiari motivi ornamentali geometrici (spirali e meandri) incisi e impressi. Le evidenze sembrerebbero suggerire che a Samrong Sen l'occupazione proseguì anche durante l'età del Bronzo, che ebbe inizio tra il 1500 e il 1200 a.C. Il frammento di una matrice bivalve e un crogiolo contenente scorie di fusione, insieme a numerosi manufatti di bronzo (bracciali, punte di lancia a immanicatura cava, accette e una campana), sono certamente indicativi di una locale pirotecnologia del rame/bronzo. L'analisi della composizione della lega di cinque di questi manufatti ha rivelato che tre avevano un alto contenuto di piombo (11,74-26,47%), accordandosi quindi con la tradizione tecnologica di fusione e lavorazione a caldo documentata in altri siti del bacino del Mekong. Una datazione radiometrica effettuata su un campione di molluschi ha fornito una data di 1280±120 a.C., congruente anche con la tipologia dei manufatti di bronzo.

Protostoria

Oltre a Samrong Sen, uno dei primi siti dell'età del Ferro riconosciuti e indagati è O Pie Can, alla confluenza dei fiumi Sen e Chinit, che presenta uno strato culturale profondo solo 40 cm per un'area di circa 1 ha. Qui P. Lévy riferì il rinvenimento in superficie di frammenti di matrici bivalvi di arenaria, scorie di ferro e frammenti di crogioli contenenti bronzo. Gli scavi hanno inoltre rilevato la presenza di matrici di arenaria per la fusione di un falcetto e di un'accetta; la forma del primo è molto simile a quella di esemplari di contemporanei contesti vietnamiti di cultura Go Mun. Il sito ha inoltre restituito molti frammenti di bracciali di pietra e ceramica e di stampi di argilla con motivi curvilinei profondamente incisi. Phum Snay è un insediamento molto vasto dell'età del Ferro, strategicamente ubicato sulla rotta dal Lago Tonle Sap alla valle del Chao Phraya (Prov. di Banteay Meanchey). Il sito, sconvolto da scavi clandestini, è stato inserito in un programma di recupero alla fine degli anni Novanta; gli scavi, iniziati pochi anni dopo (2001) sotto la direzione di D. O'Reilly, sono stati realizzati in uno dei pochi settori rimasti intatti: in un'area di 5 × 15 m è stata rinvenuta una sequenza stratigrafica relativamente poco profonda, che ha offerto però interessanti evidenze sull'economia di sussistenza e sulla tradizione ceramica dell'area. È stata inoltre rinvenuta una sola sepoltura integra, costituita dall'interramento di un infante con il capo rivolto a ovest e un corredo costituito da numerosi vasi fittili posti ai piedi dell'inumato e sei bracciali d'avorio per ciascun braccio.

Ulteriori dati sull'età del Ferro provengono da almeno 31 siti, caratterizzati da un doppio terrapieno con fossato che delimita una superficie del diametro tra 100 e 200 m, distribuiti sull'elevato altopiano basaltico del settore sud-orientale del Paese. Questi siti, noti come "villaggi circolari" e impropriamente definiti "motte fortificate" (moated-sites), vennero inizialmente indagati da B.-Ph. Groslier, il quale concluse, sulla base degli scavi a Banteay Meas, che essi rappresentavano il più importante esempio di insediamenti neolitici del Sud-Est asiatico databili tra il 3000 e il 1000 a.C. I siti sono generalmente costituiti da un terrapieno circolare, che si eleva fino a 4 m sulla superficie circostante e che inscrive un fossato al cui interno vi è una piattaforma che può raggiungere i 200 m di diametro. Recenti scavi non hanno chiarito la loro appartenenza culturale. I manufatti, concentrati nel perimetro esterno o nell'area centrale, comprendono molti frammenti ceramici, fortemente erosi, con decorazioni a impressioni di corde, incise o dentellate e una diversificata industria litica su basalto e arenaria, tra cui asce a spalla, trapani e lisciatoi con evidenti tracce d'uso. Non sono stati rinvenuti manufatti di metallo, né evidenze a essi associabili quali matrici di argilla o pietra. In considerazione di questi aspetti potrebbe sembrare corretta l'assegnazione di questi siti al Neolitico avanzata da Groslier, confermata da due datazioni radiocarboniche ottenute dalla tempera di pula di riso estratta dai frammenti ceramici (1920-1690 a.C. e 2620-2350 a.C.). J.-P. Carbonnel ha però pubblicato due datazioni al radiocarbonio, anch'esse ottenute dalla tempera vegetale degli impasti ceramici, in base alle quali i siti potrebbero risalire solo a 1000-2000 anni fa. Il quadro cronologico-culturale è stato ulteriormente confuso dal recupero, in un contesto culturale attendibile del sito di Krek 52/62, di parte di un bracciale di vetro, che può appartenere solo all'età del Ferro o a epoche successive.

Evidenze non controverse dell'età del Ferro sono state identificate negli strati più profondi del sito di Angkor Borei, nei pressi del confine con il Vietnam. Il sito è uno dei più importanti della Cambogia; gli annali di uno dei più meridionali regni di periodo post-Han, il regno di Wu, riportano che il re aveva inviato emissari nelle regioni dell'attuale Cambogia meridionale al fine di stabilire nuovi rapporti commerciali. Di particolare rilevanza è la menzione nelle cronache cinesi di una città, che numerosi studiosi hanno identificato in Angkor Borei ("città santa"), capitale di uno "Stato" situato nelle regioni dei delta dei fiumi Mekong e Bassac, tra l'attuale Cambogia sud-orientale e il Vietnam sud-occidentale, che fiorì tra il 150 e il 550 d.C. circa e che i Cinesi chiamavano Funan (Fu-nan). Il programma di ricerche diretto da M. Stark ad Angkor Borei, iniziato nel 1995, è finalizzato alla realizzazione di una mappa dell'area comprendente i monumenti visibili in superficie, le cisterne d'acqua e le canalizzazioni, e a uno scavo per l'indagine dei più antichi livelli di frequentazione del sito. Nelle trincee è stato rinvenuto un accumulo di 5 m costituito da depositi databili a partire dall'età del Ferro (III-IV sec. a.C.). La mappatura e l'indagine archeologica permetteranno la datazione delle strutture murarie e dei baray (bacini artificiali), uno dei quali di 20.000 m2, fornendo nuovi dati sulla storia di questo antico Stato del delta del Mekong.

Periodo pre-angkoriano o chenla (ca. 550-800 d.c.)

Dalla metà del VI sec. d.C. le direttrici dei commerci cinesi sembrano avere privilegiato l'entroterra, dove si svilupparono nuovi centri politici anche grazie ai fertili terreni particolarmente adatti alla risicoltura lungo la valle del Mekong e le rive del Lago Tonle Sap. Di tali nuovi aggregati politici si trova riferimento nelle fonti cinesi, in cui si testimonia che Chenla (Zhen-la), da "vassallo" di Funan, sarebbe divenuto la compagine dominante. L'origine di questa entità politico-territoriale è da ricercarsi nelle regioni interne dell'Asia Sud-Orientale, in prossimità di Wat Phu, importante sito del Laos meridionale. Il più vasto e importante sito di periodo Chenla è stato identificato, sulla base di evidenze epigrafiche, a Ishanapura, attualmente noto come Sambor Prei Kuk. Questa città è localizzata nella valle dello Stung Sen, il cui corso è parallelo a quello del Mekong e che confluisce nel Tonle Sap. Le strutture architettoniche di Ishanapura/Sambor Prei Kuk sono tra le più vaste e monumentali di questo periodo, ma numerosi altri siti hanno anch'essi rivelato la presenza di un'area nucleare con imponenti templi di mattoni: Ampil Rolum, 35 km a sud-ovest di Ishanapura, ad esempio, comprende tre vasti santuari in rovina, alcuni dei quali recano iscrizioni. Anche i resti di Thala Borivat sono molto estesi; il sito controllava un'importante rotta commerciale, costituita dalle valli dei fiumi Se San e Sre Pok, che danno accesso al territorio dei Cham. Tra i più imponenti siti di periodo Chenla, quando le strutture politiche della Cambogia centrale comprendevano una serie di centri di corte (maṇḍala) in lotta fra di loro, è Banteay Prei Nokor. Il sito, sulla riva sinistra del Mekong, consiste di mura e fossato che recingono un'area molto vasta dominata da un gruppo centrale di templi di mattoni. È probabile che esso sia stato una delle antiche capitali del sovrano noto come Jayavarman II (ca. 790 - ca. 835 d.C.), il primo sovrano Khmer, di cui si possiedono scarsi dati, la maggior parte dei quali proveniente dall'iscrizione retrospettiva rinvenuta a Sdok Kak Thom (Thailandia orientale) e datata al XII sec. d.C. Il testo descrive come il sovrano spostò la sua corte a occidente, nella regione di Angkor, dove nell'802 d.C. si autoproclamò cakravartin ("sovrano universale"). La sua incoronazione, dopo la sconfitta dei rivali, è solitamente interpretata come la data di fondazione dello Stato Khmer. Le grandi opere idrauliche che seguirono (baray, canalizzazioni agricole, canali navigabili, cisterne, ecc.) sarebbero state la base della regalità Khmer, fondata principalmente sul controllo della distribuzione delle acque nei differenti momenti dei cicli agricoli.

Periodo angkoriano (viii-x sec. d.c.)

L'archeologia non è stata ancora in grado di documentare le attività di Jayavarman II (790-835 d.C.) e di suo figlio Jayavarman III (ca. 835 - ca. 877 d.C.); solo a partire dal terzo re Khmer, Indravarman I (877 - ca. 886 d.C.), si possiedono dati certi, documentati da contemporanee iscrizioni. Durante il suo regno egli continuò a risiedere nella prima capitale di Jayavarman II, Hariharalaya, nota anche come Gruppo Roluos, situata a sud-est di Angkor, e commissionò la costruzione di una serie di templi e di un baray di dimensioni senza precedenti. Hariharalaya non rimase il centro politico per lungo tempo. Il figlio e successore di Indravarman I, Yashovarman I (889 - ca. 915 d.C.) fondò infatti una nuova capitale, Yashodharapura, poco più a ovest, dove una piccola collina nota come Bakheng si erge 65 m s.l.m. Il simbolismo della collina, ritualmente assimilabile al Monte Meru, residenza delle divinità, venne amplificato con la costruzione, sulla sua sommità, di un tempio-piramide che doveva ospitare il liṅgam Yashodharesvara. Il tempio di Bakheng, ubicato in posizione centrale all'interno di un vastissimo recinto rettangolare, era il veicolo di un complesso simbolismo religioso: 108 piccole torri erano disposte intorno alla torre centrale del tempio, di cui solo 33 visibili all'osservatore posto di fronte a ciascuna facciata della torre centrale che si innalza su sette gradoni. Le 33 piccole torri evocavano il numero corrispondente alle divinità del cielo di Indra, mentre i sette gradoni della torre/piramide principale rappresentavano i sette cieli, esprimendo così la metafora del cosmo. In assenza di scavi nell'area cinta da mura di Yashodharapura non è possibile determinare se qui risiedesse una popolazione consistente o se il recinto fosse riservato ai soli funzionari di alto rango; il rinvenimento di frammenti vascolari e di tegole fittili documenta in ogni caso l'esistenza di strutture non monumentali o di culto. Appena fuori della città il re fece intraprendere lo scavo del Yashodharatataka, un grande bacino artificiale conosciuto come "baray orientale", che copre un'area di 7120 × 1700 m e può contenere fino a 60 milioni di m3 di acqua proveniente dal fiume Siem Reap, il cui corso era stato deviato in modo che alimentasse sia il bacino sia i fossati della nuova città. Durante i successivi cinque secoli la costruzione di templi di mattoni proseguì a intervalli regolari, in associazione con quella di strutture di legno sia palaziali sia abitative.

Altre capitali furono successivamente fondate dai successori di Yashovarman I: Jayavarman IV (ca. 928-941 d.C.) fondò Lingapura, a nord-est di Angkor, oggi conosciuta come Koh Ker o Chok Gargyar. Rajendravarman (944-968 d.C.), il successore, abbandonata Lingapura, fece ritorno ad Angkor. I suoi templi vennero costruiti a sud del baray orientale e su un'isola artificiale posta al centro di questo bacino idrico (Mebon orientale). Suo figlio, Jayavarman V (968 - ca. 1000 d.C.), iniziò la costruzione di quello che sarebbe stato il suo tempio-mausoleo all'età di 17 anni. Esso era noto all'epoca come Hemashringagiri, "la montagna con le cime d'oro", oggi tempio di Ta Keo, simbolica rappresentazione del Monte Meru. L'Hemashringagiri era collegato mediante una strada rialzata a una piattaforma ubicata nel centro della banchina occidentale del baray orientale: in quest'area era probabilmente situato il palazzo reale di Jayavarman V.

Bibliografia

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Periodo angkoriano (x-xiv sec. d.c.)

di Claude Jacques

Il regno di Jayavarman V sembra essere stato relativamente pacifico, ma così non fu per quelli successivi: dopo un effimero regno di un anno, due sovrani si disputarono il trono nel corso di una guerra devastante che durò fino al 1010 d.C. Il vincitore fu Suryavarman I (1002- ca. 1049/1050 d.C.), che riunificò l'intero territorio Khmer. Ad Angkor il nuovo re si rivolse verso occidente, abbandonando apparentemente tutto ciò che era stato costruito sul baray orientale. Fece edificare il suo palazzo all'interno di una cerchia costituita, per la prima volta nella tradizione Khmer, da solide mura: è il Palazzo Reale che si trova oggi all'interno di Angkor Thom, al centro del quale eresse il suo tempio di stato, il Phimeanakas, relativamente modesto, se non per l'imponente piramide di laterite. Ancora questo re realizzò il baray occidentale, persino più vasto di quello orientale: 8 km di lunghezza e 2,2 km di larghezza. Il figlio, Udayadityavarman II (1050-1066 d.C.), fece costruire, contemporaneamente al Mebon occidentale su un'isola del grande baray, lo splendido Baphuon a sud del Palazzo Reale, segnando il centro di una nuova capitale, i cui confini ci sono ignoti perché probabilmente scomparsi con i lavori del secolo successivo. Angkor subì in quest'epoca una sorta di eclissi. Una nuova dinastia, detta "di Mahidharapura" e giunta probabilmente dalla Thailandia nord-orientale, si impossessò del potere nel 1080 d.C. e i suoi primi re non lasciarono traccia nella regione di Angkor. Invece, verso la fine dell'XI sec. d.C., l'attività edilizia fu particolarmente frenetica nella Thailandia nord-orientale dove sorsero o vennero rinnovati la città e il tempio di Phimai, i templi di Muang Tam ai piedi del Phnom Rung e quelli di altri siti di questa regione.

Il ritorno ad Angkor fu opera del re Suryavarman II (1113 - ca. 1150 d.C., che realizzò il capolavoro incontrastato dell'arte Khmer, il tempio di Angkor Vat, al centro di una città che misurava 1500 m per lato. Il tempio è consacrato principalmente al dio Vishnu, costituendo così un'eccezione tra i templi di stato, solitamente dedicati a Shiva. Oltre all'armonia generale della composizione, si possono ammirare la raffinatezza delle sue sculture quasi onnipresenti e la ricchezza dei bassorilievi della galleria circolare, che qui fanno la loro prima apparizione. Il regno di Suryavarman II fu estremamente ricco di monumenti, sui quali si dispone però di scarse notizie, poiché l'epigrafia è muta al riguardo. Si tratta, in particolar modo, dei due templi "gemelli" di Chau Say Tevoda e di Thommanon, del Banteay Samre a est del baray orientale e soprattutto del grandioso Beng Mealea. Circa 30 km a est di Angkor, questo vasto tempio possiede una pianta simile a quella di Angkor Vat ed è preceduto a est da un grande baray.

Dopo Suryavarman II, l'impero Khmer conobbe un periodo apparentemente tormentato dal punto di vista politico, che terminò con la presa di Angkor nel 1177 d.C. da parte dei Cham. Questi ultimi furono cacciati dal re Jayavarman VII (1181 - ca. 1218/1220 d.C.), cui si deve il maggior numero di opere edilizie nell'impero Khmer e ad Angkor, che assunse allora il suo aspetto attuale. Dopo tutte le distruzioni avvenute, Jayavarman VII dovette dotarsi innanzitutto di una nuova capitale, che cinse con una muraglia alta 8 m e provvista di un fossato largo 100 m. Al centro della sua capitale, chiamata oggi Angkor Thom, la "grande capitale", innalzò il tempio conosciuto come Bayon e caratterizzato da torri ornate da volti umani; risistemò la piazza reale davanti al suo palazzo creandovi la famosa Terrazza degli Elefanti e, a nord di questa, la Terrazza del Re Lebbroso. All'esterno della capitale Jayavarman VII eresse inoltre il Ta Prohm, in seguito protetto da una muraglia, il Preah Khan con a est il suo baray e al centro di quest'ultimo il tempio di Neak Pean, a est ancora di questo baray il tempio di Ta Som; sono da citare inoltre Banteay Kdei e Ta Nei. Molte di queste costruzioni hanno potuto essere realizzate solo grazie alla demolizione di numerosi monumenti anteriori.

È probabile che il buddhismo introdotto da Jayavarman VII divenisse progressivamente sempre più radicale, fino a provocare uno spettacolare rigetto: il re Jayavarman VIII (ca. 1243-1295 d.C.), giunto al potere, ordinò la scalpellatura ad Angkor di tutte le teste di Buddha, compito assai arduo: si ritiene che ad Angkor almeno 50.000 immagini di Buddha in bassorilievo siano così scomparse. Contemporaneamente furono effettuati restauri ad Angkor Vat, con la realizzazione della terrazza cruciforme che precede il santuario, al Baphuon con la creazione della strada su colonnine e ad altri templi induisti. Fu così che l'"ambasciatore" cinese Zhou Daguan (Chou Ta-kuan) vide alla fine del XIII secolo una città magnifica, di cui lasciò una dettagliata descrizione. A partire dal XIV secolo la Cambogia adottò nuovamente come religione di stato il buddhismo theravāda o hinayāna ("del piccolo veicolo"). Ormai i templi erano costruiti in legno e non ne resta ovviamente che il basamento di gres; ciò non implicò però una "decadenza" della civiltà, che certamente ebbe inizio in quest'epoca ma che fu lenta e progressiva durante tutto il XIV secolo. Jayavarman Parameshvara (1327- ? d.C.) fu l'ultimo re di Angkor il cui nome sia giunto fino a noi, ma a cui succedettero altri, almeno fino alla metà del XV secolo circa. Tuttavia un sovrano ritornò ad Angkor durante la metà del XVI secolo e fece effettuare restauri ad Angkor Vat; è a quest'epoca che si deve far risalire la costruzione, con l'utilizzo di materiali antichi, di statue gigantesche del Buddha, rimaste incompiute, sulla cima del Phnom Bakheng e a ovest del Baphuon.

Dopo il XVI secolo la storia Khmer è paradossalmente molto meno nota che per i periodi precedenti e si basa essenzialmente sulle Cronache Reali, fondate sulla tradizione ma redatte soltanto alla fine del XIX secolo. Il centro del regno si trasferì nella regione di Phnom Penh e le frequenti lotte con i Thai portarono alla presa della capitale Lonvek da parte di questi ultimi intorno al 1695 d.C. Il periodo seguente fu caratterizzato da interminabili lotte intestine, dalle quali trassero profitto Thai e Vietnamiti, fino al trattato di protettorato firmato con la Francia nel 1863. Di questo tormentato periodo non rimane nulla di monumentale, fatta eccezione per il sito di Oudong, in prossimità di Lonvek, 30 km a nord di Phnom Penh, in cui sono state rinvenute le tombe di alcuni re. L'Europa aveva intravisto Angkor alla fine del XVI secolo attraverso gli occhi dei viaggiatori portoghesi, ma la avrebbe scoperta solo nel 1863 con gli scritti dell'esploratore e naturalista H. Mouhot.

Bibliografia

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Angkor

di Jean Boisselier

Capitale del regno Khmer abitata quasi senza interruzione dalla sua fondazione, avvenuta alla fine del IX sec. d.C., fino alla conquista da parte del regno di Ayutthaya nel 1431.

A. fu brevemente rioccupata durante la seconda metà del XVI secolo, ma i racconti dei missionari portoghesi e spagnoli che la visitarono non risvegliarono l'attenzione dell'Occidente. Soltanto intorno al 1860 nacque un interesse verso la regione e, dopo un periodo dedicato all'esplorazione, ai rilevamenti topografici e agli inventari descrittivi, la creazione dell'Organismo per la Conservazione dei Monumenti di Angkor ha permesso il progredire degli studi e assicurato la manutenzione e il restauro dei complessi architettonici. Interrotta nel 1972 a causa dell'instabile situazione politica della regione, l'attività di tale organismo ha ripreso di recente i lavori nell'area sotto l'egida dell'UNESCO.

La storia di A. conosce tre momenti fondamentali: la fondazione a opera di Yashovarman I (ca. 889 - ca. 915) della capitale Yashodharapura, conquistata dai Cham nel 1177; la realizzazione di Angkor Vat, la "città monastero" nel settore sud-est, a opera di Suryavarman II (1113 - ca. 1150); la costruzione da parte di Jayavarman VII (1181 -ca. 1218/1220) di una nuova capitale, Angkor Thom, e del maestoso tempio del Bayon. Solo nel 1933, data della scoperta della capitale di Yashovarman I, venne precisata la cronologia di A.; sino a quel momento infatti era nota unicamente Angkor Thom, la "città murata", sommariamente descritta dall'inviato cinese Zhou Daguan (Chou Ta-kuan) nel 1296/7, la cui costruzione era stata attribuita a Yashovarman I sulla base di dati epigrafici insufficientemente verificati e per la mancata conoscenza della cronologia dell'arte Khmer. Al riguardo furono avanzate perplessità solo nel 1923, ma è stato unicamente in seguito agli studi congiunti di storici dell'arte, archeologi ed epigrafisti che Angkor Thom è stata attribuita al suo vero fondatore Jayavarman VII. Dall'inizio degli anni Novanta la concentrazione di sforzi compiuti dall'UNESCO e dall'APSARA (l'autorità cambogiana responsabile del territorio di A.) per restaurare e preservare i templi presenti in superficie è stata senza pari: praticamente ogni tempio presente sul territorio di A. è stato affidato a équipes internazionali di architetti, ingegneri, storici dell'arte e archeologi che, attraverso il ben collaudato metodo dell'anastilosi, smontano e ricostruiscono i templi-montagna e i prasat di pietra e mattoni. Inoltre, dal 2000 sono attivi diversi progetti di ricognizione archeologica e studio del territorio attraverso foto satellitari (remote sensing) che hanno evidenziato la presenza di una fitta rete di canali, di dighe, una griglia di strade, piccoli santuari e insediamenti con ogni probabilità residenziali caratterizzati da basse collinette e piccoli stagni per la raccolta delle acque. Ulteriori scavi e progetti finalizzati porteranno in un non lontano futuro a una maggiore comprensione del territorio di A. e a una migliore definizione dell'aspetto residenziale/domestico della capitale del regno Khmer.

Bibliografia

H. Dufour - G. Carpeaux, Le Bayon d'Angkor Thom, I, Paris 1910; H. Parmentier, Modifications subies par le Bayon au cours de son exécution. Notes d'archéologie indochinoise, in BEFEO, 27 (1927), pp. 149-65; G. Coedès, La date du Bayon. Étude cambodgienne, ibid., 28 (1928), pp. 81-95; L. Finot - V. Goloubew - G. Coedès, Le temple d'Angkor Vat, I-VII, Paris 1929-32; H. Parmentier, Autres modifications subies par le Bayon au cours de son exécution. Notes d'archéologie indochinoise, in BEFEO, 36 (1936), pp. 281-95; M. Glaize, Le Bayon. Les monuments du groupe d'Angkor. Guide, Saigon 1945, pp. 107-21; G. Coedès, Pour mieux comprendre Angkor, Paris 1947; H. Marchal, Les temples d'Angkor, Paris 1955; B.-Ph. Groslier, Angkor et le Cambodge au XVIe s., Paris 1958; G. Coedès, La date d'exécution des deux bas-reliefs tardifs d'Angkor Vat, in JAs, 250 (1962), pp. 235-43; G. Nafilyan, Angkor Vat. Description graphique, Paris 1969; J. Dumarçay - B.-Ph. Groslier, Le Bayon, Paris 1973; M. Giteau, Histoire d'Angkor, Paris 1974; B.-Ph. Groslier, La cité hydraulique angkorienne. Exploitation ou surexploitation du sol?, in BEFEO, 66 (1979), pp. 161-202; J. Boisselier, Il Bayon, in J. Boisselier, Il Sud-Est asiatico, Torino 1986, pp. 218-23; B. Dagens, Angkor. La forêt de pierre, Paris 1989.

Angkor borei

di Miriam T. Stark

Sito ubicato sul delta del Mekong (Cambogia meridionale), circondato su tutti i lati, eccetto che a nord-ovest, da pianure alluvionali.

A sud di A.B. sono le colline Phnom Dà, sul cui versante nord-orientale sono state rinvenute in quattro grotte artificiali immagini del Pantheon vishnuita e numerosi liṅgam shivaiti considerati gli esempi più antichi e più belli dell'arte Khmer. Tali immagini costituiscono un insieme stilisticamente omogeneo definito "stile di Phnom Dà" che, su base cronologico-stilistica, è stato suddiviso in un gruppo più antico, definito "stile A di Phnom Dà" e databile all'epoca di Rudravarman (515-550 d.C.), e un secondo gruppo, di poco posteriore (ca. metà del VI - inizi del VII sec. d.C.), definito "stile B di Phnom Dà". Nelle valli ai piedi delle colline si sono inoltre conservati il tempio Asram Maha Rosei (VII sec.) e il tempio di Phnom Dà (XI sec.). Durante il periodo del protettorato francese venne individuata proprio in questo sito la più antica iscrizione Khmer, datata al 611 d.C., insieme a oggetti d'oro e ad altri reperti alloctoni che hanno permesso di ipotizzare l'esistenza di antichi canali navigabili che collegavano A.B. alle coste meridionali del Vietnam e all'antica città portuale di Oc Eo. Ciò convinse gli studiosi che A.B. potesse essere una delle ultime capitali di una forma di governo che tra il III e il VI sec. d.C. veniva indicata negli annali dinastici cinesi con il nome di Funan; purtroppo nel sito non sono state ancora condotte ricerche sistematiche.

A partire dal 1996 le ricerche condotte dal Progetto Archeologico del Basso Mekong (Università delle Hawaii, USA) hanno fornito una prima documentazione della storia insediativa e archeologica di A.B. Il sito (300 ha) è delimitato da una cinta muraria di mattoni e terra alta 4 m; all'interno delle mura vi sono i resti di oltre 15 templi, la maggior parte dei quali circondati da stagni o fossati. Gli scavi hanno evidenziato la presenza di un deposito archeologico spesso circa 4-5 m in cui lo strato culturale più profondo è stato datato al radiocarbonio al IV sec. a.C. La scoperta più significativa proviene dagli scavi effettuati nel 1999 e nel 2000 sulla collinetta centrale, ora coperta dalla pagoda Vat Komnou, dove è stato messo in luce un cimitero databile a circa 2200 anni fa. Recenti studi, uniti ai numerosi rinvenimenti fortuiti di grani di vetro e corniola, vasellame fittile di provenienza o ispirazione indiana e sculture del Pantheon vishnuita e shivaita, hanno infine fatto ipotizzare che A.B. mantenesse costanti contatti con l'Asia meridionale. Sembra dunque ipotizzabile che A.B., per circa 1000 anni, tra il IV-II sec. a.C. e il VII-VIII sec. d.C., fosse il principale insediamento nel delta settentrionale del Mekong, in contatto con insediamenti-satellite attraverso canali artificiali, ricoprendo la funzione di centro cerimoniale e amministrativo. Le testimonianze archeologiche, unite alla presenza di costruzioni monumentali, iscrizioni del VII e VIII secolo e di alcuni reperti di epoca angkoriana, mostrano l'importanza di A.B. come culla della civiltà Khmer.

Bibliografia

H. Mauger, L'Asram Maha Rosei, in BEFEO, 36, 1 (1936), pp. 65-95; M.T. Stark et al., Results of the 1995-1996 Field Investigations at Angkor Borei, Cambodia, in AsPersp, 38, 1 (1999), pp. 7-36; M.T. Stark, Some Preliminary Results of the 1999-2000 Archaeological Field Investigations at Angkor Borei, Takeo Province, in Journal of Khmer Studies, 1, 2 (2001), pp. 19-36; M.T. Stark - Bong Sovath, Recent Research on the Emergence of Early Historic States in Cambodia's Lower Mekong, in BIndoPacPrehistAss, 21, 5 (2001), pp. 85-98.

Bridge cave

v. Laang Spean

HARIHARALAYA

v. Roluos

Ishanapura

v. Sambor Prei Kuk

Koh ker (lingapura)

di Charles F.W. Higham

Capitale (928-940 d.C.) del regno Khmer, fondata da Jayavarman IV a nord-est di Angkor.

All'inizio del X secolo Jayavarman IV era uno tra i tanti alti dignitari di sangue reale dotati di un certo potere ma sottoposti al "re dei re", Harshavarman I (ca. 915-923 d.C.) prima e Ishanavarman II (923 - ca. 928 d.C.) poi. Alla morte di Ishanavarman II, Jayavarman IV riuscì ad avere il sopravvento sugli altri alti dignitari di sangue reale che si contendevano il trono, divenendo re, ma volle restare nella sua capitale, dove fece costruire uno dei più elevati templi-montagna. La pianta della nuova capitale, Lingapura, seguì il modello adottato dal nonno del re, Indravarman, a Hariharalaya: una città di 1200 m2 cinta da mura, che racchiudeva un recinto interno con il complesso templare statale, noto come Prasat Thom. Quest'ultimo comprende due recinti di muratura, a est dei quali si trovano prima un vasto gopura (portale) cruciforme e successivamente due strutture a molti ambienti, talvolta definite "palazzi" ma in realtà di uso sconosciuto. Nel primo recinto si trovano il Prasat Kraham e un ponte decorato da sculture rappresentanti nāga che sovrasta il fossato. Attraversato quest'ultimo e superato un piccolo gopura si raggiunge l'imponente tempio-montagna principale, che si erge su sette livelli di dimensioni decrescenti attraversati da un'unica scalinata. Immediatamente a sud-est si trova il bacino artificiale di Rahal Baray (1200 × 560 m) che, sebbene non tanto imponente come il Yashodharatataka (baray orientale) dello zio del sovrano, richiese un ingente investimento di forza-lavoro, in quanto dovette essere parzialmente scavato nella viva roccia. Lingapura è circondata da una quarantina di templi ausiliari che coprono un'area di 35 km2 intorno alla grande capitale. A Jayavarman IV successe uno dei figli, Harshavarman II (ca. 941-944 d.C.), ma il suo regno ebbe breve durata. Il nuovo successore, Rajendravarman (944-968 d.C.), spostò nuovamente la capitale nell'area di Angkor e K.K. perse per sempre il ruolo di capitale Khmer.

Bibliografia

L.P. Briggs, The Ancient Khmer Empire, Philadelphia 1951; B.-Ph. Groslier, Indochine, carrefour des arts, Paris 1961; G. Coedès, Les états hindouisés d'Indochine et d'Indonésie, Paris 1964; J. Boisselier, Le Cambodge, Paris 1966; D. Mazzeo - C. Silvi Antonini, Civiltà Khmer, Milano 1972; M. Giteau, History of Angkor, Paris 1997; M. Vickery, Society, Economics and Politics in Pre-Angkor Cambodia, Tokyo 1998; M. Freeman - C. Jacques, Ancient Angkor, Bangkok 1999; Ch.F.W. Higham, The Civilization of Angkor, London 2001; H. Ibbitson Jessup, Art and Architecture of Cambodia, London 2004.

Krek

di Gerd Albrecht

Intorno agli anni Trenta del Novecento, in seguito alla realizzazione di grandi piantagioni di gomma a opera dei Francesi nella regione dei cosiddetti "suoli rossi", compresa tra il distretto di Ponhea 60 km a est di Kampong Cham (Cambogia) e il bacino del Song Bé (Vietnam), vennero segnalate numerose strutture circolari di terra. Nei decenni successivi L. Malleret catalogò 17 terrapieni circolari e li interpretò come "fortificazioni neolitiche" caratterizzate da un muro esterno e da un fossato interno.

Le prime ricerche sul campo in uno dei terrapieni circolari furono intraprese nel 1962 da B.-Ph. Groslier, che nelle sue brevi relazioni di scavo descrisse ben 14 strati accumulatisi in soli 3 m di deposito, proponendo il termine Mimotiano per quello che riteneva un importante complesso neolitico. L'incerta situazione politica dei decenni successivi provocò una stasi delle ricerche archeologiche nel Paese. Solo nel 1996 le équipes delle università di Wadesa (Giappone), delle Hawaii (Stati Uniti) e di Tübingen (Germania), in collaborazione con la ricostituita Facoltà di Archeologia dell'Università Reale di Phnom Penh, hanno ripreso le ricerche nella regione dei suoli rossi. Il Memot Centre for Archaeology, fondato nel 1999 come gruppo di lavoro internazionale, prevede, oltre a un programma educativo per la formazione di archeologi locali, la creazione di un gruppo di lavoro che, sotto la guida dell'équipe tedesca, sta conducendo scavi intensivi in uno dei terrapieni circolari, K. 52/62, insieme a un intenso programma di ricognizioni di superficie che ha portato nel 2003 all'individuazione di oltre 45 terrapieni circolari.

Le strutture di terra circolari nella regione dei suoli rossi della Cambogia orientale e del Vietnam meridionale sono generalmente situate sulla sommità di lievi pendii e sono caratterizzate da un muro esterno (diam. 200-250 m ca.), da un fossato/trincea e da una piattaforma interna, spesso posta a un livello più basso rispetto al terreno circostante. Tali strutture potrebbero non avere avuto la funzione di fortificazioni, come Malleret e Groslier avevano ipotizzato, e i depositi archeologici presenti sul bordo della piattaforma interna sono interpretabili come il risultato dell'accumulo di strati occupazionali, con ogni probabilità i resti di file di case su palafitta. La maggiore concentrazione di manufatti è stata inoltre rinvenuta proprio in questi depositi, insieme alla presenza di numerose sepolture al di sotto o nei pressi delle strutture domestiche. La trincea interna presenta una pendenza troppo lieve per essere interpretata come deposito d'acqua o fossato, inoltre in quest'area il rinvenimento di manufatti è piuttosto raro; tale struttura potrebbe invece avere assolto la funzione di recinto per animali domestici o campo per coltivazioni orticole. I terrapieni fortificati sono dotati di un accesso principale, in direzione delle vicine fonti idriche e di un secondo accesso in direzione opposta, spesso strutturati con banchine di supporto di terra che, con ogni probabilità, servivano per sorreggere un ponte di legno.

Nel terrapieno circolare K. 52/62 è stata rinvenuta un'incudine di argilla che attesta la produzione della ceramica in loco (tecnica a incudine e paletta); gli strumenti litici più comuni sono asce a spalla, con ogni probabilità utilizzate nella preparazione dei terreni per la coltivazione del riso, come sembrerebbero confermare alcune lame di ferro molto simili alle accette di pietra ancora oggi utilizzate nei villaggi circolari dei Kru'g, un gruppo di lingua Mon-Khmer della Provincia di Rattanakiri (Cambogia nord-orientale). Nelle sepolture è invece molto comune la presenza di fusaiole e macine di pietra insieme a grandi quantità di vasi e asce. A K. 52/62 sono stati rinvenuti anche alcuni bracciali di vetro, con ogni probabilità di provenienza esogena (India o Vietnam meridionale), che costituiscono il migliore mezzo di datazione di questi siti; a causa dell'estrema acidità dei suoli i materiali organici non si sono infatti conservati e la datazione radiometrica non è stata a oggi possibile. Le ricerche sono ancora agli inizi; è possibile ipotizzare che nel periodo protostorico, tra la metà e la fine del I millennio a.C., i terrapieni circolari rappresentassero una peculiare civiltà di villaggio fondata sull'agricoltura itinerante e la coltivazione del riso a secco nei fertili suoli rossi che si estendono dalla Cambogia nord-orientale al Vietnam meridionale.

Bibliografia

L. Malleret, Ouvrages circulaires en terre dans l'Indochine méridionale, in BEFEO, 49 (1959), pp. 409-34; G. Albrecht et al., Circular Earthwork Krek 52/62: Recent Research on the Prehistory of Cambodia, in AsPersp, 39, 1-2 (2001), pp. 20-46; M.N. Haidle, Fragments of Glass Bangles from Krek 52/62 and their Implication for the Dating of the Mimotien Culture, ibid., 40, 2 (2001), pp. 195-208; M.F. Dega, Prehistoric Circular Earthworks of Cambodia, Oxford 2002; L. Vin, Circular Earthwork Krek 52/62. Settlement and Economy in Prehistoric Cambodia, in Publications of the Memot Centre, 2, in c.s.

Laang spean (bridge cave)

di Charles F.W. Higham

Sito in grotta situato a 150 m s.l.m. in una collina calcarea della valle dello Stung Sangker (Cambogia occidentale).

Verso la fine degli anni Sessanta del Novecento gli scavi condotti da R. Mourer e C. Mourer portarono all'identificazione di cinque livelli culturali, nei quali sono state rinvenute evidenze di cultura materiale, di attività di sussistenza e dell'ambiente occupato dai cacciatori-raccoglitori dell'area. Gli autori degli scavi raccolsero una serie di campioni pollinici, dai quali venne rilevato che la grotta era con ogni probabilità situata in una foresta pluviale. Fu inoltre segnalata la presenza di spore di felce e pollini di erba, che, dalle pianure circostanti, vennero probabilmente trasportati nella grotta dal vento. Le datazioni al radiocarbonio indicano che il primo insediamento risale a circa 9000 anni fa e che si verificarono successivi episodi di occupazione intorno al 4000 a.C., al 2000 a.C., al 500 a.C. e nel 1000 d.C. Lo strato più antico conteneva poche schegge di pietra; quello successivo si presentava al contrario molto più ricco di manufatti: accette, grattatoi e sumatraliti di pietra, frammenti fittili con impronte di corde e impressioni di spatola. La ceramica del successivo livello culturale, anch'essa associata a schegge di pietra e strumenti su nucleo, appariva molto più complessa per forma e decorazione: uno dei tratti rilevanti era la presenza di basi con piede ad anello e di una decorazione curvilinea comprendente bande riempite da impressioni praticate con uno strumento seghettato simile all'orlo di una conchiglia bivalve (ceramica incisa e impressa), decorazione, quest'ultima, peculiare del Neolitico finale (2000-1600 a.C.). I livelli culturali 4 e 5 hanno fornito alcune schegge di pietra e frammenti di ceramica, ma non sono a oggi disponibili dettagliate relazioni di scavo. La maggior parte del materiale litico rinvenuto nei cinque strati è rappresentata da schegge prodotte dalla fabbricazione di strumenti su nucleo, attestando così una produzione locale. Le evidenze legate alle attività di sussistenza sono numerose: resti di tartarughe, chele di granchio e molluschi indicano lo sfruttamento degli ambienti lacustri e rivieraschi, insieme a numerose ossa di uccelli, serpenti, rettili e pesci, come pure di animali di grande taglia (rinoceronti, cervi, bovini, scimmie). R. Mourer è comunque risoluto nel sostenere che non esistono evidenze legate a pratiche agricole nei cinque strati del deposito di L.S.

Bibliografia

C. Mourer - R. Mourer, The Prehistoric Industry of Laang Spean, Province Battambang, Cambodia, in AAnthrOceania, 5 (1970), pp. 128-46; R. Mourer, Laang Spean and the Prehistory of Cambodia, in ModQuatResSouthAs, 3 (1977), pp. 29-56.

LINGAPURA

v. Koh Ker

Roluos (hariharalaya)

di Charles F.W. Higham

Capitale Khmer da Jayavarman II (ca. 790 - ca. 835 d.C.) a Indravarman I (877 - ca. 886 d.C.), situata a sud-est di Angkor.

Nel territorio Khmer l'VIII sec. d.C. fu caratterizzato dall'instabilità politica del cosiddetto "regno di Chenla" (testimoniato solo nelle fonti letterarie), che alla morte di Jayavarman I si frammentò in numerosi piccoli regni o centri di potere (maṇḍala), quali Vyadhapura (Cambogia sud-orientale), Sambhupura (Cambogia orientale) e Aninditapura (regione di Angkor). La Cambogia rimase divisa fino al 790 d.C., quando Jayavarman II da uno di questi "principati" iniziò la conquista dell'intero territorio riunificandolo e proclamandosi "sovrano universale" (cakravartin). Il nuovo sovrano cambiò frequentemente la sede del potere nell'arco dei suoi 75 anni di regno e molto poco rimane della sua opera costruttiva a Hariharalaya, la prima capitale dove fece ritorno definitivo poco prima della morte. Fu suo figlio, Jayavarman III (ca. 835 - ca. 877 d.C.), che commissionò la costruzione a Hariharalaya, nota oggi come Gruppo Roluos, di una serie di templi e iniziò a erigere il basamento di laterite del grandioso tempio-montagna di Bakong, ultimato con l'imponente alzato in are-

naria da Indravarman I. Il Bakong si erge su cinque livelli murari di pietra all'interno di tre recinti concentrici (il più grande misura 900 × 700 m) dotati di due fossati, il cui accesso era consentito attraverso un ponte fiancheggiato da sculture di nāga; al di là del primo fossato, una serie di templi in mattoni circondava l'area sacra. Il centro è occupato da una piramide di laterite e arenaria (67 × 65 m) circondata da otto più piccole torri di mattoni. A nord-ovest del Bakong si erge il tempio dedicato agli "antichi re", chiamato oggi Preah Ko ("toro sacro" o Nandin), costruito da Indravarman I nell'880 d.C. Le sei torri di mattoni (prasat), allineate su due file e finemente decorate da rilievi di arenaria e stucchi, si elevano da un'unica terrazza. Le due torri laterali della prima fila sono dedicate al padre e al nonno della madre di Indravarman I, mentre la torre centrale era consacrata a Jayavarman II; i prasat nella seconda fila commemoravano invece le loro rispettive mogli.

Durante il suo regno Indravarman I commissionò la costruzione di un baray (bacino artificiale) di dimensioni e sontuosità senza precedenti: l'Indratataka, elemento centrale del complesso di R., comprendeva una banchina lunga 3,8 km orientata lungo un asse est-ovest, con due banchine laterali destinate a raccogliere l'acqua del fiume Roluos proveniente dall'altopiano di Kulen, che veniva probabilmente convogliata a sud verso il palazzo e i due templi conservatisi. Le iscrizioni di Indravarman I forniscono una testimonianza dei munifici doni tributati agli dei e ai sovrani divinizzati: vasi d'oro e argento, specchi con supporti di oro, lettighe, vasi per libagioni, abiti sontuosi e terra, lavoratori e animali necessari al mantenimento del tempio e dei suoi officianti. Il regno di Indravarman I è di fondamentale importanza in quanto attesta l'energia mobilitata attraverso il controllo della forza-lavoro nei progetti edilizi e il mantenimento di artigiani specializzati addetti alla produzione di beni suntuari. Alla morte di Indravarman I gli successe il figlio, Yashovarman I (889 - ca. 915 d.C.), che, prima di trasferire di nuovo la capitale ad Angkor, terminò la costruzione del tempio situato nell'isola costruita dal padre al centro del baray. L'Indratataka è oggi completamente prosciugato e il tempio di Lolei, ultimato nell'893 d.C., è situato su una grande terrazza artificiale (90 × 80 m), ciò che resta dell'isola costruita da Indravarman I. Il tempio è costituito da quattro torri di mattoni, molto simili a quelle del Preah Ko, con pianta quadrata di circa 6 × 6 m. Intorno al 900 d.C. Yashovarman lasciò R. e trasferì la sua residenza ad Angkor, intorno a una collina conosciuta come Phnom Bakheng, fondando la città di Yashodharapura al cui centro si ergeva il grandioso tempio-montagna Prasat Phnom Bakheng.

Bibliografia

P. Stern, Hariharalaya et Indrapura, in BEFEO, 38, 1 (1938), pp. 176-97; L.P. Briggs, The Ancient Khmer Empire, Philadelphia 1951; D. Mazzeo - C. Silvi Antonini, Civiltà Khmer, Milano 1972; B.-Ph. Groslier, La cité hydraulique angkorienne. Exploitation ou surexploitation du sol?, in BEFEO, 66 (1979), pp. 161-202; C. Jacques, Angkor, Paris 1990; M. Giteau, History of Angkor, Paris 1997; M. Vickery, Society, Economics and Politics in Pre-Angkor Cambodia, Tokyo 1998; M. Freeman - C. Jacques, Ancient Angkor, Bangkok 1999; Ch.F.W. Higham, The Civilization of Angkor, London 2001.

Sambor prei kuk (ishanapura)

di Charles F.W. Higham

Città ubicata nella valle dello Stung Sen, a 25 km circa dalla valle del Chinit.

Inquadrabile nel periodo Chenla (550-802 d.C.), S.P.K. fu capitale del cosiddetto "regno di Bhavapura", fondato dal re Bhavavarman I, e il suo nome definisce lo stile dell'arte Khmer di quest'epoca (stile di Sambor Prei Kuk). A Bhavavarman I successe suo fratello Mahendravarman e a quest'ultimo il figlio Ishanavarman I, da cui prese nome la nuova capitale, Ishanapura. Posta su un'altura rispetto al livello di piena del fiume adiacente e fornita di mura, fossati e una cisterna per la loro alimentazione, essa comprendeva un'area totale di 400 ha circa. All'interno della città, la struttura delle costruzioni ripropone un modello ormai diffuso: un santuario, composto da un solo ambiente circondato da spessi muri di considerevole altezza e posto su un'alta piattaforma. Il santuario centrale del gruppo meridionale di Ishanapura, ad esempio, misurava 17 × 13 m alla base e un'altezza di almeno 16 m.

La funzione del santuario era quella di ospitare il simbolo della divinità, il liṅgam shivaita e, poiché i rituali prevedevano l'utilizzazione di acqua lustrale, erano spesso presenti un piccolo canale di drenaggio e un grondone esterno. Vi era inoltre una sola porta che conduceva nel santuario, mentre i rimanenti tre muri erano dotati di false porte. Per la creazione dei soffitti a volta erano utilizzati archi a mensola che comportavano però una forte riduzione degli spazi interni, elemento che perdurò durante il periodo angkoriano; forse proprio a causa degli spazi ridotti degli ambienti interni, il santuario centrale era circondato da uno o due recinti di muratura che ospitavano santuari complementari. La pianta dell'area centrale rivela la presenza di tre recinti, ciascuno dominato da un vasto santuario; definiti come gruppo centrale, meridionale e settentrionale, essi furono per la prima volta descritti dettagliatamente da M.H. Parmentier nel 1927. Il gruppo meridionale comprende un santuario principale e cinque santuari minori, cinti da un muro interno che era a sua volta chiuso da un recinto esterno (300 × 270 m). Un'altra fila di sei santuari si trova all'interno del secondo recinto, che a sua volta dà accesso, mediante un gopura (portale), a una strada rialzata. I monumenti del gruppo meridionale di S.P.K. sono inoltre principalmente caratterizzati da torri a pianta ottagonale, fatto assolutamente eccezionale per l'architettura Khmer e tuttora inspiegabile. Le quattro iscrizioni rinvenute nell'area dei templi meridionali riportano che le strutture vennero fondate dal re Ishanavarman, mentre un'iscrizione rinvenuta nella porta orientale del muro esterno fa riferimento al potere del re e cita i suoi successi militari. Il gruppo settentrionale è circondato anch'esso da un muro doppio, con un santuario centrale e numerosi santuari secondari; fuori della porta orientale del muro esterno un viale conduce a una vasta cisterna. All'interno del gruppo centrale non sono state individuate iscrizioni. Come gli altri due, esso presenta un santuario centrale che si erge su una piattaforma dotata di rampa. Sculture di leoni vigilano l'accesso all'area immediatamente adiacente alla terrazza del tempio, il cui santuario (14 × 4 m) ha muri spessi 2,8 m. Una ricognizione aerea ha consentito di rilevare che tutti i mo-

numenti descritti sono localizzati all'interno di un doppio recinto di muratura (2 × 2 km), mentre il bacino idrico (baray) è all'esterno della città. Dall'802 d.C. il controllo politico di questa regione passò a Yashodharapura (attuale Angkor), sulla riva settentrionale del Lago Tonle Sap.

Bibliografia

L.P. Briggs, The Ancient Khmer Empire, Philadelphia 1951; M. Bénisti, Notes d'iconographie khmère, III. Au sujet d'un linteau de Sambor Prei Kuk, in BEFEO, 53, 1 (1953), pp. 71-76; G. Coedès, Les états hindouisés d'Indochine et d'Indonésie, Paris 1964; J. Boisselier, Le Cambodge, Paris 1966; D. Mazzeo - C. Silvi Antonini, Civiltà Khmer, Milano 1972; M. Giteau, History of Angkor, Paris 1997; M. Vickery, Society, Economics and Politics in Pre-Angkor Cambodia, Tokyo 1998; M. Freeman - C. Jacques, Ancient Angkor, Bangkok 1999; Ch.F.W. Higham, The Civilization of Angkor, London 2001; H. Ibbitson Jessup, Art and Architecture of Cambodia, London 2004.

Samrong sen

di Pierre-Yves Manguin

Esteso chiocciolaio all'aperto ubicato sulla riva del Chinit, un affluente del Mekong, nella pianura a est del grande Lago Tonle Sap (Cambogia centrale).

S.S. è uno dei primi siti preistorici individuati e descritti dell'Asia Sud-Orientale, ma anche quello meno indagato da scavi sistematici e scientifici. Casualmente identificato nel 1876 da M. Roque, direttore del trasporto fluviale durante il protettorato francese, esso venne successivamente pubblicato da J.B. Noulet all'interno di un più esteso studio pionieristico sulle "età della Pietra levigata e del Bronzo" in Cambogia. Tuttavia, la distruzione quasi integrale del sito dovuta all'intensiva estrazione delle conchiglie fossili, impiegate per la preparazione della calce utilizzata nell'impasto del betel, ha fatto sì che la maggior parte dei manufatti sia priva di contesto stratigrafico. Nel 1902 e nel 1923 H. Mansuy condusse a S.S. due campagne di scavo, identificando tre livelli di occupazione nei circa 6 m di deposito archeologico, intercalati da forti perturbazioni di origine alluvionale sia nella zona di abitato sia in quella di necropoli. Il livello inferiore (spess. 4,5 m), contenente la maggior parte delle lenti di conchiglie, ha restituito il più alto numero di manufatti; la distruzione operata dagli abitanti del luogo non ha purtroppo permesso a oggi uno studio complessivo e sistematico di S.S.

L'analisi dei manufatti, sebbene privi di contesto stratigrafico, permette di stabilire alcuni confronti con materiali simili rinvenuti in diversi siti della Birmania, della Thailandia, sulle coste del Vietnam o in quelli del bacino inferiore del Mekong. Frammenti di matrici bivalvi e crogioli legati all'industria del bronzo sono confrontabili, ad esempio, con quelli portati alla luce nei coevi siti del bacino del Mekong, del Chao Phraya e del Song Hong. Analisi effettuate su alcuni campioni di bronzo provenienti da S.S. indicano la presenza di una certa percentuale di piombo nella lega metallica, come attestato anche nel bacino del Mekong. L'industria litica di S.S. comprende utensili, a volte con tenone per l'immanicatura (asce, accette e scalpelli), pesi da rete e ornamenti personali (anelli, bracciali, perle e dischi), di tipi comuni a numerosi siti della Penisola Indocinese. Sono inoltre presenti manufatti di osso, conchiglia e avorio (punte di freccia e di lancia, arponi, ami, lisciatoi per ceramica, ornamenti), indicatori di un modo di vita adattato all'ambiente acquatico. Il sito ha restituito inoltre abbondante materiale fittile, ma le poche forme intere ne limitano lo studio approfondito ed esaustivo. Le forme più caratteristiche sono la coppa e la ciotola con piedistallo a base convessa che presentano un impasto nero, coperto da ingobbio marrone; la decorazione, incisa e impressa con motivi geometrici (greche o spirali su fondo puntinato), compare sin dai livelli più antichi. Sono stati inoltre rinvenuti strumenti di terracotta per la fabbricazione della ceramica che attestano una produzione fittile locale.

La fauna, ricca e variata, testimonia la pratica dell'allevamento (Bovidi, maiali, cani), della pesca (conchiglie, pesci, coccodrilli, tartarughe di acqua dolce) e della caccia (lontre, rinoceronti, elefanti). Dal sito proviene una sola datazione assoluta (3230±120 B.P., corrispondente al 1280±120 a.C.), ottenuta da frammenti di conchiglie rinvenuti a 1-1,5 m di profondità, quindi dalla fase di occupazione più recente. Questa datazione, insieme allo studio comparativo dei materiali, ha permesso di individuare una fase più antica appartenente al Neolitico finale, databile intorno all'inizio del II millennio a.C., seguita da una fase inquadrabile nell'età del Bronzo e risalente alla fine del II millennio a.C.

Bibliografia

J.-B. Noulet, L'âge de la pierre polie et du bronze au Cambodge d'après les découvertes de M.J. Moura, in Archives du Musée d'Histoire Naturelle de Toulouse, 1 (1879); H. Mansuy, Stations préhistoriques de Somron-Sen et de Longprao (Cambodge), Hanoi 1902; Id., Contribution à l'étude de la préhistoire de l'Indochine. Résultats de nouvelles recherches effectuées dans le gisement préhistorique de Samrong Sen (Cambodge), in MemGeologIndochine, 11, 1 (1923), pp. 5-24; J.-P. Carbonnel - G. Delibrias, Premières datations absolues de trois gisements néolithiques cambodgiens, in CRASc, 267 (1968), pp. 2077-2080; R. Murowchick, The Development of Early Bronze Metallurgy in Vietnam and Kampuchea: a Reexamination of Recent Work, in R. Maddin (ed.), The Beginnings of the Use of Metals and Alloys, Cambridge (Mass.) 1988, pp. 182-99; R. Mourer, Contribution à l'étude de la préhistoire au Cambodge, in F. Bizot (ed.), Recherches nouvelles sur le Cambodge, Paris 1994, pp. 143-95; Ch.F.W. Higham, The Bronze Age of Southeast Asia, Cambridge 1996.

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