Kieślowski, Krzysztof

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Kieślowski, Krzysztof

Giovanni Grazzini

Regista cinematografico e televisivo polacco, nato a Varsavia il 27 giugno 1941, morto ivi il 13 marzo 1996. Conseguito il diploma in scenografia, si iscrisse alla Scuola di cinema di Łódź, dove fra il 1965 e il 1967 firmò tre saggi di regia, diplomandosi nel 1969 dopo aver realizzato Zdjęcie (1968; La fotografia), il primo di numerosi cortometraggi per la televisione dedicati all'analisi di aspetti e momenti della vita polacca, spesso ostacolati dalla censura per la lucidità con cui rappresentavano le contraddizioni della società polacca. Segnalatosi fra gli autori di maggior talento, fu premiato ai festival di Cracovia (1970) e di Mosca (per Amator, 1979); ottenne il Leone d'oro a Venezia per Trois couleurs: Bleu (1993) e l'Orso d'argento a Berlino per Trois couleurs: Blanc (1994).

Tra i primi cortometraggi ricordiamo Z miasta Łódźi (1969; Dalla città di Łódź) in cui diede voce alla protesta di un gruppo di operaie, Bylem żołnierzem (1970; Sono stato un soldato), Fabryka (1970; La fabbrica), in cui si concentrò sulle condizioni dei metalmeccanici; nel 1972 affidò a Robotnicy '71 (Operai '71) la memoria degli scioperi repressi a Danzica. Firmò ancora Przejście podziemne (1973; Il sottopassaggio pedonale), Życiorys (1975; Curriculum vitae), Spokój (1976; La calma, uscito soltanto nel 1980), tutte riflessioni sulla complessità della vita. Alla seconda metà degli anni Settanta risalgono anche Personel (1975; Il personale) premiato in numerosi festival, Z punktu widzenia nocnego portiera (1976; Dal punto di vista del guardiano di notte), Nie wiem (1977; Non so), e, di particolare importanza politica, Blizna (1976; La cicatrice), sul costo del progresso, e Amator (1979; Il cineamatore), sull'impossibilità dell'arte in un regime di compromessi.

Ormai passato al lungometraggio, K. - nel frattempo divenuto docente all'università di Katowice (1979-82) - spostò l'attenzione sui grandi temi psicologici e metafisici emarginati dal marxismo più ottuso. Del 1981 (ma uscito soltanto nel 1987) è Przypadek (Destino cieco), oltre a Krótki dzień pracy (Una breve giornata di lavoro), proibito per il modo in cui il regista ricostruiva le lotte operaie fra il 1976 e il 1981. Imposta in Polonia la legge marziale, K. non poté attuare il progetto di filmare i processi a Solidarność; nel 1984 uscì Bez końca (Senza fine), film pieno di pessimismo. Fin dal 1982, valendosi di K. Piesiewicz come sceneggiatore, K. aveva cominciato a progettare Dekalog (Decalogo), la serie di dieci parabole, per la TV e il cinema, che lo avrebbero collocato fra i maggiori rappresentanti del realismo simbolico. Uscirono nel 1988-89, e furono subito considerate dei capolavori per la sensibilità e l'intelligenza artistica con cui le metafore custodite nei rispettivi aneddoti sollecitano severe riflessioni sul divario fra i Comandamenti e la loro osservanza.

Nel 1990 K. accettò di lavorare in Francia, dove realizzò La double vie de Véronique (1991; La doppia vita di Veronica), che procurò all'interprete I. Jacob il premio di Cannes, e una trilogia dedicata ai colori e ai postulati della Rivoluzione francese: Trois couleurs: Bleu (1993; Tre colori - Film Blu), Trois couleurs: Blanc (1994; Tre colori - Film Bianco), Trois couleurs: Rouge (1994, Tre colori - Film Rosso), variazioni sul trinomio liberté égalité fraternité. Lasciò incompiuto il progetto di un'altra trilogia, ispirata alla Divina Commedia. Vedi tav. f.t.

bibliografia

Kieslowski, a cura di M. Furdal, R. Turigliatto, Torino 1989.

K. Kieslowski, K. Piesiewicz, Decalogo, Torino 1991.

G. Lagorio, Il Decalogo di Kieslowski. Ricreazione narrativa, Casale Monferrato 1992.

Kiéslovski on Kiéslovski, ed. Danusia Stock, London 1993 (trad. it. Milano 1998).ù

S. Murri, Krzysztof Kieslowski, Milano 1996; Kieslowski, in MicroMega, 1997, 2, pp. 139-82.

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